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Due amiche in carriera
Ore otto di una soleggiata mattina d'aprile a Roma. Sì, il tempo non poteva essere più splendido di così. Un'ultima spruzzata di "Diorissimo" e via, ero pronta per affrontare la giornata. Raccolsi al volo lo spolverino di seta bianco e mi cacciai sotto il braccio la costosa borsa portadocumenti in pelle di struzzo. Come al solito ero in ritardo, ma oggi avevo un appuntamento con un cliente importantissimo, che non potevo far aspettare. Riflessa nello specchio dell'ascensore scorsi soddisfatta la mia immagine elegante, trucco leggero che aumentava lo splendore dei miei occhi neri e poi di corsa verso l'atrio salutando il portiere con un cenno della mano. Attraversai svelta Piazza Navona per raggiungere il giornalaio che, gentile come sempre, era già pronto con il mio quotidiano preferito.
Mentre mi stavo concedendo il caffè d'obbligo al bar di fianco cominciai a dare una scorsa veloce alle notizie del giorno. Giunta alla pagina della cronaca locale rimasi per qualche secondo a fissare, senza in realtà capire, la foto della bella giovane donna accanto al titolo a caratteri cubitali che recitava: "misteriosa morte di una giovane manager." Avvertii un tuffo al cuore e dovetti posare la tazzina di caffè, tanto mi tremavano le mani.
Ma quella era Valeria! La pettinatura era diversa rispetto a cinque anni fa, ma la bocca perfetta e il nasino all'insù erano inconfondibili. Ero sbigottita e lessi l'articolo con estrema attenzione:
"Valeria C., l'affascinante direttrice del settore acquisti di una nota azienda di profumi è stata trovata priva di vita nel suo lussuoso attico ai Parioli, dove dopo la separazione dal marito viveva sola con la figlia e una domestica filippina. L' ex marito Stefano C., si dichiara affranto e incapace di gettare luce sulla vicenda. Nell'ambiente di lavoro della giovane manager si parla però di stress eccessivo e di problemi sentimentali……."
Sospirai, non poteva che finire così. Mi accesi una sigaretta per calmare i nervi. I miei pensieri ritornarono al dramma di qualche anno fa, nel quale mi ero trovata invischiata a causa di Valeria.
Il quel periodo il lavoro mi andava molto bene, e la mia società, che produceva articoli di regalo per aziende, si stava espandendo sui mercati europei. Valeria, che già allora lavorava per una ditta di profumi, era diventata per caso una mia cliente e la ragazza avvenente e vivace dai lunghi capelli rossi mi aveva conquistata subito per la sua grinta e per la passione che metteva nel lavoro.
Avevamo la stessa età, la stessa voglia di far carriera, di emergere, di affrontare la vita in libertà, era quindi normale che saremmo diventate amiche. Avevamo cominciato a uscire e divertirci insieme, a volte ci concedevamo anche brevi vacanze al mare, vacanze dove peraltro Stefano, il marito di Valeria, non era mai invitato. Avevo preferito non indagare troppo, ma era chiaro per tutti che la situazione personale di Valeria era a dir poco disastrosa: volitiva ed energica com'era si ritrovava sposata con un uomo che ormai non la soddisfaceva più e che disprezzava per la sua debolezza. Diversamente da Valeria, Stefano non aveva fatto carriera e continuava a lavorare da anni come autista di una piccola azienda di tappeti.
Me lo ricordavo bene Stefano: era nel complesso un bell'uomo dal carattere tranquillo e dolce che ammirava sua moglie e voleva solo essere lasciato in pace, tutte le decisioni le prendeva Valeria, Stefano aveva troppa paura di perderla.. Valeria, invece, era ambiziosa e irrequieta, e la nascita della figlia Alessia non era servita a placare la sua smania di vivere. Valeria indirizzava tutte le sue energie al lavoro, voleva emergere a tutti costi e aveva anche cominciato a guadagnare parecchio. Quasi tutti i fornitori le davano infatti il 10% sui contratti che concludevano, e lei accantonava questi soldi guadagnati disonestamente, sul suo conto corrente personale, del quale, ne ero più che sicura, il marito Stefano non ne sapeva nulla.
Mi sentii sommergere dalla malinconia mentre mi avviavo verso la mia auto posteggiata poco lontano.
Valeria era sempre stata un'arrivista, questo era vero, e a volte sembrava proprio che amasse solo i vestiti firmati e la carriera, ma non meritava certo di finire così. Ovviamente la carriera a un certo punto non era più bastata per riempirle la vita, ed era chiaro che una donna piacente come lei non ci avrebbe messo molto a trovarsi uno o più amanti, ma non avevo mai capito come mai si fosse messa con Antonio.
"È il mio grande amore", mi aveva allora confidato,"con lui mi sento finalmente donna, è un amante stupendo". La vedevo così innamorata, che non avevo mai trovato il coraggio di dirle quello che pensavano tutti: che Antonio, titolare di una piccola società di imballaggi per profumi, la stava sfruttando in tutto e per tutto, e che accettava i suoi regali e i suoi inviti soltanto per poter lavorare nella Società di Valeria, visto che era lei a decidere i fornitori.
Mi sedetti in macchina, appoggiai la testa sul volante e chiusi gli occhi.
Il ricordo degli avvenimenti di una sera di febbraio di cinque anni fa affiorava angosciosamente nella mia mente. Avevo spesso cercato di cancellare e dimenticare quello che era accaduto allora, ma il ricordo della tragedia mi perseguitava perfino nei sogni.
Quella fatidica sera ero tornata dal lavoro stanca morta ed era già tardi quando improvvisamente squillò il telefono. Afferrai di malavoglia il cordless e rimasi trasecolata. Era Valeria, che sconvolta continuava a urlare "Sta morendo, Antonio sta morendo!" Valeria era fuori di sé. Continuava a gridarmi “Sta male, Antonio ha bevuto un po' della mia tisana nel thermos", singhiozzarva
disperata," e dopo qualche minuto ha cominciato a rantolare."
"Valeria, ti supplico, chiama subito un’ambulanza, telefona a tuo marito lui saprà cosa fare, tu sei troppo sconvolta." Avevo cercato di farla ragionare, ma Valeria interruppe la comunicazione e non ero più riuscita a mettermi in contatto ne con lei ne con Stefano. Durante tutta la notte non ero riuscita a chiudere occhio ripensando continuamente alla telefonata di Valeria. Chissà se Valeria aveva chiamato un'ambulanza; chissà se Antonio si era salvato……. . Mille interrogativi mi si affollavano nella mente, mi sentivo disperata.
L'indomani mi ero precipitata prestissimo nell’ufficio di Valeria, aspettandomi di trovarla distrutta e in lacrime, bisognosa del mio conforto.
"Puoi stare tranquilla, ", mi aveva invece detto Valeria con estrema calma mentre si aggiustava una ciocca dei suoi bei capelli rossi, " Ieri sera sono andata al ristorante con Antonio, ho detto a Stefano, che era il solito noioso pranzo di lavoro. Antonio, come al solito ha mangiato moltissimo, ma era felice e tranquillo. Prima di riaccompagnarmi a casa ci siamo fermati in una stradina appartata, avevamo tanto desiderio di baci, di abbracci. Mentre lo stavo abbracciando, lui mi ha detto che stava male, pensavo un malessere passeggero, gli ho dato da bere la mia tisana, lo sai quella che porto sempre con me per digerire. In un attimo la situazione è precipitata: ha incominciato a rantolare,
io ti ho telefonato, poi sono corsa a casa. Stai tranquilla ho sistemato tutto: arrivata a casa ho raccontato tutto a mio marito che si è precipitato subito da Antonio che ha trovato morto. È stato molto bravo, ha sistemato Antonio, ha controllato che non ci fossero oggetti personali miei in macchina e ha ripulito tutto da eventuali impronte. Poi ha chiamato il 113 da una cabina pubblica segnalando un'auto sospetta, con una persona al volante in una stradina isolata. Cosa devo dirti, mi dispiace naturalmente per Antonio. La cosa più importante che nessuno venga a sapere che ero al ristorante con Antonio e che mi trovavo in macchina con lui in quella maledetta stradina. Io per tutti ero a casa con mio marito e mia figlia. Adesso, se vuoi scusarmi ho molto lavoro da sbrigare, voglio solo dimenticare tutta questa brutta faccenda."
Ero sotto choc. Com'era possibile che la mia migliore amica reagisse con tanta freddezza? Antonio le era praticamente morto fra le braccia e lei pensava solo a far sparire le tracce della sua presenza in macchina e a tirarsene fuori! Anche la storia del thermos era strana. Che Stefano avesse avvelenato la tisana per vendicarsi di sua moglie? No, Stefano, anche se avesse capito la verità, non avrebbe mai fatto una cosa del genere.
Mi ero sentita come soffocare ed ero uscita dall'ufficio di Valeria in gran fretta, quasi di corsa.
In seguito non avevo saputo darmi pace. Avevo cominciato a guardare Valeria con occhi diversi, a disprezzarla per aver lasciato una persona morente da sola, la persona che lei diceva di amare tanto, di non aver mai mostrato un minimo di rimorso. Se avesse chiamato l’ambulanza subito, forse, si sarebbe salvato. Cominciai a diradare gli appuntamenti e a inventare scuse per non incontrarla. Dopo qualche mese avevamo praticamente smesso di vederci e Valeria si era rivolta a un'altra azienda per gli oggetti regalo che le servivano.
Avevo cercato di pensare il meno possibile alla vicenda, ma era inevitabile che nell'ambiente di lavoro talvolta si parlasse di Valeria e delle sue nuove conquiste, che -almeno così si mormorava- cambiava con sorprendente rapidità.
E in queste occasioni mi sorprendevo a ripensare al dramma di quella sera e a sentirmi afferrare dal rimorso di non aver potuto fare di più per salvare Antonio e di non essere stata più vicina a Stefano.
Ma Antonio era morto e adesso era morta anche Valeria. Chissà se la poveretta aveva esagerato coi sonniferi o se la sua vita era stata semplicemente troppo frenetica. Forse prendeva qualche stimolante per poter reggere il ritmo. Gli interrogativi mi si affollavano nella testa mentre inserii la chiavetta dell'accensione della mia nuova macchina e mi diressi rapidamente verso la periferia della città, dove da qualche mese si trovava la nuova sede della mia azienda. Non potevo certo far aspettare il mio nuovo e importante cliente.
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0 recensioni:
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- ok
- ho scritto questo racconto con l'amica ines kaselitz, una parte della storia è vera, una parte di fantasia. a voi la scelta. buona lettura. idina
- Sì,... bel racconto... Però..'sta Valeria!... Piaciuto!
Ciao!!!
- Un racconto intenso, incisivo. Brava!!!
Ignazio
- anche in collaborazione si sente il tuo stile... complimenti
- Si, hai ragione, bel racconto.
- E stata scritta a quattro mani con Ines Kaselitz. Bel Racconto.
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