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La canzone di Maria

Perché era andata a rovistare nella soffitta, fra ragnatele e vecchie cassapanche polverose?
Maria se lo andava chiedendo, mentre buttava da un lato vecchi stracci, conservati senza un motivo, senza una logica.
Forse era il tempo che non le mancava, le poche ore di sonno, la tediosità di una vita in solitario di una signora che aveva passato ormai la settantina.
Quella mattina si era alzata assai presto, quando ancora non albeggiava, e dopo le abluzioni aveva preso il solito caffè, d'orzo però, come le aveva consigliato il medico a causa dei disturbi del suo cuore; più che un malanno era un fastidio, un'aritmia ricorrente che le metteva affanno.
Il giorno prima aveva lavorato a lungo, preparato la camera degli ospiti, armeggiato in cucina per preparare quei piatti che a sua figlia piacevano tanto e questo perché lei e il marito sarebbero arrivati con il nipotino all'indomani. Non la vedeva da un anno, perché Livia, così si chiamava, da quando si era sposata si era trasferita con il marito negli Stati Uniti, dove lui lavorava in un laboratorio di ricerche. I contatti, se pur telefonici, erano frequenti, ma rivederla era tutta un'altra cosa.
Nell'attesa, quindi, le era venuta l'idea di fare un salto in soffitta a fare un po' d'ordine.
Mise da una parte una gran quantità di giornali ammuffiti, poi passò a un'altra cassapanca, l'aprì e sotto una patina di polvere vide una grossa agenda. Avvertì una forte palpitazione, la prese subito in mano e rimase a contemplarla: sul dorso era impresso l'anno 1938.
Aveva sempre avuto la passione di tenere un diario, ma aveva conservato solo quello e lei sapeva bene il perché. Con mani tremanti iniziò a sfogliarla fino a quando arrivò al 10 aprile; si aggiustò gli occhiali e si mise a leggere.

"Oggi ho compiuto gli anni; c'è stata una grande festa in famiglia e il papà ha comprato una torta con 20 candeline. Mi sono emozionata e anche commossa: sono venute tutte le mie migliori amiche e c'era anche lui, Stefano. Mentre tagliavo la torta, ho visto che mi sorrideva. Quanto è bello, non è un uomo, ma un sogno; potrò mai aspirare un giorno a essere prescelta da lui per essere sua moglie? Io credo proprio di amarlo, ma lui amerà me? Quel sorriso può significare tante cose, anche un semplice cenno di amicizia.
Abbiamo mangiato la torta, ma io non ho avuto occhi che per lui. Penso che se ne sia accorto, perché a un certo punto mi si è avvicinato e mi ha detto - Buona, veramente buona Maria; una gran bella torta, degna di una gran bella ragazza.
Credo di essere arrossita, ma quelle parole mi hanno inebriato, più del bicchierino di spumante che mi sono sforzata di bere.
Poi ho aperto i regali e mano a mano che mi passavano i pacchetti attendevo ansiosa quello di Stefano e quando è arrivato ho sciolto quasi tremando il nodo del pacco che piccolo non era, e infatti c'era dentro un disco.

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