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Rosa Parata

Una donna di un paese del Sud, che più d’ogni altra ha lasciato un segno, una traccia per chi come me la ricorda ancora con simpatia.
Rosa era il suo nome, tutti, però la conoscevano come Rosa Parata.
Aveva i capelli ondulati di color nero, abbandonati al vento della libertà.
Il rossetto sulle sue labbra carnose metteva in risalto la sua voglia di spensieratezza.
Amava passeggiare con il ventaglio nero con sottili righe di color rosso.
Vestiva sempre di nero.
Nei suoi occhi s'intravedeva il ricordo di una gioventù consumata troppo in fretta, non conobbe la bellezza della Primavera. Il vento gelido s’era impossessato del suo cuore. Il suo amore, mai conosciuto, viveva nella sua immaginazione.
Era un piacere vederla passeggiare per le vie di un paese sempre distratto e indifferente. 
Sapeva ridere e piangere con la dignità di una nobildonna. Nulla l’acquietava.
Ancora oggi,  ricordo il suo viso beffardo che sapeva esprimere segni di saggezza.
Ricordo quando nella piazza del paese, nelle serate afose dell'estate,  s'intratteneva a parlare con Ntunucciu Merenda, Rafelucciu curtu, Angiulinu Longo, Tommaso barbiere. Ridevamo,  parlavamo di cose senza senso, senza significato.
Nei suoi pensieri c’era la follia dell’amore.

 

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2 commenti:

  • MD L. il 16/09/2007 16:16
    Come spunto iniziale è buono, ma perché non continui lo sviluppo del personaggio?

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