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Saggi

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Ricordo di un poeta:Luciano Folgore (1888-1966)

Ricordo di un poeta: Luciano Folgore ( 1888- 1966 -)

Nella fase di declino del movimento crepuscolare, si distingue, quale poeta futurista a pieno titolo, Omero Vecchi che assunse il nome d'arte di Luciano Folgore, nato a Roma nel 1888. Della sua biografia si sa molto poco. Nelle sue raccolte " Canto dei motori " (1912) ; " Ponti sull'Oceano" (1914) e " Città veloce" (1919) egli conferma la sua forte fibra creativa e dirompente. Propongo le due seguenti liriche tratte da Ponti sull'Oceano.

" Paglia"

Carri di paglia;
scricchiolìo delle erbe secche
per tutta la città,
pestate da piedi di vento fresco
in cammino verso il Sud.
Ditate di zafferano sugli alberi.
Una foglia
due foglie
tre foglie.
Desiderio di farsi trascinare,
a lungo
oltre l'ovest,
dai nastri rossi del crepuscolo.



" Torrefazione"

Piazza di vento ardente,
sollevata di colpo
negli alti forni del sole.
Papaveri di luce
avanti alle pupille.
Spille nel sangue.
D'intorno le case,
affondate
nei marciapiedi
liquefatti dal caldo.
Camminare evitando
colonne ubriache di rosso,
sfondare col petto
semicerchi di solleone,
e invidiare l'ombra di un ragnatelo
ad un insetto addormentato.

( Luciano Folgore)



Le Iliadi dell'Odissea

Intitoliamo così i numerosi passi dell'Odissea che rievocano le vicende del conflitto troiano. Generalmente è Ulisse che le racconta ai suoi interlocutori, ma per lo più egli tiene nascosta all'interlocutore la sua vera identità e il suo racconto appare naturalmente non del tutto veritiero se non proprio inventato. Ma anche i bellissimi Apologhi ad Alcinoo, con le fantastiche storie di Circe, Polifemo, Tiresia non si sottraggono a questa valutazione: direi che Omero ha scelto di proposito di porli sulla bocca stessa del suo eroe, quasi a sottrarsi all'accusa di inverisimiglianza.

Iniziamo con il racconto che il vecchio Nestore fa a Telemaco, giunto a Pilo in cerca di notizie sul padre, ricordando che una tradizione ripresa dagli autori medievali Benoît de Sainte-Maure e Guido delle Colonne fa di lui giovane un argonauta che con Giasone, Eracle e Peleo avrebbe partecipato alla prima distruzione di Troia, contro Laomedonte, il padre di Priamo. Il racconto di Nestore prosegue con la storia di Oreste, che sarà poi argomento della tragedia attica.

III 96-417 (γ 69-312)

γ 69 "Interrogare or gli ospiti si addice,
Che il cibo ha confortato: O forestieri,
Chi siete, onde venite e qual vi spinse 95
Bisogno a traversar l'equoree vie?
Od ite a caso per lo mar raminghi
Come pirati che la vita a rischio
Pongon per depredar l'estranee genti?"
γ 75 Di sé fatto sicuro, gli rispose 100
Il prudente garzon, ché nuovo ardire
Posto gli ebbe nell'animo Minerva,
Acciò del padre assente al Re dimandi
Ed a sé gloria appo le genti acquisti:
γ 79 "O Nèstore Nelide! inclito vanto 105
Degli Argivi, ti piacque interrogarne
Chi siamo ed ecco a dìrloti son presto.
D'Ìtaca che del Nèio siede alle falde
Or qua giungiam; parlar d'una faccenda
Privata, non già pubblica, ti deggio. 110
Vengo, se aver poss'io qualche contezza,
L'ampia del padre mio fama seguendo,
Del magnanimo Ulisse che già teco
Combattendo, com'è pubblico grido,
L'Ìlie mura atterrò.

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25 aprile 1945. W l'Italia

Per commemorare e ricordare il 25 aprile 1945 come data che ha posto fine, con il martirio di molti Italiani, alla oppressione nazifascista nel nostro Paese, voglio soffermarmi sulla lettera di Bruno Cibrario, detto Nebiolo, giovane partigiano torinese, di anni 21, catturato dalla Squadra Politica, processato per appartenenza al gruppo Squadra Azione Patriottica e condannato a morte dal Tribunale " contro Guerriglia" di Torino ; venne fucilato da un plotone fascista il 23 gennaio 1945, al Poligono del Martinetto di Torino, assieme ad altri nove partigiani, tra i quali Pedro Ferreira di anni 23, Ufficiale, medaglia d'oro al valore militare.

La lettera è tratta dalla oramai rara edizione Einaudi " Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana", 1952, che raccoglie una scelta di circa cento lettere di giustiziati.

" Dalle carceri giudiziarie di Torino, 22 gennaio 1945

Sandra carissima, dopo appena sette giorni dal mio arresto mi hanno condannato a morte, stamani. Non mi dispero per la mia sorte. Ho agito in piena coscienza di ciò che mi aspettava. Il tuo ricordo è stato per me di grande conforto in questi terribili giorni. Non hanno avuto la soddisfazione di vedere un attimo di debolezza da parte mia. Non mi sarei immaginato di scrivere la prima lettera ad una ragazza in queste condizioni. Perchè tu sei la prima ragazza che abbia detto qualche cosa al mio cuore. Mi è occorso molto tempo per capire cosa eri per me. Il mio carattere, la mia vita di quest'ultimo anno mi hanno impedito di corrispondere subito come avrei voluto al tuo affetto. Solo quando sei stata ammalata ho capito che senza di te mi mancava tutto. Io ti amo, ti amo disperatamente.
In questi giorni ho avuto sempre con me un nome in mente: Sandra; due occhi luminosi - i tuoi - hanno rischiarato la mia cella.
Oso dire che il ricordo carissimo, il ricordo di mia Madre, era unito al tuo tanto che io li confondo in un solo grande a

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Non è mai troppo tardi

Iniziai a dipingere molti anni fa, durante un lungo periodo di convalescenza, per riempire il tempo e timidamente imparare a scarabocchiare qualcosa nell'ABC di una delle cose che già amavo di più: la pittura.

Ed iniziò così la mia avventura di pittrice, senza aiuti, senza quell'apprendimento sistematico e didattico necessario per una qualunque adeguata introduzione al lavoro, di qualsiasi genere si tratti.

Continuai a scarabocchiare a lungo soltanto per il gusto di fare quella cosa che tanto mi affascinava nelle gallerie e da cui io mi sentivo lontana anni luce.

Con lunghe pause di anni, durante i quali mi applicai totalmente alla mia attività di madre, non cessai mai di ricorrere ai pennelli, specialmente nelle occasioni in cui avevo bisogno di astrarre dalla realtà che mi gravava sulle spalle, talvolta in modo eccessivo.

Ora dipingo con regolarità e di recente il mio lavoro si è fatto apprezzare da persone che se ne intendono e che mi hanno qualificata "pittrice".

Mi diletto nelle varie forme: dipingo paesaggi, figure umane, animali, frutta, fiori ed oggetti vari.

Ho capito che il dipinto deve essere piacevole, intendo dire che deve essere un gradimento per gli occhi, e per il colore che si è dato, e per il significato di ciò che si è voluto esprimere.

In qualunque modo l'artista si esprima, è importante che la sua opera piaccia, anche se non a tutti e nonostante che del proprio lavoro, difficilmente il pittore sia soddisfatto.

Una voce antica, che nell'ambiente degli artisti è conosciuta, dice che quando un pittore è appagato da ciò che ha fatto, finisce di progredire.

Io posso soltanto dire che non è mai troppo tardi per incominciare.

Ho conosciuto persone che hanno iniziato a dipingere dopo i quarant'anni, altri dopo i sessanta, usufruendo del tempo libero dopo il pensionamento ed ho potuto constatare di persona che vi sono alcuni che già sono entrati a far parte della categoria dei pittori a pieno titolo.

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   6 commenti     di: Verbena


La Napoli di Bellavista

Sono del 1979 gli scatti d'autore di Luciano De Crescenzo, nell'insolita veste di fotografo che pubblicò nel suo libro di immagini, ora quasi introvabile: "La Napoli di Bellavista" edito da Mondadori. Lo scrittore, poeta, regista e attore raccontava con l'obiettivo le numerose facce e contraddizioni della sua città. Un viaggio ironico e nostalgico tra i chiaroscuri partenopei, Luciano insinua nel libro la sua "napoletanità", autoironica, mai sciovinista e dal riso amaro, che può riassumersi nella foto grottesca di due addetti alle pompe funebri che mangiano un panino mentre trasportano la bara di un caro estinto. L'ex ingegnere della IBM fotografava gli aspetti curiosi della sua città, le scene di vita di strada che possiamo ritrovare ancora oggi a Napoli. Un bel viaggio tra luoghi unici con immagini oramai storiche, entrate nell'immaginario collettivo come quella su San Gennaro, invitato a fregarsene, "Futtenenne" quando la Chiesa tentò di "declassarlo" o quella di "Fortunato" venditori ambulante di taralli ed altri cibi immortalato anche nella musica di Pino Daniele "Furtunat ten' a robba bella".

Esilaranti anche i brani che accompagnano le foto, per farci un'idea leggiamo insieme:

Quanto volete per questo fondale di presepe?"
"Dottò, perché siete voi, ottomila lire"
"Ottomila lire? Ma fusseve asciuto pazzo? Io l'anno scorso, tremila lire e non me lo sono voluto comprare!"
"A parte il fatto che io l'anno passato questo fondale qua non lo vendevo per meno di cinquemila lire, avete fatto male voi a non comprarvelo. E già perché adesso per fare un fondale di questa posta ci vogliono tremila lire di materiale e tre giorni di fatica. Metteteci pure 'e stellette 'argiento, 'a cumeta e 'a farina azzeccata pe fa 'a neve e poi fatevi il conto"
"Va bè, va, voglio fare una pazzia, eccovi le cinquemila lire"
"Dottò, mi dispiace per voi, ma non vi posso accontentare: qua se non escono settemila lire, una sopra all'altra, io il fondale dal muro non

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   0 commenti     di: Giacomo Nigro


Maschio e femmina

Bibbia - Genesi 1 - 27

"Dio creò l'uomo a sua immagine;
A immagine di Dio lo creò;
Maschio e femmina li creò."

Bibbia - Gen. 2 - 24
..."e i due saranno una sola carne"...


Molte volte mi sono risuonate in animo queste tra le prime parole della Bibbia, a proposito delle due grandi categorie che popolano la Terra.

Il fatto che siamo stati creati a immagine di Dio e che siamo maschio e femmina, mi fa dedurre che il volto di Dio, molto probabilmente, è rispecchiato sulla Terra nell'unico volto di uomo e donna uniti in un'unica carne.

Ciò che ci distingue è dunque una condizione senza della quale non abbiamo un volto eterno e, con l'ipotesi di non essere compiuti.

Io mi sono sempre considerata "essere" di uguale valore, rispetto ai maschi ma non ho potuto non vedere quanto invece nella vita si sia ritenuta più importante la maschilità.

Gli uomini sono sempre stati ai vertici di tutte le strutture, antiche e moderne e, le eccezioni che stanno diventando anche numerose, non fanno che confermare la regola.

Ciò che mi preoccupa non è tanto quanto di più ottengano gli uomini nei vari ranghi della società, ma la spinta reciproca ad annientare le diversità che fanno della donna: "donna" e l'uomo: "uomo".

Assistiamo ad un sempre più palese sforzo della donna ad emulare l'uomo, ad imitarlo, allo scopo evidente di occupare le sue posizioni. Io ritengo che non sia il ruolo a dare una identità, bensì lo specifico della persona, il suo "essere" vissuto in pienezza e coerenza.

Allora una donna Capo di Stato sarà vera quanto più sarà evidente e manifesta la sua identità di donna e tutti sappiamo cosa significhi essere donna: la donna nella storia è stata dea, sacerdotessa, regina, madre, e non occorrono le posture maschili per darle pregio e valore; è sufficiente che sia pienamente sé stessa.

Allo stesso modo una sempre più numerosa schiera di maschi vorrebbe essere donna ed utilizza tutti gli strumenti che la scienza m

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   3 commenti     di: Verbena


Gli stadi della vita (l'evoluzione della specie umana, dal buio alla luce e dalla polvere alla verità)

1 stadio - vita vegetativa-solare (fotosintesi clorofilliana)
2 stadio - vita animale-istintiva ( midollo, cervello primitivo)
3 stadio - vita animata-emotiva (sistema limbico, cervello intermedio)
4 stadio - vita cosciente-riflessiva (corteccia cerebrale, cervello superiore con il raziocinio della ragione)
5 stadio - vita illuminata-intellettiva (corteccia associativa, cervello eccelso con l'idealismo dell'intelletto e la luce della sapienza).




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