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Il confidente

Già da tempo Sonia si era accorta dei piccoli furti che avvenivano nella cucina della casa di riposo. Ogni lunedì, per la precisione, spariva una bottiglia di vino. Una di quelle acquistate per i pranzi del personale e per le cene che talvolta venivano organizzate da chi era costretto a fare il turno di notte.
E Sonia sapeva bene chi era l'artefice di quelle sottrazioni. La signora Anna, un'amabile donna di 88 anni, era l'ospite più eccentrico della clinica. Aveva rianimato quel luogo, trasformandolo dal tetro ospizio qual era, in una accogliente residenza all'interno della quale gli anziani potevano trascorrere in totale serenità gli anni che restavano loro. Potevano discorrere amabilmente, assistere a piccoli spettacoli inscenati da giovani volontari, dedicarsi a tutta una serie di passatempi, come il ricamo o gli scacchi e persino il giardinaggio. Tutte attività proposte dall'energica Anna.
Con la sua esuberanza, la sua vigoria e giovialità li aveva contagiati sin dal suo arrivo.
Sonia e le altre infermiere erano felici di constatare come il clima all'interno della casa di cura fosse cambiato in men che non si dica. Si divertivano a origliare i pettegolezzi che si scambiavano le signore, le aiutavano a truccarsi e a rendersi più belle, e passavano gran parte della giornata ad ascoltare i racconti di guerra degli uomini.
Anna era riuscita a risvegliare gli animi di tutti i protagonisti della clinica. Ascoltava i loro problemi, li rassicurava, dava loro consigli e quando ce n'era bisogno li rimbrottava.
Nessuno, tuttavia, poteva dire di conoscere la sua storia. Nessuno l'aveva mai sentita lamentarsi, né raccontare qualcosa di sé.
Anna non si apriva con loro. Il suo confidente era molto più silenzioso; non la giudicava, non la interrompeva. Le permetteva di parlare con la massima libertà, di svelare anche i segreti più intimi. Il suo confidente, dal colore rosato e il sapore dolciastro, era un bicchiere di vino. Non un semplice liquido in un calice di vetro, non una semplice bevanda, ma un'entità a sé stante. Una persona, un'anima in grado di ascoltare gli sfoghi di Anna. Davanti a esso riusciva ad aprirsi, a raccontarsi, a guardarsi dentro. E dal canto suo quel liquido sembrava quasi che le parlasse, che le rispondesse. Un solo bicchiere ogni sera, prima di andare a letto. Era la sua unica abitudine, sin da giovane. In ogni sorso riponeva silenziosamente i suoi segreti, confidava tacitamente tutti gli eventi che avevano costellato la sua esistenza: dalla morte prematura di suo marito, alla nascita di sua figlia, fino al rapporto complicato che aveva sempre avuto con ella.
Quel rito serale le bastava per liberarsi dalle sue ansie e dalle sue preoccupazioni e riprendere a vivere le sue giornate con spensieratezza.
Sonia lo sapeva. Se n'era accorta sin dai primi tempi, da quando aveva cominciato a lavorare lì. Ma la lasciava fare. Ammirava la forza di quella donna, la sua raffinata eleganza e la sua immensa cultura.
Quel lunedì mattina, però, quando aprì il mobile della cucina, si accorse che le bottiglie erano tutte lì. Se ne meravigliò, pensando che forse Anna non aveva ancora avuto il tempo di prenderne una.
E fu sempre Sonia, quella mattina, a recarsi nella stanza di Anna per aprirle le finestre. E lì la vide giacere nel suo letto con la pelle del viso liscia come seta e un sorriso che morbidamente le si disegnava sul volto. Accanto al letto, sul comodino, un bicchiere di vino sorvegliava il suo eterno sonno, accompagnandola nel suo ultimo, lungo viaggio.

 

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7 commenti:

  • Raffaele Arena il 17/08/2011 00:09
    Un racconto che purtroppo nella realta' contemporanea della sanita' attuale appare una fiaba purtroppo molto "fiction" stucchevole. Comunque bello lo stile e il contenuto. Brava
  • Roberta Criscio il 09/06/2011 11:17
    Ahahahah!!! Grazie davvero!! Ciao..
  • Anonimo il 09/06/2011 07:45
    Bellissimo racconto, morbido, leggero, delicato... un'atmosfera ovattata carica però di sentimento, come piace a me che sono un vecchio sentimentalone... brava brava. L'avevo perso questo racconto, l'ho trovato seguendo le orme di Michele che mi sfugge... ahahah... ciaociao
  • Roberta Criscio il 05/06/2011 10:47
    Grazie!! sono contenta che vi sia piaciuto...
  • Fernando Piazza il 04/06/2011 22:17
    Di una tristezza infinita questo tuo racconto. Storia di solitudine e di muta rassegnazione in attesa dell'ultimo viaggio... come una dolce benedizione!
  • sara zucchetti il 04/06/2011 16:35
    Bel racconto che insegna molto, povera Anna, ma il finale è stato descritto molto dolcemente... ultimo lungo viaggio!
  • Michele Rotunno il 04/06/2011 10:30
    Atmosfera delicata. Bel racconto. Complimenti

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