username: password: dati dimenticati?   |   crea nuovo account

Racconti brevi

Pagine: 1234... ultimatutte

Coerente e Cristallino

Aveva molte passioni il professore; nessuna inerente al suo ruolo d'insegnante.
La passione per le studentesse, per esempio, ma anche per le donne in generale; seminava i figli nel mondo, "perché è del mondo che sono figli."
La sua mezza dozzina era tutta di donne diverse, non voleva far torto a nessuna.
S'innamorava.

Quando a marzo fu mandato a Rimini per un convegno, in vista del nuovo esame di maturità sperimentale, tornò stranamente abbronzato e con pochissime informazioni, segno di una non proprio assidua presenza in platea.
Ah, il surf!

Rifiutò il ruolo di membro interno alle sue classi con le parole:
"Non faccio una figuretta per voi!"
Cristallina coerenza!


Centodieci scolastico



Rock Hard

Il Prof. si svegliò con la testa che girava leggermente, a pancia in giù.
All'inizio ebbe la sensazione di aleggiare in qualche luogo che non conosceva, ma che non gli dispiaceva.
Dopo alcuni attimi di smarrimento, rotolò su se stesso, mettendosi su un fianco. Si guardò e si accorse di avere ancora addosso gli abiti della notte prima.
Passandosi una mano sul viso, tentò di ricordare cos'era successo durante la notte e soprattutto tentò di scavare nella mente alla ricerca di un qualche ricordo su come aveva fatto a raggiungere casa sua, la sua camera, il suo letto... si sforzò, ma non ci riuscì: la cosa più difficile era capire cosa facesse parte dei suoi ricordi reali e cosa dei suoi sogni, e soprattutto temeva la parte che non riusciva a ricordare, scomparsa dalla sua mente come la luce in un black-out.
Dalla bruma purpurea nel suo cervello strisciò fuori un pensiero fastidioso.
Guardò la sveglia e si alzò di scatto dal letto: lunedì! Lavoro! Scuola! Autobus!
Scese in tutta fretta inciampando in qualcosa che non riuscì a mettere a fuoco, nel disperato tentativo di trovare la sedia della scrivania. Da seduto, impiegò tutte le forze per sfilarsi gli stivali che volarono lontano dai suoi problemi e atterrarono accanto all'armadio, dopo aver rimbalzato sul muro. Per i pantaloni fu più facile, anche se il jeans attillatissimo, che tanto gli piaceva perché in scena non lasciava dubbi su ciò che lo riempiva, in quel momento non collaborava attivamente. Riuscì finalmente nell'impresa e si diresse quindi verso il bagno.
Si tolse catenina ed anelli davanti allo specchio, si lavò la faccia senza nemmeno guardarsi, quindi passò a togliersi la maglietta.
Sollevò lo sguardo al suo riflesso: nella luce bianca e accecante dello specchio si accorse dell'alone viola di un morso all'altezza del cuore. Il suo unico, egoistico pensiero fu di sollievo: non si sarebbe di certo visto sotto camicia e giacca!
Controllò l'orologio: giusto il tempo di vestirs

[continua a leggere...]

   6 commenti     di: Anna Castelli


Amore cinico

Era in una capitale assurda, a caccia della più bella donna del mondo; “si chiama Inna,” diceva, “ci siamo stretti la mano e da allora non respiro.”
Donald stava sotto il palazzo di tre piani; quello doveva essere il suo balcone, e la piccola finestra di fianco al balcone doveva essere l’unica stanza del piccolo appartamento.
Donald non era sicuro; ma Inna doveva pur abitare da qualche parte, come tutti.
“Scusi, può dirmi l’ora?” chiese una donna che gli si era avvicinata senza che se ne fosse accorto.
“Certo, ” rispose Donald, “è mezzanotte e venticinque.”
Donald guardò la donna. Una bella donna, anche lei. Poi rischiò:
“Lei sa per caso se una certa Inna abita qui?” e indicò il palazzo.
“Certo che sì, ” disse, “abita proprio lì. ”
“Oh.”
“La sta aspettando?”
“Mah, veramente…”
“Se vuole venga da me, non faccia complimenti, fanno solo 200 dollari. Abito qui vicino.”
“Ok, andiamo.”



Mai smesso di amare Milano, ma non ci vivrei mai

Incredibile ma vero! Io, sì proprio io, F. B. ho vissuto a Milano, certo per sole due settimane, ma non sottilizziamo troppo, no? Io che Milano, quando ero ancora più vicino ai venti che ai trenta (come invece lo sono adesso!), l'amavo più di qualsiasi altra città al mondo. E oltretutto ho pure sperimentato la "dura" vita da pendolare. Ho fatto tutti i giorni per due settimane Milano/Lambrate - Vidalengo; questo ultimo, paesino minuscolo della pianura bergamasca. Praticamente passavo il pomeriggio e la notte nella piccola frazione del comune di Caravaggio a fare assistenza ai due anziani e malati genitori del mio amante (che mi chiamava sempre il pomeriggio e il mattino del giorno dopo, ufficialmente per avere aggiornamenti sui suoi!); poi la mattina presto pigliavo, dalla fatiscente e dall'altri tempi, stazioncina di Vidalengo il treno per Lambrate, per poi prendere la metro verso una zona piuttosto bene e centrale della metropoli lombarda, dove, facendo due comodi passi, giungevo all'abitazione dell'amante, dove passavo l'intera mattinata, ovviamente da solo.

E che appartamento ragazzi! All'ultimo piano con una vista pazzesca sulla grande città. Ora, me ne rendo conto, sto banalizzando... ad esempio dopo pochi giorni di "vita milanese" mi sono ben accorto che lei, sì proprio lei, la vita milanese è davvero invivibile.



Soprattutto per uno come me che viene da una piccola città di una piccola provincia poco ricordata dal resto della Lombardia abituata a ritmi decisamente più tranquilli. La mattina, ad esempio, non riuscivo a riposare come avrei voluto per il via del troppo rumore generale che dalle strade saliva su, su fino al settimo piano. Ma non importava. Fin dai tempi in cui amavo Milano (in realtà mai smesso di amarla!) avevo capito che non mi sarebbe mai piaciuto viverci. Ormai al termine delle due settimane mi accorsi che non avevo approfittato del mio soggiorno milanese come avrei voluto, ovvero sperimentando un po' di vita fr

[continua a leggere...]

   4 commenti     di: frivolous b.


Il lupo della foresta

Il freddo era pungente, la neve ricopriva le cime delle montagne e il cibo scarseggiava nei paraggi. Erano giorni che il lupo avanzava verso il paese, giù a valle. Affamato e intimorito, camminava a stento sulla morbida neve. Gli occhi lucidi dal freddo e dalla fame sembravano languidi. Dopo giorni di cammino, scorse un piccolo paese. Dalle ciminiere fuoriusciva del fumo. Nei caminetti la legna ardeva senza sosta.

Il lupo, pian piano entrò nelle vie del paese, era notte fonda. Il buio avvolgeva le case e l'unica luce fioca veniva dai lampioni che ornavano i marciapiedi. Dopo mezzora, ancora non aveva trovato niente da mangiare e stremato dalla stanchezza cadde addormentato in una piccola capanna dove era accatastata la legna.
Il mattino seguente alle prime luci dell'alba, il lupo si allontanò dal paese, al sentire i rumori e le voci d’alcune persone che cominciavano la loro ardua giornata.
Giovanni, il gaio vecchietto che era stato il più bravo boscaiolo di tutto il paese, infreddolito si accinse ad uscire per recarsi nel retro della sua casa per prendere della legna da ardere. Vicino alla porta della capanna, scorse delle macchie di sangue e rimase molto perplesso. Non aveva idea di chi potevano essere. Ritornò in fretta dentro casa, impugnò il fucile e ritornò fuori. Scorse delle impronte nella terra umida. Rimase in silenzio per qualche istante, cercando di immaginare di quale animale si trattasse.
Gli sembrava impossibile, ma subito gli vennero in mente immagini della sua infanzia. Abitava nella campagna poco distante dal paese, in una casetta di pietra. Una sera, nel bel mezzo della notte, sentirono ululati di lupi, sembravano lamenti o litanie al chiarore della luna piena. Si erano avvicinati troppo, era la prima volta... Con la paura addosso rimasero chiusi in casa fino al mattino seguente. Appena si fece giorno suo padre armato di un semplice bastone si avvicinò alla stalla delle pecore. Per fortuna era tutto a posto, la porta era rimas

[continua a leggere...]



Preparazione per l'interrogazione

Giovedì sera:
"Accidenti, Oliva, non mi sento pronta per l'interrogazione di domani!" urla Regan alla sua compagna di stanza.
"Avevi tutta la settimana per prepararti"
"La fai facile tu!" ribadisce Regan: "Mi aiuti?"
"A fare cosa?" chiede Oliva all'amica.
"A ripassare" risponde la ragazzina: "Così, magari, mi entrerà qualcosa in questa testa marcia!"
"Ho finito di ripassare questo pomeriggio, non ho voglia di rimettermi di nuovo sui libri"
"Ah no?!" e guarda seria Oliva: "Qualcosa mi dice che tu lo farai" aggiunge.
Oliva guarda seriamente la sua compagna:
"Ok, ti aiuto, ma tu farai qualcosa in cambio".
Regan si preoccupa:
"Oh cielo santissimo, cosa?!" strilla.
"Sabato, quando scenderemo al villaggio, mi comprerai tre chili di caramelle gommose"
"Che brutta ingorda! Tre chili?! Chissà che ti strozzi!" ribadisce Regan: "Dai, apri quello schifoso libro che domani ho l'interrogazione".
Le due ragazzine si siedono sul tappeto d'orso e aprono i loro libri.
"Andiamo con l'astronomia!" dice Regan.
Oliva la guarda senza dire nulla.
"Fammi tu le domande" dice nuovamente Regan.
Oliva ride.
"Che cazzo ridi?"
"Ok, ti faccio le domande, ma mi chiedo: quali saranno le risposte se non hai studiato?"
"Io non ho detto questo! Ho detto: non mi sento pronta. Il che significa: cavolino, non ho studiato abbastanza. Il che è molto diverso da dire: non ho studiato"
"Va bene, Regan, iniziamo?" dice Oliva.
"Il primo argomento lo scelgo io"
"Certo, come vuoi"
"Tutto ha inizio dal Big Bang: il grande scoppio" e Regan si ferma.
Oliva l'osserva, attende che l'amica prosegua.
"Allora?" l'incita Oliva.
"E non starmi col fiato sul collo! Mi irriti se fai così!" dice Regan.
Oliva non aggiunge altro e aspetta che la ragazzina riprenda il discorso.
"Bè, insomma, arrivano i dinosauri, grandi animali che corrono su due zampe"
"Tutti?" chiede Oliva.
"Ma che ne so! Alcuni sì. Ora taci che mi perdo" e sfoglia il libro, lo richiude e poi prosegue il suo discorso: "Sti

[continua a leggere...]

   1 commenti     di: ele jack


Diario 20/05/2016 parte 2

Certi giorni questa casa è l'unico posto dove ho voglia di stare. Mi venga un colpo se la fuori c'è un gran mondo che aspetta di essere rivoltato al contrario. Io mi rintano qua, come una talpa rintronata, e me ne sbatto i coglioni di tutte le avventure che mi aspettano oltre la soglia. So benissimo che nella mia chiusura non c'è nulla di normale, so benissimo che se fossi uno di loro forse sarei da qualche parte a fare baldoria, ma me ne sbatto i coglioni, puoi farci niente?! Di tempo ne è passato a far castronerie, all'aria aperta, dicevano loro, dalla mattina alla sera, come formiche. Ma poi non è che rimasto un bel niente di quello starsi a trastullare. Niente. Ti parlano di realizzazione, diventa un dottorino come si deve poi vedrai come la vita la diventa facile. Ma la vita è sempre la stessa pozza di pipì prosciugata. Tutti bellini a fare progetti su cosa sarà, non lo sanno loro, che si finisce tutti dentro una fossa e quei progetti se li mangiano i vermi come tutto il resto. Certo, per alcuni il nome è rimasto nel tempo, ma n'è valsa veramente la pena? E poi cosa volete se non mi voglio sporcare le mani, sarà mica scritto da qualche parte che bisogna soffrire questa lordura. La dignità, dicono, è solo una questione di dignità, ma io vi dico oggi che la dignità è solo un modo assai cretino di sopportare la fatica del lavoro. Sia mai tutta la vita a lavorare. È il mondo? È il mondo. D'accordo, ma allora io preferisco di crepare santamente.
Questa casa mi tiene stretto per la collottola come un serraglio, e io che m'intestardisco coi pensieri. Ne ho di grossi, di più misurati, ma questa strana noia del pensare s'è come impadronita di me da troppo tempo. È che non sto bene da nessuna parte. E perciò m'interrogo. Ma interrogarsi è una roba assai gravosa che pesa sulla spalle di un santo ragazzetto che lo sarei io. Insomma andiamo ad ingrassarci per le vie dell'edonismo più spudorato. Non c'è che da essere un po' dionisiaci, come diceva

[continua a leggere...]

   0 commenti     di: Ferdinando



Pagine: 1234... ultimatutte



Cerca tra le opere

Questa sezione contiene una serie di racconti brevi, di lunghezza limitata all'incirca ad una videata