In questa puntata spiegheremo come realizzare delle deliziose Crepes con cui finire una cena o semplicemente per una merenda piacevole. Ricordo che questo corso è rivolto a chi non sa nemmeno fare due uova in padella (e a chi ha la pazienza di leggere cosa diavolo mi viene in mente quando esagero con la birra).
Prendete alcune uova, dalle sei alle ottomila, e rompetele nel modo usuale, cioè scagliandole con ferocia contro il muro più lontano. Abbiate cura di conservare i gusci, utili per altre prelibate ricette o come oggetto decorativo per le vostre feste di nozze. Dividete con cura i rossi dai bianchi (e anche gli azzurri dai verdi, che se no fanno a cazzotti) (chi non è di Firenze non la capirà). Mettete i tuorli in un tegame capiente, che chiameremo Tegame A. Poi prendete gli albumi e metteteli in un Tegame, che chiameremo Tegame A (essendo in effetti lo stesso tegame, su).
Aggiungeremo ora del latte, circa 18. 320 gocce. Il sistema più pratico è il seguente: prendete la più vicina mucca, e tenendola ben alta sopra il Tegame A scuotetela decisamente ma con dolcezza 18. 320 volte. In alternativa fate ballare la macarena alla mucca. Il campanaccio che tiene al collo richiamerà inevitabilmente un allevatore locale che sarà ben lieto di fornirvi il prezioso liquido in cambio del vostro silenzio.
Addizionate del sale e dello zucchero, ma non esagerate.
Fatto questo, durante la notte formate dei cerchi concentrici o delle scritte ingiuriose in un campo di grano, per mezzo di una corda e di un'asse di legno. Al mattino contattate il proprietario il quale sarà ben lieto di cedervi il campo ormai rovinato dalle torme di curiosi, pazzi e giornalisti di bassa lega che avranno nel frattempo invaso il suo terreno cercando alieni e folletti. Con l'aiuto di una falce fenaia arate giornalisti, pazzi e curiosi, e visto che ci siete anche le preziose spighe, fatene grosse balle, poi da ogni spiga togliete ogni chicco, uno alla volta. Questa facile operazione non
Piena notte, non s’ode volare una mosca e io dormo beato, quando…quando uno scampanellio acuto mi percuote i timpani, s’irradia a raggiera nel cervello, mi fa spalancare gli occhi.
Quel suono stridente mi è familiare, un trillo discontinuo e allora comprendo che è il telefono.
Chi sarà mai, di notte? Tutti i peggiori pensieri si accavallano, un incidente, un parente che sta male o anche peggio.
Trepidante allungo la mano, cerco sul comodino e finalmente trovo la cornetta, la sollevo, accosto il microfono con mano tremante alla bocca e chiedo:
- Pronto, chi parla?
Nessuna risposta.
Reitero la domanda, con voce più ferma: nulla.
E il telefono continua a squillare, imperterrito.
Non capisco o non voglio capire, tiro un paio di moccoli pensando a uno scherzo di pessimo gusto,
ma poi, sempre con quella cornetta in mano e il trillo imperterrito, focalizzo che c’è qualche cosa che non va.
Faccio per accendere la luce, ma mi accorgo sgomento che la stanza è illuminata; eppure, sono sicuro, lo giuro, non avevo nemmeno toccato l’interruttore.
- Che succede?
Non è una domanda, è quasi un urlo sgraziato.
Mi volto e vedo l’aria interrogativa di mia moglie.
- Non lo so. Il telefono ha preso a squillare e continua, inoltre la luce si è accesa da sola.
- Ma cosa dici! Com’è possibile?
- Senti anche tu: ho la cornetta in mano e non smette di suonare. Anzi, adesso sento anche altri rumori, calpestio di passi per le scale, voci concitate in strada.
- Sarà successa una disgrazia.
- Vado a vedere.
Mi vesto alla meglio e m’avvio alla porta di casa, senza non aver potuto fare a meno di constatare che i due computer non sono spenti, che i televisori gracchiano a tutto volume, che la lavatrice è in funzione come il forno elettrico della cucina a gas, che il campanello squilla. Quel che è peggio, però, è che anche il cellulare, che tengo sempre spento, trilla come un ossesso.
Raggiungo barcollando la porta e la apro: lungo le scale c?
Io, in quanto tale, uso per andare a lavorare la metropolitana.
So, perché me l’hanno detto, che in Inghilterra e in tutti i paesi dove l’Inglese la fa da padrone, che questa si chiama underground, o giù di li, che in breve vuol dire sottoterra, che mi sembra appropriato e semplice per definire il dove, ma alquanto vago per definire il come.
Qui, come dicevo, dove lavoro io, la stessa si chiama metropolitana che dev’essere una parola che viene fori dal latino o dal greco antico, lingue morte e seppellite.
C’è da dire che l’inglese invece vive e vegeta (buon per lui) e spadroneggia pure, tanto che ormai lo si parla in tutto il mondo. Così mi dicono.
C’è da dire che su questa metropolitana, che in fin dei conti è un po’ treno e un po’ autobus (solo che va sottoterra), non sono quasi mai da solo. Anzi, a pensarci bene proprio mai.
Se poi ci salgo negli orari giusti, che mi hanno detto essere di punta (chissa che punta?), ci salgo proprio a pelo, che se non sto attento lascio qualche pezzo fuori dalla porta che si chiude.
Sulle porte della metropolitana ci hanno fatto anche un film, ma questa è un’altra storia. Comunque le suddette porte non sono come quelle di casa che si aprono e si chiudono sui cardini, ma vanno qua e la sui binari, e prima che ghigliottinino qualcuno di solito fanno un suono di sirena. Io, in quanto me, mi diverto proprio un sacco a salire mentre suona la sirena, e i pistoni delle porte soffiano, perchè mi viene da pensare: “pensa se rimanevo fuori”. E questa è un po’ la trama del film di cui si è detto.
Salire quando suona la sirena si può fare solo se non è orario di punta perché si necessita di un certo slancio e di un po’ di spazio per frenare, che se è pieno di gente viene fuori un frittatone, e a qualcuno potrebbe non piacere. Nemmeno a me a pensarci bene.
Comunque io, qua, mi diverto anche così.
Quando si esce dalla metropolitana, spesse volte si chiede permesso, e spesse volte si spinge un
Voci, canzoni, ruote che saettano... carrelli... sconti e promozioni... regalano tutto! Aria di crisi.. eppure non si direbbe... fila alla cassa! Mi accomodo ultima sempre... di ogni fila... in paziente attesa cerco di ingannare il tempo... ma la gente non è cortese ringhia... abbaia... morde che i cani al confronto sono docili come agnellini e questo l'ho sempre pensato.
Cerco un sorriso... lancio una battuta, ma quello dietro sembra più interessato alla mia minigonna... adesso lo frego... la busta non la prendo! anzi ora che la moglie gli ha dato una gomitata... mi abbasso con piacere si vede quel che indosso... altrimenti non si vedrebbe...
Bene la cassiera è tartassata domande punti e scadenze sembra di essere all'ospedale chi preleva chi si fa togliere i punti.. oppure in banca guai! a toccarli... manco fosse il conto corrente. E già proprio quello che rimane sempre a secco, quello che ci vogliono dare ma poi ci ripensano quello... che ci fa sudare ma anche sperare... e infatti siamo tutti in fila... in attesa appunto di pagare! Un bambino sta facendo i capricci vorrebbe l'avancassa intero... cicche e pasticci... lo fanno apposta mannaggia a loro! E la mamma stessa storia... arriva l'uomo con la pistola e la cassiera ti mangia... è cattiva! Povera cassiera e lei che è ancora viva...
La vedo alzare pesi, rispondere con gentilezza... nella cassa dietro no... si sta ribellando ad un'ingiustizia non vogliono far passare avanti una mamma in attesa ed un signore che dice di essere disabile ma in apparenza non lo sembra... ma si sa l'apparenza inganna... poi i soliti padani che ce l'hanno con i marocchini loro sono bianchi e gli altri neri... embè!! neanche i bambini... loro almeno rimangono di un sole colore e tu diventi rosso sotto il sole grigio quando stai male e verde d'invidia... bianco come il marmo... wow... cambiamo discorso qui il razzismo non è tollerato...
un anziano una mela ed un panino... solo.. poverino
un mammifero di alta classe... ma co
All'insegna del famolo novo, famolo strano, nel 2019, con ogni probabilità, il Giro prenderà il via da Ankara. Arriverà a Kos, e da lì tappa di trasferimento attraverso l'Egeo e lo Jonio in pedalò fino a Bari. Per proseguire finalmente in terra italiana.
Mentre i cugini francesi, che le balle ancor gli girano per colpa di Bartali, faran partire il loro Tour da Vladivostok e, a tappe forzate, attraverseranno d'un fiato la Siberia, con bici a pedalata assistita e sellino riscaldato. Arrivati a Mosca, saranno aviotrasportati in quel di Francia per esser paracadutati sui Pirenei. Da lì all'Arco di trionfo
sembrerà una passeggiata.
Gli spagnoli, invece, scatteranno da Teheran, al grido di: esta es la vuelta buena! Poi schizzeranno verso casa su dei tappeti volanti a pedali, passando sopra Lanzarote.
Arrivati a Madrid, saliranno verso nord. E saltando a bici pari la Catalogna, attraverseranno i Pirenei, la Francia e, arrivati a Bruxelles, caricheranno sul cellulare Puigdemont e faranno ritorno a Madrid.
Nel 2020 i giri si compatteranno nel Giro del mondo in ottanta giorni se bastano.
I corridori partiranno da Nuova York, seguendo il percorso della maratona, con bici a spalla, quindi devieranno per il Kennedy, dove ci sarà ad attenderli coi motori rollanti l'Air Force One. Dopo un breve rinfresco, a cui parteciperà anche il presidente Trump con signora, faranno rotta verso Londra e pedaleranno per Dover. Da lì, tappa a cronometro nel tunnel della Manica, che per l'occasione si riempirà di gente, e arriveranno a Calais.
Le principali tappe saranno nell'ordine, salvo ripensamenti in caso di guerre all'ultimo minuto: Honnisvag, San Pietroburgo, Vladivostok, e attraverso la via della seta, il giro arriverà alla Muraglia cinese per la tappa a cronometro lungo la stessa. Poi proseguirà per Pyonyang. Trasferimento a razzo su Tokio, poi Sidney, Città del Capo, Puerto Williams, Rio delle Amazzoni (cronometro sull'acqua con pedalò), quindi il giro risalirà
Per capire la vita è necessario essere filosofi, studiare filosofia è indispensabile. Questo almeno inizialmente, poi ti accorgi che ha a che fare di più con la psicologia, e studi quella. Ma è tutto così robotico. Coma la biologia, causa ed effetto. Invece alla fine la vita è comica e basta. È ironica e surreale. E si deve diventare comici per poterla sopportare meglio. Ehi! Se ridere non è filosofia, allora cos'è? E così ritorniamo all'inizio... È una spirale senza inizio, è una sfera con un buco al centro, ecco cos'è la vita. È una ciambella alla cicuta.
... e poi ho desiderato la donna d'altri.
Lo so figliolo, gli occhi sono ingannatori, ma non ti preoccupare Dio è misericordioso e conosce le nostre debolezze. C'è altro?
Beh... no
Avanti figliolo, non ti devi vergognare. Tutti abbiamo peccato e Dio è pronto a perdonarci. Su, di' pure e non avere timore.
Non è niente, è solo che mi vergogno un po'...
Forza, ti aiuto io: hai rubato?
No
Hai ucciso?
No
Hai bestemmiato?
No
Sei andato a putt... ehm... insomma hai capito
Ma no padre!
Allora cosa c'è che ti trattiene? Vedi, tu devi considerare che non sono io che ti ascolto, io sono solo un intermediario. Non devi dar retta a chi ti dice che la confessione è stata inventata dai preti! Sapessi che fatica stare qui a sentire i caz... ehm... ad ascoltare i vostri problemi, che sofferenza è per noi certe volte conoscere le offese fatte a Dio. Ma che grande gioia poter donare la felicità della riconciliazione! Anche tu puoi ottenere questa grazia, ma devi dirmi tutto e pentirti dal più profondo del tuo cuore. Allora?
No padre, queste cose le so già. Io non ho altri peccati da confessare ma ho una domanda da porle.
Sentiamo se posso illuminarti con il discernimento della voce di Dio.
Ecco, non ho ben capito che differenza c'è fra la psicanalisi e la confessione. Voglio dire che in entrambi i casi si va da una persona qualificata e si espongono i problemi, le ansie e le paure e se ne riceve un'interpretazione, un consiglio o un rimedio. Non capisco perché quando esco dallo studio del mio analista non provo la stessa sensazione di benessere che provo qui.
Figliolo, un po' mi meraviglia questa tua domanda, ma ti risponderò perché voglio che tu non abbia più di questi dubbi. La risposta è molto semplice: cosa fai prima di uscire dallo studio dello psicanalista? Paghi. Ed è in quel preciso istante che la tua coscienza capisce che l'eventuale beneficio che hai ottenuto era effimero, non duraturo. Ciò che si compra col denaro è destinato ad essere
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