racconti » Racconti brevi » La via battuta
La via battuta
Quella mattina Leon scese al piano inferiore e bussò alla porta del proprietario della palazzina.
- Buongiorno...
- Ah, pensavo proprio a lei! - lo interruppe l'uomo aprendo la porta; un corvo gli stava dritto sopra la spalla, e dava colpi di becco, puntandogli il lobo dell'orecchio.
- Venghi non fazzi complimenti - parlò rauco il corvo.
- Sono venuto venderle l'altra metà - disse Leon entrando nell'appartamento.
- Venghi, venghi...
- Testa di cazzo piantala - sbraitò l'uomo scuotendo la spalla sinistra; poi chiuse la porta dietro di se.
Nell'appartamento stagnava un forte odore di burro fritto e resti di portacenere.
- Sì, sì... per cortesia, prenda posto.
L'uomo con il corvo sulla spalla prese a camminare su e giù sul tappeto sporco. Leon si sedette in una poltrona e li guardò.
- E poi - continuò insicuro Leon - è la metà migliore.
- Possibile - disse l'uomo fermandosi e prese a sua volta posto in una poltrona di fronte a Leon: - ma non sono interessato.
- Ma come! - esclamò Leon balzando in pedi.
- Si sieda! - Il corvo aprì di scatto un'ala per mantenersi in equilibrio. Leon si lasciò ricadere sulla poltrona.
- Anzitutto - proseguì l'uomo con un'espressione bonaria - le consiglio vivamente di tenerla...
- Ma sono qui per cederla.
- Non mi interrompa! - continuò l'uomo con tono severo - le rimane metà, e la metà che mi ha venduto non riesco a rifilarla a nessuno! Le propongo di riprendersela; anche tutta di un pezzo vale poco, ma almeno lei avrà un'anima completa, è pur sempre qualcosa.
- Non mi serve, non la voglio... pensavo di rendervela per l'affitto dei prossimi sei mesi.
- Sei mesi?
- Zei mesi?
- Testa di cazzo, zitto!
- Sei mesi, certo - ripeté Leon, sentendo una fitta al cuore.
- Le posso dare tre mesi.
- Vi prego signor...
- Tre mesi è tutto quello che posso fare. Tre mesi!
- In questa metà c'è la parte migliore, la parte migliore di me - insistette Leon.
- Vale meno dell'altra metà.
- Mi servono sei mesi, la supplico, mi lasci almeno che ve la mostri.
- So già di cosa si tratta, bimbo.
- È tutta bella, è... è un raggio di luce in un bosco, il riflesso indistinto di un filo d'erba, una foglia accarezzata dal vento... e, e io non so che cosa farmene. Leon si mise a singhiozzare e si coprì il volto con le mani.
- L'hai detto figliolo, anche a me non interessa; non ci si può fare proprio niente.
- La voio profare, la voio! - gracchiò il corvo.
- Testa di cazzo, zitto!
- La voio profare!
- Zitto!
- La voio!
- Merda! pennuto del cazzo, un giorno o l'altro mi stacchi l'orecchio!
La cornacchia si era messa a volare nella stanza:
- La voio profare!
- È impazzito! Vieni giù pirla!
- La voio profare!
- Vieni cristo!
L'uccello ritornò a posarsi sulla spalla dell'uomo: - Beh, quella cosa delle foglie e dell'erba... ti piace neh? - commentò l'uomo strofinando il suo naso il becco del corvo mentre quello sollevava alternativamente le zampette.
- Senta, non perché mi ha convinto, ma sembra che al mio uccellaccio piaccia la cosa.
- Sì... allora?
- Le do sei mesi dunque.
L'uccello nero preso dall'eccitazione cagò uno sberleffo bianco sulla spalla.
12
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
1 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
- apprezzato... complimenti.
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0