username: password: dati dimenticati?   |   crea nuovo account

Riflessioni

Pagine: 1234... ultimatutte

Dio

Mi dileguo. In un attimo sono la neve sui tetti e la rugiada nei campi. E la cenere sporca, liberata in orge di spiriti. Io, funambolo. Io, cattivo fratello. Io, brutale peccatore. - Miscela di villici e codardi passanti. La gente non riflette mai troppo poco; e genera il vuoto, e l'odio, la storpia idiozia. Si contrae in espressioni fetide, al di là di ogni morale, come un morbo asfissiante se ne nutre.
Quando guardo negli occhi, mi si stende uno stuolo di marcio rachitico: e crack. Il silenzio. E crack! La miseria. E crack... I miserabili! Sono sonnambulo, dicono. Ma io mi sveglio tardissimo, perchè il sole che sorge mi tormenta e mi provoca adorazione. Come un Dio enorme. Ho paura di crollare, di stemperarmi i pensieri. Disgiungere lamenti e boati. Al tramonto, sino all'ultimo sprazzo di fuoco, riemergono logorii di marce dalle potenti grida. Sono i selvaggi. Le lingue del diavolo. Gli antichi stendardi. Danno fuoco alle mie budella, come in un rito di salvezza. E vorrei tornare ad essere neve, sui tetti. Rugiada, sui campi. Cenere sporca. È questo, il terrificante destino?
Non so' piegarmi. Le mie ginocchia se fremono, non sanno inginocchiarsi sotto i colpi di frusta, per quanto violenti e maligni. I tamburi, il loro fragore riempie le sale di sporcizia. Credo di esserci, credo. - Mi abbevero un'ultima volta, dalle tazze sporche di piscio della Regola, e poi in una fontana dorata, li atterro tutti con la loro stessa terribile arma. È ora tarda, e io, indelebile, striscio.
Ormai perduto. Ormai, fuggo.



Appunti di viaggio

Tempo fa sono stata sulla cima di un vulcano. Ho guardato dentro le sue fauci spente, spalancate come fosse una belva pronta ad azzannare.
La prima volta che sono stata a cavallo, la prima volta che l'ho lasciato correre libero come il vento con me aggrappata al suo collo, ho sentito l'adrenalina scorrermi nelle vene, come se stessi cavalcando all'attacco dell'esercito nemico.
Una notte sono stata in una lacrima. Era mia, la sola versata per la morte dell'unica persona che abbia mai veramente creduto in me, e scivolare lungo la mia guancia è stato come fare rafting nella corrente impetuosa di un fiume.
Mentre cammino tra la folla, mentre parlo con un amico, mentre bevo una birra, io sto scrivendo i miei appunti di viaggio, quel viaggio che è la mia vita, fatta di scelte, pensieri e ricordi che si fondono insieme per formare il paesaggio di una cartolina da sogno.
Ci sono persone che se non hanno uno zaino in spalla e un biglietto aereo non si sentono viaggiatori.
Io non sono cosi.
Ci sono persone che, viaggiando, pensano di poter trovare loro stesse, e per le quali ad ogni chilometro fatto corrisponde un passo verso il loro vero io. Bho, forse è vero.
Io però non sono nemmeno così.
Non ho nessuna intenzione di sprecare tempo cercando chissà quale meta o di perdermi dietro a ricerche introspettive che nel migliore dei casi mi porteranno a disturbi di personalità multipla.
Ho solo voglia di godermi il viaggio, ogni singolo colore, ogni forma, ovunque mi capiterà di essere... qualsiasi mezzo sarà quello giusto, un treno in ritardo, un bicchiere di vino, un amore finito male. Senza farmi troppe domande, senza aspettarmi nulla da nessuno.
Hai ragione, forse tutto questo è un po' banale e scontato. Ma sai cosa ti dico?
Vaffanculo.
E non prendertela, perchè in fondo può essere un viaggio anche quello, no?

   1 commenti     di: Esmerada Hayes


Il nulla

Indago con la mente, oltre il confine dell'infinito e ancora una volta, non vi trovo nulla, se non il nulla di me stessa. Ho vagato per anni di dubbi e dei perchè, che sono una costante del mio pensiero. Fatico nelle certezze, le paure incombono e nello stesso istante aborro del nulla, mi sento prigioniera della vita, pur conservandone, tutti i gesti della salute. Sto china sull'abisso e tremo sotto il grande respiro delle tenebre, che preoccupa la mente. La strategia sta nel baratto, quale? Saper approfittare dell'ignoto, sorvolare sulle apparenze, educare i dolori e corteggiare la felicità (rarissima per la verità) e dopo non mi rimane altro, che inoltrarmi nel grande mistero del destino. Per quantunque mi sforzi di deviarlo a mio piacimento, lui la strada del mio cammino, l'ha già tracciata e allora naufrago, dentro oceani, inabissandomi nel buio profondo, mi cullo di bisbigli d'amore, sfioro qualche volta la morte, ogni tanto vedo una luce e tento vie di fuga.
Indago in ogni androne della sapienza e penetro esitante là, dove il destino mi ha riservato inquetudine, ma nonostante ciò, cerco di procurarmi, provviste per il sostentamento, della mirabile vita.
Sono così disorientata, ma al tempo stesso, invidiosa dell'orizzonte, sicuro che ogni mattina,
dietro di lui, sorge il sole, invidiosa della notte, delle stelle, della luna;tutti sanno cosa fare, il ripetersi ogni giorno senza esitazione, senza annullarsi, anzi risplendere sulla madre terra.
Ed io, essere vivente che passeggio nel grande universo, dovrei inchinarmi ebbra, di quello stupore che mi circonda, ma perchè affaticarmi, quando polvere ero e polvere ritornerò.
Ho il pensiero a disposizione, ed è qui per l'appunto, che mi procuro tante domande, senza risposte.

   24 commenti     di: augusta


Eco... che?

Era il 1970. Time Magazine le dedicava una delle sue copertine più azzeccate. Era una parola che suonava nuova alla maggior parte di noi umani. Anche se in realtà pare che il primo a utilizzarla sia stato uno scienziato alla fine dell'800. E-c-o-l-o-g-i-a. La scienza che aveva il compito di studiare le interazioni tra uomo, animali, vegetali e ambiente. Salutata con grandi speranze dai primi vagiti ambientalisti, guardata con diffidenza e ostilità da tutte le economie dell'Occidente che giravano allora a pieno regime, accolta con indifferenza mista a fastidio soprattutto da coloro che sgomitavano per farsi largo nelle società affluenti del pianeta, l'Ecologia era una delle prime scienze nuove del dopoguerra. Quando cominciavano a muovere i primi passi discipline che avrebbero contribuito a modificare radicalmente - insieme al nostro immaginario - il nostro ambiente, le nostre abitudini, le nostre vite. E non sempre per il meglio. In quegli anni di formazione tanti erano gli stimoli e le sollecitazioni a cui noi teen eravamo sottoposti, che per la maggior parte del tempo da svegli - ma per buona parte anche del sonno - eravamo tutti presi ad agguantare solo ciò che di meglio sembrava offrirci la vita, trascurando, dove possibile, gli aspetti meno esaltanti. Perfino la minacciosa crisi dei missili di Cuba in fondo ci vedeva sorridere, fiduciosi che alla fine tutto si sarebbe concluso per il meglio. E anche la guerra del Vietnam, che pure offendeva i nostri ideali e feriva i nostri sentimenti, era tutto sommato un rumore lontano. La vita allora non smetteva un istante di sorriderci. E anche se di soldi in tasca ne ballavano pochi - esclusi pochi privilegiati - ogni mattina il futuro ci accoglieva strizzandoci l'occhio. A volte tutti e due. E quel bicchiere, che ieri ho distrutto in uno scatto d'ira ( o di saggezza, chissà!), non solo si mostrava ogni volta mezzo pieno, ma spesso tracimava. E noi stavamo lì, euforici, a guardare. Convinti che l'abbondanz

[continua a leggere...]



A voice from darkness..

Eccomi...

Tu puoi vedermi, ma sono irraggiungibile;sono la tua figura che si scontra col mondo, sono ciò che nasce quando la mia eterna nemica osa scalfire ciò che sei. Nasco grazie alla tua vanità, quando vuoi che tutti ammirino la luce del tuo viso.

Io vivo per una strana alleanza tra te e la mia nemica; rido di voi, nascosta tra i muri, vi addito provando un senso di disgusto per i vostri sorrisi, mi crogiolo delle tue sconfitte.

Sono ciò che tu non vuoi essere, sono lo schiaffo di un amico fidato, sono il pugnale che affonda nella tua carne inerte, sono i tuoi pensieri più cupi. Sono la tua anima nuda e cruda, sono l'odio che si riflette nei tuoi occhi, sono il buio del tuo cuore, sono il dolore.

Sono la falsità di un tuo sorriso, l'incoerenza di un tuo atto, sono il frutto dei tuoi pensieri al buio. Sono i tuoi timori più remoti, sono il terrore di una lacrima involontaria. Sono la cattiveria delle tue parole.

Io sono la tua amica più intima.

E tu.. Tu mi conosci, hai imparato ad apprezzarmi per quella che sono e inevitabilmente hai imparato ad avere paura di quei momenti in cui siamo insieme, paura che una mia mano diafana possa fuoriuscire, poggiarsi sulla tua spalla e portarti via..

Hai provato a scacciarmi, a fuggire da me rifugiandoti tra le caldi braccia della mia nemica, distante dal gelo della mia figura, dal freddo dei miei occhi.

Tu sei la mia ossessione, io ti ammiro da lontano.

E ti amo, perché senza di te non potrei esistere.
E ti invidio, vorrei essere io al tuo posto.
E ti odio, sono destinata all'oblio a causa tua.

Conosco le tue debolezze, ti conosco meglio di chiunque altro.. E quando pensi di non aver nessuno in questa terra..


Voltati...

.. Io sono dietro di te, ti sorrido...


E mi odio per questo.



Un sogno

Ho fatto un sogno straordinario: Ero al buio, quel buio profondo che dà la sensazione della non esistenza, quando ad un tratto, un gran bagliore mi riportò alla realtà.
Una fata mi apparve: era bellissima... bella come in quelle favole che nessuno mai mi ha raccontato.
"Esprimi un tuo desiderio" mi disse, agitando la bacchetta magica... La guardai, sbigottita... non parlavo... non desideravo niente... o forse desideravo troppo! Incoraggiata dal sorriso compiacente, osai:
"Fammi divenire pazza! Si, regalami la pazzia... quella pazzia lucida, cosciente che dà il coraggio di sputare la verità, di vomitare l'odio, di denudare la gente... Ti prego, continuai, un solo tocco della tua bacchetta e liberami, spogliami di quella censura fatta di razionalità, moralità, tabù... Soltanto allora avrò l'impudenza di dare amore a chi amo e disprezzo a chi odio.
La vita è una farsa; ad ognuno tocca una parte, sempre la stessa, quella di sepolcro imbiancato... io, il mio ruolo l'ho avuto... Lo esecro! E per giunta sono una pessima attrice."
La bella signora non capì... non poté capire questo mio strano desiderio... Aggrottò le sopracciglia per il disappunto e senza indugiare, agitò la bacchetta minacciosa e sparì...



Ordinaria follia

-Che cos'è la follia?- chiese Albert con noncuranza e spavalderia, quasi che conoscesse la risposta perfettamente.
Lui crede che non sarò in grado di rispondere? Rifletté pensierosa Anastasia, ma più pensava ad una soluzione e più le sovveniva in mente la definizione dogmatica, vacua ed inutile ai fini del discorso.
-Io credo che la follia possa essere definita come "totale assenza di preconcetti e riconduzione dell'importanza di ogni cosa in prossimità del nulla.- continuò Albert nella sua spiegazione visibilmente soddisfatto.
-Ma se fosse a questo modo, non sarebbe poi così negativa, o, almeno, non tanto quanto è realmente attribuito a questo argomento...- esordì Anastasia che, fino ad allora, si era limitata ad ascoltare curiosa.
Un cenno del capo da parte di Albert le fece intendere che era quello il fulcro del discorso.
-Ma non tutti i pazzi si comportano allo stesso modo, e quasi tutti sono mal visti, alcuni con ragione, data la loro totale mancanza di regole!- commentò poi lei sull'onda di un ragionamento necessario.
Albert si accigliò e capì che non era stato compreso a dovere, disse quindi:-Perché un essere umano dovrebbe sottostare ad un insieme di comandi impostigli da un altro suo pari? Purtroppo l'unica arma per contrastare una simile questione è quella di rifiutare la società, ovvero il luogo dove queste restrizioni prendono vita e nel quale si ci ritrova costretti in leggi e principi che solo chi è realmente libero riesce a ripudiare, anche a costo di risultare folle.-
Una piccola ruga solcò il volto pallido di Anastasia che faticava a capire il motivo di un così acceso interesse da parte di Albert nei confronti di persone che fino a poco tempo prima considerava "malate" ed egli intuì che quella sarebbe stata una notte molto lunga, coronata di spiegazioni, teorie, aforismi e discorsi che avrebbero chiarito una volta per tutte come lui la pensava.




Pagine: 1234... ultimatutte



Cerca tra le opere

La pagina riporta i titoli delle opere presenti nella categoria Riflessioni.