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Lucky, Smilla e le olimpiadi ovine

C'era una volta, in un posto bellissimo, una collina verde con sotto il mare lontano lontano e sopra le montagne più alte che avevano ancora un po’ di neve in cima. Tutto intorno alberi rotondi e soffici pieni di rami comodi per tanti uccelli dalle piume colorate. Non so quanti nidi fossero presenti, ma una ghiandaia grassa come un tacchino riposava beata nel suo comodo rifugio, disturbata soltanto da un picchio secco e antipatico suo vicino che bussava e bussava continuamente.
Quattro alberi più in la c'era una povera casetta di legno col camino fumante e dietro la finestra una lanterna fioca fioca illuminava il pastore Orso Maria seduto al tavolo.
Orso Maria aveva sempre odiato quel nome. Non sapeva proprio perché si doveva chiamare anche Maria, come le femmine, ma tant'è, quel nome gli era stato dato.
Si fece sempre chiamare solo Orso.
Non si dava pace perché pare che di lì a poco ci sarebbero state le Olimpiadi degli Ovini. Gli era stato ordinato di partecipare con le sue pecore Aveva 712 percore e sarebbe stato un problema scegliere quelle più adatte. Erano talmente tante che di alcune non ricordava neanche il nome!
Il pastore Orso Maria aveva provato a rifiutarsi ma il Padrone era andato su tutte le furie.
"Orso Maria, devi partecipare!" disse il padrone, e lui già lo odiava perché si ostinava ad aggiungere quel Maria dietro al suo nome Orso. Aveva un tono così autoritario che faceva tremare i quadri alle pareti ogni volta che apriva bocca.
" E non solo! - aggiunse - Ma voglio almeno una medaglia nella categoria ricotta e una nella categoria lana!! Hai trenta giorni di tempo a partire da oggi!" Aggiunse con quella sua vociaccia roca e uscì sbattendo la porta così violentemente che tutti gli uccelli dei quattro alberi rotondi e soffici volarono via impauriti dai loro nidi. La ghiandaia piombò ai piedi della quercia con un tonfo sordo e il picchio secco restò col becco incastrato nel tronco e, vibrando come un diapason, rimase appeso e tremolante per un giorno intero.
Orso sapeva bene che avrebbe dovuto spiegare a ciascuna pecorella che sarebbero al più presto cominciati gli allenamenti e che avrebbe dovuto scegliere almeno 100 pecorelle più promettenti per iscriverle alle olimpiadi.
Avrebbe trovato le pecore campioni? Come avrebbe effettuato la selezione senza alimentare gelosie e risentimenti tra quelle pettegolane delle sue pecore?
Passeggiava nervosamente su e giù senza avere una sola buona idea.
Si era fatta sera e i grilli dietro la finestra cominciavano a cantare a intermittenza con quella insistenza seconda solo a certe cicale ciarlatane che solevano frequentare quei luoghi quando l'estate si faceva più avanzata.
Non potendo riflettere ben bene, uscì di casa per allontanarsi dai grilli e camminò verso il ruscello. La notte tiepida e luminosa per la presenza di una grande luna sembrava fatta apposta per riflettere.

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