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Il gelo nel cuore

DEB non aveva chiuso occhio per tutta la notte, non per via del vento o del cane che a tratti udiva abbaiare nel cortile. Non c’ era da aspettarselo, dal momento che amava il tepore delle coperte e sprofondava nel sonno con facilità, per tutto il giorno era stata in preda ad una strana inquietudine, senza saperne il perché, come accade di solito ai sensitivi, quando intuiscono le emozioni ma non il senso di ciò che sta per accadere. Il padre non era ancora rientrato, la madre, rinchiusa nella camera a fianco, senza sosta la percorreva da un capo all’ altro. “ Dovrei andare da lei per chiederle che cosa sta succedendo” ?" si chiedeva Deb- “ ma lei è così gelida, meglio di no”- si diede una risposta- “ Forse con un po’ di coraggio, magari con la scusa di un caschet, così potrei chiedere di papà”- continuava a pensare, in un turbinio di incertezze, che l’ assalivano ogniqualvolta si affacciava la necessità di un chiarimento in famiglia. Non ebbe poi il coraggio di affrontare la madre, un’ enorme impresa?"“ Che se la sbrighino fra loro” concluse, tirando un respiro di sollievo e sigillando così la sua giornata.

Il mattino seguente Torneville era illuminata dal sole, un sole che non bastava però a dissolvere l’ umidità nei prati e nei viali. Deb si levò alla solita ora, aprì le tende opache, diede un’ occhiata fuori, indossò i suoi soliti pantaloni grigio-antracite, larghi e cascanti, il golfino traforato e scuro. Le ciocche blu disegnavano un’ ombra dolce sul viso, gli occhi erano cerchiati da un alone di matita, era bella, anche se non glielo avevano mai detto. Prese la borsa per uscire, prima di chiudere la porta diede un’ ultima occhiata alle pareti della camera, verde acqua, si compiacque dei grattacieli blu che lei stessa aveva dipinto, la sua passione per l’ arte emergeva entro quelle pareti.
“ Sei già pronta Deb? ”- risuonò la voce di Ann dal tinello “ Sì, dov’è papà? ” “ Non è ancora rientrato”- “ È di nuova dalla zia? ”- “ Forse” ?" “ Sicuro, a che ora torna? ” “Non so”- “ Ha telefonato, ha lasciato un messaggio, un biglietto? ” “NO”-
Deb uscì, e immediatamente i suoi pensieri cambiarono rotta.
Il padre, Sean, era tornato alle prime luci dell’ alba, non lo faceva da tempo, erano trascorsi due anni dalla sua ultima sbronza che gli costò un mese lontano da casa. Era stato respinto e buttato fuori da Ann, fu costretto a chiedere asilo a Emmy, la sorella maggiore, vedova da alcuni anni. Emmy lo accolse in casa, anche se ciò le comportava un aggravio di spese, data la passione di Sean per l’ alcool e il gioco, ma Dio li aveva uniti per sempre e non solo attraverso un legame di sangue. Litigavano spesso, a volte si picchiavano e poi facevano pace, quasi come due teneri amanti. Durante una delle tante sere passate al pub, si ritrovò ubriaco in un viottolo, aveva voglia di pisciare, chissà come mai in queste situazioni si trascinava nei quartieri popolari dove abitava la sua cara amica Polly. Quella sera l’ attrasse a sé con tutta la forza brutale che possedeva nelle braccia e che l’ alcool non aveva ancora assopito, l’ umidità di quella casa si appiccicò nei loro volti, lui non l’ aveva mai desiderata come quella notte, e Polly cedeva con maliarda lucidità ai suoi spasimi e sapeva come spennarlo.

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1 commenti:

  • Anonimo il 18/10/2009 23:14
    Bel racconto, nasconde però una realtà che temo sia abbastanza estesa... il mercato del sesso che non risparmia e come in questo racconto, uccide chi non ha la forza di lottare...
    Tristissimo e tra le righe, troppo reale!!

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