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Piccola favola natalizia

Si avvicinava il Natale. Le vetrine dei negozi mostravano, sotto luci abbaglianti, alcune vestiti eleganti, altre cibi ricercati ed altre ancora giocattoli di tutti i tipi, da quelli elettronici a quelli di legno dipinto, come il bel cavallino a dondolo.

Roberto era fermo con la mamma davanti ad una vetrina dove troneggiava una grande macchina da corsa dotata di telecomando. Roberto guardò la mamma e le chiese: "Che dici? Se chiedo a Gesù Bambino di portarmi quella macchina, mi accontenterà?" La mamma sorrise e rispose: "Tu provaci. Poi vedremo!". Roberto sperava, sperava. La notte sognava la grande macchina rossa e la mattina, quando si svegliava, pregava Gesù Bambino. I giorni passavano e le strade diventavano sempre più affollate e luminose perché c'erano appese, da un capo all'altro, lampadine di tutti i colori che formavano abeti, stelle e ghirlande.
Intanto Roberto aveva allestito, con l'aiuto del papà, un grande albero di Natale molto originale. Era stato realizzato con tanti rami di quercia che il papà aveva uniti, con molta bravura, a forma di abete. Con i grandi pupazzi che risalivano addirittura ai bisnonni di Roberto avevano fatto, tutta la famiglia insieme, anche un Presepe., Ai piedi dell'albero, dopo qualche giorno, comparvero i doni tra i quali uno scatolone con dei buchi su tutti i lati.
Quando venne il momento di aprire i pacchi, il papà trovò uno strumento per lavorare il legno, la sorellina di Roberto una bella bambola di pezza con i capelli di lana, biondi e la mamma una collana di conchiglie marine. Roberto aveva aspettato ad aprire il suo pacco per prolungare la gioiosa attesa. Era sicuro di trovare la macchina. Alla fine lo aprì. La macchina non c'era! In fondo allo scatolone c'era un cagnolino che dormiva tranquillo. Aveva un collare nel quale era infilata una busta. Roberto, deluso, aprì la busta e, nel foglio che conteneva, lesse: " Caro Roberto, la macchina era troppo costosa ed io dovevo comprare tanto cibo per molti, molti bambini che altrimenti sarebbero morti di fame. Ne sono già morti tanti! Il mio cuore è triste ma ho voluto regalarti un amico che ti farà compagnia. Ti abbraccio. Gesù Bambino."
In quel momento il cagnolino, un cucciolo, si svegliò e abbaiò piano. Roberto lo prese in braccio mentre le lacrime gli sgorgavano dagli occhi. Non erano lacrime di delusione, ma di commozione. Prese la lettera, la baciò e la ripose nel cassetto della sua scivania.

 

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