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il Ragno

1

- Vieni su ad aiutarmi!
Giovanni levò lo sguardo dalla tavoletta di cioccolato che stava divorando con gusto alla finestra della mansarda. Da quel piccolo oblò la faccia di suo padre sporgeva in fuori seria e sudata; gli ricordava tanto la testa di uno dei cinghiali imbalsamato che aveva il nonno nella casa ad Aosta; gli venne da ridere ad un simile accostamento. 
- Allora, ti decidi a salire?
- Si, si. Papà, arrivo.
Si mise in bocca il restante pezzo di cioccolata ed entrò in casa sbuffando. Così come ogni anno erano iniziate le terribili grandi pulizie, suo padre da buon ex Marines del San Marco aveva preparato per bene il “piano di battaglia”; sveglia all’alba e sgobbare sino al tramonto. In compenso però i pasti erano ricchi e abbondanti. Salendo al piano di sopra si domandava com’era possibile ammassare in soffitta ogni sorta di cianfrusaglia, scatolame e ferrovecchio che il padre poteva ritenere utile per un futuro riutilizzo. Proposito che puntualmente ogni anno era smentito giacché tutta quella roba finiva inesorabilmente nel camion del vecchio Vannucci, soprannominato da tutti “Drehermen” per la sua passione per la birra, con destinazione la discarica comunale. Non era meglio buttare subito via quella roba inutile invece di ammassarla?
Ovviamente no, secondo la filosofia del padre “Tutto può essere utile!”; si, buonanotte!
A tali condizioni non poteva che fare come Garibaldi rivolgendosi al re: “Obbedisco!”.

2

Fasci di luce trasversali filtravano immobili dai lucernai aperti illuminando le nubi di polvere che vorticavano per aria, simile a microscopici coriandoli bianchi che precipitavano a terra. In quella luminescenza spiccano le impolverate superfici d’infinite scatole accatastate una sull’altra, vecchi mobili, e chissà che altro. I giochi chiaroscuri che rendono più tenebrosi gli angoli di buio e conferiscono argentei riflessi ai filamenti delle tante ragnatele. Giovanni le osservò immobile pensando che non n’aveva mai visto così tante tutte assieme. Sorrise all’idea che il suo valoroso padre temeva mortalmente quelle innocue bestioline, misteri della natura umana! Evocando a se tutta la mitica pazienza degli avi iniziò a trafficare con le decine scatole che ingombravano la mansarda. La disposizione era semplice: quelli già ispezionati dal padre si trovavno addossate al muro, tutte le altre andavano portate sulla terrazza nel retro. Lì, per mezzo di uno scivolo, venivano fatte scendere dentro il cassone del Iveco. In fondo alla mansarda notò che la porta del terrazzo era spalancata, da fuori le voci di suo padre Augusto e del Vannucci giungevano incomprensibili; si avvicinò incuriosito. Fuori suo padre depositava cautamente scatole e scatolette sul lucente scivolo, osservandole scorrere giù verso il cassone del Iveco. Lì il Vannucci si esibiva in plastiche prese da vero portiere di serie A, afferrando al volo le scatole, alternando una chicchera con Augusto ad un sorso dell’immancabile Dreher. Ovviamente i discorsi riguardavano il loro passato nella marina, di quanto erano stati bravi e forti ai loro tempi. Sembrava quasi di sentire i racconti di due reduci dal Vietnam!

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2 commenti:

  • Matteo Barbarossa il 07/05/2010 12:15
    Complimenti! Davvero un bel racconto! E pensare che a me i ragni sono sempre piaciuti...

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