È stato un incontro casuale. Era lì gettata chissà da quale difensore della pubblica sicurezza una medusa strappata alle braccia del suo mare, della sua vita. Non ho incontrato la Medusa mitologica: se fosse stata lei sarei stata pietrificata e salvata dalla noia che mi faceva compagnia in un pomeriggio solitario d'inizio estate al mare. Ho incontrato semplicemente una medusa;ho incontrato un pensiero.
Era lì inerte e non poteva più fare male, ed insieme alla sua carcassa c'era però un altro corpo:con lei era morto tutto quello che di lei sapevo;tutta la conoscenza che la riguardava era svanita, scomparsa
Come è fatta la sua anatomia? Di cosa si nutre? In media quanto vive? Quale è la sua bocca? Perchè ha questo colore?
Ho iniziato con un bastone ad importunarla.
Un vero sacrilegio, ma la curiosità di scoprire nuove verità , con le quali sostituire quella che era venuta a mancare poco fa sul oggetto delle mie paure, era troppo forte. Ora che era scomparso il rischio di esser da lei "ferita", irritata, infastidita, ora che l'esigenza di difendere con i denti il mio "io" non era più una priorità mi davo all'esplorazione di nuove porzioni della realtà.
Basterebbe essere laureato in biologia marina ( o al limite esser figlia di Piero Angela) per saper rispondere, ma al di là di una semplice erudizione ho scorto qualcos'altro, un pensiero:
nella dura lotta della vita dove ognuno di noi caccia i suoi specifici artigli per sopravvivere che cosa sappiamo dei nostri rivali? Oltre il male che ci può fare, il modo con cui può farlo, cosa sappiamo?
Che cosa so del mio "nemico"?
Non vivo forse una vita ai limiti della conoscenza, dove, nella fatica di difendermi da tutti e da tutto, perdo qualcosa, mi privo di qualcosa, che al di là se possa esser interessante o meno, appartiene alla realtà, alla natura delle cose?
Nel mio esser principessa volutamente calva, auto-sequestratasi nella torre, ho scoperto di essere anche una grande ignorante...:ho ignorato fino ad oggi che per aspirare ad una conoscenza multiforme bisogna mettere da parte un po' del proprio io, un po' del proprio istinto di sopravvivenza, correre il rischio di farsi anche male.