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Jack

Non aveva mai sopportato il fastidio generato dal sudore. Quella nauseante, repellente e putrida sensazione capace di assalire non solo l’olfatto ma l’intero corpo rendendolo un singolare insaccato avvolto a doppia mandata in un’impercettibile ma inossidabile membrana di cellophan.
Da sempre era così…. anche quando combatteva. Poteva sopportare lo zampillare di schizzi di sangue che rendeva un acceso mosaico il tappeto dello spectrum, ossa fracassate dal martellare incessante dei colpi avversari, interventi al sopracciglio eseguiti senza anestesia da un manager di quarto ordine…. ma non il sudore. Era una costante: trascorsi un paio di minuti dal gong di inizio round la sua mente spostava l’obiettivo dalla miglior tattica per far saltare i pochi denti rimasti al malcapitato di turno alla rigenerante freschezza prodotta dallo scroscio di acqua gelata che l’uomo dell’angolo avrebbe provveduto a scaraventargli contro non appena avesse preso posto sul vecchio sgabello che lo attendeva come un amico.
Quando l’acre odore del sangue si congiungeva al fetido esalare delle ghiandole sudorifere il “mastino del minnesota” rientrava mesto nella sua cuccia lasciando il passo ad un carlino impaurito dagli stanchi colpi di giornale assestati dal padrone annoiato.
Il suo limite era conosciuto anche dagli avversari…. Avevano un solo motto:resistere stoicamente ai primi giri di lancetta. Coprirsi dagli atomici ganci sinistri del mastino per poi applicargli la museruola e rispedirlo dritto dritto al canile. Purtroppo per loro nella maggior parte dei casi i due minuti erano talmente lunghi da risvegliarsi il mattino seguente in una buia stanza di ospedale con un’anziana e goffa infermiera pronta a servire pessime razioni di brodo e purea.
Il sottofondo del pubblico in delirio e il tonfo sordo del corpo esanime dell’avversario accompagnarono il mastino alla galleria che conduce dritta al titolo del mondo.
Il resto è storia e, nuovamente nonché inesorabilmente, sudore…. non generato dalla danza incessante che il pugile sfoggia fiero sul quadrato ma dal terrore. Terrore che aleggia in un grigio antro sottostante una vecchia sala da biliardo in periferia, terrore plasmato dalle mani di ignobili sicari esecutori di ordini della malavita organizzata, terrore che lega le sua membra al pari della corda consunta capace di costringerlo ad uno scalcinato sgabello.
Tutto per quell’incontro: titolo in palio e mastino costretto ad andare giù alla quinta. Non una richiesta ma un ordine di Sonnie…. ed a Sonnie non si poteva disobbedire.
Ma l’orgoglio di un vero pugile è inevitabile quanto la morte stessa. D’altronde il pugilato è uno sport mefistofelico: si combatte per uccidere ed ogni dannata volta che si indossano guantoni e paradenti la posta scommessa è la vita. Poco conta se l’ultimo sospiro esala sul palcoscenico del madison o in una squallida cantina annidiata da ratti. Vivere o morire, lottare o ritirarsi…Un boxer esiste in funzione della morte e muore dopo aver portato al limite la vita.
Di fronte a sè la cintura di campione del mondo sepolta dalla polvere ed una vecchia tavola da macellaio consunta dal tempo e dal grasso…. Gli occhi stanchi vennero accecati dalla scintillante lama del rasoio che, candida e quasi innocente, donava alla sua gola una fredda carezza di morte, ma ultimo pensiero trascurò il senso del trapasso:”Maledizione ancora questo dannato sudore…”

 

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1 commenti:

  • Anonimo il 29/03/2009 10:39
    Devo savvero farti i complimenti... particolare e splendidamente scritto... ho adorato la scelta dei vocaboli... bravissimo.