Di corsa, di fretta, un'elevazione, un balzo, un cellullare dimenticato, una sgommata di merda sul water, mangia, bevi, fuma, divertiti, apri le gambe, fatti possedere e succhia. Succhia la vita lentamente, leccandola, come si lecca un ghiacciolo. E fai in fretta, colazione, doccia, denti, una spruzzata di deodorante, e a studiare, lavorare, ancor meglio cazzeggiare, l'importante è non fermarsi. E sali su un treno, lo raggiungi di fretta, magari ti sta un po' stretta, la vita, ma tu la stupri, proprio come la trama di quel film, King Kong e Cleopatra, due perfetti sconosciuti, due che secondo la logica non avrebbero mai dovuto incrociarsi, ma così il destino ha voluto e lo fanno lo stesso, scelta non ne hanno. E così tu, gli impegni, la figa, e così noi, la macchina, la moneta, e così tutti, un branco di spermatozoi che si spintonano per uscire dal cazzo all'atto di una sega. E tutta la forza, l'entusiasmo, la vitalità diventano nulle, solo liquido che macchia la nostra via. I binari della vita sono colmi di spettatori, gli eroi fra le fiamme eterne, ed io mi ritrovo qua, dove sono assenti perfino i più umili passeggeri.
Deve esserci stato, sinistramente nero come un frammento appuntito di ossidiana, un singolo istante, un infinitesimale attimo, un insignificante nanosecondo, in cui è accaduto che Mara abbia abbassato la guardia, allentato la tensione, ed abbia consentito ad un immateriale anelito di malignità di penetrare in lei.
Questo deve dapprima essere rimasto un po’ sorpreso dal trovare quella breccia, forse ha esitato sorvolandola in ammalianti spirali apparentemente disinteressate alla sua condizione, ma una volta appurato che la via era davvero aperta, deve essersi incuneato gelido e velocissimo in lei, conficcandosi con artigli uncinati in un angolo riparato dell’edificio della sua coscienza, e lì, abbia cominciato il suo perverso lavoro.
Forse se riuscissi davvero ad isolare quel momento potrei realmente fare qualcosa, potrei davvero aiutarla, ma non ci riesco, non riesco a ricordare come è accaduto, e probabilmente questa è un'altra immonda prerogativa dell’entità che è in lei.
Quella, cioè, di poter fare in modo che tutto quello che può ricondurre ad una razionalizzazione della situazione, ad una presa di coscienza oggettiva, resti sfumato nei contorni, dissonante rispetto alla colonna sonora dei gesti quotidiani, scanditi invece dai suoi ordini indecenti, schiavizzanti.
Mara è in bagno, si è alzata da parecchio, ma, come sempre, sta ancora eseguendo i comandi che le vengono imposti.
Ha lavato cinque volte, (non una di più, non una di meno), il lavabo, ed ora sta insaponandosi le braccia con movimenti ossessivi e violenti.
In breve, date le proprietà altamente schiumogene del sapone liquido, le si forma fino all’altezza dei gomiti una densa e soffice nuvola bianca, talmente spessa che è impossibile vedere al di sotto, ma tanto non ne ho bisogno, sò perfettamente che la pelle di Mara, violentata dalle decine di ripetizioni quotidiane del rito, ha completamento perso il suo strato superficiale ed ha ormai assunto un aspetto cadaverico, bi
Nella sede centrale londinese della Other World S. p. A., colosso con interessi nella chimica, nei prodotti alimentari e nelle materie plastiche e con filiali sparse tra Europa e terzo mondo, era in corso una riunione piuttosto accesa.
"Come sapete la popolazione terrestre si moltiplica in maniera incontrollata, ha raggiunto i sette miliardi di abitanti e col ritmo attuale non tarderà a toccare i dieci." - spiegava, in buon inglese ma gesticolando infervorato, Gian Enrico Fabris Di Bartolo, unico italiano presente nel consiglio d'amministrazione e responsabile per il sud Europa. - "La sovrappopolazione causa la morte per fame di milioni di persone all'anno, danni ambientali e il progressivo, inesorabile, esaurimento delle risorse. Non possiamo più rimanere indifferenti di fronte a tale sfacelo. Dobbiamo intervenire a casa loro. Non possiamo continuare a condurre affari nel terzo mondo e fingere di non vedere la miseria e la disperazione dei suoi abitanti, perché sono destinate ad allargarsi a macchia d'olio fino a..."
"E cosa ci possiamo fare? I salari li paghiamo, no? Non siamo benefattori. Scopo della nostra attività è ricavare profitti, non elargire manna." L'interruppe seccato uno dei presenti.
"Il consigliere Kurtz è brusco ma non del tutto in torto, Fabris. È nostra tradizionale politica evitare sfruttamenti eccessivi, ma l'attuale crisi economica è seria. Sono le filiali nel terzo mondo a renderci competitivi tagliando i costi del lavoro." Precisò, serafico, l'amministratore delegato.
"Ne sono pienamente conscio, Sir Wicked. Credo tuttavia che nell'attuale congiuntura, il ritorno d'immagine di un nostro generoso aiuto per sfamare quelle popolazioni ci procurerebbe benefici..."
"Bene, mettiamo allora ai voti la proposta del consigliere Fabris Di Bartolo." - Stabilì l'A. D. Sir Reginald James Wicked, al termine della discussione. - "Io do voto favorevole."
Gian Enrico Fabris Di Bartolo si recava all'aeroporto a bordo della limousine dell'A. D
Eccoli stanno entrando, ARRIVANO GLI ZINGARI
la gente si scosta, ha paura Paura del diverso
Forse perché non usano miss dior o gucci e non hanno gli stivali
All'utimo grido? Forse per questo sono ultimi..
Eppure quest'estate quando ci avevano chiuso i rubinetti
E dovevamo rinunciare alle nostre scontate comodità
Forse non eravamo un po' così?.
Eppure di diverso non vedo proprio nulla due mani, due occhi
C'è quella donna piccolina che si mette davanti all'ospedale
E trema, ora ha smesso di tremare
Quello che al semaforo trascina la gamba, adesso sembra
Che lo regga
Quella alta dinoccolata giubbotto sulle spalle e gonna lunga
Fino ai piedi calzetti di lana colorati e ciabatte
Una ragazza di una bellezza selvaggia che lascia senza fiato
Penso se avesse quello che hanno tutti sarebbe una miss
Ma forse è questo che la rende bella esserlo senza saperlo
E poi c'è quello che suona la fisarmonica davanti alla chiesa
Qualche volta ho sentito alzare la voce contro le donne e avrei
Voluto dire qualcosa intervenire
Ma loro erano umili come non sono io e pronte ad obbedire
La legge del capo branco quello che difende gli altri
E per esserlo deve dimostrare i denti
Nella loro libertà hanno leggi anche loro e vanno
Sempre rispettate
Come l'anziana del gruppo, cammina trascinando il vestito
Ha un fazzoletto in testa e due giovani a fianco
Sono qui forse di passaggio, fino a quando non gli daranno lo sfratto
Da qualche casa abbandonata, si nascondono come cinghiali braccati
Sono qui e qualcuno si è convertito alla cosiddetta civiltà
Ha indossato abiti diversi ed è riuscito ad avere una casa popolare
Tranquilli... quelle che nessuno di noi abiterebbe
sono lontano e non sono servite sono quattro pareti
e un soffitto che fa da cielo
Fuori città ma è difficile trovare da lavorare
Una viene giù da trasanni con la corriera ma costa di più
Delle monetine che riesce a rimediare dalle persone che
Le sono ormai affezionate, io per esempio
Q
Ognuno di noi ha un compito da portare a termine.
Selene si aggiustò meglio il niquab che le copriva tutto il volto, ad eccezione degli occhi, azzurri e luminosi come poche donne della zona potevano vantare. Teneva la testa bassa, per non rischiare che i suoi occhi la tradissero. La conoscevano in molti in quel quartiere, uno dei più pericolosi e malfamati di Medina, e la conoscevano soprattutto con l'epiteto "occhi di luna". E ora che si trovava in missione segreta, nessuno doveva accorgersi di lei. Si muoveva velocemente per le stradine affollate e polverose, camminando vicino ai muri delle casette, cercando di non andare a sbattere contro gli altri passanti. Un gruppo di bambini che correva, forse alle prese con qualche gioco, le tagliò la strada talmente all'improvviso che Selene rischiò di cadere per terra, lunga distesa. Riuscì a recuperare l'equilibrio in tempo per aggrapparsi ad un muro, graffiandosi però tutti i polpastrelli. Riprese a camminare, più velocemente. Doveva sbrigarsi se voleva davvero essere d'aiuto. Svoltò l'angolo un paio di volte e si trovò di fronte ad una casa più malandata delle altre. Non bussò alla porta principale. Si diresse sul retro e cercò il punto in cui non l'avrebbe vista nessuno. Si guardò attorno diverse volte, prima di salire su un bidone di spazzatura e scavalcare la recinzione che proteggeva il cortile. Quando fu all'interno, si spolverò il lungo e nero niquab e si diresse furtiva verso un'apertura nel muro della casetta.
-Fadwa... Fadwa, sono qui. - bisbigliò, entrando cautamente nell'abitazione. La stanza era buia e l'aria calda e polverosa le seccava la gola e le faceva bruciare gli occhi. Il solito odore di stantio le invase le narici.
- Fadwa!-
Selene oltrepassò il salottino e si diresse verso la stanza da letto dove spesso Fadwa la aspettava, in seguito alla nascita della bambina. La trovava lì, a cullarla tra le braccia, cantando una nenia che profumava di riti ancestrali di un passato magico.
Alessandra: lui ti da ascolto perchè lo accompagni nei posti dove vuole dandogli tutti i vizi possibili. Coumunque è un patrigno oramai, sempre più insopportabile e tu dovresti imparare a dargli meno corda, cara Benedetta
Benedetta: arrabbiata usci dalla porta principale dell'hotel dirigendosi alla stazione dei taxi. Non volle sentire ciò che le diceva era vero e spesso perdeva il controllo delle sue azioni i suoi figli uno di 18 e l'altro di 20 la detestavano tanto che si allontanarono da casa comprando dei biglietti per una destinazione sconosciuta. Mauro il figlio maggiore, invitò suo fratello a salire sul primo treno che arrivò. Quando il treno chiuse le porte, piangevano, pentiti per un attimo di averlo preso, ma poi si fecero forza capendo che avevano preso la decisione giusta. Contiunare a stare con una madre così significava morire.
Benedetta: Suonò al citofono nessuno le rispose. Impaurita alzò la testa rivolgendo lo sguardo alle finestre della stanza dove dormivano. Le luci erano spente. Le sembrò molto strano, perchè in settimana alle 20 erano già rientrati dal lavoro difficilmente rientravano dopo
Portinaio: la vide agitata, citofonando di nuovo non avendo risposta. Signora che cos'ha. Pietro sono preoccupata i miei figli a quest'ora dovrebbero esserci ed invece. Tu l'hai visti per caso? no Benedetta. Se fossero rientrati l'avrei visti. Lo sai che se ci sono non mi sfugge nulla. Ogni giorno entrano ed escono tanti da questo palazzo e io sono sempre vigile, anche quando vorrei dormire
In quest'ultimo periodo il dibattito, negli Stati Uniti, sulla pena di morte si è fatto ancor più forte a causa degli sconvolgimenti economici dovuti al periodo di crisi, trascurando la dimensione etica ed umana della pena capitale.
Lo stato americano dell'Illinois, ad esempio, nel 2011 ha abolito la pena di morte, in quanto un rapporto elaborato da una commissione istituita proprio per calcolare i costi della pena capitale, ha stimato che dal 2003 al 2010 le spese dello stato ammontavano a 100 milioni di dollari.
Parlando sempre di cifre, uno studio ha mostrato che nel solo anno 2008 la California ha speso 137 milioni di dollari, in aggiunta la commissione ha dichiarato che se la condanna a morte fosse stata tramutata in ergastolo a vita la spesa sarebbe stata di soli 11, 5 milioni di dollari. Il paradosso di questi 137 milioni di dollari è che non vi è stato neanche un condannato è lo stato continua ad avere nella sua legislazione questo tipo di pena, anche se un referendum popolare a novembre potrebbe far cambiare le cose.
Negli Stati Uniti, come si può notare, il dibattito politico, sulla pena di morte, ha spostato la sua attenzione dalla dimensione etica a quella economica, anche se come si vedrà gli USA sono fra gli stati più garantisti dei diritti umani fra quelli che adottano nella loro legislazione la pena capitale, grazie forse, all'introduzione di discipline pluraliste, infatti il dispendio di milioni di dollari è dovuto proprio a questo: le spese processuali, la detenzione dei condannati sino alla condanna e delle persone in attesa di giudizio sono circa 30 volte superiori rispetto ad altri procedimenti penali.
Al contrario l'Arabia Saudita si contraddistingue rispetto ad altri stati che adottona la pena capitale in quanto connotata da norme religiose. Infatti va a punire crimini come l'apostasia (il distaccarsi dalla religione islamica per un'altra), l'esercizio di arti magiche e il traffico di droga, inoltre durante il periodo del Ramad
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