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Un pugno d'acqua

Roberto e Federica si amano. Si sono sempre amati, fin da bambini, al mare costruivano castelli di sabbia, dividevano le colazioni (lei spesso dimenticava volutamente la merenda per poter chiedere e dividere la merenda o il panino) poi un gelato, una pizza anche fredda, una canzone, la notte e il suo chiarore. Il sentimento prima timido poi espresso nacque così. Si amavano come chi non ha bisogno d'altro, la scuola frequentata con profitto, i genitori che si occupano di te e non senza severità nulla ti fanno mancare. Federica sa scrivere, racconti, novelle, tiene tutto in un grande ripostiglio ma non ha mai pensato di pubblicare, è spaventata dal successo, dalle attenzioni eccessive, sa immaginarsi solo a casa sua. Federico eccelle nelle materie tecniche e sa riparare qualsiasi cosa vada su ruote. Entrambi amano lo sport e sono anche bravi. Nelle caldissime estati siciliane lui gioca sempre a calcio, una due partite al giorno, in pineta, sullo sterrato, su piccoli spiazzi in erba, fra una macchina che passa e due zaini da sistemare per fare i pali. Lei gioca a pallavolo, l'ha imparato a scuola e poi il professore di educazione fisica l'aveva avviata alla pratica sportiva in maniera sempre più attiva, iscrivendola con una squadra la Virtus Erice ai tornei provinciali di quell'epoca. Furono brave e fortunate, vinsero tre trofei provinciali e due secondi posti in coppa in soli quattro anni, stavano facendosi un nome. Dopo il diploma ancora innamorati, non avevano progetti matrimoniali, ma perché? Stare insieme e rispettarsi è il più alto progetto di vita senza mettere in mezzo una inutile e dispendiosa festa di fidanzamento e conseguente matrimonio con obblighi religiosi posticci e l'ingresso di un contratto scritto per entrare nel "consorzio civile". Si amavano e a loro bastava, pochi amici, un'uscita, un cinema, il dancing e un futuro da scrivere. Due diplomi in tasca di ragioniere e perito commerciale e nessuna prospettiva di stabilità. Per entrambi la solita trafila di praticantato presso il tale studio commerciale ma soldi sottozero. "È presto, siete giovani, avete la vita davanti, siete bravi e vi sorriderà". Eeeeeeh un cazzooo!!! Erano rimasti due anni là sono con la "ciappetta" una magra ricompensa che il direttore rifilava di malavoglia, sempre precari, sempre il primo giorno come fosse l'ultimo dal lato economico e l'ultimo come fosse il primo per la professionalità. Anche lui era bravo a giocare: risiedeva a Castelvetrano e aveva vinto tre campionati dilettantistici con la Folgore, solo per divertimento, chi vuoi che ti venga a vedere nel lato più profondo della Trinacria? Si facevano aiutare dalla famiglia ma l'avvenire era una strettoia. Altro che voglia di rischiare, salto nel buio, da quelle parti le occasioni non arrivano, chi parla di bamboccioni fa il politico o lo stilista di mestiere. Fateci caso.
A lei mancava un figlio come possibilità di mostrare una parte di sé, cui dare amore ma le favole a lieto fine sono buone per i libri di appendice: era delicata, poetica, forte nella sua fragilità, rimanere sana, sempre in piedi questo le premeva e l'amore di Roby la completava. Non è di quelle donne che si annullano, gli angeli del focolare hanno abbastanza stufato, le crocerossine o le suffragette politiche altrettanto. Era colta sapeva scrivere senza essere scrittrice, un lavoro per il giusto, l'amore e la pallavolo per mostrare il suo lato competitivo. Fortissima!!!!!!!

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5 commenti:

  • Anonimo il 25/10/2015 23:32
    Usate Google Chrome
    poi in estensioni "chrome://extensions/"
    cercate "Adblock Plus" e aggiungetelo
    ,...ìlll. toglie tutte le pubblicità
  • Antonio Garganese il 09/06/2015 20:10
    Ringrazio Chiara per il commento. Una lettura attenta che coglie nel segno sui significati individuali e collettivi che ho tentato di dare a questo racconto emotivamente non semplice.
  • Chira il 09/06/2015 17:11
    Per la prima volta Antonio mi lascia con il cuore gonfio di pensieri poco edificanti. Ora si parla tanto di emigranti che arrivano da noi in cerca di migliori aspettative e tu hai voluto spostare lo sguardo e l'attenzione su una delle moltissime situazioni di "nostri" figli che vanno via, lontano, per realizzare i loro sogni di vita. Niente di fuori luogo o fuori tempo e che tu abbia scelto come protagonisti due giovani siciliani per me è stato molto significativo. Forse sto passando uno strano momento ma mi viene in mente soltanto questo, dopo averti letto: si può perdere la vita ma anche perdere l'amore che da solo può essere esso stesso "vita". Quanta fatica ormai per tutti! Grazie Antonio per le riflessioni che mi hai regalato.
    Chiara
  • Antonio Garganese il 16/05/2015 20:25
    Ringrazio il lettore del bel commento. È una storia realistica che si propone quell'ambizioso intento: una analisi spietata del nostro oggi. Non so se ci sono riuscito ma preferisco tentare.
  • Stanislao Mounlisky il 16/05/2015 08:11
    Una prosa faticosa, che ho terminato a stento, come se fossi in bicicletta su un tornante in salita...
    Ci ho riflettuto... forse l'hai scritto appositamente così, questo racconto, a sottolineare una storia dura, che lascia molto amaro in bocca.

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