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Racconti brevi

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(Non) è tutto come sembra

Non è sempre stato tutto come lo conosciamo oggi, non è sempre stato tutto come lo vediamo oggi, non è sempre stato tutto, soprattutto, come lo percepiamo oggi. Secoli e secoli di filosofia, quella naturalista perlopiù, hanno investito i loro anni migliori per sviluppare il pensiero secondo il quale dalla percezione dei sensi deriva la conoscenza, come se quattro scapestrati ventenni tentassero di convincere gli anziani che il loro Interrail è foriero di molte più verità del viaggio del mondo in 80 giorni.
Omaggiato a dovere Jules Verne, e ringraziatolo per aver fornito la similitudine incipit per quello che è un altro petalo della mia antologia, poiché chi conosce il Greco lo sa, l ' antologia non è altro che una raccolta di fiori, proseguo la mia passeggiata per le contrade del sapere, e scomodo Platone, in modo che il suo Mito della Caverna funga da antitesi a coloro che si fidano troppo delle percezioni, e busso alla porta di Blake, ricevendo come accoglienza la sua massima sulle porte della percezione, perfetta sintesi della triade Hegeliana che vede come tesi e antitesi i due rami della filosofia citata.
Che i nostri sensi ci permettano di conoscere la realtà, o che siano del tutto inaffidabili, o che siano la cosa più vera che possediamo ma dobbiamo ancora appropriarcene, non è nostra intenzione sincerarcene. Ciò che a noi importa, è che vi fu un tempo in cui Ravenna e Venezia erano ostili l 'un l'altra, come il Cobra e la Mangusta, e che lungo la striscia che divideva queste capitali dell'intrattenimento acquatico vi erano svariate quanto desolate terre, necessariamente oggetto di contesa, come la siepe tra due villette a schiera comunicanti, labile confine dal quale ciascun residente può dedicarsi al suo business preferito: la vita altrui.
Potrei ora darvi dei riferimenti temporali e cronologici, come potrei smettere di scrivere e lasciare gli uni a bocca asciutta, gli altri rasserenati e liberi di tornare alle loro vite frenetiche, ma n

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   0 commenti     di: Riccardo


Carso 1917

Carso 1917

Una trincea, filo spinato davanti. Colpi di cannone sparati dal nemico.

" Paura Morelli? " mi domanda il capitano. " Certo che no "..

" Non sparare cazzate Morelli, io ne ho e son più vecchio di te ".

Con il dito indicò i miei compagni, l'Adolfi si era pisciato addosso e si vedeva la macchia enorme sui pantaloni ; Gisti pregava nel suo linguaggio incomprensibile della alta val Bergamo.

" Vedi Morelli, hanno tutti paura, inutile mentire, siamo uomini ".

Abbassai la testa, era vero che avevo paura, paura di morire per una cazzo di guerra. Ci avevano fatto credere che era una passeggiata, ora sono due anni che sta durando.

Nessuno ha vinto, tutti sconfitti.

" Capitano , ha moglie? Io ho una morosa, si chiama Anna, bella come il sole. Fianchi larghi per fare tanti putei, bei putei ".

Scosse la testa, sembrò andare in meditazione e poi rispose : " Avevo una moglie, morì di parto, ho una figlia che la tengono i miei. Bel nome la tua morosa, bravo Morelli, fai tanti figli, la patria ne terrà conto ".

Già , la Patria pensai, bella roba, mandarti a morire giovane, a volte penso che gli

Anarchici o comunisti fanno bene ad accoppare Re e Regine.

" Capitano, capitano " arrivò di corsa il sergente Lipio, facendo il solito saluto militare e anche se ormai sono anni che si conoscono la procedura va sempre rispettata. " È arrivato l'ordine, capitano, tra dieci minuti si attacca il nemico".

Non disse nulla, prese il foglio, lo accartocciò e lo mandò a finire per terra.

" Terra siamo e terra ritorneremo ". Poi con voce, a singhiozzo, disse : " Tenetevi pronti ragazzi, al mio via, tutti fuori e corriamo verso sti pezzi di merda austriaci.

Che Dio sia con voi e viva il RE ".

Buffo, pensai, il Re sarà sicuramente seduto in una delle tante ville, al comodo, al massimo, se avrà gli stivali sporchi, i servi li puliscono, noi invece qui, nella merda giorno dopo giorno, anno dopo anno, stagione dopo stagio

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   2 commenti     di: Marco


Crepitio

Rimarrà la cenere, rimarrà l'odore di bruciato. Chiunque arriverà non potrà che sporcarsi.
E sarà inutile cercare qualcuno.
Neanche i cani serviranno, la più scrupolosa delle indagini non porterà a nessuna soluzione. Solo il ricordo di qualcosa che c'è stato turberà le nuvole, gli alberi. Gli unici muti testimoni di quello che è successo.
Forse anche Dio avrà visto qualcosa. Forse si sarà distratto un attimo.
Il mio cellulare sarà lì in mezzo, tra pezzi di vetro e legno, in mille pezzi.
Le mie schegge di vita saranno tutte lì. Non faranno male a nessuno. Mai più.
Dirai ai bambini che va tutto bene. Che io sto bene.
Questa sarà l'ultima scintilla di una vita che non ha mai avuto una miccia. L'ultima implosione.
Brandelli di carta da parati, plastica accartocciata, pezzi di ceramica, vinili sciolti. Mozziconi ovunque. Sulle nuvole, sui rami.
Non ci sarà vento: nessun pericolo di contagio per quello che c'è intorno. Succederà tutto qua.
Dirai ai bambini che va tutto bene.
Ne comprerete un'altra.
Dimenticheranno tutto in fretta. Rimarrà solo un brutto ricordo. Come lo sarò io.
Il passato si sgretolerà al passare delle correnti della vita di ogni giorno. I ricordi saranno fiammiferi consumati.
Quando i primi arriveranno non potranno che restare fermi in silenzio, finchè tutto si sarà dissolto. Come in una sala d'attesa potranno solo aspettare che il posacenere si riempia del tutto.
Ascolteranno crepitare ciò che ho amato. Si siederanno attenti a non schiacciare farfalle già morte.
Siamo nati per spegnerci. Siamo solo di passaggio. Aspettiamo la fine per capirlo. Solo alla fine apriamo gli occhi.
Io li ho finalmente aperti.
E sto per spegnere l'ultima sigaretta.

   9 commenti     di: Guido Ingenito


La zia Palmira

Non sentiva ragioni: era più ortodossa dell'Unità quando era l'Unità.
L'Unione Sovietica faceva solo cose giuste, chi diceva il contrario era sempre dalla parte del torto.
Vacillò, ma poco, durante le invasioni del cinquantasei in Ungheria e del sessantotto in Cecoslovacchia.
Le aperture del partito alla critica non scalfirono la sua opinione neanche per l'Afghanistan negli anni ottanta.
Quando accadde il disastro di Černobyl non si smosse dalle sue posizioni:
"Ancora una volta grazie all'Unione Sovietica l'umanità è stata messa in guardia sul pericolo nucleare!"

Essere comunista per lei era il vespro, e non la messa. A messa si va anche senza fede, il vespro è veramente per chi crede.




Centodieci familiare



Storia di Penny e Banconota

Tutto Inizio una sera d'estate... I protagonisti di quella notte furono Penny una ragazza portoghese trapiantata in Italia per amore, una di quelle ragazze che in un uomo preferiscono gli occhi al portafogli, Francesco il suo ragazzo una persona totalmente dedita ad avere denaro e al mostrarlo, e Banconota un ragazzo di strada che bada piu al amicizia che ai soldi o ad altro.
Come dicevo tutto successe quella sera.. Penny usci' da lavoro e incontrò Banconota si conoscevano di vista ma non si erano mai parlati prima di quella sera.
Iniziarono a parlare e a parlare per ore.. quando Penny poi decise di andare a casa da Francesco.
Penny continuò a pensare a Banconota non lo aveva per niente trovato un rude e violento ragazzo come tutti le avevano detto anzi lo trovò molto simile a lui...
Passarono i giorni e Banconota e Penny continuarono le chiacchierate... fino a quando Penny non decise di dichiarare il suo affetto per Banconota..
Da quel giorno gli incontri diventarono uscite sempre piu intime fino al primo bacio...
Tutto ovviamente ad insaputa di Francesco.. e andarono avanti per mesi diventando sempre più uniti..
Dopo qualche mese da quella sera lei decise di lasciare Francesco... e inizio a vivere una storia con Banconota che ancora dura a distanza di anni... a volte incontrare le persone ti fa capire quanto hai sbagliato nella tua vita

   2 commenti     di: Michele


Prima ora: lettere

Una scuola di Napoli, aula 6 ore 8:30.
Senza che nessuno avesse intuito la sua intenzione di cominciare una frase, Mastrangelo all'improvviso esclamò:
"E'si propt vulesse sfottere a'scazzetta dò prevet,..."
Come?!?!... intervenne pronto Colantuono;
Ma chiedo molto se ogni tanto riuscissimo a mettere una dietro l'altra due parole di senso compiuto, magari in italiano..???
Nonostante mi sforzi di giorno in giorno cercando di comprendere quale oscuro virus la assale e la costringe a vomitare schifezze lessicali, la avverto, ci ho quasi rinunciato del tutto... e non so se mi spiego... se permette, la licenza poetica me la prendo anch'io... sò cazzi...
E bastaaaaa... io non dico che si debba essere tutto di un pezzo in qualunque situazione...
Ci mancherebbe altro... siamo uomini tutti... e ringraziando nostro Signore reagiamo e rispondiamo a tono... e quando vogliamo... siamo vivi... siamo liberi... ma quando è troppo è troppo.
E la prima volta passi, e passi anche la seconda, ma dopo un'infinità di volte si può anche rinunciare alla comprensione forzata e sentire il bisogno di instaurare un dialogo più serio, più profondo, più umano, ma soprattutto più comprensibile!!!.
E cosa ci si sente dire? ..."se proprio volessi sfottere la scazzetta del prete.. bla bla bla..."
Ma che siamo, uomini di Neanderthal?...
Ma con quale coraggio torturiamo la nostra amata lingua... madre della "Divina Commedia", de "I Promessi Sposi", del "Così è se vi pare"... più rispetto... più civiltà letteraria...
Dobbiamo essere consapevoli che il bagaglio culturale che abbiamo ereditato dai nostri padri deve essere indossato con dignità soprattutto nell'uso quotidiano...
Solo così la nostra costanza ci premierà formando dentro di noi una coscienza sensibile ed educata al puro ascolto della nostra lingua...
Mastrangelo si riprese quasi subito da quel turbinìo di parole e senza farsi sfuggire l'occasione colse al volo l'attimo in cui Colantuono

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Il sedicesimo colpo

Fu risvegliato dal cigolio della porta, faticando a riconnettersi con la realtà. Si era addormentato con la testa appoggiata sul tavolo, un bicchiere di vodka ben stretto nella mano.
Poco più avanti, qualcuno stava palpando il nudo deretano di una prostituta, mentre intorno un'umanità dimenticata tentava di sopravvivere. Risate si alternavano a gemiti soffocati e versi gutturali, tremori a sobbalzi e ammiccamenti, nel vano tentativo di esorcizzare i propri fallimenti esistenziali. Volti disfatti dall'alcol e dalle droghe, corpi seminudi, effluvi di umori che lasciavano nell'aria l'odore acre e pungente del sesso rubato.
La scena, offuscata dal denso fumo che galleggiava nell'aria in aggiunta a quello prodotto nella sua mente dalla vodka, gli ricordò in maniera inquietante un'incisione dell'Inferno di Dante che aveva a casa.
Svuotò il bicchiere emettendo un verso di disgusto, poi si recò al banco dove il barista era affaccendato con due clienti alle prese con una sbornia.
- L'ultimo, Mario.
- Meglio di no, Giorgio. Per questa sera basta così, sennò ti riduci come loro.
Il barista accennò in direzione dei due ubriachi che stavano dando in escandescenze a poca distanza, insultando lui e la sua famiglia in tutti i modi possibili. Giorgio diede uno sguardo.
- Magari riuscissi a ubriacarmi in quel modo, almeno potrei dirti quello che penso della tua schifosa vodka e di questo bordello!
- Vai a casa, Giorgio!
Come se fosse facile andare a casa. Erano tre giorni che arrivava fino alla porta, rimanendo immobile lì davanti qualche minuto, per poi tornare indietro.
Gettò due banconote sul bancone e si avviò lentamente verso l'uscita. Tirò su il bavero della giacca e s'incamminò, calpestando larghe chiazze d'acqua prodotte da una pioggia che ormai cadeva ininterrotta da una settimana. Fatti pochi passi, notò dietro delle auto una ragazza giovanissima inginocchiata davanti ad un uomo. Si avvicinò.
- Ti va male stasera!
L'uomo in evidente stato conf

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Questa sezione contiene una serie di racconti brevi, di lunghezza limitata all'incirca ad una videata