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Invisibile

Nascondendo il viso dalla gente che le passava accanto, continuava timidamente la sua camminata per la strada ben conosciuta. Sentiva il sudore che scorreva per la sua fronte e bruciava i suoi occhi, ma continuava a tremare. Doveva andare più in fretta, sentiva il desiderio che la costringeva quasi a correre, ma non lo faceva, non doveva attrarre l’attenzione. Doveva essere invisibile, passare come un’ombra, trasformarsi in uno scuro “déjà vu” che sarebbe stato dimenticato nel momento in cui fosse stato visto. Voleva essere invisibile. Non voleva che la gente notasse le sue mani tremanti, i cerchi scuri intorno ai suoi occhi, la pelle pallida come a uno spettro. Non voleva che vedessero i segni sul suo corpo, la tristezza nei suoi occhi, il dolore nel suo cuore. Voleva essere sola. Ed era proprio la solitudine che l’aveva trasformata in questa lontana somiglianza a persona e la faceva affrettarsi, la faceva correre, per raggiungere più velocemente il suo scopo, per essere libera. Tante volte voleva andare via, andare da qualche parte dove nessuno la conosceva, con posti che non aveva mai visto, dove poteva cominciare da capo, inventarsi un nuovo passato e crearsi un nuovo futuro. Ma non ci aveva mai provato. “Tu sei debole, sei inutile… sei invisibile!” urlava una voce nella sua testa, e lei sapeva che aveva ragione. Non sarebbe mai riuscita, indipendentemente da dove fosse, non sarebbe mai stata qualcosa di più di quello che già era… un nulla. Aveva ormai rinunciato a cercare una via d’uscita, una parola calorosa o qualcuno che la capisse. Le piccole serpeggianti stradine erano diventate la sua casa, il buio?" la sua protezione, la solitudine?" il suo unico amico. Da tanto tempo aveva smesso di credere nelle favole con il loro “… e vissero, per sempre, felici e contenti.”, non ricordava nemmeno cosa significava sognare e i suoi ricordi erano diventate coincidenze casuali di facce, voci e posti che voleva dimenticare. Le sue lacrime si mescolavano col sudore, la strada, sulla quale camminava, diventava sempre più buia e annebbiata. Doveva andare più veloce.

Voleva fuggire.

E lo faceva.

Ogni volta che sentiva il magico liquido scorrere per le sue vene, mescolarsi con il suo sangue, sottoporre la sua coscienza, il suo corpo. Lei correva, si nascondeva, spariva. Senza neanche muoversi. E adesso desiderava farlo ancora, annegare in quella pace, che la portava a posti lontani, bellissimi, provare quella felicità che non cercava parole, sentire la sicurezza che non aveva bisogno di compagnia. Essere se stessa, scappare da se stessa, trovare se stessa. Voleva essere libera.

Senza perdere tempo si nascose in un angolo a caso, dietro un palazzo a caso, avvolse la manica della maglietta, da tanto persa il proprio colore, tirò fuori il laccio di una scarpa e lo legò, stringendo quanto poteva, un po’ sopra il gomito.

E fuggì.
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“Oggi è stato trovato il corpo di una ragazza sedicenne, vicino al parcheggio di via…. Il corpo è stato trovato circa sette ore dopo la morte. L’autopsia ha confermato che la causa è iperdosaggio di eroina, ma sul corpo si vedono chiaramente segni di violenza sistemica. Non sono stati trovati documenti, nè richieste di ricerca, che corrispondessero alla descrizione della ragazza. La sua identità è ancora ignota…”.

 

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