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L'ex principe azzurro (squilibri emotivi 3)
... Allorché io gli risposi: " Certo che detto con 'sto tono!"
"Perché? Che tono?"
"Con un tono del tipo: E buon natale... che 'du palle!"
Lui si mise a ridacchiare (sorriso magnifico) e rispose: " Beh in un certo senso due palle sì! Visto che ho appena passato il giorno di Natale con i miei nonni a Sondrio... e io non amo molto i paesini di montagna..."
"Sei di Milano, vero?"
Ovviamente ci avevo preso. Inoltre, come lo capivo! Mi sentivo già tremendamente in sintonia con lui. Mi disse che si chiamava Sirio. Aveva la mia età (allora ne avevo "solo" venticinque). Mi disse di essere un giovane contabile e che in fin dei conti non trovava così entusiasmante nemmeno la vita di Milano. Inoltre mi disse che per quella serata aveva il seguente programma: fare rientro nel suo appartamento nei pressi di Porta Romana; una volta lì farsi una doccia al volo, una dormita anch'essa veloce, per poi scendere in pista al "Toilette" per una gay disco festa.
Poi mi chiese un po' di me. Io in quel periodo stavo facendo il tirocinio OSS presso il reparto di medicina all'ospedale di Sondrio. Lui mi chiese cosa avessi avuto intenzione di fare dopo.
Io gli risposi che mi sarebbe piaciuto lavorare in qualche struttura ospedaliera del vicino lago. "Tipo Lecco?" mi domandò lui. Facendomi chiaramente capire che mai e poi mai avrebbe preso in considerazione come risposta un'altra piccola insignificante cittadina sul lago. Almeno Lecco è una, seppur piccola, città!
La verità è che io non ho la più pallida idea di cosa mi sarebbe piaciuto fare dopo.
E intanto nella mia testolina continuavo a dirmi che era un segno del destino o una coincidenza che entrambi avessimo preso quello stesso treno. Voglio dire, lui mi diceva che era stato un caso che avesse preso proprio quel treno. Voleva "svignarsela" prima, ma i nonni... e devo ammettere che io molto malignamente, successivamente, ho sperato in qualche "malore" di questi nonni che spingesse il bel Sirio dalle mie latitudini...
Poi c'è il fatto che io ho un vero e proprio istinto "suicida" in queste cose. Ovvero per distruggere il destino e tutto 'ste genere di minchiate. Come se in fondo fossi intimamente convinto di non meritarmi nulla, soprattutto le cose belle e casuali che possono accadere nella vita di ognuno di noi.
E fu per questo che iniziai a parlargli del mio Valentino. E poi delle mie malattie veneree appartenenti a un non così remoto passato. E anche delle mie notti folli a Milano. E lui preoccupato mi chiedeva: "E dove dormivi?"
"A casa di qualcuno. O in sauna e/o locali simili. Dai è un classico, no?"
"No, io non mai dormito in sauna, visto che una casa ce l'ho!"
Più o meno inconsciamente devo dire che mi piace da matti mettermi in contrasto con gli altri. Sono mortalmente attratto dai poli opposti da me.
Certo giocò un ruolo importante in quella partita il fatto che a un tratto mi ricordai che Valentino era il grande amore della mia vita.
Così quando il treno arrivò nei pressi della stazione ferroviaria di Monza, la mia fermata, e lui affacciato al finestrino disse: "Oh, finalmente una città!" io sapevo che non l'avrei mai più rivisto. Ma lo stesso provai a chiedergli il suo numero ma lui non me lo diede. Mi disse solo: " Probabilmente ci si becca in giro. E fai il bravo ok?"
Io un po' stanco di sentirmi fare questa stupida raccomandazione scesi dal treno che ormai si era fermato.
Quando il treno ripartì davanti ai miei occhi- io ero rimasto al binario- fui richiamato da lui che diede tre leggeri ed eleganti colpetti al vetro del finestrino e mi salutò. Non so perché lo fece. Ecco questi io li chiamo "squilibri emotivi" e li adoro.
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