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Meravigliosi intrecci

Il mercato rumoroso e caotico, sotto il cielo gonfio di pioggia come fossero lacrime.

La strada zeppa di macchine, carretti, banconi ridondanti frutti, ortaggi e abiti, era un immenso contenitore di strilli, colori, bisogni, domande e pettegolezzi; lo attraversavo con calma, lasciando che le ondate dei profumi e delle voci mi raggiungessero e mi scuotessero, portandomi veloci giù per le molte rive di esistenze non mie.
Lungo il marciapiede sfilavano le esistenze multiformi della gente, così diverse e collegate da lasciar senza parole, come flutti di un oceano sulle cui sponde non siamo che marinai in attesa di salpare.

All'angolo della strada sedeva tranquillo un vecchio.
Il volto abbronzato aveva il riflesso del cuoio con rughe profonde e scure, e gli occhi castani brillavano come il legno lucido di alcuni salotti ben profumati; indossava abiti semplici ed aveva mani grandi adorne di molti calli. I capelli erano bianchi, ancora ben folti.

Osservava intorno a sé con aria pacifica, con la calma serenità che avevo sempre immaginato potesse avere un santo, un illuminato o un folle.
Con precisione e con metodo, intrecciava i fili di paglia su una sedia: lavorava da artigiano esperto nel creare canestri e finiture, unendo la sua lenta pazienza alla paglia chiara. La sedia che stava realizzando aveva un bel disegno di fili sormontati vicendevolmente, in un nodo complesso che non conoscevo, molto armonico. Appariva evidente lo facesse per passione più che per lavoro, e quasi si sarebbe potuto pensare, dalla cura che metteva nella sua opera, che quella sedia l’avrebbe tenuta per sé.

Alzando gli occhi in una delle numerose pause, prese a fissarmi con un largo sorriso. Un sorriso che quasi commuoveva per la sua bellezza e la felicità che irradiava.
"Salve", disse in tono cordiale.
Sorridendogli in risposta, fissavo un po' lui e un po' la sua sedia impagliata, con quel nodo lavorato.
"Un bel lavoro", gli dissi infine.
"Gli intrecci sono sempre meravigliosi", rispose lui, con allegria ma al contempo con improvvisa, solenne serietà, come dichiarasse una delle verità più importanti, alle fondamenta della terra stessa.

Mi allontanai dopo avergli augurato un felice lavoro, con quella vaga sensazione di magico e mistero che mi lasciavano i film nell'infanzia, nel buio tra i titoli di coda e le prime luci della sala.



Per attraversare il mondo
nei i suoi meravigliosi intrecci

 

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3 commenti:

  • bruno guidotti il 04/06/2012 07:50
    Bellissimo racconto, quasi mi ci sentivo dentro, quale spettatore coinvolto, e dai suoni, e dai rumori. Bravo sia come poeta, sia come narratore.
  • nemo numan il 12/11/2009 17:55
    piaciuto
  • Anonimo il 23/04/2008 17:58
    "Un bel lavoro" dissi infine. E aggiunsi: "Farò sicuramente un giro nel tuo spazio di autore". Da un pezzo, ormai, parlo da solo.

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