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Racconti su sentimenti liberi

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Allontanatemi da Lei

Perdersi nei pensieri, farsi trascinare dalla debole luce del sole che ti attraversa, che ti riporta in un mondo di sconfinata vastità, dove cerci di afferrare il senso, per poi comprendere che un senso in realtà non c'è.
Ritrovare poi l'ombra di un sorriso, fugace, leggero e rimanere ancorata al ricordo di esso, soddisfatta del vago sentore di felicità; ma poi, delusa del ritorno alla realtà, ripiombi in un'insostenibile amarezza. Questo accade alle persone come me.
Ti circondi di oggetti, di libri, di colori, di riflessi, ma non afferri l'aria, la luce, l'amore, la vita, e soffri per questa tua incapacità.
O forse è solo una mia incapacità..
Sono io che non riesco a capire chi mi circonda, sono io che non riesco ad afferrare il senso delle cose, sono io che non oso mostrarmi alla luce del sole per quello che sono veramente, sono io che non riesco a capire il perché di questa mia confusione in testa, vorrei urlare, ma non capisco perché, vorrei correre via veloce, ma non riesco a farlo...
Ad un tratto mi rendo conto che sulla parete di fronte a me, di solito completamente bianca, e ora di un orrido color ocra, è proiettata un'ombra, incredibilmente tremante, indefinita e curva, ripiegata su se stessa ma con il capo alzato che prende vita grazie ad una luce fioca e indecisa che però colpisce i miei occhi, ferendoli e costringendomi a chiuderli..
E allora mi rendo conto che quella vivida luce solare che colpiva dolcemente e direttamente il mio volto, l'avevo solo immaginata, e con essa quella tenue contentezza.
Era solo immaginazione..
Ad un tratto una voce, stavolta tanto reale quanto scortese, irruppe nel mio silenzio assordante, e mi intimò di alzarmi.
Poco dopo scoprii che a quel vigoroso timbro vocale corrispondevano due braccia forti e robuste che mi sollevarono con incredibile facilità.
-"C'è una visita per te, Sally.. è tua madre" - L'affermazione non mi procurò nessun tipo di eccitazione, o felicità, o quantomeno dispiacere, prova

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   3 commenti     di: Rob n.


Nella valle il sole

Nella valle il sole scendeva lentamente, lentamente, come se restasse legato il qualche oscuro modo alle stelle di cui faceva parte. Piano piano si spostava aggirando le nuvole senza spostarle, infiltrandosi tra loro in un sussulto per poi ritrovarvisi davanti. Giocava, giocava, e lentamente scendeva il sole.
Lui camminava come sospeso in quella luce, come se tutti i suoi dubbi si fossero materializzati in quella fitta nebbia; vapore in mezzo a loro, fra di loro, dentro di loro. Vapore che condensa e si tramuta in acqua, acqua che si infrange contro un marciapiede di marmo.
Non ne ho mai visti, di marciapiedi di marmo.
Ma in quel modo c’era questo e altro, c’erano briciole volanti e lombrichi, animali spaventosi e favole senza senso, alberi senza foglie e dita senza guanti. E poi, quella mattina, c’era quella strana luce, così insolitamente falsa e traditrice per un mondo di fiabe. Iniziamo dall’inizio.
Era l’alba, mattina molto presto, quasi ancora notte. Forse era proprio notte, i tetti delle case si distinguevano appena dalle cime delle montagne; la neve copriva entrambi con un caldo e gelido mantello, qualcosa di soffice ma che dava un senso di pesantezza e di immensità ad ogni cosa. La neve è acqua, la nebbia è acqua. E in quella stravagante mattina neve e nebbia coesistevano, come dandosi l’un l’altra la forza per sorprendere, deridere.
Ma questa è un'altra storia.



Al mio tempio

Oggi il mio consunto spirito ristora fra ascose alpi eburnee scolpite in doriche e fiere colonne.
Prodigo per le forme più placide della sua coscienza e sacra dimora alle fiamme che lambiscono piedi ed ali quando spicca voli sommi verso eteree mete, verso l'unione di tutte le cose, verso l'unità e l'eterno impero universale di tutte le cose, meta invocata e mai raggiunta.
Ignei organi raffreddano ora lo spirito fuggendo i mezzi di ogni volo e corsa, pascendo su candelabri e bracieri, ed erigo a me il tempio più vasto che l'impero abbia mai veduto, il più divino ristoro dello spirito.
Immolo il solo presente alla terra, precipitato in pace dalle vette dello spirito, ora i frutti terreni maturano per contemplare la madre che dona vita per non spezzar se stessa. E anche il mio spirito è un frutto della natura, anche la vita matura le sue messi ed il suo nettare denso, ma chi inebria se non se stessa? chi berrà il succo divino se non la coscienza? essa riposa su calde braci contemplando ed odiando l'eterno circolo della vita, odiando ed amando la forma che sola diede la forza per amare ed odiare, fino alla più alta e divina unione che lo spirito possa mai toccare, dove l'amore l'odio incorona, dove Polemos l'amore sposa, dove lo spirito si fa sacro sacerdote del conflitto, dove unisce il tutto nell'uno più grande, la cerimonia che più ristora, qui, nel tempio più vasto dello spirito eretto da eburnee cime, qui nel tempio dove lo spirito mio si quieta brevemente, prima che l'acque d'Amelete smorzino i selvaggi fuochi indomiti.
Perché è nell'ozio della quiete, è dove più tramonta lo zelo dell'imbelle guerriero che lo spirito coglie per miti vie... l'assoluto.



Scusate

Di nuovo, di nuovo la mia vita non aveva un senso, non meritavo ciò che mi succedeva, non lo meritavo, non meritavo di nascere da persone così egoiste e così stupide. Avevo cercato anche di smettere di scappare e fermarmi ad affrontare le cose, ma forse e meglio viaggiare che rimanere a soffrire.
Ci vuole poco prima di ritrovare i vecchi compagni di viaggio anche dopo un anno che non li vedi, perchè sono quelli che ti hanno portato in posti mai visti e difficili da dimenticare. Basta mandarli giù. Fatto e tutto comincia, la musica le parole che non si riescono a dire, i gesti che non si riescono a fare, e i viaggi, viaggi lontano, lontano dal tuo male. Certo però quando torni ti senti un po' confuso, ma in fondo puoi resistere ancora un po' e poi ritornare a viaggiare lontano.
Quella volta quando tornai in me, ero arrabbiata arrabbiata perchè mi avevano detto, in particolare Lui mi aveva detto che sarei stata meglio se non avessi più viaggiato ma non era così, allora presi il computer e inviai la mia mail.

“Oggetto: sei una merda

Si ci stavo credendo...
Stavo credendo alle tue parole sussurrate nei momenti di crisi...
Eppure non era così, la tua non era la verità, mi avevi detto che tutto prima o poi sarebbe passato, che mi sarebbe bastato resistere.
Io ho resistito.
Loro tornavano e io resistevo, loro tornavano e io li cacciavo, loro tornavano e io...
Io li osservavo...
Ma le mie crisi non passavano!
NO
Perchè le tue erano solo bugie, menzogne per togliermi ciò che mi teneva lontano dal male
Probabilmente non puoi capirmi, neanche io adesso riesco a farlo, ho caldo mentre scrivo e mi gira la testa, accanto a me il mio amico PIDOCCHIO mi sorride!
Mi ha appena detto che sei tu il male!
Quando ho seguito i tuoi consigli stavo solo che male e mi sono affidata completamente a te...
Svegliandomi la notte in preda al panico, inizialmente pensavo alle tue parole, ma col tempo cominciavo a non crederti più...
Avevi promesso di starmi

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   8 commenti     di: Marika Rig


Il nipote

L’indomani sarebbe stato un giorno di festa e Jack aveva lavorato tutta la notte nel suo garage per prepararlo nel miglior modo. Adesso il suo regalo si presentava davvero bene e nel giorno del Thanksgiving Day l’avrebbe consegnato, in segno di gratitudine, al suo capo ufficio. Quel porco l’avrebbe finalmente pagata. Torti, insulti, umiliazioni e quant’altro ancora Jack aveva subito negli ultimi cinque anni e ora era giunto il momento di farla finita. Pensava, mentre riordinava gli attrezzi presenti sul tavolo da lavoro. Aveva pianificato tutto e nei minimi dettagli, la posta in gioco era troppo alta per commettere degli errori. Domani avrebbe invitato a pranzo sua sorella Jenny con il marito Robert e il suo nipotino Eugène. Nipotino si fa per dire in quanto sebbene avesse solo undici anni era già molto sveglio, spigliato e spesso arrogante. Aveva adottato un comportamento da bulletto spaccone, anche se con il suo fisico minuto, dava più la sensazione di un piccolo “narigiatello” sottomesso. Ma con i suoi coetanei ci sapeva veramente fare il piccolo Eugène. Il padre, occhi di ghiaccio, portava ancora il tipico taglio alla marines. Era anche lui piccolo, tarchiato e se non fosse stato per la pancia prominente, si sarebbe facilmente potuto confondere con quei quarantenni che per tutta la vita avevano preferito foraggiare i bicipiti in palestra piuttosto che il cervello. Il suo modo di fare e di essere si contrapponeva alla dolcezza, gentilezza e intelligenza di sua moglie Jenny. E Jack non era mai riuscito a capire cosa lei ci trovasse in quel razzista yankee di Robert, che sembrava facesse di tutto per assomigliare ad un bifolco repubblicano del profondo sud.
Il barbecue, la carbonella, la birra, le verdure, i pop corn, le patatine... tutto era pronto. Mancavano solo gli Hamburger e le T bone, ma a queste aveva comunque già pensato consegnando la lista della spesa e il suo indirizzo dove addebitare il conto a sua sorella Jenny che si era offerta d

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   2 commenti     di: Dany Lee


Marionette e Burattini

La maggioranza dei rappresentanti delle varie chiese, credendo di non farlo, manifesta apertamente narcisismo, potere, affermazione di se al sommo grado, contraddicendosi totalmente e non facendo cio’ a cui essi stessi dicono di credere.
Essi rappresentano la massa dei credenti che inconsciamente e piu’ o meno consciamente agisce alla stessa stregua dei loro rappresentanti, anche se, effettivamente non nelle stesse proporzioni.
Questo atteggiamento pero’ da enorme considerazione, rispetto e potere a persone che portano maschere, i quali mentono con se stessi, gli altri e verso Dio, piu’ o meno consapevolmente.
Il fatto che miliardi di persone, danno autorita’, credito e considerazione ad attori che scimmiottano un ideale e una parte di quei miliardi fa altrettanto, credendo nel dio cattolico, o protestante, o a quello anglicano, o a quell’altro islamico, al buddista, al taoista, all’avventista, a quello dei testimoni di geova…
Questo atteggiamento che rasenta l' idiozia, di schiavitu', comportamento da burattino e di mancanza di vera liberta' :

È PARADOSSALMENTE UNA DELLE PROVE PIU’ GRANDI DELL’ESISTENZA DI DIO!

Un ateo, che prende sul serio, che da’ considerazione e che addirittura da’, piu’ o meno consapevolmente autorita’ ad un rappresentante del clero o a un semplice credente religioso che non manifesta con le opere quello a cui crede;
oppure un rappresentante della politica che fa altrettanto:
È PARADOSSALMENTE UN’ALTRA DELLE PROVE PIU’ GRANDI DELL’ESISTENZA DI DIO!

Furbi consapevoli a parte...

   7 commenti     di: Phil Ethasimon


Il nemico

Enrico Carini

Il nemico
Di ritorno da scuola posò i libri sul piano del secrétaire e indugiò qualche istante con lo sguardo sul Canestro di frutta del Caravaggio raffigurato nella copertina del libro di storia dell’arte. Provava una sorta di nodo alla gola da quando ieri suo padre gli aveva dato la “bella notizia”: sarebbe stato assunto in banca, nella banca in cui lui aveva prestato ventidue anni di onorato e stimato servizio! E a giorni avrebbe dovuto iniziare il corso di preparazione previsto. All’obiezione che mancavano pochi mesi alla maturità gli aveva risposto evasivamente che si sarebbe diplomato più in là, … e poi c’erano sempre le scuole serali. Il colpo era stato durissimo: tante aspirazioni, tanti sogni s’erano d’un tratto infranti. Neanche fare quegli anni di liceo era stato facile con la modesta pensione di suo padre (poco più del minimo!)e i risicanti proventi del lavora da sarta della madre; aveva dovuto arrangiarsi dando lezioni private ad alunni poco volenterosi delle classi inferiori e, durante l’estate, portare la cassetta dei ferri ad un cugino idraulico; oltre ai libri di testo usati riusciva così a comprasi qualche volumetto della BUR, ma trovare i soldi per il cinema o per le sigarette era un problema, e quando i compagni gli proponevano una gita o una giornata sulla neve doveva accampare mille pretesti per declinare l’invito, tanto che ormai da tempo non l’invitavano più; ma la vaga attesa di un futuro nel quale avrebbe potuto dedicarsi a quelle cose che aveva imparato a scoprire sui libri di scuola lo compensavano di tanto, se non di tutto. Ora era finita. Bisognava fare i conti con la realtà. Forse a suo tempo avrebbe fatto bene a seguire i consigli del padre, che avrebbe voluto si iscrivesse a ragioneria piuttosto che al liceo. Era il figlio maggiore e non poteva sottrarsi alle sue responsabilità
Durante il pranzo il padre, particolarmente euforico, pregustava il futuro benessere, ricordava la p

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   3 commenti     di: Enrico Carini



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