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Il 13

L’aria frizzante del mattino lo coglieva impreparato.
Stretto nel suo giacchino forse troppo leggero per quella stagione stava aspettando mezzo assiderato il pullmann delle 9 chiedendosi se mai sarebbe arrivato. Facendo un rapido calcolo, che poteva essere stato anche più lungo visto il tempo che aveva, erano forse più le volte che lo aveva perso che quelle che lo aveva preso: “Maledetto 13 del cazzo” pensò. Fu praticamente costretto ad accendersi la seconda sigaretta della giornata, era troppo snervante quell’attesa e neanche il tempo di finirla che già gli stava balenando in testa l’idea di farsela a piedi visto che poi tanta strada non era e in un quindici-venti minuti si faceva tranquillamente. Eppure rimase lì tra una ragazza bruttina e dallo sguardo decisamente triste ed una vecchina che lo guardava male insistente, senza cercare nemmeno di dissimulare quelle occhiatacce torve spalleggiate da un orrenda smorfia di disprezzo che le rigava i lineamenti del viso: “Fanculo vecchia bastarda, che cazzo ti guardi” pensò. Si strinse ancora di più nel collo alzato del suo giacchino figo-leggero e fece volare in mezzo alla strada quel che restava del suo cicchino, fumato ansiosamente fino al filtro, guardando distrattamente all’interno della macchina che lo stava proprio in quel momento schiacciando con la ruota di destra e gli parse di cogliere un sorriso, a lui rivolto, da parte della giovane e snella pilota: “Carina” pensò. Poi tornò ad aspettare. Stette lì un’altra interminabile manciata di minuti a soppesare ogni singolo secondo, scrutando tutte le macchine che gli sfilavano davanti cercando, invano però, di notare qualche altra simpatica conducente che gli rivolgesse un sorriso e lo proiettasse in altri e ben più desiderabili lidi di quella fottuta fermata del bus.“Ormai non passa più” pensò, e così si mise, seppur di malavoglia, a camminare non lesinando un’occhiata furbetta a quella simpatica vecchietta che gli aveva non poco allietato l’attesa. Passo dopo passo non era neanche arrivato alla fermata successiva che gli sembrò di sentire nel traffico un rumore sadicamente familiare, chiuse gli occhi un secondo, li riaprì molto lentamente quasi stesse celebrando un antico rituale pagano che comunque dato il luogo in cui si trovava (era pur sempre in mezzo alla strada) non avrebbe di certo previsto sacrifici, abusi di droga, orgie di gruppo o spargimenti di sangue, e sempre molto lentamente e con estrema cautela fece lo sforzo di voltarsi indietro, con la stessa espressione del viso e gli occhi sbarrati di chi si trova sull’orlo della fine del mondo, fino a scorgere con la coda dell’occhio quel bisonte arancione che maliziosamente si avvicinava facendo un casino pazzesco e sbuffando fuori dai tubi un fumo grigio-nero pesto e che mai, per niente al mondo, neanche fosse dovuto star fermo lì mezza giornata bloccato nel traffico o all’autista fosse magari venuta voglia di pisciare o la simpatica vecchina che era di certo salita e che ora la poteva quasi vedere ridere di lui, fermo lì sul marciapiede come un emerito coglione, col suo ghigno malefico, stesse finalmente per crepare, gli avrebbe aperto le porte e lo avrebbe fatto salire. “Merda………………. il 13”, esclamò.

 

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1 recensioni:

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  • Anonimo il 28/05/2014 03:43
    molto apprezzato... complimenti.

6 commenti:

  • Maria Lupo il 21/03/2008 00:52
    Scritto veramente bene, ritrae con ironia e linguaggio incisivo un dramma quotidiano.
  • Hotelvv il 19/03/2008 13:41
    L'intento era proprio quello. Prendere una storia di per sè insignificante e renderla attraente attraverso la scrittura...
  • Hotelvv il 17/03/2008 19:28
    In effetti hai ragione, ma quello che io volevo far passare era proprio la noia, la sfiga, l'incompiutezza, l'immobilità, lo snervamento, lo scoraggiamento, la frustrazione... per questo non poteva esserci finale diverso. Sono esattamente io che perdo quel 13, e queste sono le sensazioni che provo, anche perchè magari sono andato a letto tardi, mi sono svegliato presto, ho gli occhi mezzi chiusi, sento freddo, e sto andando a lezione... è una pura nuda e cruda realtà urbana
  • Lele M. il 17/03/2008 19:24
    Sinceramente, mi sarei aspettato qualcosa di più. L'idea di una persona in attesa alla fermata dell'autobus, all'inizio, sembrava decisamente promettente: spesso le fermate sono luogo di incontri strani e curiosi. Magari poteva esserci un modo migliore per perdere per l'ennesima volta quel "maledetto 13 del ca**o". Peccato, perchè la prosa è interessante, pur nella sua asciuttezza. Magari un tema da rielaborare, che ne dici?

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