username: password: dati dimenticati?   |   crea nuovo account

Racconti su sentimenti liberi

Pagine: 1234... ultimatutte

I bambini e la morte

Considero i bambini miracoli, ognuno un miracolo. Sono tenerissimi, qualche volta crudeli, sempre ricchi di formidabile fantasia e curiosità che sono i primi passi verso la conoscenza. Se l'ambiente dove vivono non li ha guastati sono straordinariamente spontanei e la spontaneità è il primo passo verso il faticoso cammino della libertà. Mi interessa osservarli anche nel loro impatto con le realtà forti della vita, quando questo è inevitabile.

Questa che racconto è una storia privata e vera. Quando morì mia madre i miei due figli che erano molto affezionati alla nonna partirono subito dalle rispettive città dove risiedono, entrambe lontane da quella dove abito io. Uno dei miei figli, sposato, venne con la moglie e i bambini, uno di quattro e l'altro di nove anni.
Mi si creò subito un problema. Mia madre era nella bara scoperta che avevamo sistemato in sala. Intorno alla bara, le candele. La mamma aveva il viso come glielo aveva lasciato una morte serena e senza sofferenza. Era molto anziana e si era spenta a poco a poco, dolcemente. Il mio problema era come affrontare l'impatto dei bambini con la morte. Dovevo chiudere la porta della stanza con la bara? Ma che cosa avrebbe immaginato la fantasia dei bambini dietro quella porta vietata, come a nascondere terribili visioni? Mio figlio con la moglie e i bambini arrivarono di pomeriggio. Li aspettai davanti all'ascensore e, mentre guardavo i genitori per cercare il loro consenso o meno, dissi ai bambini: "Sapete che la vostra bisnonna è morta. Ora l'abbiamo messa in una specie di letto di legno. Ma lì c'è il suo corpo, lo spirito è in cielo e lei continua ad amarci. Volete vederla?".
I genitori accennarono un "Va bene" con la testa. I bambini dissero che si, volevano vederla. Entrammo nella stanza. I bambini si misero uno a destra e l'altro a sinistra della bara, proprio dalla parte della testa della nonna. Qualche istante di silenzio. Poi chiesi ai bambini: "Vi fa impressione?" Il più grande diss

[continua a leggere...]



Tu eri...

Avevo due punti deboli in quel momento:
Mio padre mi aveva lasciato dopo quindici brevissimi anni di malattia, e tu hai capito che era il mio punto di riferimento;
E il mio grande ed eterno problema della mia sfiducia in me stessa, e tu hai capito anche questo…
La cosa che più mi ha fatto male è che ci hai giocato. Eri più grande di me di dodici anni e hai pensato bene di farmi credere che avresti potuto sostituirti a mio padre quale punto di riferimento…che pensiero assurdo, come hai potuto credere di poter riempire quell’immenso vuoto che aveva lasciato il più grande uomo della mia vita???
E poi lui mi amava più di ogni altra cosa, un po’ meno di quanto amasse mia madre, forse, ma era pur sempre tantissimo. Tu no. Tu amavi solo te stesso e volevi solo farmi credere di essere in grado di prenderti cura di me.
In realtà volevi solo una persona al tuo fianco da sottomettere, non avevi niente da dare se non l’amore per te stesso e così hai fatto….
E ahimè ci sei riuscito…per un po’…
Appena hai capito che ero fragile, che la mia autostima era ridotta ai minimi termini, anzi meno, hai capito tutte le mie paure di non piacere, di non saper fare, di non saper essere, di non essere sicura in mezzo alla gente…. te ne sei approfittato, hai voluto infierire su questo facendomi pensare che niente di me andava bene… Non i capelli, non il mio fisico, non il mio modo di ridere, non il mio modo di esprimermi. Hai trasformato ogni mia caratteristica in un difetto, sei riuscito a farmi credere che anche gli altri mi vedessero così. Alla fine la cosa che più ti dava fastidio era la mia capacità di stare con la gente, a prescindere dall’età, dal sesso, dalla provenienza; la mia capacità di adattamento a qualsiasi situazione ti rendeva isterico. Non lo potevi sopportare, forse perché tu non ci riuscivi, tu non sapevi stare in mezzo a nessuno, amavi troppo te stesso e ogni pretesto era buono per litigare…ci hai provato con me, ma con gli

[continua a leggere...]

   7 commenti     di: Paola Bonc


Era il tramonto..

Saduta sull'autobus blu, in attesa di tornare a casa, al suo fianco una rosa rossa in ricordo della giornata appena trascorsa.
Dentro di lei la felicità, sul suo volto un sorriso soddisfatto.
E all'improvviso una macchina, dentro c'è lui.
Non ebbe neanche il bisogno che scendesse, l'aveva già riconosciuto. L'avrebbe riconosciuto fra mille.
Freddo con chi gli era accanto, freddo col mondo fuori, probabilmente incurante di essere osservato, si avvia con passo spedito mentre dentro di lei aveva inizio quello che di li a pochi minuti avrebbe definito "il devasto".
In realtà erano sentimenti contrastanti, che lottavano per avere la supremazia.
Da una parte felicità: l'aveva visto.
Dall'altra tristezza: sapeva cosa sarebbe successo di li a pochi minuti.
Uno scatto, si alza e apre il finestrino: vuole chiamarlo, vuole che si giri e la osservi, vuole salutare la fonte della sua felicità e la fonte della sua tristezza inserite in un'unica figura, ma la voce non esce.
E si risiede, osservandolo mentre termina il suo compito.
Lei ha il fiato sospeso, in bilico tra la voglia di essere vista e la voglia di restar li a guardare, spettatrice ma non protagonista di una vita che probabilmente non si sarebbe mai legata alla sua.
Ma il tempo è suo nemico, lui prende le scale...

... Le lacrime scacciate con le dita, accende il lettore e la prima canzone è quella che le ricorda lui, scherzo del destino.
Un messaggio ad una cara amica, ha bisogno di sfogarsi con qualcuno...

... E mentre aspetta una risposta si chede se quel strano sentimento che le aveva bloccato i sensi, chiuso lo stomaco, messo un leggero tremore...

.. Potesse definirsi amore...



Il mondo di Genny (prima parte)

Genny si era svegliata di soprassalto, senza dare il tempo al corpo e allo spirito d'adattarsi allo stato di veglia, con un balzo si era messa a sedere sul letto.
Doveva controllare. Quanti ne aveva persi quella notte?
La parrucchiera aveva provato a rassicurarla - è colpa dello stress, usa queste fiale una volta a settimana e vedrai che andrà meglio. Dopo una sola applicazione pretendeva già un miracoloso risultato.
La pazienza non era mai stata il suo forte, odiava le attese, i suoi amici lo sapevano bene, si erano ormai abituati da tempo alle occhiate di rimprovero condite da frecciatine per anche soli cinque minuti di ritardo.
Rimase impalata per qualche secondo a fissare i lunghi capelli ramati rimasti sul cuscino, li spazzò via mentre lo sguardo andava a posarsi lontano, oltre la finestra, sulla cima del ghiacciaio in grado di sopravvivere al sole estivo.
Specchio, specchio delle mie brame, chi è quell'orribile giovane vecchia dal colorito spento e le pesanti borse da insonne sotto agli occhi? Stentava a riconoscersi, ma gli specchi non mentono mai, non ne hanno motivo, non sono come le persone.
Lo stomaco prese a brontolarle forte, da quel maledetto 5 maggio era ingrassata di 3 chili, i jeans iniziavano a tirarle, ma incurante andava avanti, offrendo cibo in dono al suo dolore.
La crema al cioccolato fungeva d'anestetico, la sua dolcezza le riempiva la bocca, scivolava nella gola e poi giù nelle profondità dello stomaco.
Mangiava avidamente, come se temesse che qualcuno potesse strapparle via il secondo croissant dalle mani.
Tornò in bagno per lavarsi i denti, poi ci ripensò e invece dello spazzolino prese un pacco di biscotti dalla cucina.
Uscì in giardino a piedi nudi portandosi la mano piena di briciole davanti agli occhi per coprirsi dal bagliore del sole e dalle sue calde carezze sul viso. Appoggiò la schiena alla betulla scivolando lentamente, come in trance, fino a che non si ritrovò seduta.
Le immagini le scorrevano

[continua a leggere...]

   1 commenti     di: Kartika Blue


Il regalo di compleanno

Nacque, ed era stato lungamente atteso. Lui, maschio dopo tre sorelle. Sua madre appena lo vide pianse, abbandonandosi tra i cuscini sulla lettiga dell'ospedale, come addolorata, tanto estenuante era stato il travaglio ed il parto. Le sue sorelle, sebbene fossero consapevoli di essere diventate invisibili dal suo primo vagito, lo amarono. Suo padre non era in sé dalla felicità. Lo considerò fin da piccolissimo il gioiello da crescere con attenzione, curando la sua educazione personalmente, occupandosi di ogni minimo dettaglio della sua formazione senza neanche il più piccolo errore. E lui crebbe. La mamma non si perdeva una sola edizione dei telegiornali: come molte altre mamme nella sua stessa posizione sperava sempre, con l'animo tenero e romantico, di sentire una notizia eclatante, liberatoria, utopistica. Mai era accaduto, mai probabilmente sarebbe accaduto, ma lei testardamente perseverava. Lui era felice, sapeva per esserselo sentito ripetere da sempre di essere un eletto, un dono di Dio. C'era solo una cosa, un'ombra, una richiesta che dopo mille tentennamenti decise di fare a suo padre. Lo conosceva come un uomo a volte severo e duro, ma sempre giusto, che motivava le sue decisioni, che lo adorava. Grande fu quindi la sua meraviglia quando quella volta gli rispose brusco, quasi incattivito, quasi vergognandosi di lui. Pensò che ciò che aveva chiesto fosse sbagliato e decise di non tornare più sull'argomento.

Quel giorno si svegliò, come ogni altro, ma non era un giorno come ogni altro. Era il suo decimo compleanno. Nel salotto buono l'intera famiglia lo aspettava per consegnargli il suo regalo, quello annunciato, quello che rendeva suo padre così fiero di sé e di lui. Per un attimo, solo uno, sperò che i programmi fossero cambiati, si augurò di ricevere quella cosa che desiderava tanto, per poi darsi subito dell'ingrato, dello sciocco. Quello con cui stava uscendo di casa ora era un dono preziosissimo, un privilegio che gli era stato ac

[continua a leggere...]



vorrei una tregua...

Sto correndo con la musica, le ali della libertà tarpate da cellule impazzite. Il suono sparato dalle cuffie verso nervi atrofici... un testo di Wim Mertens e la mia rabbia sopita di corse insperate.
Lotto ogni ora, minuto con sfuggenti pavimenti e sensazioni di caduta libera all'interno del mio essere fisicità. Colori mutati di una macchina fotografica consunta dal tempo per errore di fabbrica. Lacrime inutili respinte all'interno del mio io.
Mi mancano le corse, mi manca la mia perduta voglia di solitudine nei prati verdi della mia piccola città... e molte sono le domande inevase, con risposte buttate a casaccio. Non consola sapere che non si è soli in questa esperienza diversa, neppure aiuta voltarsi indietro e rendersi conto che in ogni caso si è fortunati e neppure aiutano le parole di rito: viviti al meglio.

ora, adesso: sono stanca, e correndo nei meandri del mio "io" vorrei una tregua insperata e gratuita, dove la mia fisicità ritorni ai primordi e non mi faccia rimpiangere di non essere mai nata..



Chi siamo?

Non mi piace commentare fatti importanti a caldo. E non lo farò, nemmeno in questo caso. A cadavere ancora caldo. Anche perché non so come il delitto sia avvenuto. La vera dinamica. I dettagli. E poi provo disprezzo per quelli che commentano i film senza averli visti.
Mi limiterò a tentare di comunicare i sentimenti che mi ha risvegliato l'avvenimento e il rumore che lo circonda.
In genere, per analisi e giudizi, preferisco illudermi che la saggezza del tempo aiuti a comprendere meglio di quanto l'irrazionale del primo impatto possa fare.

In una certa parte della Terra, anzi del Globo, termine più attuale oggi, un uomo, un pericoloso criminale secondo la vox media, è stato giustiziato sommariamente. Sul posto. Terminato! come dicono negli States. Poi, probabilmente, infilato in uno di quei sacchi, tipo immondizia, che vediamo nei serial tivù, e scaricato nell'oceano. Da una portaerei U. S. A.
IU- ES- EI : Paese che continua a suscitare in me, fin dalla giovinezza, odio e amore a fasi alterne.

È la terra di Thoreau, di Whitman, di Kerouac, della Nuova Frontiera; di Luther King, di Malcom X, di Ginsberg, di Dylan, di Springsteen... o quella di Custer, dei falchi di Hiroshima e Nagasaki, di Nixon e dei Bush?
Dei neri e ispanici che si arruolano e offrono le loro vite in conflitti senza giustificazione ideale, spinti da quel misto di disperazione per l'assenza di prospettive e di amore e riconoscenza che li fa sentire americani... o dei fanatici che firmano stragi alla My Lai. E si accaniscono per puro sadismo sui prigionieri in Irak e Guantanamo?
È tutto questo ed altro ancora, si dirà. In questo sta il suo fascino: nelle sue contraddizioni. La capacità di suscitare profondi odi e travolgenti amori.
E 'questo che fa la grandezza di un Paese, bellezza!

Lungi da me discutere se Osama fosse un pericolo per noi occidentali: senz'altro lo era. E grande. Grandissimo. E forse meritava anche di morire. Certamente di pagare

[continua a leggere...]




Pagine: 1234... ultimatutte



Cerca tra le opere

La pagina riporta i titoli delle opere presenti nella categoria Altri sentimenti.