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Storia di una separazione

La mente maschile a volte incontra delle strane pulsioni, delle volontà che è impossibile spiegare razionalmente. Non potrei trovare altre giustificazioni per la volta che decisi di radermi i peli pubici.
Una sera particolarmente noiosa di marzo mi stavo facendo la barba come succede ad intervalli variabili, e vidi che il mio petto, da cui avevo estirpato diligentemente tutti i peli qualche settimana prima, si era ripopolato. Sorpreso di questa tenacia, la corressi subito, non prima di notare che tra il torace e il basso ventre si era venuta così a formare una discontinuità, una cesura odiosa a vedersi. Corressi anche quella: ma è facile capire a cosa portò a sua volta quell'operazione.
Mentre ero seduto con il rasoio elettrico in mano sulla tazza del cesso, passavo in rassegna tutti i motivi per cui le persone si potrebbero radere i peli pubici. “ Igiene”, pensai. OK, dirò che è per motivi di igiene. Mi sembra plausibile.
L'operazione fu lunga e complessa (non dolorosa) ma alla fine non ottenni il risultato sperato.
Non c'era nulla di svettante, slanciato, virile nel mio membro ora: era aumentata sì la sua dimensione apparente, ma così anche il suo intrinseco aspetto ridicolo, l'evidenza delle smorte e violacee venature, il suo aspetto mesto e solitario, accentuato ora dall'assenza delle radici cui era solito appoggiarsi, che lo metteva in dubbio se stare dal lato destro o dal lato sinistro, sopra o sotto.
Per la prima volta vidi il vero colore del mio scroto, un rosso intenso che mi ricordava, ne ero certo, l'assetto cromatico che avevo da appena nato su tutto il corpo. Era la sola cosa rimasta uguale in me? Sì: io ero maturato, era diventato un uomo con desideri e ambizioni, il mio corpo era cambiato gradualmente, ma il mio scroto era rimasto sempre uguale a sé stesso, punto di riferimento in un mondo in cui tutto cambia. E ora lo sapevo.
Il fallimento di quest'opera mi fece giungere ad una rivelazione, una di quelle rivelazioni che arrivano solo quando fallisco in qualcosa: noi uomini siamo solo degli animali, e quando proviamo a nasconderci questo semplice fatto, ne usciamo sempre sconfitti.

 

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7 commenti:

  • silvia giatti il 13/01/2011 12:57
    mai sentita la canzone..."costretto a venire"??
    leggendoti mi hai ricordato molto quella!
    ciao...
  • Ada FIRINO il 06/06/2008 13:05
    Lo stile mi piace. Il contenuto... quantomeno originale... vista l'originalità della tua azione!
  • Jey Holmes il 27/05/2008 00:58
    bella perchè hai un bello stile nel descrivere quella che è semplicemente una depilazione alle palle!!! ogni altra spiegazione è superflua... bello stile!
  • Matteo Ferrazzi il 07/04/2008 19:26
    le conclusioni - epifanie dei miei racconti appaiono sempre forzate perchè non le espongo in modo lineare o non le espongo affatto.. dunque.. be', io mi sono depilato i testicoli per sembrare meno un animale, ma mi sono reso conto di essere molto più ridicolo. messaggio: abbracciamo la nostra animalità (esiste sta parola? boh). per questo non è solo una storia di depilazione, ma l'intimità fisica coincide con quella psicologica. ora ho contravvenuto alla legge del Lettore Attento di non spiegare quello che scrivo, ma chissenefrega, il lettore attento non è più online, e io fui il suo ultimo autore preferito
  • Nicola Soave il 20/03/2008 20:21
    Commento solo perché insisti, nonostante ti avessi già detto che è un buon lavoro. Ora convinci Ivan a pubblicare la sua opinione, magari anche una risposta al tuo racconto. Magari autobiografica pure la sua.

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