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Racconti su sentimenti liberi

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Amami come sono - parte 1 -

Esistono tante ragioni per cui alcune persone scelgono la notte come parte della giornata in cui vivere. Qualcuno dice che sono dei vampiri mancati, degli animali notturni, dei sonnambuli, ma queste persone non vedono perchè dovrebbero definirsi. Essi sono, in qualche modo, figli del manto stellato...
Ed è proprio di una di queste figlie del manto stellato che voglio parlarvi.
Si chiama Serena, ed è serena nonostante tutto. Tutta la sua vita è stata un continuo seguitare di eventi poco piacevoli, dalla morte dei genitori in un incidente stradale, alla fine di quello che lei considerava il grande amore, al lavoro che non riesce a trovare o, quantomeno, non riesce a tenere per lungo tempo... Lei, però, vive davvero serena! È come se tutte quelle difficoltà, piuttosto che farla crollare, l'avessero fortificata. Ha sempre un sorriso splendido stampato sul volto, ha una buona parola per tutti, una carezza per ogni animale che incontra per strada, una battuta pronta per sollevare il morale alla gente... Vive come se il peso della vita per lei non esistesse. È un contenitore di felicità, pronto ad aprirsi in qualunque momento.
Serena, per certi versi invidiata da chi la vede sorridere, adorata dagli amici che in lei trovano un grande conforto, ha soltanto 25 anni, ma tutti vissuti pienamente.
Da quando i suoi sono morti, vive da sola in un appartamento che lei definisce troppo grande per chi non ha nessuno da mettervi dentro... Una casa di 4 stanze, le cui finestre si affacciano sul mare. Quella è la cosa che ama di più di quella casa: il panorama. Dice che le basta allungare una mano per poter acchiappare le onde del mare. Io l'ho vista fare il gesto spesso, con l'aria di chi è davvero convinta di poterci riuscire.
Serena ha dentro di sè un mondo tutto suo. Pensa che l'amore possa vincere contro qualsiasi cosa, anche contro quelle situazioni che per molti potrebbero sembrare impossibili. Nonostante la sua storia più importante sia finita, crede che u

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   6 commenti     di: Simona Flamenca


il direttore M. - sesta puntata

Il direttore M., in realtà, non ricordava di essere uscito dall’appartamento di Arianna in quello stato. Non ricordava nemmeno i quindici giorni precedenti, dei quali i primi sette erano bastati ad Arianna per farlo innamorare di lei in maniera assoluta, totale, così come non ricordava i secondi sette, durante i quali si era creduto altrettanto corrisposto, e si era sentito il re del mondo, ed il quindicesimo, quello più atroce, qello che aveva fatto crollare quel mondo magico come un castello di carte. Tantomeno ricordava l’incidente, lo schianto contro un autobus del motorino che, sulla strada del ritorno verso casa, lui stava guidando come un folle.
Era semplicemente pervaso da una sensazione inspiegabile, violenta, sgradevole, gli pareva che un tentacolo malefico gli frugasse ogni minimo recesso di pensieri e sentimenti inconfessati, nascosti. Gli pareva che quell’escrescenza estranea fosse pronta ad erompere, ed a moltiplicarsi, fino ad invadere il mondo perfetto e sereno che si trovava oltre la porta della stanza-studio.

Il giovane M. rimase per giorni fra la vita e la morte. I medici, che consideravano già un vero miracolo l’essere riusciti a salvare il ragazzo, non presero quasi in considerazione l’amnesia del giovane paziente, che, nei propri ricordi, aveva fermato l’orologio quindici giorni prima dell’incidente. Fenomeni di questo tipo, dopotutto, si verificavano, talora, dopo traumi così gravi.
La priorità, per ora, era rimettere a posto le diverse ossa fratturate.
La guarigione del giovane M. fu totale ma lunga, tanto da costringerlo a non rientrare a scuola per tempo, ed a studiare, quando il suo stato di salute lo consentì, privatamente. Il ragazzo aveva deciso di sostenere comunque l’esame di maturità, e di passarlo con ottimi voti, anzi, con il massimo, e la lode.
Uno dei suoi compagni di classe, tale Giovanni S., notorio innamorato senza speranza alcuna della bella Arianna, raccontò al giovane M. che la raga

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   2 commenti     di: laura ruzickova


Elogio della tartaruga

Guarda, lettore, la tartaruga. Guarda il suo fare lento che è quasi un non fare, guarda il suo passo calmo che percorre un metro in un'ora quasi si muovesse lungo un raggio di sole, lo sguardo pacifico, la testolina docile; guarda il suo guscio a cappella, tempio inviolabile eppur così semplice, guardala mentre bruca l'erba, mentre è assorta al sole in contemplazioni imperscrutabili, il suo mondo è il suo pezzo di terra, e nulla v'è nel mondo che non possa trovarsi in quel pezzo di terra, e lei, animale primordiale, lo sa. Una vita lentissima, ma una vita lunghissima. Nessuno lo può confutare.
È uno degli animali più longevi, certo è flemmatica, certissimamente è un posapiano, nella corsa non eccelle, nel fuggi fuggi resta indietro, ma nessuno riuscirà mai a spiegarle cosa sia una corsa o un fuggi fuggi, né quale sia la loro utilità nell'economia della vita.
Essa è così semplicemente perché è così che deve essere, perché non vi sarebbe vantaggio alcuno ad essere altrimenti, perché a lei, animale privilegiato, la natura ha donato saggezza. Una saggezza in guscio. Perché solo chi sa scrutare possa comprenderla e ammirarla.
Ve n'era una nel nostro giardino, la scoprimmo per caso a primavera inoltrata che si scaldava al sole, placida come una bonaccia, le zampette e la testolina fuori che ritirò immediatamente al nostro importuno strepitio.
Non sapevamo d'averla, né da quanto tempo fosse lì e neppure chi l'avesse portata, ché certo non era venuta da sola, ma fu una sorpresa gradita, per noi e anche per lei che era capitata tra gente che amava le bestie per atavica tradizione.
Tuttavia lei non sembrò accorgersene, poiché continuava imperterrita a chiudersi in casa al nostro minimo moto, al nostro più impercettibile suono. La cosa, sul principio, non ci piacque molto, ci sembrava d'interessarci a una pietra.
Né più né meno era questo l'aspetto che assumeva, e noi non eravamo abituati ad animali così scontrosi. Per un bel pez

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Grigio

Sarebbe bello imprigionare il grigio, passeggiare sopra al suo bagnato con i tacchi alti. Sarebbe bello correre ma anche restare, sotto la pioggia a planare, davanti a questo semaforo rosso.
Undici meno un minuto. Undici e un minuto.
La notte mi piove giù dalle guance, mentre le immagini diventano trasparenti. Ho voglia di un caffè nero, di un caminetto caldo e di un qualsiasi film stupido da televisione. Una bimba mi osserva dal sedile posteriore della macchina davanti alla mia. La saluto, mi saluta. Ride e si nasconde dietro a un peluche, senza però smettere di fissarmi. Sorrido. Ho improvvisamente voglia di tornare piccola, di contare le gocce sul finestrino. Ho voglia di farmi passare la nausea cantando a squarciagola mentre papà mentendo dice che siamo quasi arrivati. Siamo quasi arrivati? A chi lo posso chiedere? Ho improvvisamente voglia di restare quella che sono, ho paura della dispersione delle molecole, ho paura di farmi inghiottire dai buchi neri nello spazio. Siamo quasi arrivati?

   11 commenti     di: robibreak.


L'Asta

Accorrete, Accorrete Gente! Edizione Straordinaria, Edizione Straordinaria!!
Concorso di Bellezza, Accorrete, Accorrete!
Mettete al bando la vostra Anima per 10cents, Edizione Straordinaria, Edizione Straordinaria!
Una bella croce rossa sul mio proclamato, pregiudicato, e strafottutissimo secondo posto: ah, come mi metterei in vendita volentieri. Chi vuole indossare la mia pelle oggi?
Basterebbe giusto un ritocco di phard o un bicchierino di vino [magari rosso, dal sapore dolciastro. Lo so che mi si cariano i denti, ma non posso proprio farne a meno] e già potrei mangiare i risi in testa alla Miss?"per favore amatemi tutti sennò mi suicido- alternativo anoressico uguale Top.
Aaaah, se poi al phard, aggiungete una maschera, non ne parliamo!
Si dice che chi è buono (e io sono buona, per dio, perché sono io, e tutti ci si sente tali nel proprio autocompiacimento) e solo chi è buono, può diventare cattivo (e io posso diventare veramente cattiva, perché sono veramente buona, aldilà dei preconcetti dovuti al mio autocompiacimento). Ebbene. Oggi mi metto in palio. Mi svendo al miglior offerente: Edizione straordinaria, Accorrete Gente: l’asta è aperta.

   6 commenti     di: robibreak.


LA ROSA NERA

Suonano ripetutamente alla porta. È già arrivata. Detesto
quando fa squillare il campanello in quel modo insistente.
Avrei voluto poltrire a letto e poi andare a correre nel parco,
ma, anche questo sabato, mia suocera ha scombussolato
i miei piani.
Compare radiosa come sempre, con la voce alterata da
un’incontrollata eccitazione. È fresca di parrucchiere che
forse ha esagerato con il biondo, ha poco trucco ma è molto
abbronzata, anzi, lampadata. Entra carica di borse della spesa
e si dirige in cucina; il suo fortissimo profumo all’ambra
ha già invaso la casa e il rumore dei suoi tacchi è fastidiosissimo.
«Cosa fai ancora in pigiama? Su, forza, vestiti che ho una
sorpresa per te!».
«Sono proprio una donna fortunata!» dico con sarcasmo,
ancora assorbita dal sonno.
Mi chiedo quale sarà la sorpresa che me la farà odiare di
più oggi: il mercatino etnico, l’inaugurazione di una mostra,
un corso di yoga, la colazione con qualche sua amica che
deviassolutamenteconoscere?
Meticolosa, prepara la colazione, guarda inorridita i miei
dolcetti strabordanti di crema e piazza sul tavolo frutta, yogurt
e del triste pane tostato.
«Sto risistemando la vecchia casa di campagna. Portati via
l’essenziale che stiamo via per tutto il fine settimana».
«Il fine settimana?» urlo dalla camera da letto dove mi sto
cambiando, esco saltellando su un piede solo, devo ancora
mettere l’altra scarpa da ginnastica «e Lorenzo?».
«Ho avvisato io Lorenzo e poi stasera parte per quel congresso
di giornalisti a Palermo».
Mi osserva dalla testa ai piedi, so bene che disapprova i
miei jeans scoloriti, allunga una mano per darmi una siste40
mata alla massa di capelli rossi che mi scendono sulle spalle
ma ci rinuncia rassegnata.
«Prometto che prima o poi indosserò qualcosa di più femminile
» le do un bacio sulla guancia.
Mentre mia suocera pianifica il fine settimana, chiamo mio
marito che sembra divertito da pazzi nel sapermi tra le grinfi

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Penny è volata dal tetto. (Cap 2)

Il bar del sardo c’ha colori strani. Non lo ricordavo così. Sembra quasi un bar da fighetti, striscia verde mare di varie tonalità in alto su sfondo crema.
“È quasi carino” .
I piragna sono sempre nell’aquario che si incontrano con gli occhi tristi e chissà a cosa pensano. Forse alle acque limacciose dell’orinoco, forse a quella volta che ci è caduto dentro il vecchio con lo sbrego nella gamba “e che buon mangiare che si è fatto”.
Forse sono nati in un acquario e non pensano a niente, però così è meno romantico.
Anche gli avventori sono sempre uguali. Magari son cambiati ma hanno sempre le stesse facce e fanno sempre le stesse cose. Il sardo ha cambiato livrea alla sua tana, ma la sostanza è rimasta la stessa.
Busso sul vetro dei piragna, come facevo sempre.
“avanti, avanti” mi sorride un piragna “entra pure”.
Un vecchio quarantenne inchiodato alla slot machine elettronica inserisce monete e schiaccia sempre lo stesso pulsante.
Sguardo sbarrato.
Sempre lo stesso pulsante.
Due italiani, perché qui distinguere la nazione è d’obbligo, bevono mirto e parlano col sardo. Due magrebini dimentichi degli obblighi di fede bevono vino aromatizzato alla fragola, e parlano di chissà cosa nel loro idioma.
Due tardone forse dell’est sfoggiano gambe cellulitiche costrette nelle calze di molti chili fa da sotto una minigonna.
Mi avvicino al banco.
Il sardo smette di parlare, mi si avvicina.
-che prendi?- mi dice distratto.
Poi mi guarda mi riconosce e sorride.
-quale onore- dice?" tornato sei, tra noi poveri mortali-
Gli sorrido.
-ciao sardo-
Il sardo è alto poco e basso tanto.
Sfora il bancone di metà busto, ma non di più e il bancone, dietro, c’ha lo scalino.
Non ha paura di niente.
È nato in Sardegna ma vive qui da quando era un bambino, conserva ancora un che di selvaggio, negli occhi ha ancora l’istinto del montone di montagna ma ha imparato anche l’arte della pantegana di città, del randagi

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   3 commenti     di: Umberto Briacco



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