Lei ardeva di vita sulla pelle
Sotto pelle il sangue vivo ribolliva di attimi
Bramava di ricordi freschi dentro gli occhi e negli anfratti del cuore
Sulla bocca di rosa appassita un lucidalabbra per sentirsi bella... Ma non si scuciono di dosso le ferite dell'anima
Lei voleva solo vivere... Il sapore amarognolo degli anni passati le avevano ristretto gli occhi, ma le bastava uno sguardo attento per cogliere la bellezza del mondo
Non bastavano gli amici per farla felice, e neppure lo sciabordio delle onde del suo amato mare.
Eppure sapeva che ogni giorno è fine a se stesso, sapeva che la cosa più importante per Lei era la serenità che aveva trovato
Ma le rose delle giornate felici si sa, sono profumate, sono bellissime;ma sfioriscono sempre e finiscono in mezzo a pagine di vita dimenticate.
Lei, testarda, non si arrendeva a questa vita poco esaltante, non si arrendeva davanti alla consapevolezza di essere partecipe di una vita travestita...
Lei come tante altre Lei, sapeva di avere qualcosa di unico, ma ancora non riusciva a scovare la sua migliore qualità
Ma perché cercarla?... perché non accettare in noi anche la mediocrità, perché voler apparire sempre nell'aspetto più affascinante?...
"Perché sì"... Perché le Lei che hanno sofferto profondamente hanno ali di carta, cuori di piume, a volte di piombo, ma vogliono provarci, vogliono mettere la banalità sotto i piedi, vogliono il sole forte che brucia la pelle
Soprattutto non vogliono essere dimenticate... Le Lei come Lei hanno bisogno di emozioni, le Lei come Lei hanno bisogno di sognare :
"un cielo al Tramonto che ancora riesce a farti piangere, un bacio di ragazzi innamorati che strappa il cuore "... Le Lei come Lei sono...
UNICHE...
Faccio pace con me stesso, esprimendo la realtà. Sono il signor nessuno, un poco di aria impastata con i soliti elementi: idrogeno, ossigeno, azoto, carbonio e ancora ferro, fluoro, fosforo, potassio, sodio. Elementi che possiamo trovare ovunque, persino nello spazio. I miei pensieri nascono da un punto lontano, dentro la mia testa o fuori da un luogo inaccessibile. Ho bisogno di sentirmi il signor nessuno per poter ricominciare un cammino meno saturo, più evanescente.
Una volta al liceo, osservando da un microscopio dell'acqua sporca, rimasi meravigliato nello scoprire un mondo, una città fatta di cose piccolissime che si muovevano, interagivano, socializzavano. Erano tanti, tantissimi signor nessuno. Microrganismi che alla lente sembravano uomini, chissà qual era la forza che li faceva muovere, interagire, socializzare. E poi il tempo, che ci trasforma, ci plasma, ci sfalda, ci fa invecchiare, ci regala momenti dorati che solo la maturità può regalare. A vent'anni ero smanioso di crescere, di diventare il signor tal dei tali, oggi comprendo una grande verità: il tempo mi parla, sta dicendomi che devo cogliere la meraviglia che si nasconde nei suoi momenti, una meraviglia che a volte è solo un colore intenso, oppure un incontro inaspettato.
Cos'è questa smania di esprimere se stessi con una frase scritta o un componimento "poetico"? Semplicemente la necessità di mettere a nudo qualcosa di importante, più dei soliti elementi chimici, più importante delle rughe che si affacciano sul volto o dell'alternarsi delle stagioni... e per farlo ci serviamo del linguaggio conosciuto, della goffaggine di cui siamo capaci, della nostra piccolezza. Usiamo la nostra piccolezza per mettere a nudo qualcosa d'importante. Sembra un paradosso e lo è. In questo paradosso ciascuno trova il suo senso, la sua unicità, il suo essere il signor nessuno sovvertendo le regole del vivere comune. In fondo il poeta è un mago e la poesia come la magia possiedono qualcosa di
Dicono che invocare i sentimenti sia cosa da poveracci.. se il mio cuore è poveraccio sono felice d' averlo Seguire una scia di pensieri e come dare al cuore l'impulso giusto.. Non mi vergognerò mai di aver pianto per amore.. . sono lacrime sincere... e né di custodire tra le pagine ingiallite di un libro, un fiore appassito.. nel ricordo ancora della mano e del profumo che lo aveva posto.. No! non mi nasconderò nell'ombra solo per temere il pregiudizio degli altri. L'amore che lambisce le mie labbra è grande e misterioso... nasce in aridi deserti, sulle vette impossibili dove l'ossigeno è al limite e nei più ibernati ghiacciai;dove il suo calore brucia come il sole... altererò la mia voce in questo infinito deserto, sarà così tanto potente, da renderla udibile oltre i confini, perché tutti possano come me amare senza indugiare... . Perché l'amore è poesia, è musica.. Nelle buie notti si accende l'input dei miei sogni, per andarsene in silenzio ad esplorare i futuri, ascoltando il fremito della felicità.. I pensieri danzano nello spazio della Poesia, tramutandosi in versi, come note di un pentagramma in una sinfonia melodica.. assumendo parole sentite e scritte dal cuore... Mi affascina sempre, perdermi nel cielo, nella luminosità della luna, nelle stelle e nel suo immenso spazio è una magia intensa, che scorre per l'impossibilità di raggiungere i suoi confini... se questo per alcuni è rendersi ridicoli, allora, voglio essere il clown del mio cuore incominciando ogni giorno a guardarmi dentro, raggiungendo traguardi che sembrano semplici, ma sono difficili, cercando di conquistare i veri sentimenti, la bellezza della passione.. travolgendo la mia mente.. abissandomi nell'anima raggiungendo i lati inesplorati.. Se mi perdo nelle mie poesie è solo per la voglia di esserci e di vivere sotto questo cielo... E nulla vi è di più bello che tendere la mano, dire una parola e compiere un gesto...
[continua a leggere...]Questa mattina, in macchina, fermo davanti a un semaforo rosso, ho visto una scenetta vecchia come il mondo: un signore, di mezza età, che portava a spasso un cane al guinzaglio.
Io mi ero dovuto fermare, sulle mie quattro ruote, davanti a quel rosso, e per questo ho potuto osservare con calma: improvvisamente il cane inchioda, sulle sue quattro zampe, davanti a una... cacca (che non era nemmeno rossa). Il signore, contrariato, lo strattona, bofonchiando qualcosa; il cane oppone resistenza: inchioda e non intende continuare la passeggiata: annusa con spasmodica voluttà quel bocconcino appetitoso! allora l'uomo - dando sempre mostra di essere un po' scandalizzato davanti alle scostumatezze del suo cane (potenza del perbenismo) -, senza tante storie, lo alza di peso, col guinzaglio, e lo trascina oltre; la moralità è fatta salva: il cane, appena uscito dal campo magnetico di quella profumata calamità (qui l'accento è bisenso: calamìta & calamità), subisce di nuovo docilmente le volontà peripatetiche del suo dominus e la passeggiata può continuare.
Anche gli esseri umani avrebbero bisogno di un dominus che insegnasse loro a non... mangiare merda; invece si ritrovano un Signore che li condanna a questo (seppur per il breve tempo della loro vita terrena, dicono).
Hai voluto la bici? Adesso pedala!
Ma da quando, la bici? Dal peccato originale? Fermate il mondo, allora, voglio scendere: preferisco andare a piedi, non mi va di pedalare. Tutto luccica sotto le specie delle feci: ogni vanità mondana attrae con il suo fetore, ma per gli uomini è profumo.
La vita è bella! Sì, c'è qualche piccola sofferenza, ma quanta gioia! Vuoi mettere? Ne vale la pena!
Gli uomini non sanno più (o non hanno mai saputo) distinguere la puzza dal profumo: il loro olfatto è stato creato (?) così: l'istinto li porta a sentire profumate le belle feci nelle quali si imbattono ogni giorno. Per esempio, ai maschietti piace l'odore del sesso femminile, e viceversa (pare); ho se
Perché o cielo tempestoso, burrasca dell’animo riempi il mio cuore di tormento?
Sconvolgi le mie sensazioni provocando un caos apparente. Cerchi di abbattermi, di farmi desistere, di farmi soffrire ma il sentimento e la ragione, il razionale e l’irrazionale concordano nel dirmi che voglio solo te.
Te che in ogni attimo non smetti di stupirmi con i tuoi pregi e i tuoi difetti…
Cosa c’è di più bello di scoprire che in realtà ciò che credevi chiaro e palese, completamente manifesto si rivela invece mistero ancora inspiegabile?
È quello il motivo che ti fa muovere, il motore che tutto crea e distrugge; ti fa tendere sempre più in alto verso le stelle e ancora oltre verso l’infinito.
E infinitamente si procede in questa ricerca che è causa ed effetto del fatto che viviamo.
Viviamo perché curiosità e ambizione ci spingono ad uno slancio di faticosa elevazione.
Moriamo quando l’apatia ci domina, l’indifferenza ci governa. Come vegetali ci troviamo a guardare il mondo senza provare sensazione, senza interesse, con l’implicita presunzione di sapere già tutto. Noi non sappiamo niente e niente conosciamo: siamo una massa di ignoranti che sfruttano solo un terzo delle capacità intellettive che potenzialmente possiedono.
Perché scegliere di morire anticipatamente quando questo è un destino ineluttabile, comune a tutti?
Perché non provare a vivere, sperimentare, cercare di comprendere? Troppo semplice chiudersi in una bara con l’anima e col corpo e accettare passivamente tutto e tutti.
Viviamo finché ci è concesso, vogliamoci bene!
È tutto difficile, non c’è nulla di semplice in questa vita. Anche le banalità ci creano scompensi.
Quale ragazza non è preoccupata più dalla sua apparenza che dall’anima?
Perché vogliamo tutte apparire come non siamo solo per il piacere di sentirci amate?
Ma voi credete che le persone amino proprio voi? Non è forse vero che amano la vostra maschera?
Quanto è difficile farsi comprendere dalle persone che ami.
Dalle persone che ti vogliono bene.
Da quelle con cui hai un legame, di sangue e/o affettivo.
Qualche volta è proprio impossibile.
Forse perché, visto il legame, ci sono delle aspettative.
Tu, in quanto sorella, devi essere così,
oppure tu, in quanto madre, devi essere così
o ancora tu, in quanto compagna, devi essere così.
Devi essere così, come vuole il mondo.
Troppi filtri prima di arrivare all'anima.
Troppi.
Ci distraggono dall'obiettivo.
Ce lo fanno perdere di vista.
E poi diventa un percorso troppo difficile.
Ci si ferma prima.
E così si alzano i muri.
Quelli che ti amano (ma poi ti amano davvero?) e quelli che tu ami (ma poi li ami davvero?) non vogliono stare li a chiedersi nessun perchè, non si vogliono scomodare.
Rimangono dall'altra parte del muro. È più semplice.
È più semplice dire tu sei strana, sei aggressiva... non capisci.
Ed è così che diventano "la gente".
Si, è vero.
Io non capisco più niente.
Ormai ascolto solo me stessa.
Che non è la cosa più facile da fare.
Ma è quella che mi riesce meglio.
Ed è anche così che ci si allontana.
E poi ti chiedono perchè preferisci stare sola.
Perchè preferisco la compagnia di "un gatto" o quella "insana" di me stessa.
Perchè?
Perchè la gente ha la presunzione di conoscerti e invece non sa neanche di che colore sono i tuoi occhi.
Di quello che c'è dietro. Di quello che c'è dentro.
Perchè la gente conosce di te la parte che vuole vedere, non quella che veramente è.
Perchè non accetta quello che non capisce.
O meglio, quello che non è alla loro portata.
E allora ecco che sono presuntuosa io.
Perchè non credere che a me, per essere, basta uno sguardo, una poesia nata dalla mia anima, il silenzio delle carezze di "un gatto", le rocce sull'oceano... o le meravigliose assenze delle quali mi circondo, che mi riempiono il cuore fino a scoppiare?
Perchè?
Perchè la vita non è come la vivo i
La prima e l'ultima volta che ricordo un regalo per il compleanno, avevo compiuto 6 anni, eravamo alle giostre, quando il mio babbo con tono euforico insisteva a farmi dire cosa volevo per la mia festa, Io non abituato non mi decidevo per la sorpresa e timidezza mentre i miei due fratelli maggiori dietro a me mi suggerivano a chiedere un pallone, alfine mi venne il coraggio e dissi <PALLONE> così dopo pochi passi mio padre fermò un signore che vendeva palloncini ne comprò uno e me lo porse. Ha-ha-ha-ha-ha-ha-ha-ha.
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