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Io il ciclope

Son quì in questo angolo di città in attesa di un incontro di lavoro.
Col pensiero non piglio pulci.
I miei occhi si fanno palle fisse come quelle d'un biliardo dove nessuno gioca.
E lo vedo il problema.
Tutto sgraziato nei movimenti da arboricolo, i lineamenti esagerati come una caricatura, nero.
Risento la voce della Bianchina, nonna materna e dannatamente toscana:

" Il mi ricordo come foss'ieri, che quei sciagurati malfattori dei tedeschi, se l'erano iti, topon toponi, avevano da poco amazzato le donne e i cittini di Civitella, e se la svignavano che c'erano gli americani che bombardavano persino i pollai. I "liberatori"! Liberatori una sega! Appena arrivati mollavano i neri dell'africa come si da il lascio ai cani da cinghiale, e questi via a guastà gonnelle con le buone o con le cattive. Persino a me avevano puntato, la da sola in mezzo al campo e per fortuna che il mi Guido era dietro l'arginello del'Esse, con la vanga, che quando s'affacciò i due africani, tela a gambe levate. La mi cognata invece due mesi d'ospedale, come l'Adele del cencio, la zi Teresa, ci fu anche una morta a Sinalunga."

Ripenso a mia madre al tempo della mia infanzia che mi sgridava:

" non la mangiare quella robbaccia di cingomma che la fanno con i calli dei negri!"

È difficile rimuovere i ricordi atavici dei pirati saraceni cosi detti "Mori"che usavano la violenza più assoluta alle terre d'Italia, tenendo conto che gli ultimi episodi si ebbero ancora in età post-napoleonica.

So che il settanta per cento dei nuovi neri che cirolano in Italia sono dediti al malaffare.
La loro presenza comunica decadenza, americanizzazione nel senso più deteriore.
Ho visto Nairobi e le sue plaghe di indolenza miserabile, esseri privi di radici vere e di identità che non sia la consuetudine arrogante della sopravivenza.
Nella mia mente il mio mondo, nella sua perfezione ed armonia che comprende anche il male, la presenza di questi fantasmi neri come faville di un incendio lontano, del quale non mi interessa capirne la causa, questi fantasmi, dicevo, sono come graffi sulla mia visione del "mio" mondo.
Mi addolcisco quando scopro in alcuni di loro la latina italianità, una soffice nobiltà popolare che li rende partecipi e non distruttivi al mio vedere, ma comunque rimango inquieto e a disagio.

Gli islamici? Non ne capisco la presenza nelle nostre terre, sono una presenza assolutamente contronatura ed inconciliabile, disarmonica e pericolosa come un serpe del deserto che non pensa ad altro che mordere prima o poi. Li preferisco nemici ma fuori di qui, dalla mia metafisica.
Ho aperto un atlante storico e guardo con nostalgia luoghi come Lepanto, Poitiers, Granada, Vienna...
San Giorgio dorme e il drago orina per i luoghi della bella Europa.

 

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