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Girotondi
Stamattina, al mio risveglio, mi ero illuso, non sentivo più lo scroscio dell'acqua ma al suo posto il sibilo del vento e qualche timido fiotto di luce solare faceva capolino tra le persiane. L'importante era che la pioggia fosse cessata, dopo una interminabile settimana, e ascoltavo il vento con sollievo pensando che avesse finalmente spazzato via anche la nebbia.
In effetti, alla mia prima uscita di casa, la situazione meteorologica era decisamente cambiata con la colonnina del termometro che segnava solo quattro gradi, si riusciva finalmente a respirare un'aria più asciutta. Il freddo, però, dopo una mezz'ora ha consigliato un subitaneo rientro, diamine è anormale un freddo così fuori stagione, ancora non è novembre e questa temperatura qui a Montepiano nemmeno a dicembre l'abbiamo avuta spesso.
Ed eccomi qui, di nuovo rintanato in casa davanti il pc a passare il tempo, ma come? Non sapendo proprio cosa fare di preciso mi sono messo a leggere qualcosa sul sito e con tale spirito ho iniziato a sfogliare la lista degli ultimi racconti sperando di non trovarne tanti che parlano di sentimenti amorosi autobiografici, amare delusioni, speranze mai sopite, sospironi di nostalgia e rimpianti, perché francamente mi mettono in imbarazzo. Leggendoli mi fanno sentire un guardone, o peggio un morboso spione degli altrui sentimenti. Sì, d'accordo, ciò che dovrebbe interessare soprattutto è lo stile letterario, la forma, un certo contenuto e quindi il relativo messaggio, implicito e non che l'autore vuole lanciare al pubblico dei lettori, magari anche entusiasti di commentare, tanto per partecipare e condividere i sentimenti descritti. Qualcuno una volta ha detto che ciò che importa è il numero delle letture, più è alto più è appagante. Sarà ma non ci credo molto, anzi non ci credo per niente, perché a questo punto uno può mettersi a cliccare trenta o cinquanta volte al giorno per apparire tra i più letti, e con questo non è che risolva qualcosa, cretino era e cretino resta.
Però, per tornare all'argomento iniziale, non mi va tanto di leggere racconti strappalacrime sull'amor perduto, primo perché non mi commuovo e secondo..., beh, non lo dico, ma non per non offendere qualcuno ma per non svelare una parte del mio carattere e per non incorrere nell'autobiografismo che tanto condanno. Diciamo allora che volutamente cerco di stare alla larga da questi racconti. Eppure...
Sì, eppure mi sono ritrovato a iniziare a leggerne uno tra i più espliciti sull'amor perduto solo che non è iniziato subito andando al dunque, nel senso che inizialmente sembrava parlasse più della giovinezza perduta, e non mi sono nemmeno insospettito sul nome dell'autrice, avendola già letta in passato.
Così dopo i primi paragrafi mi sono ritrovato a leggere della sua infanzia trascorsa all'asilo quando con le altre bambine, coetanee anonimate sotto un candido grembiulino bianco, giocavano a girotondo intorno a un grande e ombroso albero. La mia mente, mentre leggevo, ha iniziato a immaginare quel quadretto, tutto bello e colorato, così come abilmente descritto e senza accorgermene una nebbia, dapprima leggera e poi sempre più fitta, ha invaso quel giardino nascondendo alla mia vista le allegre bambine fino ad occultarle del tutto poi, così come si era materializzata, si è dissolta ma portandosi via quelle immagini e sostituendole con altre a me più familiari.
Ho rivisto allora un albero simile, grande e dalla chioma soggiogante, e un nugolo di bambini, tra cui spiccavo anche io, e non solo per la mia mole già precoce, che tenendoci per mano facevamo lo stesso girotondo. Il quadro non era però simile al primo, questa volta si notava la totale assenza di colori.
Gli occhi, ormai autonomi e indipendenti, scorrevano le righe del racconto che avevo davanti ma la mente era lontana, nel tempo e nel cuore. Sì, anche nel cuore perché quelle immagini gioiose, le mie, non mi dicevano nulla, quei bambini allegri, e ripeto me compreso, mi erano del tutto estranei. Eppure ricordavo quegli anni, certo erano solo degli squarci, ma squarci di un passato che avevo creduto dissolto nel tempo. Ora me lo ritrovavo davanti e, senza evocarlo, ha iniziato a scorrerli in avanti, ma sempre a ritroso dalla mia postazione. Ho rivisto anni dopo gli stessi ragazzini crescere, dapprima alle elementari, poi alle medie e infine alle superiori, poi si sono dissolti, ma una cosa li ha accomunati a me per tutti quegli anni, l'assoluta mancanza di sensazioni o sentimenti che dir si voglia. Nulla, assolutamente nulla, per me erano solo delle presenze estranee che casualmente occupavano lo spazio che mi circondava, erano lì e basta, così come lo ero anche io. Mi sono sforzato di ricordare qualcos'altro, magari un litigio, una comunella, una birbonata di quelle grosse e le ho riviste, ma con assoluto distacco, quasi infastidito di averle rivangate nell'angolino in sui sopivano inutilmente.
Non ho provato alcuna meraviglia per questa mancanza e, qui forse mi sono dato una personalissima chiave di lettura, la mancanza di sentimenti in un qualche modo mi protegge la mente, poiché non provando nulla non posso avere rimpianti e nostalgie e, quindi, ho cancellato anche il tempo trascorso per cui non ho anni da cancellare dal mio presente e dal computo di quelli vissuti. Può essere questo un ingenuo modo di allontanare quel traguardo tanto poco ambito? Non lo credo proprio, ecc ecc, (non mi ripeto per amor proprio).
Ritorno al mio personale quadro, i maschietti sono ancora lì a giocare a girotondo intorno al mondo, come diceva una bella canzone di Endrigo, sorridono, qualcuno addirittura ride a crepapelle, se aguzzo bene gli occhi mi pare anche di conoscerlo, certo che sì, è il più alto e grosso del gruppo, non posso non conoscerlo, mi è molto familiare, ma allora perché il mio girotondo é sempre in bianco e nero come un vecchio televisore?
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0 recensioni:
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Anonimo il 10/12/2010 15:08
Capito... mi farai sapere di Guido dove lo si può scovare... diciamo apertamente che qui su PR se non si snellisce la procedura si perdono forze costruttive, come Guido ed altri. Giusto? ciaociao
- Se non voto lo faccio per distrazione e con tutti, leggo, commento e mi scordo.
Guai a te se molli la ciccia, mi priveresti del più sano e divertente passatempo, oltre a farmi sognare quel psaato che non c'è più e del quale non mi sogno minimamente di riportare alla luce su figli bianchi. Sai non vorrei scatenare ire sopite da molto ma non troppo tempo.
Guido è impegnato con studio e forse anche lavoro e forse veleggia pure lui su altri mari, verificare per credere.
Anonimo il 10/12/2010 14:41
Sei un grande Michele... questo me l'ero perso. Adesso ho pure scoperto che i miei racconti autobiografici con la ciccia come soggetto non li sopporti... mi hai convinto, cambierò, te lo giuro. Assolvimi dai miei peccati e farò penitenza.
Ma, a proposito, Guido Ingenito che fine ha fatto?.. ciaociao... 5 stelle anche se tu non mi voti mai, babbo.
Anonimo il 05/11/2010 22:05
ohhhhhhhhhhhhhhh
come mi piace fare la Musa...
notte!
- Grazie Guido
@ Lucia, forse un fiotto di luce ha svegliato la tua attenzione.
Davvero non sono riuscito a leggerlo bloccandomi sotto quelle alte querce.
Ciao mia ispiratrice!
Anonimo il 05/11/2010 21:18
mi sa che quel racconto di bambine attorno all'albero... mi ricorda qualcosa...
bah... chissà...
ciao, Michi...
- bentornato nel passato! amo questi tuoi ritorni. la tua revisione è davvero gustosa Michele. sui colori avete già detto ampiamente tutto. non posso che condividere
Guido
- Ovviamente sono colorati, a renderli incolori sono gli stati d'animo del momento. C'è chi vede nero il futuro, chi il presente e chi, come a volte mi succede, rivede il passato, ciò significa che è tempo di bilanci.
Un grazie di cuore a entrambi.
Ciao
Anonimo il 30/10/2010 07:18
I tuoi ricordi infantili non sono in bianco e nero, non quelli dai quali hai ricavato i tuoi racconti che ho letto in passato. Lì i colori c'erano, vividi e brillanti.
Sursum Corda!! Ciao Michele.
- Io credo che se scaverai in quelle immagini
ci troverai anche belle sensazioni!!!!
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