username: password: dati dimenticati?   |   crea nuovo account

Riflessioni

Pagine: 1234... ultimatutte

Memorie inutili

Sai, alla fine la vita si riduce a pochi attimi. Momenti che scorrono nel tempo. Il tempo: dicono che sia un'invenzione dell'uomo, un sotterfugio utile a organizzare la propria esperienza. Tutto si riduce a questo, alla consapevolezza che la vita trascorsa altro non è che una serie di ricordi ed emozioni che vivono liberi nella nostra mente finché la salute lo consente. Risulta un concetto piuttosto complicato da spiegare, ma molto semplice da immaginare, un po' come la filosofia di Platone e il pensiero della divisione del mondo in due separate realtà. Ricordo che quando per la prima volta conobbi questa tanto semplice e scontata verità, mi trovai come spaesato all'idea che una persona, seppur migliaia di anni prima, possa aver basato tutta la sua esistenza su concetti così elementari da risultare, superficialmente, tanto inutili quanto una coperta di lana nel dì del deserto. ricordo che quel giorno feci una domanda: "come è possibile che noi oggi studiamo e ammiriamo tanto, un soggetto che l'unica cosa di cui è stato capace, è lo spiegare un processo mentale talmente naturale e precostituito, da risultare all'apparenza inesistente?" "è chiaro che ogni qualvolta pensiamo, vediamo, sentiamo, una qualsiasi cosa astratta o materiale, la associamo ad un'idea, talmente tanto astratta da non esistere, ma talmente tanto concreta da risultare l'elemento di congiunzione tra la realtà fenomenica e l'individualità che ci contraddistingue. Penso che sia troppo logico, per ognuno di noi, questo concetto, così logico da risultare inutile la sua espressione" il fatto è che allora non capivo ciò che è necessario rappresentarsi nella vita, ciò che risulta indispensabile toccare per non diventare nebbia fina; non capivo che siamo frutto di ciò che ricordiamo, frutto della panzane che raccontiamo, a noi e agli altri, e vince chi della memoria se ne fa beffa, anziché chi se ne fa forza, poiché, volente o nolente, alla fine dei nostri tempi ci ritroveremo a cataloga

[continua a leggere...]

   3 commenti     di: gabriele


Il dono dell'infanzia

Miriadi di bimbi, anime dal candido velo son scesi quaggiù
per popolare la terra.
Occhi innocenti come stelle splendenti, gridan gioiosi
e sorridon festosi.
Ma l'orologio del tempo scandisce le ore e i verdi anni
scivolan via.
Quanti regali per i bambini!
C'è chi avrà in dono una macchinina, a chi daranno una bambolina,
son tanti e vari i giocattoli con cui giocare!
Ma non ci son doni per alcuni bambini, poiché stendon la mano
tra strade e giardini, per altri bimbi non c'è un dolcetto,
loro non hanno ne pane ne un tetto.
Ci son bambini, non avranno un finto fucile con cui giocare,
ma sarà un'arma vera, poiché il loro gioco è fare la guerra!
Ad alcune bambine non doneranno le bamboline, perché,
l'innocenza le hanno rubato e con le bambole non giocano più!
I ladri di anime, dietro una maschera celando il volto
nell'oscurità, il dono dell'infanzia hanno rubato
e il candido velo dei bimbi han strappato.



Potenza di una virgola

Julio Cortazar in un suo libro ha scritto che "la virgola è la porta girevole del pensiero".
Ora, leggendo la seguente frase: "Se l'uomo sapesse realmente il valore che ha la donna andrebbe a quattro zampe alla sua ricerca" voi, dove mettereste la virgola?
Credo che ciò dipenda da chi la legge.
Se è una donna, certamente metterà la virgola dopo la parola "donna".
Se è un uomo, sicuramente la metterà dopo la parola "ha".

   30 commenti     di: Bianca Moretti


Conobbi un uomo tanto tempo fa

Conobbi un uomo tanto tempo fa. Un uomo che entrò nella mia vita tanto velocemente quanto ve ne uscì. Le nostre persone, i nostri corpi, le nostre menti si incrociarono per caso in una fredda notte di novembre, in un locale di seconda scelta frequentato soltanto da ubriachi cronici, clienti cinquantenni abituali amici del proprietario e, di tanto in tanto, turisti in cerca di informazioni. Le nostre strade decisero di intercettarsi in quella notte, in quel posto e in quelle circostanze, per poi tornare a scorrere libere nell'immensa costellazione di bivi in mezzo alla quale la vita ti pone sin dalla nascita. Si incontrarono, per poi non sapere più niente dell'una e dell'altra, come è accaduto in altre centinaia di circostanze simili dovute a conoscenze che nell'arco della mia esistenza mi è ovviamente capitato di fare. Posso però affermare che quella, senza ombra di dubbio, è stata la più significativa, la più importante. Sono stati necessari solo pochi minuti del suo tempo per farmi riflettere, ma soprattutto per mettermi in condizioni tali di farlo da quel momento in poi: non pensate che le sue parole mi abbiano fatto capire di punto in bianco il significato della vita, il senso dell'esistere o altre analoghe frasi fatte, perché non è così. Sappiate, però, che il breve colloquio di quella sera ha messo in moto un meccanismo all'interno del mio cervello. Un lento processo di auto-constatazione, l'evoluzione del quale, con il trascorrere degli anni e delle situazioni quotidiane di vita, mi ha dato l'opportunità di vivere meglio, senza timori o rimpianti, di trascorrere un'esistenza molto più tranquilla e soddisfacente di quella che tanti falsi mentori odierni vogliono farci credere di stare conducendo.
Ma lasciate che vi descriva la scintilla vitale che quest'uomo ha saputo donarmi, forse inconsciamente, forse volutamente. Non potrò mai saperlo questo.

Avevo 27 anni. Quello che stavo attraversando era un periodo particolarmente statico

[continua a leggere...]

   0 commenti     di: Gabriele Lunghi


Libertà

Cosa vuol dire essere liberi?
Tanti asseriscono di essere liberi perché ogni scelta della loro vita è stata fatta da loro, e hanno avuto la libertà di scegliere.
Io so di non essere libera.
Io so di non poter essere libera.
Non sono libera perché libertà è fare ciò che si vuole, e per fare quello che voglio ho bisogno di soldi, e per avere i soldi devo lavorare, e lavorare vuol dire prostituire il proprio tempo e la propria mente (nel mio caso, talvolta, anche l'aspetto fisico) e assorbire ed eseguire tutte le richieste di chi ti tratta come schiavo solo perché hai bisogno di soldi, e in questa società sembra esserci la convinzione che possano esistere categorie di persone degne di comandarne e sfruttarne altre, con un ricatto che è lo stipendio.
Io sono libera di scegliere a chi prostituire il mio tempo e le mie capacità, ma non sono libera di non prostituirli.
Sono libera di partire, ma si ritorna al discorso di sopra, per partire e mantenersi ci vogliono i soldi, oltre al coraggio.
Certo, ormai ci sono agevolazioni, metodi di viaggiare e pernottare quasi a costo zero... Ma è quel quasi che frega...
Sono libera di scegliere come tenere i capelli o come vestirmi, ma non posso andare in giro nuda. E poi, diciamocelo chiaro, non sono libera nemmeno di scegliere come vestirmi o pettinarmi, o truccarmi, la società ha scelto un modello per me, e se esco da quel modello (e in mezzo a tale modello ci sono anche gli "alternativi" e varie sottocategorie che si sentono tanto fiche e trasgressive, dato che alla fine sembrano tutti fatti con lo stampino) la società smette di accettarmi al suo interno, impedendomi di poter scegliere a chi prostituire il mio tempo e le mie conoscenze in cambio di soldi, perché nessuno vorrà assumermi.
La società decide anche un modello per quello che dovrei pensare, per le persone con cui mi dovrei frequentare, in base al gruppo di cui faccio parte, decide che è sbagliato e riprovevole che una donna abbia molti uomini,

[continua a leggere...]

   3 commenti     di: Erica C.


La mia amante

Erano anni che la inseguivo. Quando la incontravo per la strada, rapiva il mio sguardo, non potevo fare a meno di pedinarla con gli occhi, finché lei, ratta, schivandomi, sgusciava alla mia vista, spesso celandosi, appena possibile, dietro una curva.
Avrei dato, per averla con me, anche ciò che non era nelle mie possibilità, ed una volta, solo una volta, ero arrivato lì, vicino a lei, così vicino da poterla toccare. L'accarezzai con mano tremante e lasciva. Toccai, di lei, e cercando di essere il più naturale possibile, tutto ciò che era lecito e permesso toccare, fingendo quasi disinteresse, per non alimentare sospetti negli occhi indiscreti che ci stavano osservando. Quel giorno provai uno strano timore. Sentii in me e pensai che forse sarebbe stata eccessiva, per me. Forse non ebbi il coraggio di credere in noi due insieme, forse non mi sentii in grado di meritarla fino in fondo, sicuramente non ero pronto per una prova così impegnativa. Cercare di averla per poi deluderla? Mai!, meglio, per ora, una strategica ritirata, mantenendo la possibilità di riprovarci in un momento più consono. Non si accorse di nulla! Rimase immobile e silenziosa al suo posto e chissà se mai immaginò quali colpi batteva il mio cuore al solo pensiero di poterla sfiorare.
E da quel giorno più nulla. Non cercai più occasioni per rimanere solo con lei, anzi, tra l'indifferenza mi feci rapire da un'altra, come una sorta di autopunizione, lasciai che lo cose andassero... a volte la incontravo, a volte la seguivo, ma sempre facevo finta di niente. Con il tempo, e di tempo ne era passato, lei si fece sempre più bella, maturò quelle qualità che in gioventù erano appena abbozzate, cambiò il profilo del suo volto, aggiunse belletti e colori affascinanti, e i suoi vestiti furono sempre più eleganti.
Il suo corpo mutò, ed imparò ad ostentare le sue forme mature e sinuose. E il mio cuore ancora batteva per lei, non aveva mai smesso!
Ero rimasto di nuovo solo. Avevo in

[continua a leggere...]

   5 commenti     di: mario rossi


La prima e ultima volta che partecipai a un raduno di scrittori litweb!

Avvertenza per il lettore: il nome del sito litweb e di tutti i nicknames coinvolti nel post sono di pura immaginazione, ogni riferimento a persone o animali normali è puramente casuale.

Sono ormai passati sette anni da quella volta, la prima e spero l'ultima, che partecipai a un raduno di scrittori litweb. Spero che questo resoconto possa salvare qualche amico/a di mail da una simile terrificante esperienza.
Sette anni fa cominciai a scrivere in un sito di letteratura web dal nome "Anacletika". All'inizio c'era un grande entusiasmo, tutti scrivevano e commentavano i brani altrui con voglia e appassionata condivisione.
Dopo circa sei mesi, la Redazione del sito litweb, annunciò che il blog sarebbe diventato anche casa editrice ma non dovevamo preoccuparci, tutto sarebbe rimasto come prima. Chi voleva poteva pubblicare con loro il suo libro nel cassetto, ovviamente pagando, s'intende. Chi non voleva pubblicare non sarebbe stato emarginato, ci mancherebbe, non siamo più ai tempi dei lager e dei gulag, pontificarono. Mah, pensai io.
Nel frattempo molti utenti invocavano ogni settimana un grande raduno tra noi scrittori in erba e finalmente la Redazione organizzò a Milano il lieto evento.
Mi arrivò il programma della manifestazione e scoprii con amarezza che quello che avevo intuito si era realizzato: sette utenti del sito avevano deciso di pubblicare a pagamento con "Anacletika" e dopo la prima ora di presentazione, dove ognuno di noi poteva leggere un suo brano e mostrarsi agli altri per com'era veramente dietro il nick, sarebbero poi proseguite sette, dicasi sette, presentazioni dei sette libri editi dalla casa editrice/sito litweb.
Lì per lì pensai che la Redazione faceva giustamente quello che credeva in casa sua e senz'altro un sito ha spese di gestione e di manutenzione che necessitano di entrate finanziarie. Ma non potevo nascondermi che nel sito il clima si era guastato, dopo quelle sette pubblicazioni; un malumore poco celato e un senso di diffi

[continua a leggere...]

   3 commenti     di: Mauro Moscone



Pagine: 1234... ultimatutte



Cerca tra le opere

La pagina riporta i titoli delle opere presenti nella categoria Riflessioni.