Toc toc, toc toc…Il rumore della pioggia che cade fuori mi tormenta… È un rumore implacabile, senza fine, come quel tarlo che ormai alberga nel mio cervello, quella voce che non tace mai, che inesorabilmente continua a parlarmi… Alcuni la chiamano coscienza… Io non so darle un nome, non so cosa sia, so solo che mi rende impossibile vivere questa vita… Continua a ripetermi che quello che faccio è sbagliato, che causa solo sofferenza, in me e nelle persone che mi stanno attorno, che mi amano, o che almeno credono di amarmi, nei miei genitori… Riesco quasi ad immaginarmi i loro sguardi attoniti, colpevoli se sapessero tutto, se sapessero come la loro amata figlioletta passa le giornate… Se solo sapessero come la loro innocente figlia irretisce gli uomini, solo per guadagnare quegli sporchi soldi che poi le servono per procurarsi un’altra dose di veleno, da spararsi nelle vene senza pietà, senza alcuna remore, con l’unico desiderio di dimenticare tutto, di non pensare più, di cancellare dalla propria mente quel tormento, quella tristezza… E funziona, sì funziona, almeno fino alla prima crisi di astinenza…
E quindi ho deciso… Eh sì cari genitori, per la prima volta nella propria vita la vostra cara figlioletta ha preso una decisione... Siete fieri di lei?
Ho deciso, questa volta farò quello che occorre fare, quello che è giusto…
Questa sarà l’ultima volta che mi farò, che mi inquinerò con quella porcheria… Ho preparato tutto con cura… Ho comperato la dose, e mi sono rifugiata nella mia cameretta, consapevole di essere da sola in questa casa, almeno per le prossime due tre ore… Attorno a me oggetti di un’infanzia lontana, che mi sembra di non aver mai vissuto… In una mano una siringa, che vaga sul braccio alla ricerca della vena, di quel collegamento fra me e la morte… Lentamente il liquido va giù, sento come una scarica di adrenalina, all’ennesima potenza, come risvegliarsi all’improvviso da un terribile incubo
Caro padre, mi chiedi perché non faccio il biglietto dell'autobus? Ai tuoi occhi posso sembrarti un parassita, ma non è così e ti spiego perché.
Pensa alla guerra in Afghanistan, ribattezzata come missione di pace. Credi che lo Stato italiano abbia veramente a cuore la situazione di quella popolazione? Mentre gli abitanti civili continuano a morire, come del resto fanno, in una misura di gran lunga minore i soldati stranieri inviati a occupare quella zona, questi servi dello Stato che lo fanno solo per guadagnare dei soldi, non certo degli eroi come vengono chiamati in patria, le multinazionali come l'Eni, intanto, fanno i loro interessi, costruiscono i loro gasdotti per aumentare i profitti. Certo, vi giustificate dicendo che vi sta a cuore la popolazione afgana, perché allora non vi preoccupate di quella italiana?
In Europa intanto è passata una legge che consente la vivisezione dei cani randagi. Certo, un problema in meno, è come dire sterminiamo i senzatetto. Dividiamo questi animali in due classi, di serie A e serie B, e facciamo fuori i secondi. Ma il principio di uguaglianza è forse un'utopia? Un termine nato con la rivoluzione del 1789, ripreso nei moti del '68, e poi andato in disuso? A quanto pare sì.
Sempre nella nostra cara Europa, un'unione così importante che sembrava fosse in grado di sfidare gli USA, la Russia e la Cina, è stata approvata una legge contro l'uso delle medicine alternative. Questa tecnica, che è quella tradizionale, utilizzata per millenni dall'uomo e che fa uso di erbe e prodotti naturali, ancora dominante in paesi come la Cina, è quella che danneggia di meno la salute dell'uomo. Ora la si vuole sostituire completamente con dei prodotti artificiali, creati con l'uso di sostanze chimiche, che sicuramente presentano degli effetti benefici, ma a lungo andare distruggono la sanità delle persone. Inutile dire che i farmaci alternativi provengono da produzioni di paesi del terzo mondo, inutile parlare della salute se in g
Pensavo a come il significato delle parole muti nel tempo, pensiamo alla parola CRESCITA!
Per i nostri nonni la crescita era intesa come lo sviluppo della prole, il mantenimento dei figli, una crescita sana dovuta ad una buona ed equilibrata alimentazione. Oggi questo termine ci porta a tutt'altro ragionamento, ci fa pensare alla crescita economica, allo spread che cresce, cresce sempre di più ed è inversamente proporzionale alle borse che risultano avere quote sempre più basse.
In Italia c'è crisi, è un dato di fatto, se ne parla nei giornali, in televisione, al bar, in piazza, tra amici, in famiglia... basti pensare che siamo governati da un governo tecnico, incaricato di far abbassare lo spread ( questo gigante di cui ogni giorno sentiamo parlare ) e di farci respirare un po', già respirare è la parola giusta, dato che ogni giorno sempre più persone si tolgono la vita perché soffocate da debiti bancari, perché privati di ogni dignità, del lavoro che nobilita l'uomo, oppressi da delusioni, responsabilità, obiettivi non raggiunti come il mantenimento famigliare.
Sacrificio! Questo è ciò che ci chiedono di fare ogni giorno, sacrificarsi, risparmiare, lavorare, tenere duro, sopportare.. per il bene del nostro paese! Ascoltando ogni giorno le stesse frasi il popolo "si tira su le maniche" e continua a vivere, a sudare, sperando che tutti i sacrifici in un futuro non molto distante fruttino qualcosa di positivo. Ma è quando vieni a sapere che coloro che a pranzo e a cena ti parlano da dietro uno schermo di "forza, coraggio, risparmio.." sperperano i soldi pubblici in ristrutturazioni per proprietà private, consegna di "paghette" mensili da 5000 euro l'una per amici e parenti... ti cadono le braccia, ogni valore, ogni speranza.. allora ti arrabbi, ti domandi il perché di tanta ingiustizia, e soprattutto i senti preso in giro. La crisi è tangibile, camminando per le vie del centro è impossibile non notare le vetrine di tutti i negozi tappezzate di s
Ci sono prigioni invisibili ma reali. Sono i vicoli ciechi nei quali la vita certe volte ti rinserra, senza lasciarti possibilità di evasione. Sono i condizionamenti di carattere ambientale, famigliare, sociale di cui, talvolta non si ha nemmeno consapevolezza. Sono le paure che ti sono state inoculate nell'infanzia, a piccole o a massicce dosi, ma costantemente da chi ha avuto la stupidaggine di pensare che la paura possa avere un valore pedagogico. Con lo strumento della paura si distrugge, non si costruisce niente di buono. Si costruiscono, appunto, prigioni. I prigionieri sono bambini, accarezzati da un affetto che può essere grande e sincero perché chi costruisce la loro prigione crede di proteggerli, di metterli al riparo da errori, dall' intraprendere un cammino pericoloso. Alcuni sono fortunati o perché hanno un carattere forte che la paura non scalfisce o perché il potere impetuoso della vita spezza le loro sbarre. Altri soccombono. Possono vivere una vita normale, trovare l' amore, impegnare il loro cuore e la loro mente in tanti interessi ma, dentro, sentiranno sempre un tarlo che a volte sembra essere scomparso o addirittura morto, ma che improvvisamente fa sentire la sua implacabile, ossessiva voce. Forse oggi i bambini vengono spaventati meno con antiche paure ma il mondo in cui viviamo riversa sui loro cuori paure ancora più terribili e corrompe le loro anime con falsi valori.
Tempo fa ho scritto un racconto dal tono divertente: "Attenti ai bambini!" come a dire. scherzosamente: "Guardatevi dai bambini. Sono bravissimi a spiazzarvi, a darvi scacco matto". Ora voglio dire: "Stiamo attenti ai bambini. Cerchiamo di farli crescere sereni. Non depositiamo nei loro cuori il seme amaro della paura. Trasmettiamo gioia, fantasia, voglia di giocare. Educhiamo le loro menti e i loro cuori con delicatezza. Non abbiamo paura del loro spirito critico. Anzi, aiutiamoli a spingerlo nella giusta direzione per liberarsi degli idoli che la "moderna" società ci
Luigi Maffezzoli, impegnato nell'attività di sindacalista, anche come formatore, ha scritto questo libro che raccoglie cinque racconti, specchi di realtà diverse, alcune tenere, altre tragiche, tutte che inducono a riflettere e a guardare dentro di noi per conoscerci e conoscere gli altri. Molto originale "Il profumo dei fiori di tarassaco" il cui protagonista eccitato e poi inquietato da un misterioso potere che, improvviso, gli si rivela una mattina, costringendolo a confrontarsi con gli altri da una nuova prospettiva, finalmente trova la pace in un parco, seduto su una panchina accanto ad un vecchio dalla barba bianca che ha visto trascorrere molte stagioni, ha vissuto tanto dolore ed ha trovato la serenità ascoltando i canti degli uccelli, riuscendo a riconoscere. attraverso le
diverse modulazioni, i diversi cantori.
L'ultimo racconto, di grande attualità, segue il protagonista incalzato dal suo destino di clandestino, disperatamente alla ricerca di un posto dove posare il capo per dormire. Lo trova tra le foglie di una magnolia che lo accolgono, come un uccello spaurito, a piangere la morte del suo amico, clandestino come lui, e quella di una bambina, vittima, anche lei, di tempi in cui la pietà e l'amore sembrano sepolti per sempre sotto una coperta di ghiaccio.
Il linguaggio è asciutto ma non distaccato e la lettura coinvolge e commuove.
L'Autore devolve tutti i proventi del suo libro alla Comune di Baires. Un motivo in più per leggere questo affascinante libro.
Non voleva saperne niente di quegli urli…vedeva ombre dappertutto e questo le bastava. Ombre nere, piccole, fugaci che la circondavano, l’atterrivano;simili a piccole bestioline malefiche…Poteva gridare quanto voleva;lei non avrebbe scostato la tenda per lasciarsi ferire gli occhi dal sole ormai alto, non avrebbe spalancato la finestra per far tacere quella voce violenta, diabolica, che congela il sangue…lo avrebbe lasciato ammazzare sua moglie, a chi importava d’altronde? Nessuno la credeva quando gridava dalla sua soffitta che quell’umo era un ubriacone, scansafatiche, pazzo…Già pazzo, detto da lei che vedeva le ombre;che non apriva mai le finestre, che usciva solo di notte come le civette…E civetta era il suo soprannome nel paese, e come quel animale dal canto lugubre anche lei era riconosciuta come una portatrice di sventure:sarebbe bastato un suo sguardo, dicevano, per avere un biglietto di sola andata per l’inferno…Era una medusa dell’era moderna;una donna che vedeva le ombre, cioè il diavolo, quindi da tenere alle dovute distanze, da non guardare mai negli occhi e se questo accadeva bisognava subito scappare verso la prima chiesa confessarsi e farsi benedire…Un sistema utile per far placare quelle urla, il suono delle botte sul volto di quella donna, che si era dimenticata da tempo di essere umana ed assumeva sempre più le sembianze di una pietra da scalfire, violentare, gettare da una rupe e dimenticare…
Ma oggi non ne aveva voglia;non voleva vedere gli occhini quella donna che guardavano verso la sua finestra come quando si guarda il sole dopo la tempesta…chiedeva pietà.. ma un pazzo può provare pietà? Non trovava risposte in quella stanza buia, piena solo delle foto dei suoi due amati genitori, illuminate da candele funeree;no, non poteva provare pietà, perché per provare pietà bisognava soffrire e della sofferenza lei, nell’arco dei suoi trentacinque ani non ne aveva mai visto l’ombra…
Il mondo fuori soffriva;il sole che faceva invecchiare
Provate a immaginare un mondo a rovescio: così per gioco.
Un mondo a esempio dove i bambini che studiano si suicidano, e quelli che spingono al suicidio questi, passano tutto il tempo a tirare calci a un pallone, perché (assurdo) chi calcia bene un pallone, sposa le più belle della classe.
Oppure, un mondo in cui sei miliardi di formichine lavorano alacremente tutti i giorni, per tagliare il ramo su cui stanno sedute, inquinando l’atmosfera e rovinando l’habitat per puro divertimento.
O ancora un mondo in cui la fede in Dio serve da pretesto per uccidere altri simili anziché insegnare l’amore e la tolleranza.
O sentite questa, un mondo in cui fare politica non è servire la società e aiutarla a evolvere, ma più semplicemente un pretesto per conquistare posizioni sociali vantaggiose, a dispetto di qualunque principio.
E questa: un mondo in cui essere diversi, non stimola la curiosità ma il sospetto.
E questa qui… un mondo in cui, una piccola parte di ricchi sfrutta più della metà delle risorse disponibili… e dove magari gli altri, spinti dalla disperazione e dalla fame, sfidano il mare su improbabili carrette, con la certezza che molti di loro moriranno, solo per essere trattati da criminali in altri luoghi; come se avere fame e disperazione fosse in sé un reato.
Un mondo in cui le donne, coloro che perpetuano la specie e che sono l’incarnazione della bellezza; coloro che hanno ispirato poeti, musicisti, pittori… vengono trattate come schiave, picchiate, stuprate… così: perché gli uomini possono farlo, punto e basta.
Un mondo in cui… vi sto annoiando?
Avete ragione che razza di mondo idiota sarebbe mai questo. Forse è meglio dormire. Metto la sveglia e domani ritorno in un altro mondo.
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