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Ballerina
Da quando era piccola Licia vedeva i suoi compagni preparasi alla recita di fine anno, questa cosa era iniziata già dall’età di sei anni.
Ogni anno un recita. I suoi compagni ballavano e si divertivano. I
pomeriggi dopo scuola si incontravano per imparare i passi del balletto.
Licia non poteva mai partecipare per non creare problemi a sua madre che attraversava un brutto periodo con il suo matrimonio. Si rendeva conto che a preoccuparla era qualcosa di grave visto che la vedeva spesso piangere, ma non ne conosceva il perché. Sapeva solo che quando lei abbracciava la madre lei smetteva di piangere, la sentiva sospirare e stringerla forte al petto.
A scuola i suoi compagni parlavano spesso di come era bello ballare e giocare insieme, ripentendo i passi di danza che avevano imparato il giorno prima. Lei se ne stava in disparte ad osservarli.
“O si! Doveva essere bello ballare!”
Licia li detestava.
Purtroppo ogni anno era la stessa storia…
Esclusa dalla classe e quasi dimenticata dai maestri. Si convinceva che non le importava per rafforzare il suo carattere di bimba ferita dall’indifferenza degli altri.
Non ricordò quando le rimasero impresse queste parole.
La maestra si stava complimentando con i bambini che indossavano gli amabili costumi a tutù e le coroncine a forma di petali.
- Con questi costumini siete bellissime ballerine!
Licia d’istinto si guardò la tutina che indossava, color pesca con stampe di pupazzetti mentre le altre avevano i costumi dei fiori.
Si sentì piccola, piccola… con lacrime che le bruciavano gli occhi, ma non pianse. Non pianse perché non capiva quella crudeltà gratuita e sapeva che si doveva piangere per cose più importanti.
L’estate del suo ventesimo compleanno era arrivata.
Una sera di giugno, l’aria calda, un buio totale rischiarate dal bagliore di piccole lucciole in amore.
Licia si mise a catturarle mettendole in un barattolo di vetro dal tappo bucherellato.
“Solo per qualche ora… per spegnere la luce fuori e guardare le stelle rischiarata da questa luce strana e misteriosa” era il suo pensiero mentre le catturava e delicatamente le metteva nel barattolo.
Saltò di qua, saltò ti là. Corri, inciampa e rialzati.
Il vestito leggero che volava all’aria. I piedi nudi macchiati dal verde dell’erba.
Licia era spiata a sua insaputa.
- Ma che fai? Balli? ?" sentì dire alla madre, dall’aria serena e gioiosa.
Si bloccò con le mani congiunte nelle quali nascondeva la sua piccola e indifesa preda. Rispose con un sorriso facendo spalluccie.
- Sembri una di quelle fatine che collezioni! Come loro balli alla luna?
In un attimo si ripresentò alla mente di Licia quel triste episodio di quando era bambina. Tutte le volte che aveva desiderato essere una ballerina in quelle recite. Per far sorridere chi gli voleva bene…
Le stesse brucianti lacrime agli occhi che trattenne come quella volta, ma svanirono in un attimo.
La piccola preda era fuggita dall’incavo delle mani, camminò su un dito e poi spiccò il volo.
- Io? ?" disse Licia?" io… ballo per la luna e le stelle avendo come compagne di recita lucciole e farfalle. Sono una fatina?" annuì e continuò a sorridere mentre la madre scosse la testa?" perché le fatine non ballano per un pubblico… le fatine ballano per un sorriso!
“Ora non fa più male quel ricordo!” pensò mentre vedeva la madre allontanarsi sorridendo.
Licia aveva imparato presto a rinunciare scoprendo tesori rari e preziosi. Com’era bello stare accanto a chi aveva bisogno di compagnia, a chi chiede aiuto, a far ridere e sorridere chi aveva bisogno di sostegno.
I veri tesori del mondo Licia li condivideva con chi aveva bisogno di lei, perché apparteneva ad un regno proibito, un regno magico, un regno buio dove lei era l’unica e perenne luce.
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