username: password: dati dimenticati?   |   crea nuovo account

Riflessioni

Pagine: 1234... ultimatutte

Coscienza

C'è gente che ha la coscienza pulita... Ovvio, non l'ha mai usata!
Ce l'hanno lì, impacchettata, come se presto dovessero regalarla a qualcun altro, chiusa in una busta e messa da parte. Sporcatevi la coscienza, ma dimostrate almeno di averne una! Si sbaglia per imparare, ci si macchia e dopo ci si pulisce! Sporcatevela questa coscienza, e dopo lavatela a mano! Imparate dai vostri errori, imparate a chiedere scusa, a non rifarli! Imparate che sbagliare è umano, ma è il fatto di non rendersene conto ad essere diabolico! Dovete essere voi a costruirvi una coscienza solida, e non il mondo ad imporvi una coscienza standard, come una maglietta di taglia unica che tutti possono indossare! Qualcuno dice "Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te stesso" o "Ama il prossimo tuo come te stesso". Non è così. Ognuno ha la propria soglia di sopportazione del dolore. Uno potrebbe essere masochista. Uno potrebbe non essere in grado di amare se stesso... La frase corretta secondo me sarebbe "Non fare agli altri ciò che questi non vorrebbero subire" o "Ama il prossimo tuo come questo vorrebbe essere amato". Se non sei in grado di amarlo, evita quantomeno di ferirlo. Quella coscienza di cui si parlava qualche riga sopra un giorno potrebbe far sentire la propria voce, e allora saranno cavoli amari per te, perchè la coscienza, quando ha deciso che deve segnarti, lascia dei solchi profondissimi, che difficilmente potrebbero essere risanati!

   0 commenti     di: Simona Flamenca


Morte di un esteta

Ho capito che la felicità è un'utopia. Stavo tranquillamente bevendo un caffè, cullato dal solito brano di Shostakovich. Guardavo vecchie foto. Foto e caffè. Caffè e foto. Mi sono reso conto, in tutto questo, che non posso essere felice poichè la felicità, fondamentalmente, è così relativa e breve, ammettendo che esista, dal non poter mai dire "io sono felice". Fino a ieri credevo che la felicità fosse il bello, l'estetica fosse il giusto fine. Poi, alla fine l'esteta è morto. L'ho intuito quando la mia donna, bellissima, mi ha lasciato. L'esteta non è morto per l'abbandono, è morto perchè ha capito che il bello è caduco e non soddisfa. Sono stato felice di possedere quel corpo perfetto e longilineo o semplicemente tendevo a ricercare tramite esso il piacere? Ho odorato i suoi capelli mentre la baciavo l'altro giorno, mi piacevano molto. Ora i capelli non esistono più ed il piacere di odorarli è finito. In molti penseranno che io sia deluso o addolorato dall'abbandono della donna in questione, in realtà le sue forme perfette rappresentavano per me un'idea di estetica. Lei era, allo stesso tempo intelligente e brillante. La mia non era una dipendenza dalla bellezza fisica, ma un tentativo di ricerca del piacere tramite il bello. Sono, dunque, giunto alla conclusione che il piacere non è la felicità, perchè esso si raggiunge, volendo, con estrema facilità. Ho deciso di uscire stamattina, volevo chiarirmi le idee. Mi sono fermato, verso l'ora di pranzo ad un ristorante cinese. Il personale è stato estremamente gentile con me. Ho notato una ragazza cinese molto dolce. Non era esageratamente bella, ma ispirava fiducia. Ho pensato allora che la bellezza non è tutto. Ero fiducioso. Quando sono tornato a casa ho bevuto un bicchiere d'acqua. Non pensiamo mai a quanto l'acqua sia bella. Riusciamo a vedere tutto ciò che ci circonda con l'acqua, siamo fatti di acqua. L'acqua è pura. Mi è venuto in mente che, se siamo fatti di acqua ed

[continua a leggere...]

   2 commenti     di: Marcello Rivoir


Chi lo dice che non possiamo vagare scalzi?

Chi lo dice che non possiamo vagare scalzi?
Che non possiamo tornare alle origini?
Che non possiamo abbandonare tutta questa tecnologia e semplicemente assaporare i nostri giorni?
Passeggiare ascoltando i suoni della vita, i silenzi della natura.
Inebriarci dei colori che ci circondano sorridendo alla luce tiepida del mattino.
Scrivere anzi che messaggiare.
Forse è per l'assidua sensazione di vuoto, che non riusciamo ad abbandonarla. Come se un telefono o un computer ci salvassero dalla fatidica resa dei conti. La solitudine. Non siamo più abituati a vivere noi stessi, la nostra interiorità, ma forse non lo siamo mai stati. Solo pochi eletti sono stati in grado di fermarsi, nella frenesia di un mondo che voleva solo esser guardato. Ammirato.
Un fiume non è altro che un fiume se ci passiamo accanto per andare a prendere l'autobus. Un albero, una montagna, una farfalla non sono altro che "cose" se non ci soffermiamo ad osservarle. Ma se ci guardassimo veramente intorno, anche solo per un attimo, non andremmo a prendere quell'autobus, ci domanderemmo invece cos'è tutta questa smania che le persone sembrano inseguire nelle loro giornate. Ci fermeremmo, e sedendoci su di una panchina, un gradino, un muretto, ci dimenticheremmo di tutto quel dolore, quella lenta agonia, quell'irrequietezza che la società sembra talvolta trasmetterci. Saremmo travolti dalle luci, dai colori, dal calore di quest'atmosfera che ci farebbe sentire protetti, confortati, quieti e riempirebbe quel vuoto che in tanti modi avevamo cercato di appagare. Restituendoci vitalità, forza, fiducia, ci ricorderebbe che siamo parte di tutto ciò, e in tutto questo non esiste un arrendersi, un patire. Sembra solo esistere un desiderio, quello di farne parte, lasciarsi andare e viversi.

   0 commenti     di: cristina


Il simbolo dell'amore

il simbolo dell'amore è il cuore. ma la ragione dell'amore sono le nostre molecole. perchè c'è qualcosa che non passa per il cervello, e neanche per il cuore.. passa per il corpo, e solo dopo arriva al cuore.. poi, al cervello.
come il freddo. ti attraversa il cappotto, il maglione di cachemire.. giù, fino al reggipetto... poi, sale dagli stivali, supera i pantaloni, e affronta le mutande... con successo.



Una cosa è una cosa e basta

... ma perché una cosa non può significare altro che una cosa... e basta.
La cosa che è.
Piove. C'è una depressione. Il campo barico è basso. La pressione si misura in millibar. Si misurava. Ora i millibar si chiamano ectopascal.
La pressione atmosferica. Che è sempre la stessa. E si comporta sempre uguale. Neanche lo sa. Come si chiama.
... ma non volevo dire questo. è che se ho detto no, al telefono, è perché mi è venuto da dire no. e non lo so perché. Ma in quel momento mi è piaciuto.



Quando si alza il vento

Lo sento, è una brezza leggera, un alito di aria che mi sfiora appena. Poi lentamente aumenta d'intensità e come una bufera mi travolge e scombina ogni dove nella mia vita.
Quando si alza il vento, non posso far nulla per nascondermi al suo abbraccio avvolgente, per evitare che trovi spifferi ovunque, così da impossessarsi dei miei sentimenti e governare sulla mia vita.
Non ho barriere da porgli innanzi, ora lo conosco e so che non posso fargli resistenza.
Prima o poi arriva per chiunque il momento dei bilanci. Se non mi fossi sposata... se non avessi rinunciato a quell'occasione... se avessi rifiutato quella che credevo un'opportunità. Segue l'individuazione delle responsabilità, poche sono le nostre, ai punti vincono quelle degli altri, a partire da quella volta in cui mia madre...
Questi sono i momenti in cui si alza il vento, non ti senti più al posto giusto nel momento giusto, non ci sono più interessi che ti tengano legato a ciò che fino a quel momento era la tua vita. La serenità svanisce l'ansia cresce accompagnata dal desiderio impellente di scappare come se un pericolo imminente incombesse sulla tua esistenza.

   4 commenti     di: Marisa Amadio


Il Paese delle Meraviglie

Giocavi nel tuo giardino quando, d’un tratto, ti ritrovi a rincorrere quel coniglio bianco.
Scivoli nel buco e ti ritrovi a testa in giù nel Paese Delle Meraviglie.
Tutto qui ha una luce brillante, i colori sono vivi, l’atmosfera è magica…inebriante!
Ti ritrovi a conoscere strani personaggi, buffi, simpatici, gioviali e amichevoli.
Animali fantastici ti fanno le fusa, fate e folletti ridono e scherzano con te, cartoni animati ti strizzano l’occhio, le donne qui son tutte belle e gentili, gli uomini tutti colti e affascinanti.
Ti invitano ad unirti al Club del Cappellaio Matto, a palazzo per un tè con la Regina delle Carte e a chiacchierare sull’albero dello Stregatto.
Ti aggiri in questo magico mondo, rapita dall’illusione onirica.
Poi all'improvviso …
Le lacrime!
Le lacrime iniziano ad essere irrefrenabili e trascinano in un vortice umido tutti i personaggi, lavando via il loro trucco.
Ora li riconosci meglio senza trucco… il gatto è una tigre, la regina è una stracciona, il Cappellaio Matto è un maniaco con tanto di impermeabile.
Alice… apri gli occhi!
Svegliati!

   8 commenti     di: Dorian Di



Pagine: 1234... ultimatutte



Cerca tra le opere

La pagina riporta i titoli delle opere presenti nella categoria Riflessioni.