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Racconti su problemi sociali

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Provate a indovinare

Erano le 5 e un quarto. Di già. E lei non c'era. Aspettando vedevo gente passare in continuazione, donne e uomini, persone che ridevano, scherzavano beate, altre in lacrime, qualcuno si guadagnava da vivere suonando la chitarra, chi mendicando mentre gli altri passavano con un grande senso di superiorità, non degnando nessuno di alcuno sguardo. Io mi soffermavo sui loro occhi. Non tutti erano accesi, non tutti brillavano allo stesso modo. E provate a indovinare quali erano i più spenti? I loro, sì, proprio i loro, quelli che portavano quell'atteggiamento di superiorità, con magari un buon lavoro, ben retribuito e assicurato, una bella casa, una Mercedes bianca, una moglie con cui ogni giorno rischiavano il divorzio, un figlio viziato e il giro di puttane. Loro, quelli che hanno più potere in questa società.
E grazie al cazzo che è chiamata l'epoca delle passioni tristi - pensai - guarda che branco di depressi sta ai vertici di questo sistema.
Mi venne subito in mente Levi-Strauss, un antropologo, proprio questo era ciò di cui avevamo bisogno, di una società incentrata sull'uomo. I miei pensieri incominciavano a sbocciare così decisi di rollarmi una sigaretta. Forse per spianare a loro la strada. Oppure per dargli un po' di carburante. L'intento preciso neanch'io lo sapevo. Già dopo la prima boccata iniziai a ragionare, intuii la necessità di fare qualcosa, stringere legami, diffondere idee, costruire alternative partendo da un nuovo modo di convivenza, parlare ad amici e parenti ed ascoltare. Tutti.
Mi alzai per buttare la sigaretta nel posacenere. Il sole era calato oltre la chiesa di San Petronio da diverso tempo, il flusso di gente iniziava a diminuire mentre io ero ancora lì ad aspettare. Legami, idee, alternative. Sogni. Con questi propositi decisi di andarle incontro. Alla vita.

   2 commenti     di: vasily biserov


Costi umani o costi disumani?

In quest'ultimo periodo il dibattito, negli Stati Uniti, sulla pena di morte si è fatto ancor più forte a causa degli sconvolgimenti economici dovuti al periodo di crisi, trascurando la dimensione etica ed umana della pena capitale.
Lo stato americano dell'Illinois, ad esempio, nel 2011 ha abolito la pena di morte, in quanto un rapporto elaborato da una commissione istituita proprio per calcolare i costi della pena capitale, ha stimato che dal 2003 al 2010 le spese dello stato ammontavano a 100 milioni di dollari.
Parlando sempre di cifre, uno studio ha mostrato che nel solo anno 2008 la California ha speso 137 milioni di dollari, in aggiunta la commissione ha dichiarato che se la condanna a morte fosse stata tramutata in ergastolo a vita la spesa sarebbe stata di soli 11, 5 milioni di dollari. Il paradosso di questi 137 milioni di dollari è che non vi è stato neanche un condannato è lo stato continua ad avere nella sua legislazione questo tipo di pena, anche se un referendum popolare a novembre potrebbe far cambiare le cose.
Negli Stati Uniti, come si può notare, il dibattito politico, sulla pena di morte, ha spostato la sua attenzione dalla dimensione etica a quella economica, anche se come si vedrà gli USA sono fra gli stati più garantisti dei diritti umani fra quelli che adottano nella loro legislazione la pena capitale, grazie forse, all'introduzione di discipline pluraliste, infatti il dispendio di milioni di dollari è dovuto proprio a questo: le spese processuali, la detenzione dei condannati sino alla condanna e delle persone in attesa di giudizio sono circa 30 volte superiori rispetto ad altri procedimenti penali.
Al contrario l'Arabia Saudita si contraddistingue rispetto ad altri stati che adottona la pena capitale in quanto connotata da norme religiose. Infatti va a punire crimini come l'apostasia (il distaccarsi dalla religione islamica per un'altra), l'esercizio di arti magiche e il traffico di droga, inoltre durante il periodo del Ramad

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Bullo Dentro

Il linguaggio, le parole, le espressioni che colorano i nostri discorsi, la nostra vita quotidiana cambiano anche a seconda degli eventi, di ciò che i mass – media ci propongono.
È così che nascono nuove parole, che cambiano il loro antico significato per lasciare spazio a quello più moderno.
Cosa voleva dire “bullo” nel passato? Il bullo era un ragazzo poco serio, propenso allo scherzo, un po’ scanzonato; questa parola veniva spesso usata in senso positivo, non per indicare colui che oggi conosciamo come tale: il ragazzo cattivo, sempre pronto a far del male al prossimo.
I telegiornali ci abituano alla visione di scene raccapriccianti in cui gruppi di ragazzi prendono a pugni e calci i propri coetanei e, in maniera del tutto gratuita, esprimono il loro disprezzo verso l’essere umano, abbassandolo poi come se fosse allo stesso livello di una cosa, un oggetto, un essere inconsistente.
È qui che si individuano le caratteristiche della vittima, spesso spinta contro un muro, debole, sola, incapace di difendersi. La vittima del bullo è quasi sempre un soggetto tranquillo ed insicuro. È più facile esercitare la propria forza su persone deboli fisicamente: infatti, il bullo ha caratteristiche opposte a quelle della vittima: è forte, abile in tutti gli sport, sicuro di sé, spavaldo.
Esistono diversi tipi di bullismo, possiamo trovarci di fronte ad azioni collettive o individuali ad esempio, di tipo fisico: la vittima viene presa a pugni e calci, oppure, bullismo verbale: offese, derisioni, insulti, minacce; c’è anche il bullismo indiretto che consiste nel diffondere pettegolezzi, calunniare le vittima per isolarla dal gruppo.
Ma il bullismo è solo un fenomeno della società moderna o è sempre esistito? Se il bene e il male fanno parte dell’animo umano, dobbiamo presumere che ci sia sempre stato chi, per imporre la sua supremazia sugli altri, abbia goduto a far del male ad un coetaneo all’uscita della scuola, nei corridoi o per strada. So

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   1 commenti     di: Stella Spina


Regredire è un po' morire

Divenire. Non siamo altro che un continuo e perenne divenire. Una fase ciclica che parte ma no, non cessa mai. Non ci rimane altro che adeguarci. Continuare il nostro spettacolo su quel palcoscenico su cui la vita ci pone mettendoci continuamente alla prova. Così, semplicemente, per constatare fino a che punto abbiamo la capacità di cogliere e affrontare al massimo ciascuna di quelle sfide.
Tutto cambia. A distanza di poco. Quasi senza neppure darci la possibilità di realizzare, di capire ciò che avviene intorno a noi. Eppure noi ne siamo i soggetti, i protagonisti. Coloro che dovrebbero avere il controllo assoluto sulla vita, sul mondo. Ma, nonostante ciò, non sempre è così. O, forse, lo è. Dipende da prospettive, punti di vista, circostanze. Il mondo porta con sé progressi, rinnovamenti. A volte, semplifica la vita. Fa avverare sogni e desideri. Ma tutto ciò viene introdotto nella quotidianità dal mondo o dall’uomo? Il mondo assorbe le volontà dell’uomo. È solo quest’ultimo che, con le proprie mani, ha il potere di plasmarsi un’esistenza più adeguata alle proprie esigenze, ai propri bisogni. Semplicemente a sé.
In tempi più remoti e lontani, l’uomo, con lo svegliarsi della propria intelligenza, vedendo far capolino nel cielo quell’enorme ammasso lunare, sognò, un giorno, di potervi andare su. Ma “l’uomo non potrà mai andare sulla Luna”. Qualcuno disse proprio così. E invece? Invece ha dato tutto se stesso perché i sogni portano a tanto. Quei desideri ardevano e pulsavano così forte dentro lui che, alla fine, è riuscito a far sì che si concretizzassero.
Quest’evoluzione gli ha permesso di avere “tutto e subito”.
Un “tutto e subito” relativo però.
Ha introdotto mezzi di comunicazione che agevolano fabbisogni, occorrenze, necessità. Ha reso più agiata la propria vita tramite quella tecnologia che è paragonabile alle due facce di un’unica medaglia. Due facce che si trovano agli antipodi, che rapp

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Ferro e Legno

FERRO E LEGNO

La discesa si apre all’improvviso all’incrocio di un lungo vialone che prosegue rettilineo per parecchi kilometri, uno dei tanti che delineano l’assetto stretto e lungo della città, non ho bisogno di chiedere informazioni, so benissimo dove andare, ed anche se non lo sapessi, ci arriverei lo stesso seguendo la processione dei camion.
Non c’è modo di sbagliarsi, sono a soli tre a quattro silometri dalla Piazza principale della città, ma sembra, svoltando l’angolo, di passare dalla normale realtà di una normale cittadina aquella di una disastrata periferia terzomondista, che potrebbe appartenere ad una qualsiasi metropoli Africana, o Sud Americana, ed invece appartiene alla parte più a Sud dell’Europa, quella che per molti è Nord Africa, e chissà…. forse è così.
Mi avvicino al gabbiotto all’entrata, c’è un vecchio dalla pelle di cartone dentro:
“Scusi, sono nuovo, dove devo andare per i tre mesi”?
“Avanti, segui u canaluni”
U canaluni non è altro che un fiumiciattolo immondo, di colore indefinito, costituito di liquami vari, sicuramente da grasso di motore e residui di gasolio, misto a chissà che altro.
A sinistra lo spiazzo dell’autorimessa con l’officina annessa, tanti camion in fila, la maggior parte palesemente fuori uso, alcuni meccanici che si aggirano tra di essi senza degnarli di attenzione, alcuni mezzi leggeri ai lati del vialetto che sto percorrendo, ed un paio di gabbiani tisici che mi volano sopra, c’è puzza di decadenza.
All’improvviso, misto al fetore, mi giunge in una piccola parte della narice un profumo agonizzante, familiare, destabilizzante, è iodio, allora realizzo che a non più di trenta metri da dove mi trovo c’è il mare, e che mia suocera mi raccontava che dopo la guerra, in questo stesso punto e per molti kilometri a seguire, si veniva a fare il bagno, e c’erano persino alcuni lidi, la gente usciva di casa e dopo cinque minuti era in spiaggia a guardare

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Lettera a Babbo Natale

Caro Babbo Natale
Sono Attilio, ti ricordi di me? quel bimbo che ha il padre ciabattino. Mio papà ha il negozio in Vico della Rosa nei vicoli di Genova Vecchia. Lavora, sì più che altro con quelle Signore sempre in ghingheri che han bisogno dei tacchi delle scarpe sempre nuovi per poter lavorare, hai capito di chi parlo?
Comunque, come ben sai, ho sette anni ed ora sono bravo anche a scrivere, così ne approfitto per chiederti una cosa. Certo, se puoi, altrimenti fa lo stesso. Potresti far trovare sotto l'albero, una casa con una stanza in più al mio Papi? Sai, in quelle due stanze stiamo un po' strettini e non abbiamo rubinetti, così tutte le mattine la mia Mamma, per lavarmi il faccino và a prendere l'acqua dai truogoli, grazie a Dio sono vicino casa, altrimenti sai che fatica per la mia Mamma?
Ti chiedo questo perchè stamattina, a scuola, ho incontrato il mio amichetto Yusef, che è arrivato da poco a Genova, dall'Africa, col suo Papi e la sua Mamma e, fortunatamente, gli è già stata assegnata una bella casa con tante stanze. Pensa, Caro Babbo Natale, in casa hanno persino la cucina che è il doppio di quella che ha la mia mamma, con rubinetti più piccoli di quelli dei truogoli ma esce tanta acqua, una bella comodità per la Mamma di Yusef, così non deve faticare come la mia Mamma. Il suo papi, non ha ancora trovato lavoro ma, presto la Sindaco glielo troverà, nel frattempo la Signora li stà aiutando e per Natale gli comprerà anche il panettone genovese. Sappi che per questo, sono molto contento perchè il mio amico è un bravo bimbo anche se non molto fortunato. Già, poi non parla ancora molto bene l'italiano ma, ci penserò io ad insegnarglielo, caro Babbo.
Questo mese, il mio papi non ha lavorato molto, ciononostante, facendo sacrifici è riuscito a pagare la tasse come tutti gli altri, come è giusto che sia.
Sai, caro Babbo, spero che gli avanzi qualche soldino così potrà comprare anche a me il buon panettone genovese. Qui, vicino casa

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essere cristiani nel postmoderno

Esistono manifestazioni di volgare inintelligenza politica, che partono dai presupposti ideologici e spesso opportunistici (direi più di presunzione e vanità ed astuzie varie) le quali considerano le cose della politica estranee alla “petulante” richiesta di onestà sia intellettuale che morale . I nostri governanti paradossalmente, come diceva Cicerone”quibusdam destinatis senten consacrati quae non probant coguntur defendere” Vincolati a certe opinioni sono costeretti a difendere idde che non condividono. Benedetto Croce diceva “L’ideale che canta nell’anima degl’imbecilli prende forma nelle non cantate prose delle loro invettive e declamazioni e utopie”. Trovo che le scelte politico-partitiche assomiglino molto al principio Crociano “dell’ideale degli imbecilli”. Prendiamo ad esempio i radicali. Essi elevano ad una sorta” religio civilis” tutto cio che si contrappone ai valori del cristianesimo. E cosi diventa lecito tutto cio nel nome dell’egocentrismoche egoistico e consequenziale relativismo. Diventa palese come piccole minoranze composte da uomini e donne accomunati dal interesse di soddisfare le proprie esigenze e talvolta i propri capricci riducano i valori morali e civili alla base delle moderne democrazie ad semplice gioco delle parti. Tutto è relativo dal concetto di famiglia, all’ embrione, all’eutanasia, la pena di morte, all’aborto, la pace, lo sviluppo l’ambiente, tutto è giustificato nel nome della grande religione laica dell’economia di mercato” della globalizzazione. La nostra società tra sfrenato consumismo ed opportunismo elettorale si puo salvare grazie, secondo gli epigoni del Macchiavelli, grazie ai nuovi principi (leader politici ed economici) le cui ambizioni personali o come dice Pera “ per i loro “caprici laici” salvaguardano il bene comune. Una visione neomaterialista legata ai beni di consumo. Basti pensare alla legge sulla legittima difesa dove uccidere un uomo per sa

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