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Di quando costrinsero il Santo a fare il miracolo

A lenti passi i fedeli guadagnavano l'ingresso del Duomo, all'interno il vescovo di Milano attendeva la folla, affinché il Martire rinnovasse l'annuale miracolo per il suo popolo.
Sotto l'altare, più in basso del crocifisso insanguinato di Cristo, faceva bella mostra il corpo incorrotto del Santo, allocato dentro una bara di vetro non in posizione orizzontale come comunemente si usa fare, ma in posizione verticale sopra un piedistallo alto cinquanta centimetri, perché fosse maggiormente visibile agli occhi della gente, ciò per espresso desiderio dell'Unto che prima di morire aveva confidato ad un intimo i suoi ultimi voleri.
Sì perché nella vita terrena l'uomo in questione, pur essendo un uomo virtuoso, aveva sofferto del complesso della bassezza e desiderava quindi che nella seconda vita ci fosse il pieno riscatto.
Quando i fedeli presero posto, il Vescovo iniziò con enfasi a ricordare le gesta del Martire: ed eccolo vestito di bianco intrattenersi con un folto gruppo di prostitute, poi vestito d'azzurro parlare a politici ed imprenditori, poi ancora a intavolare negoziati con gli alti prelati della Chiesa cattolica, incessantemente come la goccia che scava la roccia, tutto per il Regno di Dio, senza mai guadagnarci un centesimo di euro, senza mai godere il benché minimo piacere.
Il popolo del Santo ascoltava composto, ordinato, silenzioso, con aria distaccata, ben sapendo che l'omelia del Vescovo doveva ancora entrare nel vivo.
Ed ecco all'improvviso il guizzo del prelato: "Fratelli e sorelle ma ricordate i miracoli che fece il nostro Martire quando era ancora in vita? Ricordate le promesse che mantenne a tutti noi! Gli attentati che subì ad apera di persone malvagie, invidiose della sua Santità? Fratelli e sorelle siamo qui riuniti non solo per ricordare l'uomo dalle eccezionali virtù cristiane, ma per rievocare la frase che il Profeta pronunciò dopo che esalò l'ultimo sospiro. Egli nulla pretese per se stesso, ma timidamente chiese a Dio l'accesso al Paradiso e la custodia delle sue porte con un sospirato "Mi consenta!"
Fu allora che nella balisica ci fu l'apoteosi. La gente come invasata lo vedeva dovunque, chi sentiva la sua voce, altri sentivano la sua mano, poi il popolo dell'Unto d'improvviso cominciò a cantare: Mi consenta! Mi consenta! Mi consenta!
Ciascuno voleva il proprio pezzo di Paradiso, Vescovo compreso.
Poi il prelato riportò l'ordine e i fedeli iniziarono ad invocare il suo nome affinché il Martire ripetesse quel miracoloso "Mi consenta" detto appena morto quel 29 settembre di dieci anni prima.
E alle ore 19, 47 del 29 settembre davanti ai suoi fedeli, il Santo illuminato dai potenti riflettori con un sorriso e con timida dolcezza chiese: Mi consenta!

 

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4 commenti:

  • Fabio Mancini il 02/01/2010 21:09
    Ciao, Giacomo. Forse ci vorrebbe l'intervento di un esorcista, o di uno sciamano per librarci di un personaggio che ha nella mente solo i suoi folcloristici miracoli. Un caro saluto, Fabio.
  • Anonimo il 02/01/2010 10:37
    Bel racconto... bella idea... mi ha messo di buon umore quando invece avrei dovuto piangere. Ma i cattolici osservanti cosa ne pensano di questo racconto? Forza... liberatevi!!!
  • Antonietta Mennitti il 18/12/2009 15:53
    Piaciuta Fabio!
  • Anonimo il 17/12/2009 21:45
    la cosa divertente è che ogni volta lo vedo in tv a tessersi le lodi, dico sempre "Santo, subito".
    Bel racconto Fabio, divertentee.. mi consenta, ironico al punto giusto

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