Avevo otto anni, andavo bene a scuola e mi piaceva scorrazzare in bicicletta per le strade del mio paese. Avevo otto anni e, giovane di età e di vita, pensavo che stare al mondo fosse una passeggiata, più o meno come sfrecciare con gli amici in sella alla mia bicicletta.
Pensavo che per ottenere qualcosa fosse sufficiente meritarsela, ed era giusto che la pensassi così, in fondo avevo solo otto anni.
Così decisi che mi meritavo una bicicletta nuova; l’avevo vista nel negozio all’angolo del palazzo dove vivevo, era bellissima e, neanche a dirlo, era rossa e cromata, con le ruote sottili e il cambio a dodici marce. Ma la cosa che più mi aveva conquistato era il manubrio, non un manubrio normale, quello era il manubrio di una bici da corsa, a corna d’ariete, curvo e nero dava il senso della velocità solo a guardarlo.
Mi sentivo un bambino fortunato a meritarmi una bicicletta come quella!
Tutti i giorni, andando e tornando da scuola, mi fermavo qualche minuto davanti alla vetrina del negozio ad ammirarla, mentre già mi ci vedevo in sella e sentivo il vento scompigliarmi i capelli per la velocità.
La mia più grande paura era che la vendessero prima della fine della scuola, dato che avevo preso a tediare i miei perché me la comprassero come regalo di promozione. D’altronde era ovvio che me la regalassero, me la meritavo.
Arrivò giugno e la scuola terminò. Ero stato promosso, non ero stato il più bravo, ma avevo avuto una pagella più che dignitosa. Ero soddisfatto.
Non stavo più nella pelle, di lì a poco avrei potuto inforcare la mia bicicletta nuova, perché mio padre disse che mi avrebbe fatto un bel regalo.
Quando me lo diede capii subito che qualcosa non andava; la mia bicicletta nuova non poteva stare in un pacco così piccolo!
Ricordo che eravamo seduti in cucina, io, mia madre e mio padre; mio fratello piccolo giocava in sala. Mi diedero quel pacco tutti sorridenti, ma io sentivo un nodo in gola che non riuscivo a mandare giù. Come avevano potuto farmi una cosa del genere? Non volevo ferirli, ma sentivo la delusione crescermi dentro un istante dopo l’altro; avevo una gran voglia di piangere.
Cercando di dissimulare lo sconforto con qualche sorrisetto stentato aprii il pacco.
Quando ne vidi il contenuto mi fu tutto più chiaro: mi avevano regalato il manubrio.
Non tutta la bicicletta, solo il manubrio.
Mio padre disse che avrei potuto montarlo sulla mia bicicletta e che così sarebbe diventata proprio come quelle da corsa.
Avevo quasi nove anni quando capii che non sempre è sufficiente meritarsi le cose.
Non ho mai avuto una bicicletta da corsa.