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Saggi

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La Napoli di Bellavista

Sono del 1979 gli scatti d'autore di Luciano De Crescenzo, nell'insolita veste di fotografo che pubblicò nel suo libro di immagini, ora quasi introvabile: "La Napoli di Bellavista" edito da Mondadori. Lo scrittore, poeta, regista e attore raccontava con l'obiettivo le numerose facce e contraddizioni della sua città. Un viaggio ironico e nostalgico tra i chiaroscuri partenopei, Luciano insinua nel libro la sua "napoletanità", autoironica, mai sciovinista e dal riso amaro, che può riassumersi nella foto grottesca di due addetti alle pompe funebri che mangiano un panino mentre trasportano la bara di un caro estinto. L'ex ingegnere della IBM fotografava gli aspetti curiosi della sua città, le scene di vita di strada che possiamo ritrovare ancora oggi a Napoli. Un bel viaggio tra luoghi unici con immagini oramai storiche, entrate nell'immaginario collettivo come quella su San Gennaro, invitato a fregarsene, "Futtenenne" quando la Chiesa tentò di "declassarlo" o quella di "Fortunato" venditori ambulante di taralli ed altri cibi immortalato anche nella musica di Pino Daniele "Furtunat ten' a robba bella".

Esilaranti anche i brani che accompagnano le foto, per farci un'idea leggiamo insieme:

Quanto volete per questo fondale di presepe?"
"Dottò, perché siete voi, ottomila lire"
"Ottomila lire? Ma fusseve asciuto pazzo? Io l'anno scorso, tremila lire e non me lo sono voluto comprare!"
"A parte il fatto che io l'anno passato questo fondale qua non lo vendevo per meno di cinquemila lire, avete fatto male voi a non comprarvelo. E già perché adesso per fare un fondale di questa posta ci vogliono tremila lire di materiale e tre giorni di fatica. Metteteci pure 'e stellette 'argiento, 'a cumeta e 'a farina azzeccata pe fa 'a neve e poi fatevi il conto"
"Va bè, va, voglio fare una pazzia, eccovi le cinquemila lire"
"Dottò, mi dispiace per voi, ma non vi posso accontentare: qua se non escono settemila lire, una sopra all'altra, io il fondale dal muro non

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   0 commenti     di: Giacomo Nigro


Parole e parolacce

Uno dei temi più discussi e dibattuti di questi tempi è quello delle "parolacce" che vanno sempre più diffondendosi, dopo aver rotto i muri dell'ambito confidenziale, familiare, amicale. Non vi sono distinzioni ne di età ne di luogo, così l'epiteto volgare, l'insulto, l'ingiuria, vengono espressi sia in pubblico che in privato senza ritegno, in ogni rapporto, ad ogni livello e, cosa più dolorosa, persino tra genitori e figli.
Ho sempre ritenuto che la parolaccia fosse un modo indegno di scaricare le proprie tensioni, un piccolo retaggio di inciviltà che l'uomo si è trascinato dietro nel corso dei secoli, senza riuscire mai a liberarsene, nonostante gli altissimi livelli di conoscenza e di civiltà raggiunti.
Ha imparato a mettere il freno alla propria istintività, con l'aiuto dell'esercizio educativo che viene impartito fin dalla tenera età; tuttavia non v'è chi non si accorga che pur mettendo tappi ben saldi sulla bocca, a tempi e luoghi alterni, la parolaccia riaffiora.
Ora io non voglio mettere a fuoco il cammino che l'uomo ha compiuto per raggiungere l'attuale grado di civiltà; mi pare eccessivo e non pertinente; però non è difficile capire che essere civili è faticoso, comporta un impegno costante di apprendimento e di controllo su di sè che richiede uno sforzo senza tregua, a partire dalla nascita e durante tutto il percorso esistenziale.
Rapportarsi civilmente, evolversi comporta una costante attenzione per la ricerca della giustizia, controllando la propria intolleranza, cercando sempre di mantenere il dialogo chiarificante a proprio favore, senza annientare l'altro come a volerlo cancellare con una sola parola perché l'insulto uccide la dignità ed ottenebra l'onore della persona, anche se per un breve istante.
La parolaccia è una sintesi, un concentrato d'accusa e di calunnia, espressi senza pudore e senza misurarne la portata.
Con vari eufemismi l'espressione "figlio di..." l'ho sempre sentito dire, anche da

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   1 commenti     di: Verbena


Incoerenza

Sono sempre più le menti che si augurano un ritorno ad uno stile di vita più semplice, collegiale, non governato completamente dalla moneta. Tengono dei bei discorsi, sostenuti da varie argomentazioni, ma quando poi dimostrano l'impossibilità di fare affidamento, quando la fiducia, sentimento essenziale per la coesione sociale, viene a mancare, ti sembra che ogni sforzo sia inutile e vorresti mandare tutto a cagare. Tutto, il mondo, le persone, perfino te stesso. Quando è uno sconosciuto a fregarti pensi:
Vabbe, è il triste destino dell'essere umano, l'incoerenza.
Ma quando è un amico, una persona che credevi di conoscere profondamente, a farlo, purtroppo non rimane che rinchiuderti in te stesso, provando un odio diffuso verso l'ambiente circostante. Poi capisci che da solo non puoi rimanere, che necessariamente ti devi legare, quindi continui, lacrimando, sanguinando, sei costretto a cercare l'appoggio degli altri individui, devi metterci energia, entusiasmo, in quello che stai sognando, e puoi chiederti soltanto:
Chi sarà il prossimo a mettermelo in culo.
E purtroppo è in questo modo che funziona. La vita è come una casa costantemente in costruzione, fai un piano, poi un altro, finché arriva un terremoto che distrugge tutto, risparmiando solo le fondamenta.

   1 commenti     di: vasily biserov


Dio, l'uomo, la conoscenza e l'energia

Premessa.

Questo breve scritto "poggia" sull'ormai consolidata tendenza che vede il mondo culturale e scientifico, mettere in discussione le principali teorie sull'evoluzionismo e quelle collegate alle fondamenta delle varie fedi e religioni.


Affrontare temi inerenti a dogmi di scienza e di fede è impresa assai ardua, poiché dibattere "delle nostre verità", significa andare davanti allo specchio col pensiero di accettare un'immagine diversa da quella vista sinora, cosa non esattamente semplice.


L'idea, tuttavia, è quella di "sfiorare" detti temi sfruttando un "percorso logico", alimentato e agevolato da una moltitudine di studi indipendenti (e non solo), oltre che da numerose riflessioni che "impegnano" la rete in modo costante e, spesso, illuminante.


Partendo dal presupposto, neanche tanto remoto, che la razza umana possa essere stata "incoraggiata" nel suo cammino evolutivo da un intervento alieno/superiore, è possibile costruire un ragionamento in grado di aiutarci a osservare, collegare e comprendere meglio, alcuni aspetti che attengono alla nostra quotidianità.


È implicito che questo concetto "voglia" anche che Dio sia sostituito/sostituibile, con una o più entità/esseri provenienti da un "altro mondo".


Alla luce della considerazione appena illustrata, pare"equilibrato" riflettere sulla possibilità che l'uomo sia stato "creato" per essere, successivamente, "studiato" da parte di un'intelligenza più evoluta.


Il termine "studiato" è posto fra virgolette, poiché s'intende comprensivo anche dei seguenti significati: "Educato, civilizzato, esaminato, utilizzato, sfruttato, dominato" e via discorrendo.


Questo ragionamento è stato ispirato da due interessanti letture, in una era spiegato, con il semplice uso della logica, come l'uomo abbia imparato a parlare grazie a un "aiuto esterno", poiché "... non poteva parlare da solo: aveva bisogno necessariamente di ascoltare la voce di

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   12 commenti     di: Antonio Pani


no alla biotecnologia avanzata malvagia

lo scrittore artur clarche nel 1979, descriveva il suo libro un ascensore per andare in orbita, al centro dei progetti della nasa ed negli anni 2000 se ne discuteva molto vi era la scoperta di materiali rivoluzionari i nanotubi di carbonio, sono aggregati che appartengono alla vasta famiglia dei fullereni molecole di carbonio in cui gli atomi non sono disposti su piani paralleli come nella grafite o tetraedi come nel diamante ma seguono geometrie più complesse come ad esempio i vertici di una cupola geodetica oppure sulle pareti di lunghi cilindri detti appunto nanotubi con questi materiali se sarebbe stato possibile costruire un cavo verticale di 36000 chilometri scriveva artur clarche siccome questi materiali sono 100volte più resistenti dell'acciaio e 6volte più leggeri!!! ai tempi 2000 all'universita di buffalo pensavano di utilizzarli per irrobustire il calcestruzzo e per costruire l'ascensore per andare in orbita ma negli anni 2000 si producevano appena un grammo di nanotubi al giorno al costo di migliaia di dollari e il progetto fu presto abbandonato, insieme a quello delle nanomacchine.
ma come spesso accade i progetti vengono anche a distanza di centinaia di anni ripresi e cosi nel 2997 william smalley un lontano antenato di richard smalley che nel 1996 vinse il premio nobel per la scoperta dei fullereni il quale aveva un sogno creare l'ascensore per andare in orbita! questo stabilimento doveva essere in grado di produrre migliaia di tonnellate annue di nanotubi ma fu sorpresso, william però aveva una mente genialmente perversa ed nel 2998 uni il progetto dei nanotubi a quello delle nanomacchine o nanorobot le nanomacchine dalle dimensioni di un milionesimo di millimetro ed si misurano in in nanometri nel 2999 fu pronto il primo nanorobot dalle dimensioni di un atomo che aveva tramite programmi sofisticati presente in se tutte le conoscenze umane nell'ambito di produzione di beni di ogni tipo, ed il nanorobot chiamato eva perche il primo si riprodusse

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   0 commenti     di: ELENA MACULA


Gli amori (e le perversioni) di Achille

Si pensa sempre ad Achille come ad un guerriero interamente dedito alle armi e alla guerra, ma già Omero parlava dei suoi amori. E Briseide non è la sola né la prima: Ifigenia era venuta in Aulide per diventare sua sposa, e anche se egli era rimasto all'oscuro di questo falso progetto di matrimonio ne era stato ben felice, pur essendo già unito a Deidamia ; e il suo amore per Polissena, lo sappiamo, avrebbe preso una piega tragica. Ma noi ci limiteremo qui alle passioni meno note di Achille, rinviando esplicitamente agli altri contributi che su questo e altri siti raccontano più diffusamente le sue vicende con queste amanti.

Deidamia
Le sue storie d'amore erano d'altronde cominciate prestissimo, se, appena uscito dall'infazia (a soli nove anni), egli si era unito a Deidamia, la figlia di Licomede, indossando vesti femminili. Alle testimonianze più note aggiungiamo qui solo quella del Ciclo omerico, che parla invece di un Achille ben più maturo.

Proclo, Crestomazia libro I
"E Achille approda a Sciro e sposa Deidamia, la figlia di Licomede."
Nessuna traccia del mito tradizionale, forse per uno dei numerosi tentativi di razionalizzazione naturali in un filosofo come Proclo.

Elena
Il Ciclo contiene un'altra notizia, che ci ricorda che Achille era stato uno dei pretendenti alla mano di Elena.
"Dopo (siamo all'inizio della guerra) Achille desidera vedere Elena e Afrodite e Teti li portano nello stesso luogo".

Amori omosessuali
Ma in fondo questi amori sembrano del tutto normali e non meriterebbero una attenzione particolare (nonostante i moralisti cristiani rimproverassero a un Achille di soli nove anni di essersi vestito da donna nell'episodio di Deidamia...).
Quanto al suo legame con Patroclo, esso non può stupire chiunque abbia familiarità con gli antichi costumi greci. Ecco le parole di Apollodoro a questo proposito (Biblioteca III 13, 8 passim):
"Achille era anche accompagnato da Patroclo, il figlio di Menezio... che diviene l'amato d'Ach

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L'estate nel villaggio dell'anima

Oggi quando vedo una pietra ascolto una poesia, quando vedo un uomo mi consolo, quando incontro una donna m'innamoro.
Sulla sabbia, divina armonia, nel battito celeste del pianeta ascolto la melodia dei tuoi passi, le dolci azioni dei fiori che come versi di dolcezza e di abbandono esprimono la bellezza della tua esistenza.
Sulla sabbia contemplo il deserto e il dono della sua essenza, il soffio vergine del vento che trasporta l'onda sublime dei tuoi passi per incontrare l'oceano dell'anima.
Dormi ora, se sei stanca tra le mie braccia di vento e di mare e lascia che il mio amore ti trasporti sull'isola perduta del tuo corpo, su villaggi di pietre antiche a conoscere la poesia della tua bellezza.
Stenditi infinite volte laddove non ci sono ricordi, memorie distanti, scene, situazioni di uomini e donne, eventi e destini che ti hanno allontanato dalla tua anima di pietra.
Distenditi laddove il vento soffia con dolcezza e permea di bellezza la soffice tela delle tue labbra.
Scriviamo insieme la nostra poesia sull'onda silenziosa della vita e lasciamo che la primavera nel villaggio non guardi ai doni che la tempesta ha lasciato ma contempli i doni che gli angeli della bellezza e della luce hanno sparso sulla terra.
Doni che contemplo quando cammino in ogni istante della mia vita, che raccolgo come un viandante felice sul suolo fecondo dell'esistenza. Anche il mio respiro per quanto affannato dalle ciccatrici del tempo è un dono, come un dono è il respiro delle piante, della sabbia e di ogni pietra la cui anima misconosco, e di ogni cosa che nel cielo percorre intere distanze come un canto di grazie e di magnifico abbandono.
Ho visto una pietra quest'oggi all'alba, nella quiete delle prime luci. Una pietra ho visto e l'ho salutata con un grazie, con un canto che proveniva da lontano, da un luogo distante e che sembra così accanto al mio corpo, un luogo in fondo così nascosto ma che abbraccia posti inesorabili e mete calde e senza forma e che ci mostra che anc

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   0 commenti     di: salvatore



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