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Luce rossa, luce verde

Ero alla guida lungo i Bastioni di Michelangelo, quando si parò davanti a me un via libera impedito da una macchina malamente posizionata, non più di dieci metri prima del semaforo. Mi accorsi che c'era un umano al posto di guida. Sebbene lentamente e maldestramente, cercava di restringere il suo spazio per lasciarmi passare. Insolitamente, durante la manovra, la sua figura era quasi immobile, con la testa reclina in avanti.
Intanto, dietro, cominciavano ad accumularsi guidatori inviperiti e rumorosi, strombazzanti sia a me che non mi muovevo, sia al presunto essere umano che mi era dinanzi a destra, sia al sole calante che, con la sua luce rosso-stanco ficcata negli occhi di tutti noi, impediva una visuale nitida della situazione presente e di quella futura prossima.
Cercavo di indietreggiare, per dare margini di manovra all'essere umano. Ma questo inviperiva maggiormente la fila, i cui clacson straziavano senza sosta l'aria tiepida della primavera. Nemmeno il rosso del semaforo, quello che io attendevo come un provvido alt che gli avrebbe dato trenta secondi di calma per trovare una posizione meno invasiva, valse ad attenuare quello strombettamento incalzante.
Finalmente, a semaforo ancora rosso come il tramonto, l'auto disturbatrice trovò una posizione di nicchia, abbastanza discreta da permettere un seppure accorto deflusso.
Mi avviai e non era ancora tornato il verde. La situazione avrebbe richiesto che raggiungessi al più presto l'incrocio, ma quando fui molto vicino alla macchina che mi aveva ostacolato il cammino, non seppi trattenermi dall'indugiare sulla figura dell'uomo al posto di guida. Volevo rimproverarlo, anche con il solo sguardo. Ma quegli, fisso e immobile se non per un lieve tremore delle braccia, con la fronte in giù così come quando manovrava, non guardava nella mia direzione.
Il suo volto brillava di sudore. Pochi e arruffati i capelli. Pensai subito che poteva essere malato di cancro, un povero malato che ha appena saputo del peggioramento della sua condizione e aspetta che la moglie esca dal negozio per rivelargliela. Oppure uno che aspetta la moglie, una donna gravemente malata, che non può fare molta strada a piedi. Una famiglia con problemi, comunque.
Uno che non sa dove fermarsi, comunque.
Uno che sta su facebook.
Alzò lo sguardo verso di me ma io non ebbi il tempo di salutarlo. La luce verde del semaforo si era di nuovo imposta alla maestà delle mura vaticane e delle minute vicende umane, richiedendo la terminazione di quel momento e lo stabilirsi dell'immobilità di un "via libera", fino al momento successivo.

 

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14 commenti:

  • Nicola Saracino il 17/04/2011 21:12

    Ora il tuo commento mi è chiaro. Grazie.
  • Massimo Bianco il 17/04/2011 17:32
    Beh insomma, cerco di spiegarmi. Chi mai parlerebbe di un umano o addirittura di un presunto essere umano alla guida, mi sembra inverosimile, fa sembrare che la storia si svolga sul quarto pianeta del sistema stellare di Vega e poi il tutto è così breve che sia il protagonista sia il guidatore sia gli strombazzatori risultano delle macchiette appena abbozzate. Forse confuso non è il termine giusto, meglio dire che è troppo stringato, il punto è che avrei gradito un'introduzione che desse spessore al tutto, ecco, che in qualche maniera l'umanità dei personaggi coinvolti fosse fatta risaltare di più, Bah, non so se mi sono saputo spiegare meglio, comunque i miei saluti.
  • Nicola Saracino il 17/04/2011 15:49
    Fabius, il tuo commento mi ha riportato ad Ungaretti: 'Quando hai segreti, notte, hai pieta' '.
    Valerio, se il 'protagonista' (ammesso che lo sia) si fosse lasciato andare a turpiloquio e arroganza, poteva essere un altro racconto, non necessariamente peggiore di questo...

    Massimo, potrei capire meglio il tuo commento se mi spiegassi il 'confuso'.
    Nicola
  • Massimo Bianco il 17/04/2011 10:55
    Va beh, vedo che il racconto è stato apprezzato e dunque sarò io che non capisco niente, però tutti questi entusiasmi non mi convincono proprio. Il tema è ok, in effetti, io però il racconto l'ho trovato un po' confuso e penso che poteva essere sviluppato molto meglio.
  • Valerio La Ferla il 15/04/2011 20:32
    Interessante... Tante volte, presi dalla foga giornaliera e dal traffico che imperversa ci degradiamo a strombazzare e a fare baldoria per qualcuno che magari non ha i nostri riflessi mentali, oppure quel giorno è affetto da un problema che lo tiene pensieroso... Dovremmo invece imparare a comprendere e a capire chi ci sta d'avanti o dietro, avere un po più di pazienza, comprensione e altruismo nella vita... Mi piace come il protagonista, invece di lasciarsi andare a turpiloquio e arroganza, si è limitato a riflettere su quali potessero essere le cause di tale situazione...
    Complimenti anche per lo stile narrativo, è leggero, conciso ed efficace; leggerò altri tuoi racconti. A presto!
  • fabius civitilus il 14/04/2011 16:24
    Quante storie incontriamo ogni giorno... quante cose riusciamo a non vedere a volte secondo me è anche un vantaggio!!!
  • Nicola Saracino il 14/04/2011 15:51
    In tutto d'accordo con E, anche sui punti che possono sembrare oscuri.
    Nicoletta, Ugo e Noir hanno sottolineato l'importanza di vedere l'uomo, oltre i gusci tecologici e le corazze che siamo abituati a vedere: sì, è anche questo.
    Giuseppe si è ricordato di 'Rumeno', dove la solitudine è esplicitata. Direi però che, dove è chiamata per nome, la solitudine fa compagnia, come il 'nervo poetico inesploso' di cui parla E... pesante e rassicurante come una pistola in tasca!
    Grazie a tutti voi per quest'occasione di dialogo.
    Nicola
  • Nicola Saracino il 14/04/2011 15:40
    Ehm... l'Umano all'inizio, per me che narro, è un uomo o una donna, non riesco a distinguere. Per chi mi sta dietro, invece, è un 'presunto umano' perché 'presumibilmente' quelli che stanno dietro non vedono se ci sia qualcuno, in quella macchina, o perché forse quella persona è talmente stupida e fastidiosa da meritare l'appellativo di 'presunto umano'... Man mano che mi avvicino, poi, diventa 'figura d'uomo', poi 'povero malato', poi 'uno che non sa fermarsi' (come tanti che frequentano fb) ed infine 'uno che sta su facebook', l'ultima cosa di cui io (che narro) mi sono accorto nel momento in cui sono più vicino, forse troppo vicino, tanto da lasciarmi distrarre da un dettaglio preciso. Queste fasi, questo "ciclo" come direbbe un grande poeta, costituiscono il momento di vita (come direbbe un grande poeta), segnato da una luce rossa, un alt in armonia con i colori del tramonto, in contrapposizione ad una luce verde che, anziché rappresentare la libertà, è stasi, è immobilità della percezione...
  • Anonimo il 14/04/2011 12:54
    Perché l'essere umano che sta su facebook (altra realtà causa il disagio del traffico (della società, e poi, la comprensione di quello che guarda oltre la luce rossa... o quella verde?

    N. B. Non necessito una risposta. La domanda mi aiuta a riflettere. 
  • Anonimo il 14/04/2011 12:37
    Questi racconti che scrivi ultimamente hanno sviluppato l'altro uomo che si distanzia dall'Io. Nessun movimento falso, nessun imbroglio... carte aperte. La lingua che usi è espulsione di pensieri tuoi, derisi, perché stimolati dall'essere umano, che non è di certo Persona perché tu chiamandolo "Umano" avvisi in tempo il lettore che non stai offrendo un Io.
    Credo fermamente che non è giunto ancora il tempo di leggere i tuoi racconti perché la lingua che scegli di narrare appartiene ad un passato che noi lettori raggiungeremmo più in avanti, forse...
    Comunque, questa tua narrazione chirurgica, con dei tempi precisi, con una sincerità suprema, è del tutto diverso della tua poesia. Comincio a credere che la narrazione arriva attraverso il tuo nervo poetico inesploso.
  • nicoletta spina il 13/04/2011 13:17
    I commenti precedenti hanno espresso con belle parole ciò che anch'io penso su questo racconto. Io guido con lentezza perchè spesso in auto c'è il mio cagnolone che non ama andare in macchina. Quando poi arrivo al semaforo e vedo davanti a me colui che mi ha strombazzato penso : bravo! sei arrivato primo!... ma dove corri?
    Scusa il mio dilungarmi. Il racconto mi è piaciuto tantissimo, complimenti per la sensibilità, lo spunto riflessivo che offre e la tua maestria nello scrivere.
  • Ugo Mastrogiovanni il 13/04/2011 11:16
    Credo che questa breve cronaca sia una lezione d'umanità, quella intesa come humanitas, che doverosamente ricorda il divino dell'essere umano e che Nicola Saracino ha così bene cesellato. Un abituale quotidiano trambusto del traffico che offre un momento di riflessione per tutti: la fragilità, la debolezza, i difetti, l'imperfezione della nostra specie, quei dettagli (che ai miei tempi si chiamavano valori) a cui la civiltà ci ha disabituati. Grazie Nicola, speriamo che ti leggano in molti, anche per apprezzare la tua maestria di narratore.
  • Noir Santiago il 12/04/2011 12:38
    Ciao, un racconto underground, una piacevole finestra su una realtà quotidiana scritta con stile fluente e leggero. Mi piace la riflessione che induce il guidatore alla calma, dopotutto potrebbe essere davvero uno con un grande problema quello che ingombra la strada, se ci pensassimo a queste cose eviteremmo molto stress rendendoci anche persone migliori. Piaciuto davvero.
  • Giuseppe ABBAMONTE il 12/04/2011 07:46
    Nicola
    questo tuo ultimo racconto mi richiama alla mente una delle tue ultime composizioni, "Rumeno". Il tema della solitudine degli uomini immersi nella folla e dell'insensibilità di ciascuno di noi verso i problemi altrui, mi sembra permei entrambe le composizioni. Che, seppur diversissime tra loro sembrano collegate da un unico filo conduttore.
    Tornando a questo racconto, è breve, ma incalzante come lo strombazzamento di cui è vittima il povero malcapitato... malparcheggiato. Ed è ispirato.. comme d'habitude.
    Un abbraccio
    Giuseppe

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