Sono qui, ad occhi chiusi, sdraiata sotto questa grande quercia.
Sento il rumore del fogliame maestoso, smosso da un venticello che non disturba ma fa compagnia... allieta... distende, è la migliore delle musiche. Sento alcuni raggi del sole che mi scaldano e anche se non vedo nulla dato che tengo gli occhi chiusi, sono sicura che il mondo è tutto intorno a me. Mi godo e assaporo appieno questi istanti di tranquillità, sento di essere viva, di essermi solo fermata, ad ascoltare il mio respiro e i rumori della natura, come non si fa mai di questi tempi.
Mi sento parte del tutto. Se dovessi morire vorrei che fosse adesso. Nella pace dei sensi, e nella pace di questo micro scorcio di mondo e di universo; all'ombra di questa grande quercia, vecchia di decine e decine di anni... sa cose che non può raccontare ma le sa, è saggia, mi infonde tranquillità e protezione, potrebbe garantirmi l'eternità. Il mio corpo dimenticato qui da tutti e ritrovato da nessuno, potrebbe reinserirsi nel ciclo della vita e vivere ancora, entrerebbe a far parte della terra, le radici della quercia potrebbero arrivare ad assorbire il mio non essere e portarlo fino in cima alle sue fronde, rigogliose, verdi, fresche, offrendomi una visuale del cielo meglio di quanto qualsiasi religione possa prospettarmi. E non smetterei di esistere neppure quando le foglie lascerebbero il loro posto ad altre più nuove.
Un giorno una fanciulla che serenamente camminava per la sua strada improvvisamente, udì delle grida provenire da dietro un muro, curiosa si avvicinò, e vide delle persone che si erano appostate come giocassero una partita, ma non c'èra un pallone.
Correvano, gridavano inveivano con violenza tra loro,
la fanciulla osservando pensava... che strana partita!
D'improvviso vide delle fanciulle indisparte, molto tristi
ed alcune piangevano. Lei timidamente si avvicinò e chiese:
"Perché siete così tristi volevate giocare anche voi?"
Le risposero: "Oh no! Non possiamo giocare con loro, siamo pochi,
la nostra squadra è inferiore!"
La fanciulla ancora chiese: "Non ho capito perché quei giocatori sono così cattivi, come si chiama questa partita?"
Le risposero ancora: "Questa partita è chiamata...
il gioco del male, osserva il nome che c'è scritto su ogni maglietta, ogni giocatore ha un suo ruolo, leggi e capirai."
La fanciulla che non aveva notato ciò iniziò ha leggere.
Il primo nome era Odio, il secondo Avarizia, ed ancora...
Superbia, Indifferenza, Perfidia, Lussuria, c'erano ancora tanti nomi ma quello scritto più in grande era Eccidia!
La fanciulla chiese con sgomento... ma in questo perfido gioco
non ci sono spettatori!
Le risposero: "Oh si e sono immensi! È un gioco che piace,
è diffuso in tutta la Terra e si espande sempre di più.
per questo siamo tristi, c'è troppo dolore!"
La fanciulla teneramente sorrise e disse: "Su non siate tristi, prendiamoci per mano e venite con me, insieme cercheremo le persone che non vogliono questo pessimo gioco, vedrete che si uniranno a noi così saremo in tanti, poi aggiunse.
Com'è il vostro nome?
La prima fanciulla rispose, io mi chiamo Pace,
la seconda rispose, io mi chiamo Perdono, io mi chiamo Fede,
io mi chiamo Carità, io mi chiamo Pietà, ed'io, mi chiamo Amore.
E tu come ti chiami?
Io mi chiamo, Speranza.
Ecco. Il sole finalmente stava uscendo... Alcuni raggi di sole, coprirono il viso delle persone. C'era il sole, ma non per tutti il sole significava felicità. Non vuol dire che se c'era il sole, c'era l'allegria. E infatti, per alcuni non era affatto così. In un angolo della strada, c'era seduto un bambino, su un marciapiede. Se ne stava lì, con occhi bassi, a guardare il vuoto, sperando, che qualcuno gli dedicasse attenzioni. Ma ormai ci aveva fatto l'abitudine, nessuno gli degnava di uno sguardo, le persone attorno a lui, facevano le cose tranquillamente, mentre lui, aveva sempre avuto bisogno di un attenzione, di un gesto, di un qualcosa che lo avrebbe reso felice e mai assente, come ora. Invisibile, e spesso trattato come fosse Niente. Era trattato come una semplice foglia, che, quando si va in giro, quella foglia si può calpestare e fare quel che si vuole. Ma quella foglia, aveva dei sentimenti, rappresentava molto. Ma le persone non lo prendevano mai sul serio. Non erano mai interessati dei suoi discorsi, ognuno faceva i propri affari. Ognuno si dedicava del tempo, e chi invece, avrebbe perso tempo con un bambino come lui? ''Di anime buone, non ce ne sono. Di anime che ti guardano ancora con occhi dolci. Sono tutti disinteressati e si interessano soltanto al proprio lavoro, ai loro figli e mai ai figli degli altri, oppure a chi è in difficoltà... La cattiveria nel mondo può arrivare fino a questo punto? Se me lo chiedessero, gli risponderei di sì, può arrivare a questo punto, e con me se la stanno prendendo. Con me che sono solo un ragazzino. In questi casi si dovrebbero tirar fuori gli artigli, ma purtroppo non ne ho la forza. E sai che c'è? Sarebbe inutile e devastante. Sprecheresti solo parole, con persone che non ascoltano le tue idee. Direbbero che sono solo un bambino, come sempre, alla fine. Ci si fa l'abitudine, tutto qui.'' Diceva sempre lui, accovacciato. Girò lo sguardo verso i passanti, guardava alcune famiglie, che sorridevano e scherz
[continua a leggere...]Le due del pomeriggio.
Il sole brucia sulla pelle, ma ti piace.
Era parecchio che aspettavi di sentire il caldo irradiarsi dalla pelle ai muscoli, alle ossa, alla mente.
Le mattonelle di porfido che pavimentano la piazza aumentano questa piacevole sensazione, aiutata dai pantaloncini corti di lino turchese, la canotta bianca, e gli infradito a fiori, bianchi e turchesi. Seduta sul bordo del marciapiede, usando le ginocchia per appoggiare i gomiti, lasci ciondolare gli occhiali da sole che hai appena tolto, e ti guardi attorno, con tranquilla curiosità. Un turista straniero cerca di farsi spiegare la strada da un barista svogliato, una ragazza s'impegna a far sì che il gelato, sciogliendosi, non finisca tutto per terra. Una cascata di gerani inonda il muro dalla finestra di un palazzo centenario, quasi a cercare di mitigare la boriosa austerità dei mattoni scuri, che sembrano voler dire "ne abbiamo visto di cose noi, che voi non potete nemmeno immaginare" Allunghi le gambe e appoggiandoti all'indietro sulle mani, offri il viso ai raggi di quel sole che ami. Una gatta esce da uno dei vicoli stretti e scuri che sbucano sulla piazza e si avvicina, prima annusandoti guardinga, poi, dopo averti strofinato addosso il suo profumo, sale con un agile salto sulla panchina di pietra al tuo fianco e cominciare a lavarsi. Con gli occhi chiusi, lasci che i pensieri si muovano, lentamente, dolcemente, per non disturbare questo tuo momento di tranquillità, ne scacci uno troppo pesante e chiassoso, e sorridi ad uno che ti solletica la mente, dolcemente provocatorio e malizioso. La piazza ricomincia a svegliarsi, dopo la siesta pomeridiana di chi non sopporta il caldo, di chi segue quasi maniacalmente i consigli che la tv propina da giorni per difenderci dal caldo torrido ( dicono loro) che, quasi a voler stravolgere le abitudini climatiche di questo pianeta (guai a stravolgere le abitudini, poi diventano tutti nervosi e non sanno più come fare..) è scoppiato inaspettatam
Nella sua sana razionalità, come dice parlando di lui R. La Valle, Ernesto Balducci, nelle sue opere e nelle sue relazioni, parlava di un uomo inedito, un uomo nuovo che sperava sarebbe emerso dal processo evolutivo della storia umana. Quest'uomo non sarebbe stato più lupo all'uomo, ma, dell'uomo, amico e fratello. La guerra sarebbe entrata nell'era preistorica e il mondo non sarebbe stato più il luogo di conflitti, tensioni, competizioni, ma il luogo d'incontro fra uomini solidali nella costruzione di una società liberata e regolata da una democrazia non formale e imperfetta ma sostanziale e compiuta.
A chi gli contestava questa speranza, definendola utopica, Balducci rispondeva: o un mondo così o nessun mondo. Le parole non erano esattamente queste, ma questo il concetto. E parlava di realismo dell'utopia.
Vivendo questo momento tragico della storia umana mi chiedo se la speranza di un profeta come Balducci sia definitivamente morta. Sarebbe terribile, apocalittico. Bush ha parlato di guerra preventiva ed infinita. Preventiva. Infinita. Due parole che, a breve o a lungo termine, sono in grado di fermare non l'evoluzione della storia, ma addirittura di porre fine alla storia e, con essa, a tutta l'umanità.
Tempo fa lessi un ironico e profondo articolo di Benni. Immaginava Bush e Blair rimasti soli in un mondo distrutto. E non erano desolati, ma, con le armi in pugno, scrutavano l'immensa devastazione per assicurarsi che non ci fossero più nemici. La scena è paradossale, ma i due potenti uomini mi appaiono come la metafora di un mondo ricco e potente che considera la parte povera e debole come una nemica che mette in pericolo il suo stile di vita e la sua sicurezza e che, quindi, va combattuta. Essa è il male che va estirpato in nome della democrazia e della libertà. E', questa, un'operazione di stravolgimento della verità che lascia allibiti.
Tornando al realismo dell'utopia di Balducci, mi sembra non del tutto improbabile che l'umanità si auto
La segnalazione e la recensione del libro "Gli occhi e il vento. Racconti di un
altro Brasile", fatte da ADISTA, mi hanno fatto ricordare PioCampi, figura
eccezionale, inserito in un gruppo di persone straodinarie. Ve lo presento.
La segnalazione e la recensione del libro "Gli occhi e il vento. Racconti di un altro Brasile", fatte da ADISTA, mi hanno fatto ricordare Pio Campo, figura eccezionale, inserito in un gruppo di persone straordinarie. Ve lo presento.
Lo Spazio Culturale "Vila Esperança" nasce nel 1989 a Goiás, in Brasile, dallo sforzo comune di Pio Campo e Robson Max De Oliveira Souza, all'epoca novizio del locale monastero benedettino. Robson, racconta Campo, già da tempo faceva teatro con le prostitute e i bambini di strada a Belo Horizonte e fu il primo a concepire l'idea di uno "spazio" rivolto ai tanti piccoli abitanti della zona per offrire loro quelle opportunità di crescita, gioco e relazione che spesso una realtà sociale e familiare intrisa di miseria e violenza negava loro. A muovere il progetto, dunque, semplicemente il "desiderio di seminare momenti tranquilli e magici nella vita dura dei nostri bambini".
Oggi Vila Esperança è una realtà consolidata e avviata, grazie a chi vi lavora da anni, ai tanti bambini e adolescenti che vi sono passati e all'aiuto esterno del gruppo di italiani che ne sostengono le attività tramite la Rete Radié Resch. La "Vila", entità privata, offre un servizio pubblico e gratuito, e ospita una scuola materna, una ludoteca, un asilo nido e attività artistiche di vario genere, molte delle quali, come la danzaterapia, incentrate su una valorizzazione della corporeità a fini terapeutici e relazionali. Nel volume, Campo ci offre, a partire da ricordi, riflessioni e esperienze personali, uno spaccato di quindici anni della sua vita: "A farmi crescere - dice - non sono state le parole, ma i momenti in cui ho potuto guardare la diversità e lasciarmi interrogare".
Questo è uno stralcio della rece
Conoscete il Commercio Equo e Solidale? È una forma alternativa di commercio basata su una logica opposta a quella del libero mercato che libero non è perché basato sulla legge del massimo profitto, costi quel che costi. E il cosiddetto libero mercato costa moltissimo, esattamente 40 milioni di morti, per fame, ogni anno.
Stanno tutti del Sud del mondo, un Sud che sopravvive e muore avendo a disposizione il 20% delle risorse del pianeta mentre il Nord, tutto l'occidente, dispone dell'80% di risorse. Questo iniquo rapporto è garantito dal WTO
(Organizzazione mondiale del commercio) che protegge le multinazionali con leggi capestro per i paesi in via di sviluppo che meglio sarebbe chiamare impoveriti dall'Occidente prima attrsverso la conquista territoriale ed ora attraverso la colonizzazione economica. Basti pensare che i grandi latifondi del Brasile sono tenuti a pascolo o adibiti alla coltivazione di frutta esotica mentre i Paesi del Terzo Mondo sono costretti a comprare i cereali dall'America a prezzi altissimi fissati a Londra e Chicago. Il Commercio Equo e Solidale (Comes) vuole aiutare i Paesi sfruttati. non con aiuti economici che, quando arrivano vanno a finire nelle tasche delle oligarchie locali, ma acquistando prodotti dei Paesi poveri a prezzi mediamente superiori del 30% a quelli pagati dalle multinazionali. Sono prodotti di largo consumo come il the e il caffè che sono buonissimi. Il caffè è in prevalenza
qualità arabica al 100%. In Italia ci sono più di 250 Botteghe del Comes che si chiamano Botteghe del Mondo. Sono quasi tutte gestite da volontari che prestano la loro opera gratuitamente. Oltre ai prodotti alimentari potete trovare in queste Botteghe un artigianato proveniente dall' Asia, dall'Africa, dall'America Latina.
Il Comes non risolve il problema della fame ma, oltre al valore di testimonianza,
costituisce un piccolo ma concreto aiuto ai piccoli produttori del Sud organizzati in Cooperative. Un esempio per tutti: L
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