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Duemilacentoottanta

Jim entrò nel bar, dove una luce soffusa creava un atmosfera un po' noir che ricordava alcuni vecchi film che trasmettevano ancora negli anni immediatamente successivi al 2000 e che ormai erano del tutto spariti o al massimo potevano trovarsi nella cineteca di qualche appassionato. Sulla destra c'era un ragazzino con un caschetto della realtà virtuale con gli occhi sbarrati e lo sguardo assente, doveva essere un cyber-dipendente cronico giunto all'ultimo stadio, la gente lo ignorava perché capiva che probabilmente non sarebbe arrivato alla fine del mese, l'unico nervoso sembrava l'uomo dietro il bancone che doveva essere il padrone del bar e non un semplice impiegato. Di certo i suoi timori nascevano dal fatto che se il cervello di quel ragazzo fosse esploso prima che qualcuno fosse venuto a prenderlo gli sarebbe toccato chiudere l'esercizio e chiamare una squadra di pulizia per togliere i frammenti di materia grigia che si sarebbero sparsi ovunque.
Jim lo ignorò e arrivo dritto sino al bancone e ordinò birra lunare ad alta fermentazione, una chicca che solo in quel dannato satellite riuscivano a fare.
non appena ebbe il suo bicchiere tra le mani sorrise e lo tirò giù tutto d'un fiato, poi prese una foto che doveva avere per lo meno 80'anni visto che era bidimensionale e poteva guardarsi da un lato solo e non come le foto di nuova generazione che catturavano fronte e retro e sembravano uscire dalla carta. la foto raffigurava il pianeta terra, doveva essere tra le ultime scattate. forse durante la grande fuga, visto che il pianeta appariva già contaminato dalla nube tossica che lo aveva reso inabitabile.
Jim guardò la foto per un po, poi pianse e disse: "come abbiamo potuto, come dannazione abbiamo potuto?".

 

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2 commenti:

  • laura cuppone il 22/06/2010 15:59
    un futuro riassunto in poche inequivocabili righe...
    un futuro di malinconica nostalgia
    per una terra ancora viva.. anche se.. bi-dimensionale...
    piaciuto!!
    Lau
  • Guido Ingenito il 22/06/2010 01:44
    a parte qualche piccolo refuso (sono un rompiscatole) un bel raccontino, carico di potenza emotiva.

    Guido

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