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La mia squallida vita e il mio squallido modus vivendi

Fondamentalmente iniziò tutto per un errore: l'HIV era una delle pià grandi minacce alla fine del secolo ventesimo, e mia madre ebbe la grande fortuna di conoscere mio padre, arzillo ometto sciupafemmine, che ne era infetto. Forse nemmeno lui lo sapeva, non credo, anzi, lo spero: non è già carino il pensiero che i tuoi scopino, figuriamoci una scopata infettante, dalla quale, poi, nasci tu. E tu, alla fine, chi sei? Un miracolo medico, ma non mi sono mai sentito così. Mi sono sempre sentito un figlio del mondo, allo sbaraglio... quello sempre! Un ragazzo di vita, uno cresciuto qua e là, uno a cui nessuno ha dato tante cure e tanto amore, lasciato un po' a sè stesso. E questa infantile solitudine mi ha fatto sviluppare questa infinita fantasia. Alla morte di mio padre, ricordo, che non soffrii manco un poco: mai una lacrima, mai un cazzo. Però ricordo bene quel giorno: ero troppo occupato a giocare a monopoli col mio amico Shay, arrivò mia madre in lacrime e disse - tuo padre è morto! -, non me ne curai affatto, continuai a giocare. Ma in fondo, cosa me ne doveva fregare? Gli unici ricordi che mi ha lasciato quell'uomo sono di droga, di distacco, di ospedali... Invece fu traumatica la morte di mia madre. Si suicidò ingerendo una bottiglia di sonnifero e il cuore le scoppiò... boom! La mattina seguente, ritrovatomi a casa di un amico di famiglia, avevo già capito... Bene, da questo punto inizia la mia seconda vita, quella di un ragazzo di strada, poco seguito dalla famiglia, disprezzato in casa, considerato drogato, eretico, alcolizzato, arrabbiato, cafone, maleducato, bestemmiatore, stronzo, egoista, menefreghista, disinteressato, violento, senza scrupoli, insensibile, irrispettoso, fumatore, cattivo, pazzo, depresso e un'altra volta stronzo. Il problema, forse, non ero io... ero un piccolo pargolo a cui venne a mancare la figura materna e quella paterna, lasciato da solo, portato a dodici anni da uno psicologo che mette paura, portato, senza la sua volontà, ad una scuola cattolica privata, portato con la forza in chiesa per adorare l'altissimo e celestissimo signore. In fondo, cosa avevo fatto per meritarmi questo? Ricordo il periodo della scuola media come un periodo di buio: ero un disadattato che non riusciva a legare con tanti piccolo borghesi incalliti, fissati con una tv spazzatura. C'è da dire che ero anche decisamente povero, e questo credo abbia influito. A quattordici, quindici anni ho inziato a bere assenzio e a fumare: scoperto l'alcool e scoperto il fumo il mio corpo ha perso qualunque inclinazione allo sport. La mia, se possiamo chiamarla tale, famiglia, oserei dire macellata, era formata da mia nonna, santa donna di chiesa, e mio zio, borghese senza idee e senza vocazione. Come poteva sopravvivere un piccolo adolescente anarchico alcolista sensibile e, delle volte, rabbioso a un tale groviglio di regole? Ecco, sono sopravvissuto per miracolo ma, devo dire, la sofferenza è stata molta. Se sono ancora qui, non è grazie alla mia, se possiamo chiamarla tale, famiglia, oserei dire macellata. Se ero depresso sbagliavo perchè dovevo superare i miei traumi, se ero felice sbagliavo perchè nella vita bisogna farsi il culo, se ero incazzato sbagliavo perchè bisogna ridere sempre, se ero brillante sbagliavo perchè ero il solito perfettino, se ero stupido sbagliavo perchè mi stavo bruciando il cervello con le canne, se ero arrabbiato con dio sbagliavo perchè dovevo amarlo, se ascoltavo la musica rock sbagliavo perchè è la musica dei drogati, se studiavo ero un buono, il problema più grande che sorge è che non ho mai studiato. Non sono mai stato aiutato e appoggiato, alla fine nemmeno seguito, e quando dicevo - che vita di merda - mi veniva detto - tu non hai una vita di merda, io ho una vita di merda, sai qual è il dolore per la morte di una figlia? -. Bene, un bel casino, ma non porto rancore, in fondo ce l'ho fatta da me, questo dimostra che ho le palle quadre. Ed avere le palle quadre, nella vita, conta molto di più di un sacchetto di banconote verdi. Ecco, se non avete ancora capito la mia personalità ve la descrivo subito... sono un adolescente arrabbiato con la società che non sa nuotare, non è pratico, non è collaborativo, non è senz'altro il capetto della banda, non riesce a prendersi cura di nulla e nemmeno di sè stesso, fissato con l'arte e decisamente emotivo.

 

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1 recensioni:

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  • STEFANO ROSSI il 03/02/2012 13:14
    Poeta maledetto eh si.
    Per quanto ti possa capire (in parte) non me la sento di commentare uno scritto cosi profondo, ma mi limito a dire che sei veramente bravo. continua a scrivere cosi. Non mollare.

1 commenti:

  • Noir Santiago il 27/06/2011 17:56
    Il protagonista di questa storia sembra tanto un poeta maledetto francese. Certe volte è meglio crescere in strada che in certe famiglie. Comunque il tuo stile è molto scorrevole, si legge d'un fiato.

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