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Racconti sulla pace

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Io sono il mio mondo

Stanotte ho fatto un sogno bellissimo:
camminavo sopra un lenzuolo di foglie secche a piedi nudi, le calpestavo sapendo di nutrire così il mondo, e la Terra respirava sotto i miei passi.
Non c'era un angolo grigio intorno a me ed il mondo era vasto e limpido davanti ai miei occhi. Potevo vedere lontano perché l'oscurità non respirava più, non mormorava più, non strisciava più in nessun luogo, men che meno nei miei ricordi piu remoti.
Lì, in quel giardino immenso in cui ognuno era libero di andare e sorridere, tutti ricevevano il proprio calore e la propria acqua direttamente dalle generose mani del pianeta; l'oscurità era morta. Ogni cosa girava all'unisono in una ballata armoniosa in cui non potevi non avere il tuo ruolo, la tua meravigliosa ed unica collaborazione al tutto.
Ricordo che perennemente, ma senza fretta, una luce calda mi chiamava a sé ed io nella sua immagine mi rispecchiavo ed avevo un obiettivo fisso nel cuore: dovevo condividere il mio amore. A tutti i costi.
Soltanto questo mi premeva, soltanto questo desideravo e nel mentre in cui lo desideravo, accadeva, e sulla mia testa, nonostante non avessi alzato mai lo sguardo, sentivo l'amore di un'immensa schiera di astri luminosi e manti d'argento fluttuanti nell'aria infinita e pulita. Altri cuori liberi erano lassù e tanti ancora ce n'erano intorno a me a formare un'unica immensa volontà ibrida ad ogni forma di vita, ad ogni forma di vita. Eravamo un tutt'uno ed ogni concepibile pensiero era vita, poiché la vita era la sola certezza, non la morte.
Poi il sogno è mutato:
uno squarcio nel suolo mi ha scosso e spaventato. Ed ho visto punte metalliche uscirne e fumi salire dalla superficie del mondo, portavano rumori e dolori nell'aria, ed ogni cosa ch'era stata colorata di luce, veniva a scurirsi sotto un manto d'ombra nera e pesante.
Coloro che conducevano le creature di ferro si dicevano figli di Dio... dell'unico Dio, e costui doveva essere immensamente importante per essi poich

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   3 commenti     di: ciro la ferola


Relax

Le due del pomeriggio.
Il sole brucia sulla pelle, ma ti piace.
Era parecchio che aspettavi di sentire il caldo irradiarsi dalla pelle ai muscoli, alle ossa, alla mente.
Le mattonelle di porfido che pavimentano la piazza aumentano questa piacevole sensazione, aiutata dai pantaloncini corti di lino turchese, la canotta bianca, e gli infradito a fiori, bianchi e turchesi. Seduta sul bordo del marciapiede, usando le ginocchia per appoggiare i gomiti, lasci ciondolare gli occhiali da sole che hai appena tolto, e ti guardi attorno, con tranquilla curiosità. Un turista straniero cerca di farsi spiegare la strada da un barista svogliato, una ragazza s'impegna a far sì che il gelato, sciogliendosi, non finisca tutto per terra. Una cascata di gerani inonda il muro dalla finestra di un palazzo centenario, quasi a cercare di mitigare la boriosa austerità dei mattoni scuri, che sembrano voler dire "ne abbiamo visto di cose noi, che voi non potete nemmeno immaginare" Allunghi le gambe e appoggiandoti all'indietro sulle mani, offri il viso ai raggi di quel sole che ami. Una gatta esce da uno dei vicoli stretti e scuri che sbucano sulla piazza e si avvicina, prima annusandoti guardinga, poi, dopo averti strofinato addosso il suo profumo, sale con un agile salto sulla panchina di pietra al tuo fianco e cominciare a lavarsi. Con gli occhi chiusi, lasci che i pensieri si muovano, lentamente, dolcemente, per non disturbare questo tuo momento di tranquillità, ne scacci uno troppo pesante e chiassoso, e sorridi ad uno che ti solletica la mente, dolcemente provocatorio e malizioso. La piazza ricomincia a svegliarsi, dopo la siesta pomeridiana di chi non sopporta il caldo, di chi segue quasi maniacalmente i consigli che la tv propina da giorni per difenderci dal caldo torrido ( dicono loro) che, quasi a voler stravolgere le abitudini climatiche di questo pianeta (guai a stravolgere le abitudini, poi diventano tutti nervosi e non sanno più come fare..) è scoppiato inaspettatam

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Il vino è cosa buona

Un uomo che dalla vita aveva avuto molto, non riusciva ad essere felice. Si rivolse ad un santo eremita a cui erano state attribuite guarigioni spirituali, il quale gli disse:
- Per tre giorni il tuo insegnante sarà il vino. Va e torna domani.
L'uomo entrò in un'osteria, e dopo il primo bicchiere di vino sentì il freddo svanire, al secondo i pensieri diventare leggeri, al terzo una strana euforia coinvolgerlo in un ballo, al quarto si avventurò con una donna sconosciuta.
L'indomani ritornò dal santo eremita, il quale gli chiese:
- Cosa ti ha insegnato il vino?
L'uomo rispose:
- Il vino sa rendere alla vita quello smalto che talvolta perdiamo. Il vino è cosa buona.
Il santo eremita lo congedò dicendo:
- Va e torna domani.
L'uomo incominciò a bere, un bicchiere di vino dietro l'altro con grande avidità, perdendo completamente il controllo delle proprie azioni.
L'indomani ritornò dal santo eremita il quale gli fece la stessa domanda:
- Cosa ti ha insegnato il vino?
L'uomo visibilmente sconvolto disse:
- L'eccesso rende anche qualcosa di benevolo come il vino, dannoso. Il vino è cosa buona.
Il vecchio lo congedò dicendo:
- Va e torna domani.
L'uomo stavolta comprò delle bottiglie di vino, ma non sentì il desiderio di bere. L'indomani raggiunse il santo eremita, il quale gli chiese come ogni volta:
- Cosa ti ha insegnato il vino?
E l'uomo:
- Il vino mi ha insegnato la moderazione, e che ogni cosa va presa con la stessa filosofia, tutti gli eccessi conducono alla distruzione.
Il vecchio sorrise, dicendo:
- Ora puoi andare, come vedi non sono io a dare le risposte alle domande della vita, ma è la vita stessa a rispondere.



La speranza

Un giorno una fanciulla che serenamente camminava per la sua strada improvvisamente, udì delle grida provenire da dietro un muro, curiosa si avvicinò, e vide delle persone che si erano appostate come giocassero una partita, ma non c'èra un pallone.
Correvano, gridavano inveivano con violenza tra loro,
la fanciulla osservando pensava... che strana partita!
D'improvviso vide delle fanciulle indisparte, molto tristi
ed alcune piangevano. Lei timidamente si avvicinò e chiese:
"Perché siete così tristi volevate giocare anche voi?"
Le risposero: "Oh no! Non possiamo giocare con loro, siamo pochi,
la nostra squadra è inferiore!"
La fanciulla ancora chiese: "Non ho capito perché quei giocatori sono così cattivi, come si chiama questa partita?"
Le risposero ancora: "Questa partita è chiamata...
il gioco del male, osserva il nome che c'è scritto su ogni maglietta, ogni giocatore ha un suo ruolo, leggi e capirai."
La fanciulla che non aveva notato ciò iniziò ha leggere.
Il primo nome era Odio, il secondo Avarizia, ed ancora...
Superbia, Indifferenza, Perfidia, Lussuria, c'erano ancora tanti nomi ma quello scritto più in grande era Eccidia!
La fanciulla chiese con sgomento... ma in questo perfido gioco
non ci sono spettatori!
Le risposero: "Oh si e sono immensi! È un gioco che piace,
è diffuso in tutta la Terra e si espande sempre di più.
per questo siamo tristi, c'è troppo dolore!"
La fanciulla teneramente sorrise e disse: "Su non siate tristi, prendiamoci per mano e venite con me, insieme cercheremo le persone che non vogliono questo pessimo gioco, vedrete che si uniranno a noi così saremo in tanti, poi aggiunse.
Com'è il vostro nome?
La prima fanciulla rispose, io mi chiamo Pace,
la seconda rispose, io mi chiamo Perdono, io mi chiamo Fede,
io mi chiamo Carità, io mi chiamo Pietà, ed'io, mi chiamo Amore.
E tu come ti chiami?
Io mi chiamo, Speranza.



Eccolo

Non odo nulla, sono qui solo in questa grotta. Ho freddo, molto freddo.
Fatico a respirare e il mio corpo è dolorante. Non rammento chi sono e cosa mi è successo. Mi alzo lentamente e le fasce che mi coprono cadono a terra.
Ho sangue su tutto il corpo. Chi mai può avermi torturato così crudelmente?
Sono forse un assassino? Mi hanno crocefisso, sicuramente. Ho ferite
dolorosissime alle mani ed ai piedi. Percepisco amore intorno a me. Fuori dalla grotta parlano animatamente.
Mi avvicino ed ascolto
- ti dico che è lui il messia. Quando ha reclinato la testa ed è spirato, il cielo era
sereno, improvvisamente le cataratte del cielo si sono aperte e tuoni e fulmini hanno fatto fuggire tutti. Solo due discepoli ed una donna sono rimasti. Io li ho aiutati a deporre la croce e l'abbiamo lavato e fasciato secondo le loro usanze. Toccare quell'uomo mi ha cambiato. Non posso spiegartelo, ma ne sono certo, quello li' dentro non è di questo mondo. Non è uno di noi. Lui è ciò che afferma di essere: il figlio di Dio.

Io il messia, l'uomo dei cieli, colui che tutti i profeti hanno annunciato.
Mi allontano lentamente per non fargli capire che sono vivo. Mi siedo sulla lastra
di marmo dove mi hanno deposto e penso. Sono di carne ed ossa, sono ferito,
ho dolore e soffro terribilmente, come posso essere il messia ed aver permesso
che mi facessero tutto questo? Ma sento l'amore che pervade il mio cuore, non
odio chi mi ha fatto questo, lo capisco e lo perdono. Amo il mio popolo.
Improvvisa questa frase si compone nella mia mente: il mio popolo, io sono
forse un re? Impossibile, un re non verrebbe sepolto in una grotta come questa,
ma perché la consapevolezza di amare queste persone che hanno tentato di
uccidermi è così forte in me. Sento le forze che lentamente ritornano e la mia
mente inizia a percepire una forza misteriosa.
Mi avvicino nuovamente all'ingresso della grotta
-che sciocco sei. Ti sei fatto abbindolare da quella setta di

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   1 commenti     di: cesare righi


Una scuola libera.

Oggi ricorre l'anniversario della nascita di un grande scrittore e grande uomo. Vorrei ricordarlo in una sua veste meno conosciuta. quella di pedagogista. Nel 1859 Tolstoj aprì una scuola proprio a Jasnaja Poliana dove era nato e che faceva parte dei beni di famiglia. L'impostazione della scuola richiama la pedagogia di Rousseau, fondata sulla libertà dell'educando, ma c'è una grande differenza.
Rousseau elabora una teoria, Tolstoj fa pratica educativa. La sua scuola è fondata su una libertà "estrema". I ragazzi entrano nella scuola quando vogliono e quando vogliono ne escono. Non portano libri, non sono costretti ad ascoltare lezioni. Acquisiscono le conoscenze attraverso le esperienze che si fanno nella scuola, attraverso il dialogo fra loro e il maestro il quale è disponibile a fare lezione se i ragazzi lo chiedono. Tolstoj che, ricordiamolo, si era convertito al Vangelo dal quale aveva assorbito la lezione dell'amore e della nonviolenza, fa un'importante distinzione fra istruzione ed educazione. La prima è legittima, la seconda no. Nessuno ha il diritto di formare una persona secondo un suo modello di uomo. "Il diritto di educare non esiste"- dice.
E prosegue: " Lasciate che i bambini decidano da sé qual è il loro bene.
Essi lo sanno non peggio di voi. Lasciate dunque che si educhino da se stessi e che segnino la via che essi stessi sceglieranno." Nonostante queste affermazioni che risentono del nichilista che Tolstoj era stato, egli fu un educatore: con il suo esempio, la sua cultura, le sue esperienze, la sua sensibilità sociale. Volendo essere coerente con la sua sequela del Vangelo aveva donato tutte le sue terre ai contadini.
Penso che la migliore forma di educazione sia l'esempio e il rispetto di chi si vuole far crescere. "L'anima è il più alto ideale - dice Tolstoj - Essa è inviolabile: può essere vinta solo da chi la rispetti: dall'amore".

Nota: questo testo è stato scritto il 29 agosto 2005



Bandiere di Pace di Autori Vari.

" Bandiere di pace " è un libro uscito a giugno del 2003 per le edizioni Piero Chimienti e per l'iniziativa di Peacelink. Gli autori: Giulietto Chiesa, Gisella Desiderato, Giuseppe Goffredo, Carlo Gubitosa, autore di un documentatissimo libro sui fatti di Genova durante il vertice delG8 del 2001, Alessandro Marescotti e Alex Zanotelli. Secondo me questo libro è un ottimo esempio di controinformazione mirata a sollecitare l'attenzione di chi, sommerso da varietà e quiz televisivi, ha una percezione confusa e rimossa della grave situazione che il mondo vive. L'analisi di Giulietto Chiesa che oserei definire pedagogicamente
"catastrofica" mette in risalto, basandosi sui fatti e sulle dichiarazioni di vari esponenti dell'Amministrazione Bush, la motivazione più forte che ha spinto Bush alla guerra contro l'Irak: la sopravvivenza dell'Impero americano, costi quel che costi, anche il ricorso alle armi nucleari. Ho virgolettato l'aggettivo catastrofica perchè tutti gli autori sono anche propositivi nel segno della speranza della costruzione di un mondo migliore che sarà realizzabile se il popolo della pace
saprà organizzarsi e saprà coinvolgere il maggior numero di persone nel progetto di ridefinire questo mondo tragicamente spaccato in un Nord che consuma l'80% delle risorse del pianeta e un Sud che sopravvive e muore con il restante 20%. I mezzi indicati per realizzare questo progetto sono:la controinformazione, o, meglio, lo svelamento della informazione bugiarda, il boicottaggio e la difesa definita "asimmetrica" perchè non usa le stesse armi e strategie dell'avversario ma quelle gandhiane della nonviolenza.




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