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Riflessioni

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Vivere da ragazzi.

Quarto anno di scuola superiore, seduta su una sedia, protetta da un banco, ripensi agli ultimi quattro anni: sei lì, ferma, fissando un punto vuoto sul pavimento al centro dell'aula, con mille voci nelle orecchie e mille pensieri nella mente.
Lì, seduta, con il mento poggiato sulle braccia unite, coi gomiti sul banco, dai un altro sguardo alla tua vita, ai tuoi diciassette anni, e non fai altro che ripeterti una frase: "Non ce la farò!"
Le continue litigate a casa, con genitori che non ti capiscono e fratelli invadenti, si aggiungono come se niente fosse alla confusione mentale che già da sola crea non pochi problemi: tutto convoglia nella tua mano e una voglia immensa di dare un pugno al muro ti pervade, ti prende il cervello, ti carica il braccio, e, come una freccia, scatta! Boom! Ti sei sfogata, ma cavolo quanto fa male! Il dolore non supera per poco la rabbia. Ti strofini la mano, guardandoti intorno, sperando che nessuno abbia visto, poi torni a fissare il pavimento.
Hai paura è questa la verità! Hai paura del futuro, perché dicono che c'è la crisi e tu non hai la più pallida idea di quale lavoro ti possa far vivere al meglio; hai paura di internet e delle troppe opportunità di smarrimento che offre sia ai giovani che ai bambini.
Temi per la tua privacy, che qualcuno un giorno prenda il tuo diario, lo legga, e venga a sapere tutti i tuoi segreti. Ci ripensi: MAGARI! Almeno, se succedesse, qualcuno capirebbe che non esistono solo giovani sbandati, che non bisogna fare di tutta l'erba un fascio, che tu sei diversa da quelle ragazze che per noia bevono, si drogano, o registrano quello che è il gesto più bello e intimo che due persone innamorate possano compiere.
Tu non sei annoiata, tu hai mille problemi, mille pensieri, poi c'è anche quel ragazzo che ti piace...
"Signorina! Dorme?" - un urlo ti fa alzare velocemente lo sguardo - "no professoressa, la stavo ascoltando!".
La professoressa, incarnazione della perfezione, un altro adulto che da

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A occhi chiusi e cuore aperto

Le scalinate più allegre che io abbia mai visto, dipinte con i colori dell'arcobaleno, uniche complici di tutto ciò che avviene lì intorno.
Hanno osservato di tutto, hanno sentito di tutto, ma non possono parlare. Solo custodire gelosamente tutti quei segreti.
Più giù solo un mucchio di ricordi, di emozioni buttate lì e quasi dimenticate, di speranze ormai spente, che non riescono più a trovare la forza per alimentare la propria fiamma.
Intorno a loro è il silenzio a regnare, il vuoto. Le osservo con i pugni chiusi uno nell'altro, li porto al mento, mentre una marea di ricordi mi travolge nelle sue onde.
Ed è vero, anche se non c'ho mai creduto fino in fondo, ma tutto cambia. La vita cambia. Il mondo cambia. Noi cambiamo, radicalmente. Perché, in fondo, anche le sofferenze ti danno una mano. Ti aiutano a crescere. Ti rendono più forte. Ma, purtroppo, non t'impediscono di continuare a soffrire. Basta un nulla, basta un ricordo e ti ritrovi ad annegare negli abissi più profondi. In quegli oceani da cui è impossibile salvarsi.
Sono fuggita via per paura di rincontrare quegli spettri che torturano i pensieri, mi sono allontanata anni luce, con i passi timidi e spaventati e, allo stesso modo, poi sono tornata.
E li ritrovo proprio come prima, come li avevo lasciati. Quei gradini di mille colori, i colori dell'allegria. Perfetti e intatti, solo più tristi e malinconici. Si rispecchiano nel mio stato d'animo, mi fanno compagnia in questa notte che sa di tutto e niente allo stesso tempo. Una notte che mi vede riflessa in qualsiasi altro luogo, mi pretende distante da questo posto in cui il buio regna, ma lo splendore delle stelle continua ad illuminarmi il cammino. Ma no, è qui che la mia ombra, tenacemente, si è ancorata. Anche senza di me. Quando, con l'illusione, ho creduto che scappare fosse la soluzione migliore. Che mi avrebbe aiutata ad andare avanti, volgendo il mio sguardo verso un futuro che il passato continuamente non fa altro c

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Coscienza

C'è gente che ha la coscienza pulita... Ovvio, non l'ha mai usata!
Ce l'hanno lì, impacchettata, come se presto dovessero regalarla a qualcun altro, chiusa in una busta e messa da parte. Sporcatevi la coscienza, ma dimostrate almeno di averne una! Si sbaglia per imparare, ci si macchia e dopo ci si pulisce! Sporcatevela questa coscienza, e dopo lavatela a mano! Imparate dai vostri errori, imparate a chiedere scusa, a non rifarli! Imparate che sbagliare è umano, ma è il fatto di non rendersene conto ad essere diabolico! Dovete essere voi a costruirvi una coscienza solida, e non il mondo ad imporvi una coscienza standard, come una maglietta di taglia unica che tutti possono indossare! Qualcuno dice "Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te stesso" o "Ama il prossimo tuo come te stesso". Non è così. Ognuno ha la propria soglia di sopportazione del dolore. Uno potrebbe essere masochista. Uno potrebbe non essere in grado di amare se stesso... La frase corretta secondo me sarebbe "Non fare agli altri ciò che questi non vorrebbero subire" o "Ama il prossimo tuo come questo vorrebbe essere amato". Se non sei in grado di amarlo, evita quantomeno di ferirlo. Quella coscienza di cui si parlava qualche riga sopra un giorno potrebbe far sentire la propria voce, e allora saranno cavoli amari per te, perchè la coscienza, quando ha deciso che deve segnarti, lascia dei solchi profondissimi, che difficilmente potrebbero essere risanati!

   0 commenti     di: Simona Flamenca


La miseria della gente.

Ci siamo mai chiesti perché non riusciamo mai ad amare veramente e completamente?
Imbottigliati in complesse metamorfosi sentimentali, avvinghiati da assurdi complessi economici, calcoli di pura avidità?
Ci siamo mai chiesti perché ci alziamo la mattina e non diciamo una preghiera, pensiamo solamente al modo migliore per non farci fregare, per riuscire a sopravvivere in una marmellata di circostanze banali ed idiozie?
Eppure la forza dell'uomo dovrebbe essere proprio l'altruismo, la
socializzazione, gli interessi verso i problemi degli altri, di tutta quella gente più sfortunata, più maltrattata. Gente che, sicuramente con tanta dignità, sopravvive in un mondo che fa di tutto per schiacciarla.
Ecco dove stà lo nostra miseria, l'incoscenza nel non vedere le cose che non ci appartengono, o che, anzi, non vogliamo ci appartengano.
Ecco la nostra fame di protagonismo, ingigantita da fasci di apparenze, intrighi demenziali, atti solo a mascherare le nostre debolezze, le nostre carenze affettive.
Personaggi obbligati a dimostrare le loro fatue ricchezze, fatte solo di ignobili e tristi povertà.
Ricordiamoci allora di chi eravamo e chi potremo essere, che un sorriso vale mille volte più del denaro.
Ricordiamoci che la nostra vita senza il prossimo non vale a niente.



Riflessioni di una serata particolare

Ero uscito con alcuni amici per farmi un giro. Il solito giro del cazzo prima di impazzire totalmente. Un giro che serviva a rilassarmi. Avevo bisogno di bere, forse per poter stare più tranquillo, forse per deprimermi un po' di piu', o forse non esisteva nessuna ragione.
Appena uscito vidi un casino di gente per le strade... Un fatto molto strano per la mia citta' che si è sempre contraddistinta per la sua "vitalita'".
Ci misi un po' a capire perchè le strade erano colme di zombie. Un pensiero mi fece tornare la memoria. La festa del paese. L'orribile festa del paese, il giorno in cui incontri chi non vorresti mai più rivedere. Le vie erano piene di bancarelle, venditori ambulanti, gelatai, giostre. Non avrei mai pensato di vedere tanto fallimento in tutta quella umanita'.
Arrivai al parco, il nostro punto di ritrovo, ed incontrai subito Marco. Capii subito dalla faccia che tutto quel bestiame non era gradito neanche da lui. Poco dopo arrivarono Donzo e Skappe. Un paio di battute su quello scempio vivente, qualche riflessione sulla sbronza della sera prima e poi diritti al pub.
La vitalita' di Marco non era alle stelle, e decise di tornarsene a casa.
Restammo in tre. Appena arrivati nel locale ci prendemmo un campari col bianco a testa. Bisognava iniziare a bere, ma erano anche le quattro e mezza, e tutto il tempo era nostro. Personalmente avrei preferito farne a meno del pub, visto i costi, ma la domenica è un giorno abbastanza proibitivo. Mi capito' molte volte il sabato di comprare il liquido per la domenica, ma tutte le volte l'alcol veniva consumato la sera dello stesso giorno. Iniziai a bere con più convinzione, alla fine volevo sbronzarmi. Una, due, tre, quattro birre... Era proprio buona, andava giu' che era una meraviglia. Tennentz... forse l'unica pecca era il gusto un po' troppo dolce. Non tornai a casa a mangiare. Rimasi li a bere. Vino bianco, whiskey, bibitone, Spritz... un po' di tutto. Quando inizio a bere devo rag

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   1 commenti     di: aleks nightmare


La Foresta delle Vagine rotanti (11)

Oggi sto meglio - l'internet pinot è strapieno - ho una camicia bianca un po aperta e certi uomini mi osservano ora sono tendenzialmente uomo
devono essere state le ciliege che ho mangiato per pranzo
come se il loro succo accelerasse la metamorfosi - strano ma vero
dovrò riprovarla questa cosa - comunque parliamo di questi giorni
ho passato un periodo di depressione nera e quando sono depressa
se sono donna tendo a comprare cose oppure vado dal parrucchiere
(devo stare attenta se sono depressa di domenica ed i parrucchieri sono chiusi) mi è capitato però (dato che sono fissa dai parrucchieri)
e (dato che ogni qualvolta decido di andarci trovo dei soldi per terra proprio davanti al negozio) - dicevo mi è capitato d'essere li come donna mentre l'apprendista parrucchiera mi tagliava qua e la o mentre mi faceva un colore invece d'un altro
di mutare a uomo - ora vi ho spiegato che il cambiamento
se sono vestita non è così percettibile i più disattenti potrebbero non farci caso ma il punto è un altro - cosa succede se muto da donna a uomo mentre sono in un posto del genere? Di solito essendo uomo- mi vien la voglia di alzarmi in quanto come essere tale non amo ne tagliarmi i capelli ne accorciarli ne tingerli- mi viene un'ansia da paura- guardo l'apprendista parrucchiera e le dico che ho cambiato idea
anche se è nel mezzo del taglio valle a spiegare che prima ero donna
e mi garbava tanto farmi un nuovo taglio per ottemperare alla depressione che ogni tanto anzi quasi spesso mi coglie ma poi tramutandomi in uomo
ho altre esigenze necessità voglie nel caso fossi stato depresso o stato simile infatti come uomo tendo a comprare molti giornali a ritagliarne delle parti ed attaccarle al muro ma e qui non l'ho mai negato
non avendo una casa mia - ne avendola mai posseduta- tutti quei pezzi di carta li attacco in un posto appartato e segreto solo li un posto che conosco io e credo in molti pochi dato che i ritagli di giornale sono ancora tutti benevolme

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   0 commenti     di: Dark Angel


Al tramonto

Era stato un pomeriggio tedioso, trascorso ad osservare il mare deserto di onde e passeggiare sull'umida sabbia fra gli spruzzi vellicanti dell'acqua fino al piccolo promontorio dove si trovava il faro, ormai in disuso, della piccola spiaggia alla quale aveva deciso di recarsi al seguito di un piccolo numero di amici, cimelio di un'antica florida attività portuaria. Dalla cima la vista allettante della sconfinata estensione marina e le melliflue carezze apollinee accomiatarono ogni forza vitale e condussero Avidio fra le braccia di Ipno.
Gabbiani volavano a cento piedi dal livello del mare e da lontano giungevano ancora le voci degli ultimi bagnanti; fu risvegliato da una piacevole brezza ch'egli respirò a pieni polmoni. Decise di rimanere ancora per qualche istante in quella posizione, sdraiato, reggendosi obliquamente, gomiti poggiati a terra, a contemplare la bellezza del tramonto, prima di alzarsi e raggiungere gli altri in albergo. Avevano preso in affitto una modesta abitazione quadrilocale non lontana dal centro storico: dalla sua finestra riusciva a scorgere le antiche mura, bastioni un tempo di una civiltà perduta. "È il destino di ogni cosa", pensò tra sè e sè. Quell'ora del giorno e la solitudine lo facevano pensare sempre con un velo di malinconìa, non potendo celare a se stesso quell'ansia di grandezza che lo faceva uomo e al contempo stesso corrodeva i suoi stati d'animo. Temeva la solitudine, era per lui la ruggine dell'esistenza, eppure quelli erano i momenti in cui riusciva a pensare con maggiore lucidità, abbandonandosi in viaggi confusionari che spesso traduceva a parole. Le sue opere gli giungevano ad ogni modo fallimentari, non sentendosi mai in grado di trasportare su foglio di carta le volontà dell'intelletto. "Sarebbe mai nata persona in grado di comprenderlo interamente?".
Il cielo era uno spettacolo d'armonia e perfezione, dipinto con maestrìa da onde dorate intervallate da spruzzi d'acqua di rose che, sembrava ad Avidio, tra

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   0 commenti     di: BOGDAN PAVEL



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