Una grande lente mette a fuoco un uomo preso tra la folla. Per qualche minuto lo osserva, poi, lentamente si avvicina a lui. Sempre di più. La testa si fa più grossa, si vedono i capelli neri, la cute, i bulbi, le cellule vive del suo corpo e i neuroni con quell'infinità d'impulsi elettrici che nel buio del cervello rilasciano bagliori luminosi. Per un attimo c'è il silenzio che precede l'evento. All'improvviso la lente arretra velocemente. Le cellule si allontanano, riprende forma la pelle, ritornano i capelli, la testa e il corpo, e poi via, sempre più lontano. Ora si vede una macchia scura di persone muoversi sul terreno, quasi a ricordare un formicaio. E si va semre più su, aldilà delle nuvole. La terra riprende la sua forma tonda. Usciti dall'atmosfera, nello spazio nero, l'azzurro del mondo circondato da nubi è un dipinto di colori. Allontanandosi verso il cosmo, quella palla azzurra diventa sempre più piccola. Più lontano si va nello spazio e più il colore del nostro pianeta si distingue sempre meno. Ora s'intravede un puntino luminoso al pari delle altre stelle. Nel cosmo più oscuro, senza punti di riferimento, le direzioni non hanno alcun senso. In questo posto così lontano non si riesce più a definire la rotta giusta. L'alto, il basso e i punti cardinali non trovano una sistemazione esatta. Ora nel nero più nero del nero, l'unica cosa che ricorda la vita è il riflesso del sole che rimbalza tra le stelle. C'è il silenzio più totale. A questo punto il mistero della vita s'infittisce e le domande sgorgano come l'acqua da un ruscello. Perché in tutto questo nulla l'unico pianeta a contenere la vita è proprio la terra? Perché noi? Il sistema solare e i suoi pianeti sono ormai un lontano ricordo. Si ha la sensazione che non avrà mai fine. All'improvviso, proprio nell'attimo di quel pensiero, una luce ti avvolge. Per qualche istante sei accecato, ma in breve tempo tutto si fa limpido e vivido. Ora non arretri più, ma ga
[continua a leggere...]Cala la sera alla fine di un giorno lungo come una vita.
Un bicchiere di rum e un sigaro mi fanno compagnia mentre cala l'oscurità, storie di paure e creature mi tormentavano da piccolo ma ora godo di questi momenti di pace ove il tempo sembra essersi fermato.
La mia mente vaga mentre una live brezza mi avvolge e una pallida Luna mi illumina. Una piacevole tristezza sorge in me, il Toscanello lascia intravvedere nella nebbia pensieri e ricordi di quello che non e' stato ma sarebbe potuto essere Lei, amici, tradimenti e delusioni. Il rum d'annata scende lungo la gola tentando di cicatrizzare col suo bruciore antiche ferite mentre lacrime rigano il mio volto.
I miei occhi scorgono il fondo del bicchiere e il sigaro muore esalando l'ultimo camino e ora di riposare il corpo e rilassare la mente.
Un tenue sorriso... presto giungerà una nuova alba...
Nella spiaggia del suo paese, durante una bella mattinata d' Agosto, un paffuto bambino dai capelli rossi, Paolo, si divertiva a giocare con la sabbia, deciso a realizzare il più bel castello che si fosse mai visto nei paraggi. Lavorò con grande impegno tutta la giornata, fino a che il sole, ormai sfumato nella tonalità di un caldo arancio, si tuffò nel mare. Fu proprio allora, finalmente, che dall' alacre lavorio delle sue mani di bambino Paolo vide nascere un magnifico maniero di sabbia, il più bello e imponente che si fosse mai visto in giro: ma Paolo, troppo sgomento per esultare, lo contemplò soltanto un attimo... un improvviso sentimento(paura? delusione? un inesplicabile senso di vuoto?)aveva infatti in quel momento afferrato il suo ingenuo cuore infantile ;lì davanti a lui si erigeva in effetti, concreto e tangibile, qualcosa di troppo perfetto, troppo vicino ai suoi più intimi desideri, per poter essere sopportato facilmente... così, senza neppure sapere perchè, con pochi decisi colpi di paletta Paolo fece a pezzi il suo più bel sogno.
La morte, si sa, quando viene non guarda in faccia a nessuno; che una persona sia ricca o povera, buona o cattiva, gentile o sgarbata, sana o malata, per lei non fa nessuna differenza. Inutile inveire, lamentarsi, piangere ecc., perché, la morte, è nell'ordine delle cose. Di solito, quando muore qualche conoscente, al di la delle circostanze dell'evento, non vado mai oltre un senso di dispiacere, cosa che ritengo normale perché, come ho detto, tutti siamo destinati a morire.
Ha volte però, capita, che la persona sia come "quotidianità" e la sua mancanza mi mette una sorta di vuoto interiore, come se fosse venuto a mancare qualcosa di me. Non mi riferisco a persone amate, o di cui sono particolarmente legato affettivamente, ma di semplici conoscenti; persone che vedo tutti i giorni, che rientrano, se cosi si può dire, nell'orizzonte della vita.
L'evento è accaduto l'altra notte. La signora A... di 89 anni, vicina di casa - tutte le mattine era una sorta di sveglia allegra - sempre sorridente, attiva, disponibile, incapace di dire no a nessuno, amante delle passeggiate che, tutti i giorni, faceva con le amiche - Lei era la più anziana - dopo un malore improvviso ci ha lasciato.
La signora, io la conoscevo poco, anche perché non sono originario di qui; oltre il saluto e qualche chiacchiera, generalmente sul tempo e sulla famiglia, non c'è mai stato niente di più. Eppure, quando la mattina seppi della sua morte, mi prese un "magone" da farmi quasi star male.
Fu come se qualcosa della mia vita si fosse sciolto al sole e non ci fosse più nessuna possibilità di ripristinarlo; come se, d'improvviso, qualcuno m'avesse rubato qualcosa a cui tenevo in modo particolare. Pur essendo, Ella, un "fiore appassito" dall'età, faceva parte di un "paesaggio a cui nessuno vorrebbe rinunciare perché legato a troppi avvenimenti della propria vita. Un fiore che nessuna morte potrà mai distruggere perché rimane indelebile dentro di noi.
È per questo che oggi, io, inso
A 15 anni, quando ho iniziato a scrivere, amavo un sogno da ragazzino;a 16 anni era ancora un semplice sogno da ragazzino. A 17 anni mi sono sentito dire da chiunque che non sarei andato lontano, che questo mio "sogno" mi avrebbe lasciato l'amaro in bocca, che non era la mia strada, che non faceva per me. Ed io ci ho anche creduto, ingenuamente. Ho per circa un mese e mezzo smesso di scrivere, sembrava quasi mi fossi arreso. Ma poi mi sono reso conto che stavo facendo un grande errore, enorme.
Perciò ho deciso di riprendere a scrivere, con più determinazione e intensità;mi sono immerso nella lettura di qualsiasi genere o autore, rendendomi conto di poter migliorare tanto, tantissimo.
Gli anni sono passati ed ho vinto una selezione per partecipare ad una raccolta di poesie in comune con altri autori.
Ma, nonostante ciò, ai miei 20 anni questo era ancora un sogno, stavolta di un ragazzo un po' cresciuto. E adesso, all'età di 21 anni, ho pubblicato una raccolta di poesie tutta mia e vinto il mio primo concorso. Ma è ancora un sogno da ragazzino.
E sapete cosa vi dico? Lo so, il mio è un sogno da ragazzino, ma è quello che mi sta portando lontano ed è il sogno più bello del mondo.
Me ne frego se sia o no una cosa da ragazzini, scrivere è la cosa che amo di più e all'amore, beh all'amore, non si rinuncia mai.
Non so voi... Ma io farò strada o, perlomeno, farò questa di strada. E continuerò a coltivare il mio sogno da ragazzino fino a quando non ne sarò stanco.
Io sto vivendo il mio sogno, l'unico che ho e che voglio portare a termine. Nonostante tutto e tutti.
Fanculo a chi non ci credeva.
Anzi, grazie.
la ringhiera del portico a tre metri da terra,
la mia anima mi osserva,
e
compiaciuta
mi guarda mutare nell'espressione;
mentre
mi libro libero
saldo sul mio sogno,
che da bambino mi ha seguito,
come un tappeto
volante sul quale
viaggiare,
per
allontanarmi, abbeverarmi
purificarmi,
dal peregrinare
nel sonno quotidiano.
ma d'impatto
per un urlo
del mio nome,
che mi chiede di apprestarmi,
per dove mi è sconosciuto
ma..!?
e nello scendere,
capisco per un attimo...
tutto,
tutto!
l'insieme
l'universo
l'amore
e una frase tuona
solo dando si riceve!
e un altra l'accompagna
di meno è di più !
poi torno alla mia
ignoranza e dolcemente mi assopisco
e riprendo nella vita a dormire...
attendendo un attimo ancora di coscienza
che non sò quando mi raggiungerà
chissà...?
Sono arrivato alla conclusione di arrivare all’essenza delle cose della vita. Come? Vivendo intensamente ogni attimo, colmando d’amore ogni attimo, ogni progetto nuovo, o vissuto di nuovo. Rendere speciale il quotidiano, assaporare tutto il buono e il cattivo della vita. “Ciò che non uccide rafforza”: proprio una bella citazione!
Circondato da quattro muri, davanti ad uno schermo, dietro un parabrezza, seduto in una stazione o in un parco, non ha importanza, se quello che hai dentro è positivo. Bisogna captare tutto quello che c’è intorno, non è importante se è bello o brutto, prenderlo assorbirlo, digerirlo e restituirlo al mondo….
Si sente che sta arrivando, è il clacson ed il rombo della 500 che lo rendono riconoscibile. Infatti, dopo un minuto, la rossa fuoriserie degli anni ’50 arriva davanti al porticato del convento. Dietro una lunga scia di macchine che accompagnano lo sposo. È proprio lui il primo a scendere. L’emozione traspare dal suo viso abbastanza tirato. Io da qui lo intravedo abbastanza. Quando si sposta, mi metto in piedi sulla panchina per vederlo meglio. È ancora fuori della chiesa, mente tutti gli invitati, pian piano arrivano e parcheggiano. Il sole è alto e arriva forte sul selciato di pietra antistante il convento. Da dentro la chiesa si sente l’organista che fa le ultime prove prima della cerimonia. È tutto pronto, mancano cinque minuti alle undici. Lo sposo entra in chiesa sulle note di una marcia solenne, passano altri cinque minuti e un coro di clacson arriva dall’esterno, sempre più forte. Il ragazzo sull’altare sente salire la pelle d’oca fino a quando non vede dalla porta entrare la sposa e i suoi occhi diventano lucidi. Lei, pian piano accompagnata dal padre, si avvicina all’altare. Una dolce composizione d’organo, fa da sottofondo a tutta la scena. Il frate richiama un po’ al silenzio l’assemblea e inizia la cerimonia. La sua voce da quel momento è padrona, le sue parole, la parola
La pagina riporta i titoli delle opere presenti nella categoria Riflessioni.