Tanto tempo fa c’era un pagliaccio che aveva il nasino rosso e molto buffo, nella faccia era tutto dipinto, aveva anche un mantello colorato. Un giorno se ne andò dal circo e arrivò in una caverna sperduta con attorno tanti alberi di mele. Soddisfatto, pensò tra sé: “Qui costruirò la mia casa!” e cominciò a scavare per costruire le fondamenta e poi innalzarsi verso l’alto, per costruire una casa, e vicino pure un circo dove esibirsi, e fare della grotta un posto relax, dove poter rilassarsi senza nessun disturbo. Ma il povero pagliaccio, aveva bisogno di aiuto, lui non aveva mai costruito una casa, un circo e un posto relax in vita sua, così pensò: “ Domani andrò al tendone dei clown, e chiederò aiuto ai miei amici clown!” Orgoglioso di se stesso, si mise a letto, ma mentre sognava la sua idea già finita, arrivò un fantasma che, con un suo urlo, gli fece dimenticare dove fosse il tendone dei clown, all’indomani il pagliaccio pensava e ripensava alla strada, ma nulla, la sua mente era vuota. Così decise di inoltrarsi nel bosco tetro e spettrale, dove nessuno aveva mai osato metter piede perché si diceva ci fossero una banda di pazzi sfrenati, nessuno tranne il nostro pagliaccio, ma il poveretto si perse e incontrò d’improvviso un cavaliere con un cappello piumato in testa che lo portò alla grotta, e con la sua spada spaventò il fantasma che scappò per sempre. Il cavaliere mostro al clown la strada per il tendone. Quella sera lui insieme a tutti gli altri clown fecero un bellissimo spettacolo con dei palloncini, acrobazie e tante altre cose. E due mesi dopo, la casa il circo e il posto relax erano pronti e vi si recò moltissima gente per vedere le loro meravigliose opere d’arte. Da allora visse felice e contento, e divenne il più famoso clown del mondo.
In un tramonto di aprile il sole arrivava sbilenco sulla griglia del grande portone marrone, riverniciata di recente. Costruzione di fronte al mare, in pieno centro cittadino. Un maldestro tentativo per ridare dignità ad un vittoriano decadente. L'inverno, più lungo del solito, da poco aveva abbandonato ogni pretesa arrendendosi alla primavera che spingeva ansiosa e scomposta. Di quell'ansietà s'era riempito anche il sole, di modo che riusciva ad accecare fino a qualche minuto prima del tramonto. Mia sorella Fede ne subì le conseguenze più immediate, abbagliata dal riflesso del telaio dorato del citofono, che allineava a due a due i nomi sul marmo dello stipite di fianco al portone d'ingresso.
Fede mi accompagnava, o meglio, conduceva l'operazione, ma dovette chiedere ad alta voce l'intervento del mio più giovane occhio, nella cantilena della sua insofferenza e quasi in tono di rimprovero. Mi scambiava per il sole, evidentemente, o quantomeno mi attribuiva la responsabilità di quel bagliore. Rintracciai quasi immediatamente la targhetta del prof. Monzino, noto neurologo dell'ospedale dove Fede lavorava come infermiera. Mia sorella considerava quella visita poco meno che un favore concesso dal primario, benché avrebbe valutato assolutamente giustificata qualsiasi pretesa in tema di parcelle, onorari o richieste affini.
Il professore suggeriva ai pazienti conosciuti in corsia visite private per una efficace terapia, conseguente ad una più attenta diagnosi. Fede non era più sua paziente ma si riteneva particolarmente fortunata che il recente cambio di reparto disposto dalla direzione sanitaria, l’avesse destinata proprio lì: 1^ clinica neurologica, direttore prof. Monzino, sua vecchia conoscenza per antiche vicende psico-somatiche. In verità, si comprenderà in seguito, quella sua fortuna Fede mi girava senza alcuna richiesta in cambio, esclusa la doverosa gratitudine di routine, umanamente tipica ma particolarmente ri
Se un giorno dovessi chiedermi cos'è un'emozione ti direi, non è semplice descriverla.
Devi lasciare che il silenzio ti avvolga con senzazioni che portano luce laddove
alberga la notte. Ti parlerò dei momenti trascorsi in attesa di un sorriso, di uno
sguardo, di un bacio, di un ti amo. Un'emozione è quel caldo brivido che ti avvolge
ti scolvolge, è quel pensiero che ti culla prima di addormentarti è quel preciso attimo
che rivivresti mille volte. è quella piccola parte d'amore che ogni singolo attimo ti
regala, sono le emozioni, che la persona che ami può donarti, emozioni che sono come
acqua pura, che sono linfa vitale, che non si riescono a spiegare che rimangono tra le
pieghe del cuore, che non si dimenticano emozioni che rimangono in gola, emozioni che
hanno una sola cosa in comune e che sono uniche L'AMORE!
Nel bar quella sera c'era una nebbia densa di fumo, gente che spipacchiava sigarette fregandosene
di quel vecchio cartello ingiallito che esortava a non farlo. La sera nel bar vedevi volti segnati
dalla giornata appena trascorsa, persone vestite da lavoro sudice ma felici, altri che invece
trangugiavano alcool per dimenticarsi che domani mattina dovranno di nuovo svegliarsi per lavorare,
si guadagnavano quel piccolo spazio di libertà con un bicchiere in mano. C'era persino chi tentava la sorte,
fasulla chiaramente, perchè in quei gratta e vinci è racchiusa tutta l'ipocrisia di questo mondo.
La vana speranza a chi la speranza l'ha persa da tempo. Eppure grattavano, elencando tutto ciò che avrebbero
fatto se fossero stati loro i fortunati. Sogni vani, materiali di chi certe cose non se le sarebbe potuto
permettere nemmeno se viveva altre quattro vite. Forse il bello era quello, l'illusione momentanea i potenziali
miliardari che erano con quella moneta in mano mentre scavavano il biglietto. O forse l'infelicità e la frustrazione
di non poter cambiare niente di quello che vivevano li uccideva, allora bevevano e compravano un altro gratta e vinci.
Alla ricerca di una profondità impossibile, invisibile, così maledettamente vicina.
Un angosciato sguardo, lontano dal rumore delle auto che sfrecciano lì a pochi metri, indifferente alle chiacchiere del gruppo di anziane che attraversa, perso nella grandezza infinita del cielo serale, disturbato dalle luci artificiali, isolato dal mondo e da tutti, da cose e persone, da voci e sussurri, da maledette trame di una realtà banalmente e quotidianamente ingannevole e incompleta.
-Scusami, avresti per caso un accendino?
Perché rispondere alla passante? L'educazione dettata da chi gli impone di volgere il suo sguardo dall'oblio più puro alla fredda e rigida determinatezza della ragazza dai lunghi capelli e bel viso davanti a lui, così limitata nelle sue forme carnali, così incompleta nei suoi confini.
-Eccolo.
Si sente costretto a risponderle. Un senso di colpa e vergogna lo pervade al solo pensiero di ignorarla. Maledetta natura umana volubile e incostante! Estrae l'accendino dalla tasca e lo porge alla ragazza. Lei si accende una sigaretta, lui segue il suo esempio e se ne vanno, un ultimo vago grazie rompe il loro così veloce rapporto.
Cosa sto cercando? Me lo chiedo anche io, a dire il vero. Se lo chiedono le persone che ti sono attorno, l'erba su cui cammini, gli alberi che ti sovrastano, il fumo che scende nella tua gola. Cosa vuoi? L'intera natura si ingegna per renderti soddisfatto, il cosmo che ti circonda si interroga su di te e sulla tua frustrazione esistenziale. Tu ne denunci i difetti e i limiti, tu li ritieni incompleti e fallaci, loro cercano solo di dimostrarti il contrario. Tutti noi vogliamo farti capire cosa può offrire questa realtà finita che tu così immensamente disprezzi e ripudi. O è forse paura la nostra? Terrificante timore che tu abbia ragione? Ci spaventa così tanto essere finiti, racchiusi nei nostri confini? Vuoi forse svegliarci da questo sonno, ingannevole pacata soddisfazione delle cose così come sono, vuoi spingerci
Da molto tempo il giovane Arturo aveva desiderato di avere come sposa la bellissima principessa figlia del sovrano del regno in cui viveva.
Non aveva molto da donarle, e quindi volle cercare un modo per poterla avere.
Un giorno si recò al palazzo reale per chiedere la mano della fanciulla, ma il re, ovviamente, rispose che non avrebbe potuto sposarla, a meno che non le avesse portato la cosa più rara che il suo regno avesse.
Cominciò allora a scervellarsi su cosa avrebbe potuto offrire. Qualcosa di raro, che non si trovava ovunque, e che solo pochi possedevano, difficile da vedere e toccare.
Pensando, mentre era sulla strada di casa, si guardava intorno e tra i rami delle piante vedeva il sole filtrare e rispecchiargli negli occhi, fu in quel momento che ebbe l’idea.
Quando tornò a casa prese una sacca vuota e una piena, qualcosa da mangiare e si diresse all’entrata della foresta.
Aveva deciso di addentrarsi in casa dell’uomo della foresta alla ricerca del giardino segreto.
Con un po’ di timore cominciò a camminare. Vide del fumo non molto lontano, doveva essere la casa dell’uomo della foresta e così si avvicinò.
Sentì dei rumori strani, porte che si aprivano e chiudevano, forbici che tagliuzzavano qualcosa e dell’acqua che scorreva. Cosa mai stava facendo l’uomo?
Arturo non sapeva cosa lo aspettasse, ma il suo problema era che fuori della casa non c’era alcun giardino segreto, era solo un fitto bosco nero.
Allora decise di entrare per vedere cosa ci fosse nella casa.
Fece capolino da una delle persiane socchiuse e vide tra le tende una strana porta fatta di corteccia con una maniglia tutta d’oro.
La porta rimasta aperta svelava il segreto che tutti desideravano sapere, dove fosse il giardino segreto.
Una luce potente si irradiava dalla porta tutta intorno e a quello spettacolo il giovane dovette proteggersi gli occhi.
Ora che sapeva dov’era il giardino bastava che si intrufolasse, prendesse uno dei Fiori Incantati e uscis
Crea un insieme di sensazioni indescrivibili, incontrollabili e infinite nel tempo. Basta solo lasciarsi andare, senza vivere di pregiudizi, credendo nella forza della vita. Ascoltando qualsiasi cosa come un semplice battito di una farfalla.
Assimilando dagli alberi la voglia di vivere e di dimostrare che nonostante tutto sono ancora lì, perché credono nell'azzurro del cielo. Nella lacrima che scende perché non ce la fa più a trattenersi. Nella capacità di un amico di sostenerci. Nell'energia di una madre che prepara il pranzo. Nel figlio che ritrova il suo genitore. Nella capacità di ascoltare ogni piccolo gesto per creare un sorriso. Nel sentire i brividi che salgono in tutto il corpo ascoltando le note che si amano di più. Nell'imparare ad amare il nostro cuore che è più fragile di una foglia d'autunno. Nel guardare il tuo bambino che sorride, che sente quello che gli trasmetti, che si addormenta grazie al tuo amore e che si sveglia grazie alle tue coccole. Nella tenerezza di quel piccolo gattino che si attacca con tutta la sua forza al tuo maglione perché non vuole che ti stacchi da lui.
Credendo nella forza di trasmettere la gioia di vivere, ritrovandosi a parlare ad una o più persone, per rendere ciò che prima era solo di uno, diventi anche di altri. Che sconfiggere il male con un sorriso non sia poi così difficile, prestando fede che la cosa più bella che ci sia mai accaduta ci deve ancora capitare e che l'abbiamo già vissuta un'infinita di volte. Ricordandoci che il sorriso delle persone che amiamo diventi più importante del nostro, così un giorno potremmo assaporare tutti insieme il gusto della vera felicità, quella che ancora non ha un nome definito ma che produce un'infinità di gioia, poiché davanti a noi c'è sempre l'azzurro.
La pagina riporta i titoli delle opere presenti nella categoria Altri sentimenti.