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Il Cupolone

Cavalcando il mio levriero potente giunsi ai confini della mia tenuta e scrutando l'orizzonte vidi una cupola immensa al centro di una grande città, così mi decisi a visitarla. La chiesa era sconfinata, bellissima, l'amai in un istante e stabilii di comprarla, così chiamai il custode e mi presentai a lui come il suo futuro padrone; gli dissi che ho amato e che amo i cani, che non ho mai fatto del male ai maiali, che sono pronto a perdonare i peccati del gatto e del canguro, che nonostante il mio vizio di uccidere religiosi con efferata violenza conosco bene il cavallo e stimo molto la pecora. Gli rivelai che stavo per diventare il suo nuovo padrone e che avrebbe fatto meglio ad incominciare ad abbaiare e ad indicarmi il luogo ove si trovava il proprietario della chiesa, egli m'indicò senza meno le stanze dove un certo "papa" stava riposando e messosi a quattro zampe mi sorrise con la lingua fuori e scodinzolò. Avviatomi dove mi fu indicato incominciai a dare calci alla porta finché questa non si spalancò, una volta entrato ruttai più e più volte contro gli affreschi angelici del soffitto fino a farli scrostare e cadere, defecai e lanciai le mie feci alle finestre tentando di disegnarvi il mio ritratto, pisciai e vomitai in un pitale che giaceva ad un angolo della stanza (poi mi fu detto che si trattava di un'acquasantiera). Finito di fare ciò vedo in un angolino un vecchio, dai capelli bianchi e con il diavolo in corpo, indiavolato e arrabbiatissimo per questi miei scherzi esso mi raggiunse con un salto felino e mi prese per la gola, chiamò un certo dio e gli ordinò di punire questo mio comportamento, di trasformarmi in un ragno e nel farlo divenne viola in volto tanto che credei che egli stesso sarebbe divenuto un ragno in pochi istanti se non fosse per la sorpresa che escogitai e che lo fece tornare sereno. Infatti, con la naturalezza che contraddistingue i miei principeschi modi di fare e con estrema grazia, estrassi il bastone della mia vecchiaia dalle mutande, lo eressi e lo agitai con violenza colpendo il vecchio e distruggendogli il cranio. Lo aprii e notai una strana sostanza simile ad un budino che mi affrettai ad ingoiare, feci ciò con celerità e con grande avidità, dopodiché richiusi il cranio del vecchio e lo ringraziai per lo spuntino pomeridiano ma egli, maleducato qual'era, non mi rispose, allora lo afferrai per un braccio e lo roteai facendolo schiantare contro un pilastro della chiesa per farlo rinvenire ma egli, diavolo qual'era, non mosse ciglio. Dunque capii che si trattava certamente di morte apparente, così gli feci annusare un'allegra bottiglietta contenente un campione della mia preziosa urina ed egli infatti tornò in se. Lo ringraziai per l'allegro meriggio e conclusa la trattativa per la cessione della chiesa me ne andai felice per la mia strada.

 

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