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Racconti di ironia e satira

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La promoter

C'era una volta il prete che accoglieva le confessioni dei fedeli, poi è stata la volta dello psicologo che per decenni si è sorbito il racconto di ogni sorta di malanno psichico dei suoi pazienti. Oggi, complice la mancanza di tempo e di denaro, tutto il peso dello sgravo coscienziale della società moderna è tutto affidato alle esili spalle di una nuova figura: la promoter.

La promoter, altrimenti conosciuta come hostess, esercita la sua confortante professione in qualsiasi luogo ci sia qualcosa da vendere, anzi no, da promuovere, lei non ha prodotti tangibili tra le proprie unghie smaltate, ma solo volantini e tante promesse. La sua unica arma è il sorriso, essenziale che sia un bel sorriso sempre appiccicato al viso giovane o ringiovanito dal trucco. Un sorriso sempre uguale e accattivante, come se dopo otto ore passate in piedi sopra un tappetino rosso di un metro per due ci fosse ancora qualcosa di sensato per cui mostrarsi entusiasti.

Ebbene quest'anno, dopo aver conseguito due lauree umanistiche, sudatissime e inutili, mi sono trasformata nella figura mitologica appena citata. Ho imparato a truccarmi e ad ammiccare così spesso e con generosità che a volte temo mi colga una paresi dopo le lunghe ore trascorse con la stessa espressione euforica e mummificata stampata in volto.
Lavoro in un piccolo centro commerciale di una minuscola cittadina persa fra le nebbie della pianura padana. Il mio pubblico mi adora, dalla sera alla mattina i vecchietti ultraottantenni non fanno che ripetermi che, se solo avessero qualche anno in meno... Non mi danno fastidio, sono più anziani dei miei nonni, e mi si stringe il cuore a pensare che il mio stand sia l'unica novità interessante della loro giornata. Entrano nel supermercato, fanno la spesa e mi sorridono con tanto di riverenza e alzata di cappello. Io li saluto e propongo loro un volantino con l'immagine di un cellulare touch screen, solo allora comprendono il gap generazionale invalicabile che ci sep

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   3 commenti     di: Francesca Cani


Chiappalo, chiappalo!

Il 5 è grande, il 5 è tosto, il 5 è unico; "'e ce l'invidiano in tutto 'i mondo". Non è come tanti altri: ti fai dire da qualche confidente, che magari ha un parente nell'azienda, le usanze, oppure ti metti lì con pazienza, mezz'ora, un'ora, due, tre, ma alla fine li becchi tutti, proprio tutti. Come no?
Ma non il 5. Inutile farsi illusioni. Il 5 è da specialisti, da cacciatori esperti e appassionati. Anzi da eletti. Pochi l'hanno visto. C'è chi dice addirittura che non esista, è un mito e mitomani sarebbero quelli (pochi comunque) che hanno il coraggio di dire di averlo preso una volta.
Non so cosa dire. Ho provato tante volte ad appostarmi, ma senza successo. Ma riconosco di essere un dilettante. Chissà, forse un giorno; è il sogno della mia vita. Da quando un vecchio professionista di caccia grossa mi ha raccontato la sua storia.
Cominciava ad essere un po' stanco della sua vita, passata a cacciare leoni. Cominciava ad essere troppo facile, scontato. Non ne ricavava le emozioni di una volta.
Durante un viaggio di riposo in Europa, capitò a Firenze. Chi avrebbe immaginato che proprio in questa vecchia e provinciale cittadina, avrebbe ritrovato il senso della sua vita.
Doveva andare verso Novoli: il 5, gli dissero con un sorrisetto dispettoso.
Aveva tempo da perdere dopotutto, ma insomma aspettare a vuoto non diverte nessuno. Dopo un'ora cominciò ad innervosirsi. Si guardò intorno, cominciò a girare per il quartiere.
Chiese del 5: chi cascava dalle nuvole, chi si allontanava terrorizzato, chi giurava d'averlo visto, ma non si ricordava l'anno; chi assicurava che era passato pochi minuti prima, ma non da lì, dalla strada accanto.
Il mitico 5, suscitatore di visioni! Astuto, tosto, altro che i leoni. Facile sarebbe! Scopri prima o poi dove passa, ti metti lì e un bel giorno lo prendi: sarebbero buoni tutti. Il 5 no: è imprevedibile, creativo, estroso, bizzarro.
È la creatura più riuscita dell'azienda. "Ce l'invidiano in tutto 'i mondo.

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   2 commenti     di: carlo biagioli


Antonio Maria Alfieri, notaio

Da sempre era un predestinato. Doveva fare il notaio e prendere il posto del padre ereditandone lo studio notarile ben avviato.
In verità non gli furono date molte alternative, Nascosto ancora nel ventre della madre la sua condizione era già irrevocabilmente stabilita.
Per un periodo aveva pensato di essere sempre in tempo per svicolare dal dovere ma mano a mano che proseguivano gli studi era sempre più chiaro che avrebbe seguito le orme paterne. E lui non voleva contrastare né il suo destino né suo padre.
Alla morte dell'Alfieri "de cuius" ne ereditò lo studio anche se dovettero passare diversi anni prima della laurea e della successiva abilitazione per diventarne il titolare perchè non aveva proprio "il pallino" del notaio.
Trasferì il suo studio nella vecchia abitazione genitoriale, dove aveva trascorso la sua vita prima del matrimonio senza figli.
Il grande soggiorno su due livelli si prestava come sala riunioni con la biblioteca paterna degna di Malachia e le numerose stanze come uffici.
Quando passava le sue giornate allo studio tornava indietro nel tempo, alla sua età dell'oro quando ancora non aveva piena coscienza, nel vago avvenir che in mente aveva...

L'unica stanza che non aveva trasformato era la sua cameretta, lì il mondo si era davvero fermato e sembrava, entrandoci, di tornare negli anni ottanta. I poster calcistici, gli autografi di qualche personaggio illustre conosciuto e la collezione del "Guerin Sportivo".
Durante le ore della pausa pranzo raggiungeva finalmente l'immersione totale nel passato. Usciti i colleghi tornava nella sua camera e si metteva i vestiti d'epoca che aveva ancora nell'armadio e lì cominciava la sua partita di basket.
Aveva attaccato dietro alla porta un canestrino con un tabellone e si immaginava le partite straordinarie che lo vedevano protagonista. Faceva rimbalzare la piccola palla sulle pareti per passarsela e concludere a canestro in plastici movimenti.
"Chi non lo prova non sa che gioia ti da d

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Psicotipi che passione!

Invece di collezionare farfalle,
ognuno di noi potrebbe raggruppare
le persone in psicotipi.
Ne scoprirebbe delle belle.






Alcuni giorni fa, in Francia, mi è capitato di imbattermi, per puro caso, in un documento che fa luce sulla controversa personalità di un noto personaggio politico del secolo scorso.
Testimonianza storica che non manca di quei toni di sfrontata leggerezza che caratterizza il gossip migliore.
Dopo averlo nottetempo tradotto, mi sembra giusto condividerne una sintesi con
gli amanti di questo genere.

Durante il periodo parigino, pare che Bokassa abbia frequentato l'Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales ed abbia seguito dei corsi di Psicologia della Personalità. Per mantenersi agli studi, due sere la settimana, si esibiva - nell'intervallo fra il primo e il secondo tempo - alle Folies Bergère.
In testa una luccicante feluca. Al piano il fedele Jongle de Drapeaux. "Les feuilles mortes" il suo cavallo di battaglia.

Tornato in patria tentò il successo vendendo asciugacapelli porta a porta.
Bussando instancabilmente ad ogni tucul, mise insieme un bel gruzzoletto, che gli permise di costruire, dopo qualche anno, due villaggi alle porte di Bobangi:
Boba 1 e Boba 2.
E, successivamente, una ventina di cinema drive - in, sparsi qua e là in tutto il paese.

Cosa mai avrebbe potuto desiderare di più un uomo venuto dal nulla.
Ma il suo ego era più sconfinato del Lago Vittoria, più alto del Kilimangiaro, più assetato del Sahara. E allora, ripresa la carriera militare, decise di dare la scalata al potere.
Eliminati con metodi disinvolti (e con l'appoggio della massoneria africana) i suoi avversari, divenne prima presidente, poi re, ed infine - come molti sapranno- imperatore della Repubblica Centro Africana.

Basso di st

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La trasmissione radiofonica Pane e vino

Ecco un estratto della trasmissione della notte "Pane e Vino" condotta dal famoso Luigino De Fumazi, su una nota radio locale toscana.
"Et-cium! Gentili telespettatori... marianna che raffreddore... a... mi dice il tecnico al dilà del vetro, che ci fa compagnia anche stanotte... mai una volta che tu rimanessi a casa eh? Bartolo Baldo, tecnico alla regia, mi dice che stò parlando alla radio quindi, gentili radiospettatori... ma come non sono spettatori, ma che me la fai partire questa trasmissione che ho solo tre minuti... e vabbene... gentili radioascoltatori eccoci qui a una nova puntata della trasmissione Pane e Vino, chi parla è il De Fumazi, che come sapete, non le manda a dire. Una notizia della settimana che mi ha molto colpito, e vorrei colpire anche voi... ma no, in senso buono... marianna Bartolo o icche c'è... o che segni tu fai... hai ragione, senti che odor di bruciato... la sigaretta! Non mi si è spenta la sigaretta che ho stiacciato sulla moquette... aspetta, aspetta!

"si interrompe momentaneamente la trasmissione per problemi tecnici, ecco a voi un quartetto d'arpe, che suonano non si sa cosa, direttamente dall'archivio della nostra radio. Plin, plin plin plin, plon, plon, plo..."
"Gentili radiotrasmettitori, marianna, l'è andata bene, se risolto tutto... sigaretta spenta... domani tu lo senti il direttore, che cazziata... ehm che parte che mi fa... e, non fumate, fumare fa male mi raccomando! Ma sapete come De Fumazi, come posso non fumare... Insomma ho sentito a una radio, non la nostra radio, un altro canale, perché di canali ce n' è tanti.. ehhh, sopratutto a Venezia, tra calli, canali e ponti... insomma non targiversiamo... questa notizia è stata riportata dalla rivista Forbes, una rivista americana, mha, non l'ho mai neanche vista in edicola ma dice che esiste.. è una rivista di quelle per ricconi, con tutte le classifiche più strampalate... insomma su questa rivista è stata scritta la classifica degli uomini più ricchi di tu

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   0 commenti     di: Raffaele Arena


Specchio speculatore

Specchio, oh specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?
Quanto me dài...?
Per cosa...
Per dì che sei te la più bella, anche se sai che non è vero..

Ma, grrr, tutte le volte, la solita manfrina...

Allora te dico la verità...

No, no aspetta! 50 dobloni...

Ma io stò a dì fanfarate per...

Allora 100!

Minimo cinuecento, ho da pagà er mutuo!

E sia, tiè... Specchio, oh specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?

Tu' sorella, ahahahahaaahahhaahahahaaha!

   2 commenti     di: Raffaele Arena


Scrivere

È errato pensare che se non ci sia niente da scrivere non valga comunque la pena di farlo. Il vero scrittore sà comunicare qualsiasi stato d'animo, facendo incuriosire il lettore. Facendolo divertire. E in generale infondendo fiducia in qualsiasi persona a cui sono destinati i suoi scritti. Ovviamente tra i destinatari vanno eliminati i politici corrotti che fanno solo i loro comodi, i fanatici religiosi il cui loro Dio è l'unico vero e giusto, le forze dell'ordine che pur di obbedire tradiscono il popolo, e più in generale tutti quelli che vivono infischiandosene del prossimo. Ecco, il vero scrittore deve anzitutto sapere che combatte una guerra da solo, senza alleati.

   9 commenti     di: Emiliano Rizzo



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