racconti » Racconti autobiografici » Sabato Sera
Sabato Sera
Fisso l'orologio con impazienza. Già mezzanotte passata da qualche minuto e noi siamo ancora qui, sedute in questo divanetto ad aspettare che il DJ la faccia finita con i successi del secolo scorso e si decida a mettere qualcosa di più orecchiabile. Se rimette un'altra canzone dei Bee Gees giuro che, con tutta la mia faccia tosta, andrò a dirgli qualcosa. Fra, la mia amica paziente, finge di divertirsi lo stesso. Io mi sto scocciando e non faccio niente per nasconderlo. Non si può ballare e non si può parlare, ci è concesso solo urlare. "L'altra volta a mezzanotte eravamo già in pista" le faccio notare. Lei alza le spalle e capisco che condivide i miei pensieri. "Almeno ci sono dei bei ragazzi da guardare" scherza Fra, indicando il gruppo di ragazzini che sta marciando verso di noi. "Pedofila!" scherzo dandole un colpetto sul braccio. I ragazzini si siedono nel divanetto di fronte al nostro fissandoci, nemmeno in modo troppo nascosto, le scollature. Fra avvicina il suo sedere al mio e, nonostante i tre o quattro metri di divano sui cui siamo sedute, ci stringiamo per ridurre al minimo la distanza tra noi, preparando così la difensiva per il probabile attacco di adolescenti in piena tempesta ormonale. Proviamo a chiacchierare come se niente fosse, ma ci risulta un po' difficile in quanto i ragazzini si danno gomitatine d'intensa e si scambiano battute come "dai, vai te". Ma non si capisce che abbiamo diciannove anni? Uno di loro, preso da un improvviso attacco di coraggio, si siede accanto a Fra con falsa naturalezza e invita gli altri a fare altrettanto. Fra stringe le labbra soffocando una risata e mormora nel mio orecchio "Vi, immagino che questo qui vicino a me sia un cesso!" scruto il ragazzino seduto accanto a lei. Statura media, abbastanza robusto, jeans a vita bassa che lasciano intravedere un paio di boxer gialli e neri a righe. Nascondo una risatina con un colpo di tosse e dico alla mia amica che ha indovinato. Passano altri cinque imbarazzanti minuti prima che, un altro ragazzino basso e tarchiato abbandoni il gruppetto per venirsi a sedere vicino a me. Mi stringo ancora di più a Fra, tentando, in modo piuttosto patetico, di far sembrare la cosa naturale. Dopo un breve consulto, i ragazzini decidono di alzarsi, probabilmente in cerca di ragazze della loro età. Possiamo finalmente rilassarci sul divano senza stare così appiccicate, quando un di loro torna indietro e dice qualcosa a Fra. La mia amica scuote la testa e il ragazzino si affretta a raggiungere il gruppo. "Che t'ha detto?" mi sento chiedere. "Mi ha detto se voglio stare con lui questa sera" Fra rotea gli occhi "non voglio andare in galera!". Improvvisamente il DJ si ricorda che gli anni settanta sono finiti da un pezzo e libera l'ultimo successo di Shakira. Subito io e Fra ci gettiamo in pista e veniamo immediatamente inghiottite dalla folla di corpi che si agitano tutti allo stesso ritmo. Veniamo immediatamente contagiate dall'allegria delle luci colorate e di tutta questa gente che si lascia trasportare dalla musica. Ci abbandoniamo completamente sulle note di "Loca" e ci sorridiamo euforiche. Come per magia la nube grigia, fatta di mattinate all'università, pomeriggi sui libri e esami da dare, si dissolve lasciando spazio a un mondo pieno di vita e movimento. Mi lascio trasportare dalla musica e dall'effetto terapeutico che ha su di me. Ballo ballo ballo e non penso a niente, se non al viso sorridente di Fra che si colora al cambiare delle luci. Andiamo avanti per un bel po', senza sentire la stanchezza. "Prendiamo qualcosa da bere?" suggerisce Fra. Acconsento e, dopo pochi minuti, siamo di nuovo su un divanetto a sorseggiare il nostro immancabile vodka e succo. Accidenti, è buonissimo! "Ragazze, venite a bere qualcosa con noi?" sento una voce maschile alla mia sinistra. "Stiamo già bevendo" rispondo lanciando un'occhiata distratta ai due ragazzi affacciati alla ringhierina. "Allora possiamo sederci vicino a voi?" esamino velocemente i due ragazzi e non rilevo nessun particolare difetto.
"Sì"
"Sicura?"
"Sì"
"Davvero?"
"Sì, prima che cambio idea!"
"Aspettateci, state ferme lì, eh!"
Guardo con più attenzione il ragazzo con cui ho parlato e... cavolo, se è bello! Lo seguo con lo sguardo avvicinarsi al nostro divanetto, ma improvvisamente noto che, l'altro ragazzo, basso e leggermente stempiato, mi piomba accanto. Oh no! Gli stringo frettolosamente la mano, non capendo il suo nome a causa della musica troppo alta. "Piacere, Emme" do la mano al bellissimo sconosciuto e, con voce sorprendentemente ferma, riesco a dirgli il mio nome mentre lui, senza staccare i suoi occhi dai miei, mi bacia la mano. Iniziamo a chiacchierare fitto fitto davanti alla faccia di una imbarazzantissima Fra. Intanto il suo amico, che probabilmente non riesce a introdursi nella conversazione, preme con la coscia sulla mia come se volesse venirmi in braccio. Non ci faccio caso e mi concentro sul mio meraviglioso interlocutore. Non assomiglia ai ragazzi, forse un po' troppo timidi, che sono solita frequentare, assomiglia, piuttosto, a quei belloni che ho sempre guardato con ammirazione, tenendomi però, per paura di non essere all'altezza, a debita distanza. Questa sera invece chiacchiero, rido, scherzo e civetto un po'. Lui sembra contento e usa spesso la scusa della musica troppo alta per avvicinarsi a me. "Andiamo a ballare?" propone l'amico di Emme. Io e Fra accettiamo con piacere ma, una volta arrivati in pista, le coppie non si formano spontaneamente. "Come ci mettiamo?" Fra è di fronte a Emme, io di fronte al suo amico. Lo guardo cercando di trovare qualche pregio, ma mi rimane difficile. In ogni caso, una stangona come me non può ballare con un ragazzo che deve stare attenta a non pistare! Guardo Emme e lui guarda me. Senza pensarci troppo, per non correre il rischio di cambiare idea, prendo coraggio e avvicinandomi a Emme gli dico "balla con me, che sei più alto". Non se lo fa ripetere due volte e mi mette le mani sui fianchi. Cominciamo a ballare e io sono stranamente a mio agio. I nostri corpi si muovono in sincronia, incastrandosi perfettamente. "Sei molto carina" mi sussurra nell'orecchio. Un lungo brivido mi corre su per la schiena mentre mormoro un imbarazzato grazie. "Volevo sedermi vicino a te" continua lui "ma ci si è messo il mio amico..." gli confesso che anch'io ci sono rimasta male quando l'ho visto sedersi accanto alla mia amica. "Fra non è una brutta ragazza" mi spiega "ma preferisco te, sei tu quella che ho notato" subito mi spunta in faccia il sorriso più stupido che si possa immaginare, ma per fortuna siamo abbracciati e non può vedermi il viso. Mi attira più a sè, continuando a riempirmi di complimenti. Sento la sua barba ispida sfregarmi contro la guancia e il suo profumo inebriarmi completamente. Poco distante da noi vedo Fra ballare a fatica, a causa dei tacchi, con il ragazzo che le è toccato. Spero che non si arrabbi, ma non potevo lasciarmi scappare un come Emme. Mentre elaboro questi pensieri, sento qualcosa di morbido, caldo e bagnato, scorrermi dalla spalla sul collo, fino ad arrivare all'orecchio. Il mio corpo è invaso da una serie di piccoli e piacevolissimi brividi. Mi morde il lobo dell'orecchio e continua a baciarmi fino a che scoppio in una fragorosa risata. "Mi fai solletico con la barba!" confesso. "Mi dispiace" si scusa lui "la devo fare domani..."
"Non dispiacerti" mi sento dire "ti sta benissimo così" ma che cavolo mi è preso? Da quando sono diventata così sfacciata? Lui sorride, ma subito dopo si fa serio, avvicinandosi pericolosamente al mio viso. Non posso muovermi, un po' perchè la sua stretta è piacevolmente ben salda, un po' perchè sono paralizzata dal pensiero di ciò che potrebbe accadere. "Posso rubarti un bacio?" la sua richiesta mi coglie di sorpresa. Ho paura di dirgli di sì, ma non posso negare di volerlo. Decido di dargli un innocente bacio a stampo, tanto per togliermi lo sfizio. Lì per lì sembra accontentarsi, ma poco dopo si riavvicina a me, questa volta senza rischieste. Istintivamente, giro la testa dall'altra parte. Lui non demorde e, piano piano, riesce a raggiungere la mia bocca. Non rispondo al suo bacio. L'ho conosciuto da poco e ho paura dei giudizi degli altri. Chissenefrega, penso, diciannove anni ce l'ho adesso... e poi questa ragazzo mi piace! Mi lascio andare e sento subito la sua lingua avida alla ricerca della mia. Chiudo gli occhi e tutto il resto sparisce. Stringo Emme a me, sento i muscoli sotto le dita e le sue mani muoversi sulla mia vita e sui miei fianchi. Quando ci stacchiamo, la testa mi gira vorticosamente e il viso mi formicola per lo strofinio con la sua barba. Mi sorride e io ricambio contenta. L'imbarazzo non c'è più. Balliamo, ridiamo, ci baciamo, perfettamente in sintonia. "Ci sediamo?" mi chiede dopo un po'. "Sì" rispondo "vedi Fra? Le dico che ci andiamo a sedere"
Anche i nostri rispettivi amici si sono appartat, così, senza disturbarli troppo, indico a Fra il divanetto su cui mi andrò a sedere con Emme. Appena ci sediamo, mi mette un braccio sulle spalle e, con un balzo felino, torna a baciarmi con una nuova foga. Spinge la lingua dentro la mia bocca, mi attira a sè, fa scorrere la mano libera dalla spalla ai fianchi, mi sfiora il sedere e mi mette le gambe sulle sue. Affondo le dita fra i suoi capelli nerissimi, gli accarezzo la guancia con il pollice... non riesco a tenere gli occhi aperti. Ci stacchiamo dopo un tempo lunghissimo e io abbandono la testa sul suo braccio. Mi fissa dall'alto. Non ho la forza per prendere inziative, questo bacio mi ha davvero lasciato senza fiato! Lentamente si avvicina di nuovo a me, mi succhia il labbro inferiore e si allontana con un dolcissimo morso... è bellissimo. "Dimmi qualcosa su di te" dice prendendomi una mano.
"Di che genere?"
"Quello che vuoi"
Gli parlo dei miei gusti, del mio carattere e gli chiedo di lui. A un certo punto noto che mi sta fissando insistentemente le tette. "No dai" gli giro il viso verso il mio "guardami in faccia quando ti parlo"
"Sono un uomo" si giustifica "sono fatto di carne, non di legno"
"Ma se fai così m'imbarazzi"
"Perchè? Ti sto facendo un complimento..."
forse ho esagerato un po' con la scollatura. Lo so che le tette sono il mio "punto di forza", ma non mi va che qualcuno me le fissi in modo così spudorato. "Possiamo cambiare discorso?" non fa in tempo a rispondermi perchè Fra e il suo amico, che la segue come un cagnolino fedele, si avvicinano a noi e ci chiedono se ci va di stare tutti e quattro insieme. Emme annuisce, ma subito dopo si china di nuovo su di me per un altro bacio appassionato. A un certo punto noto che la sua mano si è spostata sul mio seno. Gliela scanso infastidita. "Perchè no?" chiede stupito. Come sarebbe a dire? Mi sembra talmente ovvio. "Non sei il mio ragazzo..." gli faccio notale con tutta la delicatezza di cui sono capace. "E allora?" sembra non capire "le fai toccare solo al tuo ragazzo?" non rispondo. Non mi va di fare la figura della bambina di fronte a questo intraprendente ventitreenne. "Lasciati andare..." mi sussura nell'orecchio prima di tornare a baciarmi. Provo a seguire il suo consiglio, ma mi rimane difficile. Non riesco a tenere gli occhi chiusi e la sua mano su una parte così intima della mia persona mi irrita. "Smettila" mi libero dal suo bacio e tiro su le gambe per proteggere il davanzale. Comincio a fissarmi le unghie come se fossero la cosa più interessante mai apparsa sulla terra. "Perchè?" insiste. "C'è Fra" trovo questa scusa. Ma non capisce. Passiamo una manciata di minuti a discutere; vuole che vada fuori con lui.
"Fuori dove? A fare cosa?"
"Nel parcheggio, facciamo due passi"
"No"
"Dai..."
"Perchè insisti tanto?"
"Perchè mi piaci..."
non mi viene spontaneo credere a queste parole. Per lo meno non hanno nessun effetto su di me. Non mi sento lusingata. In ogni caso siamo a dicembre e fuori la temperatura è molto bassa. "Ti piacciono le mie tette o ti piaccio io?" la domanda esce spontanea. Vorrei ritirarla, ma ormai la bomba è lanciata, devo solo aspettare lo scoppio. "Mi piaci tu, mi interessi"
"Ti interesso questa sera perchè sono messa in tiro o ti interesso io, le mie idee, quello che ho dentro la testa...?"
farfuglia un "sì sì" confuso. "Allora che fretta c'è?" insisto, ormai decisa a portare avanti la mia battaglia "Se ti interesso oggi, ti interesso anche domani, la settimana prossima, tra un mese..."
"Sì ma adesso siamo qui!" mi interrompe "Sei troppo bella, non posso resistere..." mi bacia, ma io non provo niente. Lui non sa di niente. Scuoto la testa per l'ennesima volta e il suo tono si fa più scocciato. "Perchè fai tanto la santarellina?"
"Non faccio la santarellina, non me la sento di venire fuori con te, non lo trovo giusto"
"Ma insomma, siamo due ragazzi, ci piacciamo, che c'è di male se ci divertiamo un po'?"
Non so rispondere. Io queste cose non le faccio. Non bacio i ragazzi la sera in cui li conosco, fatta eccezione per qualche capodanno; in ogni caso erano tutti ragazzi che, almeno di vista, conoscevo. Non so Emme che tipo è. "Mica ti violento" sembra leggermi nel pensiero. Il suo tono si fa più dolce "dai, se andiamo fuori ti faccio vedere una cosa..." queste parole mi fanno suonare un campanello d'allarme. L'immaginario suono acuto mi rimbomba nel cervello. Avevo voglia di non essere me stessa questa sera, avevo voglia di divertirmi e, in tutta sincerità, non so che cosa mi aspettavo. Ma io non sono una di quelle gatte morte senza cervello. Sotto la scollatura, i pantaloni attillati e il trucco sono sempre io; una studentessa seria, una buona amica, una brava figlia, una piccola persona di sani principi. Qualcosa mi dice che, se Emme mi avesse vista per strada, con il mio solito look (felpe, converse e pratici jeans) non mi avrebbe nemmeno notata. Se andrò fuori con lui, sarò solo un numero nella lista, probabilmente sempre più lunga, di ragazze che non hanno saputo dirgli no. Di colpo mi viene in mente una conversazione con un mio compagno d'università, durante la pausa pranzo, in cui mi ha detto che per lui la discoteca è come il "supermercato delle donne". Gli avevo manifestato tutta la mia contrarietà con questa concezione. Valgo di più di questo. Sono una persona, non sono merce. Ho dei sentimenti, non solo delle misure.
"No" il mio tono è deciso "no, grazie, puoi anche lasciarlo nei pantaloni" per fortuna anche Fra si è alzata e sta venendo verso di me. "Vi, dobbiamo andare" mi ricorda la mia amica. Salutiamo i ragazzi, con la promessa di rivederci. Emme mi chiede il numero e io gli detto dieci cifre a casaccio. Chissà se me l'ha chiesto solo per riparare alla figuraccia o se mi chiamerà. E chissà chi gli risponderà... purtroppo non lo saprò mai.
Salgo nella mia Opel Corsa azzura accanto a Fra. "Allora?" chiede impaziente la mia amica "raccontami tutto"
"Prima tu" la incito mettendo in moto. Mentre ascolto il racconto di Fra, mi viene un po' da ridere. Che serata bizzarra! Eppure, qualcosa di piacevole me l'ha lasciato. Forse è questo il trucco. Prendere solo la parte buona delle cose, senza permettere a quella cattiva, di rovinare quello che potrebbe rimanere un bel ricordo. Ci penserò dopo una bella dormita come archiviare questa serata nel mio cervello. Per fortuna, fra poche settimane è capodanno...
12345
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0