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I fantasmi del passato.

Mattina presto.
Malgrado non ne avesse più bisogno non riusciva a svegliarsi più tardi delle 7.
Mancanza di bisogno di sonno o indotto senso di responsabilità?
Se lo era chiesto tante volte; senza risposta, come tante altre domande.
Un’occhiata alla stanza, sempre la stessa.
Sorrise pensando al disordine che regnava nella sua casa.
Malgrado tutti i buoni propositi nessuno aveva come dono quello dell’ordine.
Una famiglia tutto genio e sregolatezza, pensò dirigendosi verso la cucina per prepararsi il primo caffè della giornata.
In una mattina simile di molti anni prima si era trovato davanti alla prima vera responsabilità della sua vita: comunicare la morte del fratello più piccolo al fratello superstite.
Lo aveva incaricato la zia da cui erano stati mandati la sera prima.
Una telefonata durante l’ora di cena.
I genitori che scappavano e gli lasciavano confuse istruzioni, l’arrivo dei nonni, una seconda telefonata che aveva fatto stare male il nonno, la corsa alla ricerca di una medicina per il cuore.
In quel momento aveva realizzato che il più piccolo della famiglia era morto.
Il trasferimento dalla zia e quella strana sensazione…… doveva sembrare tutto normale.
Passata la notte e arrivata la luce del giorno però il mistero doveva però essere svelato.
Era stato scelto lui. Non gli sembrava possibile. Ancora non aveva inteso cosa volesse dire MORIRE e doveva comunicarlo al fratello.
Lo aveva fatto. Aveva immaginato pianti, disperazione, recriminazioni. Invece nulla. Aveva continuato a giocare al piccolo flipper di plastica rispondendo un semplice “lo so’.
Come tante altre volte si trovò a pensare se e quanto questo lutto avesse modificato la sua vita.
Ma la caffettiera cominciava a borbottare.
Si versò un’abbondante dose nella grande tazza e prese a sorseggiare la bevanda bollente.
Una volta la prima tazza di caffè era necessaria per accendere la prima sigaretta della giornata.
Da tempo aveva smesso. Era una cosa della quale andava orgoglioso.
Liberarsi da una schiavitù.
Purtroppo in una vita le schiavitù sono tante….
La giornata poteva dirsi iniziata. Aveva da continuare lo scavo.
Nei due giorni precedenti aveva lavorato con impegno, ormai la buca era profonda quaranta centimetri, sessanta la larghezza e due metri l’altezza.
Il suo progetto prevedeva di arrivare ad almeno un metro di profondità.
Ci sarebbero volute almeno altre tre-quattro giornate di lavoro. Aveva tempo.
Quante volte aveva scavato quel terreno!

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1 commenti:

  • Anonimo il 21/07/2009 22:10
    Interessante davvero bella. peccato che finisce subito!!

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