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Isabelle - 3 parte

Era una mattina di maggio, quando Isabelle apprese la notizia del suo matrimonio imminente.
Attraversò il cortile inondato di sole, dirigendosi verso la scala di pietra bianca, e nella sua testa non vi erano che pensieri spensierati, la festa di calendimaggio che il padre era solito onorare, il canto propiziatore le gesta dei soldati, che avrebbe dovuto intonare, i balli con le sorelle Sophie e Juliette, il palio e il torneo inaugurale a cui avrebbe preso parte Francoise.
Dopo aver percorso il lungo corridoio dove, a tratti, i suoi lineamenti venivano sfiorati dalla bianca luce che filtrava dalle finestre a rombi del castello, si trovò di fronte alla porta in legno pesante, austera e immensa.
Isabelle bussò tre volte, memore di precedenti accordi con il padre e fu accolta nella grande sala che aveva come unico arredamento un grande tavolo rettangolare circondato da varie sedie ricamate color porpora.
Raimondo di Montfort era un signore potente, agli appoggi papali univa il personale carisma di uomo, e sapeva gestire in modo inusuale il vassallo e l'esercito, senza trascurare il ruolo di padre affettuoso. Con quell'affetto di sempre, seppe comunicare la notizia del matrimonio imminente alla figlia, che rimase impassibile.
Raimondo pensava che Vincent fosse il marito ideale per la figlia, Vincent era un uomo affascinante, intelligente, dotato di forza e coraggio, e anche se Isabelle non lo conosceva ancora, le sarebbe piaciuto. Forse era fin troppo simile a lei.
Isabelle apprese la notizia non inaspettata e tremenda, e capì subito che tutto sarebbe cambiato entro breve tempo: l'abbandono del castello natio, l'incontro con il suo futuro sposo, la persona con la quale sarebbe stato doveroso condividere non solo il letto, ma anche e soprattutto la quotidianità. Era questo che più temeva, condividere la sua vita con un'altra persona.
Chi era quell'uomo? Avrebbe saputo rispettare il suo essere, il suo modo di percepire la vita, le passioni, la voglia di emergere per creatività e intraprendenza? Aveva pensato sempre molto a se stessa, a ciò che erano i suoi bisogni, e, ne aveva dedotto, non si trattasse di esigenze comuni a tutte le femmine. Aveva bisogno di essere compresa e chi era quest'uomo?
Raimondo le fece sapere la data dell'incontro, proprio in occasione della festa di Calendimaggio e Isabelle si congedò docile, senza dare il minimo segno di turbamento. Procedeva tutto come era sempre stato. Matrimoni decisi al grande tavolo rettangolare, con carte geografiche che ne avrebbero reso possibile o no il realizzarsi. Ed anche per lei, come prima per la sorella Juliette, si sarebbe seguito lo stesso percorso e le stesse trattative. Non si poteva perdere potere, non si sarebbe potuto rischiare di perdere il feudo o non adempiere a prospettive di espansione.
In fondo, lei, capiva il padre. Non aveva mai chiesto di avere la possibilità di scegliersi lo sposo. E, inoltre, non ne sarebbe mai stata capace. Amava troppo se stessa per scegliersi il vincolo che la legasse ad una vita di sottomissione. Non ne avrebbe avuto il coraggio.
Qualcun altro lo aveva fatto per lei. Accettava Vincent passivamente. Ma, tuttavia, non riusciva a trattenere quella frenesia che agitava i suoi pensieri, e che la portavano diritta al momento del fatidico incontro.

 

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