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Una strana notte di aprile

È una strana notte di metà aprile. Fa caldo, ma è un caldo strano o forse Cesarina non è più abituata. È tornata da qualche ora dal solito week end in montagna, ma non è stato il solito fine settimana. Questa sera Cesarina ha la testa piena di pensieri, non riesce a dormire. Ormai è notte avanzata e lei si aggira ancora per casa al buio.
Indossa una semplice maglietta lunga come camicia da notte, è scalza, ha caldo, ha sete, ma non ha sonno. È stata per almeno 10 minuti in silenzio a guardare la luna. È piccola, si vede solo uno spicchio, ma è bella lo stesso.

I pensieri continuano ad accavallarsi e così i ricordi. Fantasmi del passato che sono riapparsi o che forse più semplicemente non se ne sono mai andati, è Cesarina che ha smesso di guardarli, ma loro, loro sono sempre stati lì a guardarla e ad aspettarla. Quante vite hanno attraversato la sua. Quante volte ha cercato di fermare il tempo senza riuscirci. Quante volte ha cercato di far rivivere i ricordi. Una profonda tristezza le vela l’anima. Così affamata di vita, ma a volte così sazia. Quei ricordi così pesanti sono la sua vita così come quella speranza che un qualcosa potesse ancora succedere e la disperata convinzione che quello che le capita ha un motivo e quel motivo lo avrebbe capito e scoperto il giorno dopo. Con questa convinzione è sopravvissuta a tante cose. È andata in pezzi tante volte, ma è sempre riuscita a raccogliersi.

La notte è ancora giovane ma allo stesso tempo già matura. Cesarina è sempre sveglia, i pensieri le tengono compagnia.

Il computer sta suonando un CD masterizzato da poco dei Zero 7. Glielo ha prestato un amico. Cesarina continua a pensare. Pensa alla sua montagna, che poi non è sua, pensa ai suoi amici lassù, pensa ai sui fantasmi e pensa anche a quanto sia stato villano il “gentile” signor G.. Cesarina è ancora a casa ad aspettare il suo invito per cena. Ma quanto era stato scorretto, per non dire altro. Fosse stato l’unico. Il problema è il credere, credere negli altri, credere nei sogni, credere…………… Lei gli aveva creduto, aveva creduto alla sua buona fede, alla sua educazione, al senso di rispetto che ognuno dovrebbe avere nei confronti degli altri. Insomma lei gli aveva creduto.

In quella lunga e calda notte non c’è solo lui a farle compagnia. Cesarina è accaldata e innervosita dal prolungarsi dell’insonnia e dal continuo correre dei pensieri. Si scopre, allunga le gambe nude sul piumone e si accarezza dolcemente il ventre e i fianchi ben disegnati. Chiude gli occhi e ricorda chi sfiorandole la pelle era rimasto sorpreso dalla sua morbidezza. In fondo non era passato così tanto tempo da quando un ultima volta un uomo aveva fatto scorrere la mano su di lei.
Chissà se quell’ultima mano si ricorda ancora di lei e della sua morbida “burrosità”, lei se la ricorda bene, purtroppo. Era la solita mano, che andava e veniva e che raccontava sempre la solita storia.

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2 commenti:

  • Alessandro Sampietro il 25/05/2007 09:24
    Brava come al solito, Marghe...
    Mi piace leggerti in con questa voce narrante, non in prima persona ma in quella definit "terza persona immersa".
    Secondo me in questo modo si evita di confondere il narratore con il protagonista, che sia autobiografica o meno, la storia...

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