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90 passi (parte 1)

Il luogo, era ben conscio, aveva un’aria familiare.
Inutile far finta che non fosse iniziato tutto da lì. Bastava chiudere gli occhi e quel frangente di qualche anno prima saltava dall’ ultimo posto della scala dei ricordi incisi nella sua memoria, dove lo aveva seppur dolorosamente, inveitabilmente rilegato, e gli si parava davanti manco fosse il trailer dell’ultimo film uscito in heavy rotation. Gli odori no, non potevano essere uguali, non era più stagione, e nemmeno il cielo, quella volta di un’azzurro così limpido da far socchiudere gli occhi, ed oggi invece tanto terso quanto gonfio di pioggia impaziente di scendere e bagnare questa umida citt?? . Tirava pure un po’ di vento, freddo, impossibile non rabbrividire. Ma avendola vista arrivare non potè essere così sicuro che fosse stato per quello e non fosse invece stato, per lei. Era bella, caspita quanto era bella. Ma era sempre stata così bella? Forse si. Diede un’ultima occhiata veloce al suo ricordo che ormai era lì in bilico tra la memoria ed il presente e non potè fare a meno di notare che si… era sempre stata così bella. E allora ripensò a com’era andata e a come lui l’aveva presa male, molto male. E ripensò a tutte quelle volte in cui si era chiesto rabbiosamente perché avrebbe dovuto stare così male. E non si era mai dato quella risposta che pure era tanto semplice, ed evidente e così esplicitamente oscena da non farcelo neanche pensare. Era bella, era dannatamente bella. E lui era maledettamente innamorato di lei. Era sempre stato così. E chiss?? per quanto tempo ancora lo sarebbe stato. E ancora non le aveva neanche parlato, non erano neanche così vicini come vi potrebbe venir pensato. In realt?? erano a circa una trentina di metri, e facendo due rapidi conti stabilì che, visto che lui non si sarebbe mai mosso di lì, perché era esattamente quello il punto di tanti anni prima, e forse, pur volendolo, non sarebbe riuscito comunque a muovere un muscolo, lei avrebbe dovuto percorrere 90 passi, forse 100 con quella sua andatura elegante e sensuale e gioiosa e spensierata. 90, forse 100 passi ancora, per accennare un saluto e poi tirare fuori il suo miglior sorriso, sentire il cuore che comincia a scandire veloce ritmi tribali, ingoiare quel mezzo litro di saliva che lo stava facendo diventare paonazzo e pensare a quale frase, quale parola, sarebbe stata la più indicata in quel frangente. E non vi meraviglierete affatto voi, che lo conoscete, se non gliene venne in mente neanche mezza. Però a quel punto anche lei sorrise. E finalmente, dopo così tanto tempo, erano tornati a ridere insieme, nonostante gli ormai circa 70, forse 80 passi che li dividevano. E così quel trailer si espanse e la mente cominciò a volare facendo delle spirali che diventavano sempre più grandi riandando a quella volta al mare, quella al lago, in piscina, a casa sua, quella notte, quella cena, quella splendida colazione sul divano, la terrazza sotto le stelle, quella lunga passeggiata, quel lungo e tenero abbraccio, quelle mille carezze. Sognava ad occhi aperti quando poi la vide. Quella sua dolce mano che tante volte aveva stretto, che da 50 passi ormai lo salutava. O forse erano 60.

 

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