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Racconti su sentimenti liberi

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A mia madre, dieci anni dopo(seconda stesura)

(L'ho riscritto e ve lo ripropongo confidando nella vostra pazienza. È come se lo dovessi a mia madre. Come ho già detto,è morta il 28 ottobre 1997). 
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  Dieci anni di dolore non espresso, di rancori dimenticati o rinnovati, di atti rimossi o perdonati, di ricerca dei ricordi felici.
  Dieci anni a macerare, fino a farla scomparire, l’immagine della mia dedizione sul tuo letto di ammalata, di quell’ affetto che finalmente potevo dimostrarti senza esitazioni, senza timori. E dei tuoi occhi che, pur posandosi indulgenti e a volte dolci su di me, guardavano sempre altrove, cercavano sempre altro o altri, mi sorridevano e non mi vedevano.
  Dieci anni ad ignorare la solitudine profonda della tua assenza, la mancanza che era solo l’epilogo di quella che troppe volte ho sentito quando c’eri.
  Dieci anni ad immaginare  che la morte avesse in qualche modo ricomposto tutto. Che tu mi fossi vicina come non eri stata mai. Che mi guardassi e mi proteggessi, da non so quale mondo o dimensione.
È stata un’ illusione, l’ultima? Troppi dolori in questi anni, nella mia vita e in quella dei  miei fratelli e sorelle. A volte ho pensato che ci avessi abbandonati……….. come forse noi abbiamo abbandonato te e non solo dopo la morte, pur non smettendo di pensarti un solo giorno.
  Solo nel primo anno ho portato fiori sulla tua tomba. In seguito ho addirittura evitato di parlare di te con gli altri, specie in famiglia. C’era come una tensione tra me che volevo ritrovarti e altri che volevano cancellarti. O magari tenerti solo per loro.
In alcune ricorrenze, abbiamo fatto celebrare una  Messa, visto che tu ci tenevi. Ma a volte ci sono andata da sola. Mi sembrava che circolasse come una specie di disagio.
Perché?

Un solo giorno, oggi, per incontrare in un vecchio taccuino qualcosa che mi stupisce. Parole di preoccupazione affettuosa e apprezzamento per

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   12 commenti     di: Maria Lupo


sorriso

Mentre la pioggia cadeva a dirotto noi ci rifugiammo di corsa in un portone che sembrava l'ingresso di un castello tanto era grande, un signore di mezza età restava all'asciutto sotto l'arco che annunciava un cortile che ospitava un piccolo giardino circolare con una fontanella, ci sorrise e fatosi coraggio con il suo ombrello sparì in un attimo, restammo soli abbraciati nell'intento di riscaldarci per l'umidità raccolta e che sentivamo addosso un bacio seguì durando il tempo di un acquazzone estivo, appena smesso di piovere ci incamminammo verso piazza di Spagna l'asfalto era quasi asciutto per il gran calore che quel giorno faceva, sembrava essere una cosa naturale andar per le strade scalzi cercando le ultime pozzanghere da schiacciare e sentire l'emozione dell'acqua che saltava tutta intorno.
Le ombre delle persone si facevano sempre più lunghe e la ragazza doveva ritrovare le sue amiche in Piazza Venezia sotto la finestra detta del Duce, avevamo pochi minuti poi non l'avrei più rivista aspettando lei continuò a guardarmi dritta negli occhi e con il suo sorriso riusci più delle parole a capire tutti i suoi pensieri e le emozioni che riusciva a trasmettere, poi una lacrima scese giù fino alle labbra, socchiuse, rosse, un bacio e poi andò via le sue amiche parlavano e ridevano raccontando chissà quali storie lei prima di girare l'angolo si fermò un attimo non dimenticherò mai la testa le ruotando fino a girarsi verso di mè mi sorrise dimenticai tutto e come una foto memorizzai quello sguardo e quel sorriso che ancora non riesco a ritrovare in nessuna ragazza e in nessun quadro.
Chissà come ti chiami amica mia di un pomeriggio, non parlavi per una tua scelta ma riuscivi a trasmettere parole dritte al cuore. Ciao sorriso

   1 commenti     di: tore chiaro


Sapore di mare, sapore di te...

Sono entrato in questa stanza da una settimana…dalla finestra filtra un lieve raggio solare, raggio che tra poche ore sarà densissimo, caldissimo e l’odore sgradevole di questo posto?" squallido, lontano dal mio tepore domestico- sarà ancora più estenuante.
Provo a muovermi e lo faccio con una difficoltà incredibile: avverto dolori lancinanti, sempre più forti.
Il mio compagno di stanza è sveglio da un bel po’: guarda invano il soffitto e insegue chissà quali sogni, quali pensieri; ha lo sguardo beato: forse rassegnato? Quale è stata la sua vita? Vita ormai passata, ha i suoi anni, le sue difficoltà nel muoversi…forse sa che quando si alzerà da quel letto sarà per varcare le soglie del paradiso.. o dell’inferno? Chissà…! A me sembra un brav’uomo.. sì che da vecchi dicono che si diventi più buoni! I pensieri degli altri mi hanno da sempre incuriosito…che stia in questo momento sognando la sua giovinezza? Il suo primo amore? La gioia provata quando partorì sua moglie la prima volta? Il profumo dei fiori del giardino di sua madre? Possono essere tanti: ora sorride! E allora sono certo che il suo pensiero è un felice ricordo, magari non avrà neanche avuti tanti di momenti spensierati nella sua vita ma, regredendo lungo i gradi di tutto il suo essere, eccolo lì: ha trovato il suo ricordo felice e ora lo rivive, come fosse la scena di un film amato che non smetteresti mai di rivedere!
Se dovessi pensare alla mia vita direi che ne ho tanti di ricordi, tutti molto belli… vorrei parlarne con qualcuno per dirgli “Amico, vedi che la vita è da vivere” e invece sono qui e non riesco a parlare e sento le parole in gola bloccarsi come tremito di pianto che vuoi fermare.
Così mi resta la scrittura e con questa voglio liberarmi, sfogarmi: ritornando ai ricordi felici nella mia mente ci sono due immagini ferree, bellissime e saranno quelle che porterò per sempre nel mio cuore e non solo.. le porterò dovessi varcare i cieli e v

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Cayenne

“ Mi sento pieno di sentimenti contrastanti. “
“ Vedremo se lo sono “
“ Sì, lo sono.. ad esempio quando viaggio in treno per lavoro non ho l'energia per parlare con gli altri passeggeri, e allora mi concentro su quello che riesco a vedere fuori dal finestrino. Nelle tratte che percorro vedo sempre posti stupendi, e mi affascinano anche tutti quei borghi sconosciuti con nomi di santi. Questa mattina presto, non del tutto sveglio, cerco di scuotermi assimilando il più possibile di quello che mi passa accanto. Ad un certo punto a metà tra Verona e Brescia noto un campanile di una chiesa. È romanico, o qualcosa del genere?" non so neanche di cosa sto parlando?" ed è stupendo - armonioso e severo. Questa visione scompare presto?" è una mia impressione o il treno sta accelerando qua? - ma i miei occhi non si distolgono da quel punto del finestrino, e il primo dettaglio nitido che colgo si trova in un piccolo parcheggio davanti al municipio del paese. È un Cayenne, nero e lucido che riverbera, con cerchioni cromati e sedili argentati. “
“ Bello. “
“ Non è questo il punto. Qualche secondo dopo aver visto il Cayenne?" pensavo di essermelo dimenticato?" comincio a provare una sorta di nodo alla gola, un certo senso di nausea e mi devo precipitare in bagno in preda a conati di vomito. Mi sono chiesto a quel punto, inginocchiato davanti al water, e mi chiedo ora, che cosa vuol dire tutto questo? “
“ Secondo lei? “
“ Non lo so, ehm.. che provo in qualche misura un forte ribrezzo o risentimento nei confronti di quello che il Cayenne rappresenta, verso la categoria di persone che lo usano? “
“ Ma non andiamo a cercare ipotesi tirate per i capelli.. Lei è solo diffidente verso il Cayenne stesso, che simbologia e simbologia. Non ha ancora trovato il coraggio di unirsi alla folta schiera di italiani che lo guidano con soddisfazione. È il miglior SUV sul mercato, ha un'ottima tenuta di strada?" ovviamente è sicuro. Super

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   6 commenti     di: Matteo Ferrazzi


Il sole nel mare (parte IV )

Stringo tra le mani un depliant ke illustra dei posti stupendi per trascorrere le vacanze di Natale, "Juma quest'anno dove vai in vacanza?" azzarda la mia collega Georgette "Ehm... sinceramente non lo so... tu?" non so mai cosa rispondere a questa domanda, ogni anno rispondo con una bugia... l'anno scorso dissi "Ah quest'anno vado a Miami!!" eh già! Ci sono andata solo con il pensiero! Eh si! perchè io il Natale lo passo in compagnia di Loira, una simpaticissima vecchietta che abita nell'appartamento sotto al mio e che impazzisce per i film horror... eh si ci facciamo compagnia! Ma cmq esco fuori dai miei pansieri e torno a studiare il depliant, giro pagina e subito una scritta rossa attira l'attenzione dei miei occhi < GRANDE OFFERTA NATALIZIA!! 15 GIORNI NELLE ISOLE CARAIBICHE A SOLI 1200. 00 DOLLARI!!> oh mio Dio, quasi balzo dalla sedia, poi nel fondo della pagina leggo una nota <offerta valida solo per le prime 15 persone che telefonano a questo numero:...> "NO!!" urlo poi con una mano mi tappo la bocca diventando rossa come un pomodoro "Juma cos'hai?" mi chiede Georgette "Guarda qua!" le dico mostrandole l'offerta "Ah interessante!" sorride la mia collega "Si ma leggi qui!" le dico indicandole la nota, lei la legge e dice "Mia cara, questi opuscoli sono appena arrivati! e quiindi non sono ancora stati distribuiti... affrettati!" io eseguo, acchiappo velocemente il telefono e compongo il numero
"Bonjour!" risponde una ragazza
"Salve io... vorrei... ma si!! Ha capito... Quella vacanza lì" oddio sono troppo eccitata!
"Signorina si calmi!" mi rimprovera la ragazza e poi "ora, con mooolta calma mi dica... dove vuole andare?"
"Ma si! scusi non lo sa?? sul depliant... i Caraibi!!" sono sempre più ecitata
"si vede ke non ha mai parlato con un'aganzia di viaggi!" oh no! mi ha freddata! Io ci lavoro in un'aganzia di viaggi!!
"Ehm mi scusi! Allora..." riprendo ma lei mi blocca
"Si ho capito! Complimenti! Lei è la prima delle 1

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   6 commenti     di: Mia Stella


Talvolta, per caso...

Stavo chiudendo il giornale, un’occhiata veloce prima di iniziare una giornata che si preannunciava lunga e non priva di insidie, quando notai il titolo nella pagina della cronaca regionale: ANZIANA SIGNORA TROVATA MORTA NELLA SUA VILLA. Nell’articolo, dieci righe in tutto, non erano specificate le cause del decesso, anche se la polizia propendeva per la morte naturale.

L’avevo conosciuta in circostanze particolari. La mia auto si era bloccata in una strada di campagna, lontanissimo dall’autostrada o da qualcosa che assomigliasse a un centro abitato. Per fortuna a poche centinaia di metri scorsi la luce esterna di una casa. Per la verità si trattava di molto di più, una vecchia villa in seguito rivelatasi in tutta la sua maestosità. Una pressione quasi rassegnata sul campanello, una brevissima attesa e …. Mi aveva accolto alle due di notte quasi fosse una cosa naturale, poche parole per spiegare la situazione e una sistemazione per la notte. Il mattino dopo trovai la mia auto nel cortile e due uomini in tuta che la stavano sistemando.

Mi ripresentai quasi un mese dopo con un mazzo di rose e accettai volentieri di fermarmi a pranzo. Si intuiva che era abituata a vivere da sola, perché prestava poca attenzione alle risposte e si muoveva senza il minimo condizionamento. Le stanze erano arredate con semplicità, i mobili risalivano al primo novecento e nessun cambiamento, o quasi, era avvenuto nel corso di un intero secolo. Tutti i locali che avevo visto fino a quel momento erano pulitissimi e senza la “patina di vecchio” che solitamente contraddistingue queste situazioni.
“Vive sola in questa casa così grande? ”
Avrei voluto evitare quella domanda, quell’incursione nella vita privata di un’estranea, ma era troppo tardi! Non parve infastidita e, seppure sempre in tono distaccato, cominciò a parlare della sua vita. Viveva lì da sempre, i suoi genitori erano proprietari terrieri e possedevano quasi tutto il paese. Frutteti, campi di

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   15 commenti     di: Ivan


Il bene ritrovato

Anche quella mattina era in notevole ritardo. Seduto alla guida, osservava il cielo scuro che non prometteva niente di buono. La primavera tardava ad arrivare. Non pioveva e questo era già tanto per lui che odiava la pioggia e i disagi che crea in città.
Aveva accompagnato Sara a scuola e ora era bloccato nel traffico sulla Tangenziale. Le macchine avanzavano a passo d’uomo, formando quasi un enorme e mostruoso serpente di lamiera, velenoso, che lentamente digeriva quei corpi immolati sull’altare sacrificale di quella schizofrenica città.
Lui, però, non s’innervosiva più come una volta; anzi era alquanto sereno e bendisposto verso quella povera e ansimante umanità che lo circondava e lo pressava quasi a spingerlo oltre la meta da raggiungere.
Sara stava crescendo bene, ed era molto maturata ultimamente; tra qualche mese avrebbe finito le medie e dopo le vacanze avrebbe iniziato a frequentare il ginnasio e a rendersi più autonoma.
Anche con Sandra, negli ultimi tempi le cose andavano meglio; c’erano stati meno incomprensioni e nervosismi. In effetti, l’intervento li aveva molto ravvicinati e soprattutto aveva permesso loro di riconsiderare molti aspetti della loro vita e sapere apprezzare le piccole gioie che la malattia lentamente ma inesorabilmente aveva appiattito sino a cancellare.
Solo ora si rendeva conto del tempo recuperato non dovendo andare più tre volte a settimana, di tutte le settimane dell’anno, con il sole o con la pioggia, che avesse impegni di lavoro o fosse in ferie, triste o contento, che avesse voglia o no.
Era stato baciato dalla fortuna quella fredda sera autunnale; a tarda ora aveva ricevuto una telefonata con cui lo convocavano in ospedale per l’intervento; dopo tanti anni, tante visite e controlli, tante attese disilluse, tanti tentativi andati a vuoto. Promesse, speranze che ora, improvvisamente, erano già qualcosa di lontano e dimenticato.
Certo gli era rimasto il cruccio di non aver potuto ringraziare coloro

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   0 commenti     di: beniamino iorio



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