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La carismatica cuoca di Casa Rodella
Seconda delle cinque leggende metropolitane (altre sono: "Il neonato"; "La curva del risveglio"; "L'uncino" e "Dolomiten Hotel") tratte dalla serie "Il Pozzo senza fondo"; anche questa vicenda è ulteriormente arricchita con tratti colmi di suspense create dall'autore.
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Giacomo Algide Rodella veniva informato da sua moglie Mirella che la ditta dello zio paterno, "Atlantic Market", si sarebbe fatta promotrice di una festa per il cinquantesimo dalla sua fondazione. La sera del grande avvenimento, la loro baby sitter abituale aveva un impegno e non poteva occuparsi del loro bambino, che aveva pressappoco un anno di età.
La signora Annunciata, cuoca dei Rodella, afferrata la notizia negativa circa la presenza della baby sitter, si fece avanti: propose ai suoi datori la disponibilità di assistere il bambino anche sino a notte fonda. I Rodella, sorpresi, commossi e grati alla loro cuoca che da oltre dieci anni gestiva e realizzava gustosi piatti, le promisero un extra stratosferico da aggiungere al salario.
Annunciata era originaria del Lesotho, trasferitasi giovane in Italia in cerca di fortuna. Dopo avere servito in otto ristoranti, i Rodella la individuarono come la miglior cuoca africana e la vollero con sé perché i suoi pranzi deliziavano il loro palato. Una volta assunta le fu dato un nome italiano e un monolocale dal magnate della catena dei supermercati, appunto lo zio di Mirella. Annunciata non aveva mai avuto dei contatti diretti con persone bianche e sentiva per la prima volta sulla propria pelle i pregiudizi e la presunzione della maggior parte dei bianchi nei confronti dei neri. La sorella maggiore di Mirella, una volta, offese la dignità di Annunciata e la discriminò per il semplice fatto che la sua pelle aveva un colore differente.
La festa al castello Bonoris, in quel di Montichiari, ebbe inizio con un sontuoso banchetto al quale, però, il patron non prese parte, com'è naturale, dovendo proprio lui essere l'attrattiva della serata. Poi, cominciarono a giungere gli invitati al trattenimento musicale, che vennero ricevuti nell'enorme salone del piano inferiore. Verso le ore ventidue, tutti i posti preordinati erano occupati.
Durante lo spettacolo avvenne un imprevisto. La signora Mirella provò un malessere; sentiva di dover rincasare. Il marito s'infuriò, perché era da molto tempo che non uscivano insieme da soli, da quando avevano avuto il primogenito. Di fronte all'insistenza e caparbietà della moglie era costretto a riaccompagnarla.
"Non mi va a fagiolo un uomo che non ammette quello che desidera la donna!", reclamò Mirella.
Non appena arrivarono in casa, Mirella, spinta da un inspiegabile istinto, si precipitò in cucina. Vide la prediletta cuoca che, dopo aver disposto il bambino su un piatto con del rosmarino, maggiorana e altri aromi, lo stava infornando per cuocerlo a puntino.
Giacomo Algide pensò che era arrivato giusto in tempo e... quale ben più di un ringraziamento alla moglie colpita da un'indisposizione alla festa?
Annunciata, stupefatta e indignata della presenza dei datori, stava per avventarsi sull'uomo come un toro. Egli finse d'attendere lo scontro, ma all'ultimo si scansò e la negra gli passò accanto come un razzo, superandolo di un metro prima di accennare a girarsi. Giacomo Algide afferrò il bollitore e con esso colpì l'africana in mezzo alla fronte.
Fulminata, Annunciata fece due passi avanti, cadde sul pavimento, perdendo sangue dal naso. La coppia si prodigò alla salvaguardia del figlio già insozzato dagli unguenti come olio d'oliva, salsa di pere e "pommarola".
"Chiamo la polizia che venga ad arrestare la nostra cuoca cannibale!", sogghignò l'uomo.
"Non mi sarei mai dovuta legare sentimenti con una cuoca nera di pelle!", disse ironica la donna.
Quando lui ritornò accanto alla cuoca cannibale, i capelli gli si rizzarono in testa e, malgrado il coraggio che lo aveva reso famoso, rimase di stucco. La fronte letteralmente sfondata non le lasciava alcuna possibilità di cavarsela. Il cervello, compreso, doveva farla soffrire...
Annunciata si ricaricò di tutta la forza fisica possibile di tali e pietose condizioni. Pur incredibile l'avvenimento, la cuoca negra si rialzò in meno d'un amen. La sorpresa in lui fu agghiacciante, ma subito si destò per schivare la nuova carica della cannibale; scivolò di lato e le fece uno sgambetto spingendo con tutte le sue forze la massa compatta. La cuoca cadde di peso. L'uomo la scavalcò, le sollevò la testa e gliela sbatté contro il pavimento. Lui era infinitamente incazzato; la nequizia era la regina dentro il suo alter ego.
Un breve rantolo segnò la resa definitiva della cuoca.
Giacomo Algide si scostò, con le gambe molli. Respirò a fondo per calmare i battiti del cuore. Una larga macchia di sangue s'allargava sul pavimento ed egli capì di avere assassinato, involontariamente, la "sua" cuoca.
Mirella, non potendo credere ai propri occhi, immobile come una statua guardava il consorte, chiedendosi s'egli non avesse smarrito il senno.
"Spiegheremo tutta la vicenda agli agenti!", ansimò lui.
Vi fu un lungo silenzio, poi Mirella scoppiò in una grande risata che fece tremare il marito più di quanto avrebbe fatto un impeto di sdegno. Quando quella convulsa, ridicola risata si fu esaurita e la donna ritrovò fiato, domandò:
"Sarà vero che la polizia crederà la nostra storia? "Cuoca insospettabile da un decennio e coperta d'accuse di cannibalismo dai suoi datori di lavoro": che cosa ne pensi di questo rapporto investigativo il più probabile che possa essere trascritto?"
Giacomo Algide dovette chinare gli occhi sotto lo sguardo penetrante della moglie. Ella ne ebbe quasi compassione.
"Tentare non nuoce! Facciamo modo dar loro la nostra credibilità!"
Mirella trasalì violentemente, e impallidì:
"Parli seriamente, tesoro? Finiremo per marcire in galera da innocenti! Non potremmo salvarci in queste condizioni. Non esiste altra alternativa se non quella di far sparire il cadavere di Annunciata!"
Lo scopo della donna era quello di far scomparire il cadavere. Solo un'ora dopo il marito approvò tale decisione di lei. Portarono il corpo della negra in lavanderia; qui, lo denudarono e lo tagliuzzarono con gli arnesi da giardinaggio: il seghetto e il pennato. Fecero parti piccole ed inferiori al volume della cella frigorifera. Le pareti erano lorde di sangue fino ad altezza d'uomo. La ferocia dei coniugi Rodella toccò livelli inimmaginabili.
Giorno dopo giorno, un arto corporeo per volta, veniva sparso nei punti più vari e spesso incontrollati: nel lago, nel fiume, nel campo, nella fognatura, nella dolina, nel cassonetto, nel fondovalle,...
Più nessuno cercarono o chiesero notizie della carismatica cuoca!
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l'autore Gianmarco Dosselli ha riportato queste note sull'opera
Seconda leggenda metropolitana ispirata dalla serie letteraria "Il Pozzo senza fondo".
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- Non lontano da certi articoli di cronaca nera: raccapricciante!

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